BETTI, Giovanni
Nato a Firenze da Zanobi di Manno in data prossima al 1400 (probabilmente nel 1396-97), visse un'esistenza a quanto pare tranquilla, condotta innanzi fin oltre i settant'anni, esercitando l'attività di lanaiolo. Unica carica pubblica da lui rivestita, almeno a quel che risulta dai documenti rintracciati, fu nel 1452 quella di "buonuomo"del carcere delle Stinche (Arch. di Stato di Firenze, Deliberazioni dei Signori e Collegi,XXX, c. 117). Godette la familiarità di alcuni noti fiorentini, tra cui Piero di Cosimo de' Medici. Nel 1469 abitava da qualche tempo, insieme con due figli in età già matura, in ufíá casa posta in Valfonda, ascritta a sua proprietà nel registro del Catasto (anno 1470: S. Maria Novella, Lion Bianco,n. 921, c. 383).
La produzione poetica del B. consiste in più di mille quartine e alcuni sonetti; per il tono essa ricorda, alla lontana, la maniera del Burchiello. Forse proprio per il loro carattere scherzoso ed estemporaneo le quartine sono raccolte sotto il titolo complessivo di Libro de' Ghiribizzi nei due codici che ce le conservano, :il Magliabechiano Cl. VII. 104 della Biblioteca Nazionale di Firenze e il Laurenziano Pl. XLI. 22.
Il primo di questi codici, di 89carte, con probabile ritratto iniziato dell'autore, terminato di copiare da Carlo della Foresta il 20 genn. 1461, fornisce alcune notizie sul B. e il nome dei dedicatari di alcune delle sue poesie d'occasione (Gismondo d'Agnolo della Stufa, Pietro da Citona, Giovanni di Napoli, Pietro di Cosimo de' Medici, Leonardo di Arezzo) e contiene, oltre ai "ghiribizzi" (cc. 1-80), alcuni sonetti (cc. 86-89). Chiude il codice un sonetto "mandato all'uficio degli otto della Guardia della città di Firenze più tempo fa". L'altro manoscritto, copiato dal medesimo amanuense due anni dopo il primo (1463), si compone di 267 carte.
Fortemente negativo è stato il giudizio che dei "ghiribizzi" hanno dato i due studiosi moderni che ne hanno fatto cenno: il Novati e, soprattutto, il Flamini.
Il valore poetico di questi componimenti dei B. (che il Bandini curiosamente qualifica "ludrica et satyrica") è effettivamente scarso, né del resto l'autore stesso sembra illudersi sul loro effettivo valore: "Non son tal forti, né sì scrupolosi / e' ghiribizzi di Giovanni Betti, / che di gentilezza ti dilecti / piacer n'arai ne lo spirto e ne' polsi". Tuttavia essi meritano un esame più accurato e più obiettivamente critico: lascia perplessi il reciso rifiuto del Flamini di riportare alcuni versi del B. adducendo a giustificazione il timore di "disonorare… un piacevole e buon Fiorentino". Non sappiamo donde l'illustre studioso abbia tratto l'impressione di piacevolezza e benignità d'animo dell'autore, dal momento che nessuna notizia storica egli poi ci fornisce che attesti questa caratteristica; tale impressione balza viceversa evidente al lettore dai versi d'alcuni "ghiribizzi", che non sono né migliori né peggiori di tanta produzione quattrocentesca minore.
Bibl.: G. M.Crescimbeni, Commentari intorno alla storia della volgar poesia,II,Roma 1710, n. 50; Id., Istoria della volgar poesia,III,Venezia 1730, p. 288; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini,Firenze 1722, c. 268; F. S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia,II,2, Milan0 1742, p. 203; G. M.Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,II,2, Brescia 1760, p. 1093; A. M. Bandini, Catalogus codicum Italicorum Bibl. Med. Laurentianae, V,Florentiae 1778, col. 115; F. Novati, Le serie alfabetiche e gli alfabeti disposti nella letteratura italiana,in Giorn. stor. della let, ital.,XV(1890), p. 363 n.; F. Flamini, La lirica toscana del Rinasc. anteriore ai tempi dei Magnifico,Pisa 1891, pp. 40, 294-99 (rec. di V. Rossi, in Giorn. stor. della lett. ital.,XVIII[1891], p. 388); Id., Mazzetto di rime dei secc. XIV e XV,Pisa 1895, p. 37; A. Sorbelli-G. Mazzatinti, inventari dei mss. delle Bibl. d'Italia,XIII,p. 28.