BIANCHINI, Giovanni (Iohannes Blanchinus, Iohannes de Blanchinis)
Figlio di Amerigo, nacque probabilmente nel primo decennio del sec. XV (nell'atto con cui Borso d'Este nel 1457 lo sollevava dalle sue cariche pubbliche - che si trova in calce alla copia delle tavole astronomiche presentate all'imperatore Federico III, ed è edito dal Boffito, pp. 380 ss. - è detto "aevo longus").
La famiglia Bianchini, originaria forse di Firenze, stabilitasi da tempo a Bologna, nel 1400 ne chiese ed ottenne la cittadinanza. Amerigo ebbe due fratelli, Giacomo e Zono, e numerosi figli, tra i quali, oltre al B., Rinaldo, Alemanno, Nicolò, che prese la laurea in legge nel 1412 (Fantuzzi, p. 181), Alessandro, che si stabilì a Ferrara, dove morì nel 1425 senza successione diretta, lasciando la sua eredità ai fratelli.
Dopo avere compiuto gli studi conseguendo il dottorato nelle arti (Firenze, Bibl. Laurenziana, Fondo Acquisti e doni, ms. n. 425, f. 31 rb), il B. si dedicò alla mercatura. A Venezia, dove attendeva ai suoi affari, incontrò Niccolò d'Este, che, stimatolo per la sua abilità e probità, lo condusse con sé a Ferrara nel 1427. Nel 1430 lo nominava maestro generale del conto della sua Camera, con mandato di occuparsi di tutti gli affari del principe (Boffito, pp. 380 s.). A questi il B. si dedicò con tanta prudenza, precisione e onestà che Niccolò d'Este lo nominò pochi anni dopo fattore e procuratore generale: carica riconfermatagli successivamente da Leonello (Archivio di Stato di Modena,Carteggio di ufficiali camerali, busta n. 1: Aldovrandino Guidoni e Giovanni Bianchini; Ibid., Registro dei memoriali, anni 1447, 1456), e quindi, nel 1450, da Borso; finché nel 1457, considerando i suoi impegni numerosi e pressanti, Borso lo esonerò dai suoi incarichi.
Della sua attività di uomo d'affari e di mercante restano numerose testimonianze nei registri della camera della casa d'Este. Nel 1436 il B. domanda al duca di Ferrara Niccolò il permesso di portare un certo quantitativo di frumento dal Ferrarese ai suoi possessi di Medicina in provincia di Bologna (Arch. di Stato di Modena, Registri della camera, Mandati anno 1436, f. 7r), domanda rinnovata l'anno dopo, 1437, "per sovenire ly soi lavoraduri" (Registri della camera, Mandati anno 1437, f. 109r). Trattò anche affari politici e amministrativi come ambasciatore e legato dei principi d'Este presso numerose città dello Stato di Venezia e Bologna.
La fama del B. è legata principalmente alle sue opere di astronomia, in particolare alle Tabulae astronomiae o Canones super Tabulas, composte a Ferrara e dedicate a Leonello d'Este.
Dell'opera esistono numerosissimi codici (v. in particolare Boffito, pp. 449 ss.; Frati, pp. 175 ss.; Kristeller, I, pp. 82, 99, 403; II, pp. 213, 228, 282, 312, 329, 393, 404, 529; per diversi esemplari nella Biblioteca Nazionale di Parigi, v. Thorndike, G. B. in Paris. mss.). Una prima edizione fu fatta nel 1495 a Venezia presso Simone Bevilacqua (Hain, I, n. 3233); un'altra sempre a Venezia a cura di Luca Gaurico, presso Giunta, nel 1526; un'altra ancora a Basilea nel 1553 (Boffito, p. 449 n. 1). Essa fu tradotta anche in ebraico secondo un manoscritto ritrovato da M. Steinschneider (Catalogus codicum Hebraeorum Bibliothecae Academiae Lugduno-Batavae, in Vite di matematici arabi, p. 441).
Una bellissima copia delle Tavole astronomiche miniate dall'anonimo appartenente alla scuola di Giorgio di Alemagna, uno dei miniatori della Bibbia di Borso (Salmi, p. 25), fu donata nel 1452 da Borso all'imperatore Federico III, che ricambiò il B. dichiarandolo nobile e dandogli l'arma sopra la quale volle fosse rappresentata una sfera a indicare la sua abilità nella matematica e nell'astronomia (Diploma di nobiltà, in Boffito, p. 388). Nel 1457 il B. riceveva in prestito dal duca Borso un codice, insieme con Carlo di San Giorgio, camerlengo prediletto di Borso (che ebbe una "geomantia"), e altri cortigiani (Bertoni, pp. 55-56). Nel 1466 venne incaricato insieme con Pietro Buono Avogadro dal duca Borso di esaminare un manoscritto della Cosmografia di Tolomeo recatagli dal dotto Nicolò Donis. Ebbe rapporti di studio con l'astronomo tedesco Giorgio Peurbach e il suo discepolo Giovanni Müller, detto Regiomontano, con il quale ebbe uno scambio di lettere (edite da M. Curtze,Der Briefwechsel Regiomontan's mit G. B., in Abhandl. zur Geschichte der Mathem. Wissensch., XII[Leipzig 1902], pp. 182-292; e da S. Magrini,I. de B. Ferrariensis e il suo carteggio scientifico con il Regiomontano, in Atti e Memorie della Deput. ferrarese di storia patria, XXII, 3 [1917]) Non si hanno notizie del B. dopo il 1469 (secondo Thorndike,G. B. in Paris. mss., p. 6).
Il B. scrisse anche un'opera dal titolo Canones tabularum super primo mobili, diversa dalle citate tavole (un ms. è a Firenze, Bibl. Laur., ms. Ashb. 216; altre copie a Bologna, Bibl. Comunale, B. 1601, ff. 99 ss., e a Parigi, Bibl. Nat. 7270, ff. 27r-142r). Luca Gaurico, lettore di astrologia a Ferrara, in una lettera al duca di Ferrara del 1554 (Fantuzzi, p. 186), notava infatti la diversità di quest'opera rispetto alle Tavole e comunicava che si stava interessando per farla pubblicare a Tubinga. In quest'opera il B. dava il piano dei suoi Flores Almagesti, composti secondo il Birkenmajer tra il 1446 e il 1456 (ne esistono manoscritti a Parigi, Bibl. Nat. 10253, ff. 6r-138v, 7270; a Perugia, ms. 1004, sec. XV, ff. 77 ss.; a Cracovia, cod. Jagell. 558 [DD. III. 26], ff. 116 ss.; a Bologna, Bibl. Univ., 198 [293]). Il B. è autore anche di una Compositio instrumenti, in cui descrive uno strumento astronomico per misurare la distanza della Terra dagli altri pianeti, opera dedicata anch'essa a Leonello d'Este, di cui un manoscritto si trova alla Biblioteca Estense di Modena, Est., cod. 145, sec. XV, perg., f. 13 (altra copia in Parigi, Bibl. Nat. 7271). Il ms. Vat. lat. 2228 (datato nell'explicit 1470, per mano di "Ioannes Carpensis civis Ferrariensis") contiene diverse opere del B., fra cui i Canones tabularum de eclipsibus luminarium e i Canones tabularum de primo mobili. Il ms. Vat. palat. 1439 contiene un'opera intitolata Radiationes in circulo inclinato super eclipticam, attribuita dal Boffito al B., ma che, con tutta probabilità, non è sua.
Ritenendo l'astronomia una disciplina importante per la vita dell'uomo ("quantus hominibus sit astrologiae fructus", Firenze, Bibl. Laur., Fondo acquisti e doni, ms. 425, f. 1rb), e volendo difenderla dalle accuse di confusione che le muovevano gli ignoranti, il B. si propose di rivedere i calcoli degli astronomi antichi per correggerli in modo da evitare confusioni. Le sue tavole contengono, infatti, i calcoli sui moti dei pianeti e tutti i loro accidenti per determinare i veri movimenti delle stelle ("tabulas pro veris motibus stellarum inveniendo", f. 1vb), rivisti e corretti dagli errori commessi dagli astronomi vissuti prima di lui, Tolomeo, Tebit, Albategni. Il B. si fonda sulle Tavole Alfonsine, che già avevano corretto i calcoli degli Arabi, e, integrando i calcoli delle Tavole Alfonsine con quelli di Tolomeo, compone le sue (dando anche le regole per l'uso di esse), grazie alle quali si poteva trovare con facilissima operazione il moto dell'ottava sfera e dei veri luoghi dei pianeti ("meas etiam composui tabulas per quas cum facillima operatione... invenietur motus octavae spherae...", f. 2vb). L'opera del B. ebbe una grandissima fama e il suo nome è ricordato, fra l'altro, nelle opere di astronomia dei secoli XVI e XVII.
Bibl.: G. Peucer di Wittenberg,Elementa doctrinae de circulis coelestibus et primo motu, Wittenberg 1551, f. 8 v; J. P. De Mesmes, Les institutions astronomiques, Paris 1557, f. 285; G. Biancani, Aristotelis Loca mathematica ex universis ipsius operibus explicata... accessere De natura mathematicarum scientiarum Tractatio, Bononiae 1615, pp. 57-60; G. G. Vossio, De universae matheseos natura et constitutione liber…, Amsterdam 1650, p. 186, c. 38, paragrafo 2; p. 184, c. 35, paragrafo 46; P. S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna con le loro insegne, II, Bologna 1670, pp. 161-165; F. Borsetti Ferranti Bolani, Historia Gymnasii Ferrariensis, II, Ferrariae 1735, pp. 2325; L. A. Muratori, Antiquitates ital. Medii Aevi, II, Milano 1738, p. 428; A. M. Bandini,Cat. codicum latin. Bibl. Laurentianae, II, Florentiae 1775, coll. 69 s.; C. A. Barotti, Letter. ferraresi, I, Ferrara 1792, pp. 119-32; G. Fantuzzi, Not. degli scrittori bolognesi, Bologna 1782-94, II, pp. 180-87; IX, p. 57; I. Valentinelli, Bibl. mss. ad S. Marci..., IV, Venezia 1871, pp. 255 s.; G. Campori, Not. dei miniatori dei principi estensi estratti dai libri camerali, Modena 1872, pp. 54 s.; M. Steinschneider,Vite dei matem. arabi tratte da un'opera inedita di B. Baldi, in Bull. di bibl. e di storia delle scienze matematiche e fisiche…, V(1872), p. 491; B. Boncompagni,Catalogo de' lavori di Andalò di Negro, ibid., VII(1874), p. 341; C. Paoli, I codici Ashburnhamiani della R. Bibliot. Mediceo-Laurenziana di Firenze, I, 3, Roma 1891, p. 231; G. Bertoni, La Bibl. Estense e la cultura ferrarese ai tempi del duca Ercole I (1471-1505), Torino 1903, p. 55; G. Boffito, Le tavole astronomiche di G. B. da un cod. della coll. Olschki, in La Bibliofilia, IX(1907-08), pp. 378-388, 446-460; C. Frati, Bollettino Bibliografico Marciano,ibid., X (1908-09), pp. 177-179, n. 18; L. A. Birkenmajer, "Flores Almagesti". Eine angeblich verloren gegangen Traktat G. B. s, in Bull. int. de l'Acad. des Sciences de Cracovie, Cl. des Sc. math. et natur., s. A, 1911, pp. 268 ss.; U. Dallari, Inv. sommario dei doc. della cancelleria ducale estense... nel R. Arch. stor. di Modena, Modena 1927, p. 99; L. Thorndike, History of magic and experimental Science, II, New York 1923, p. 94; IV, ibid. 1934, pp. 251, 464; V, ibid. 1941, pp. 131, 166, 565; VI, ibid. 1941, pp. 21, 82, 120, 131, 475; VII, ibid. 1958, pp. 49, 484; Id.,G. B. in Paris. mss., in Scripta mathematica, XVI(1950), pp. 5 ss., 169 ss.; Id., G. B. in Ital. mss., ibid., XIX(1953), pp. 5 ss.; M. Salmi,Pittura e miniatura a Ferrara nel primo Rinascimento, Milano 1961, p. 25; E. Garin, Motivi della cultura filosofica ferrarese nel Rinascimento, in La cultura filosofica del Rinasc. ital., Firenze 1961, pp. 419 ss.; M. E. Cosenza,Dictionary of Ital. Humanists, I, Boston 1962, pp. 612 s.; V, ibid. 1962, p. 283; VI, ibid. 1967, p. 52; P. O. Kristeller,Iter Italicum, 2 voll., London-Leiden 1963-1967,ad Indices; L. Hain, Repertorium bibliographicum, I, Milano 1948, n. 3233.