BENEVOLI (Benivoli, Bonavoglia), Giovanni
Nacque ad Andes, presso Mantova, probabilmente intorno al 1460. Scarse sono le notizie sulla sua vita che non si può seguire se non in modo approssimativo. Anche se trascorse molti anni a Pesaro, egli rimase sempre legato alla corte mantovana dei Gonzaga, dai quali, direttamente o indirettamente, ricevette onori e cariche. Si stabilì nel 1486 a Pesaro. dove era giunto al seguito di Maddalena Gonzaga che andava sposa a Giovanni di Costanzo Sforza, signore di quella città. Lo seguì una parte della sua famiglia. Nella piccola corte pesarese degli Sforza ebbe presto cariche di un certo rilievo: nel 1490-91 era segretario alle Petizioni e cancelliere. Più tardi (1496) entrava nel clero e fin dal 1498-99 lo si trova annoverato tra i canonici della cattedrale capitolare. Nel 1506 diverrà arcidiacono nel capitolo, carica che manterrà presumibilmente per tutta la vita e che trasmetterà ad un suo nipote, quel Ludovico Scarpi che fece trascrivere per il duca Vincenzo Gonzaga il lungo poema dedicato dallo zio alle glorie militari della famiglia (ora cod. A, IV, 26 della Bibl. Comunale di Mantova).
L'Affò afferma che il B. fu precettore di Luigi Gonzaga, allontanandosi da Pesaro, per gli obblighi inerenti a questo incarico, almeno dal 1512 al 1525 e rinunciando di conseguenza all'arcidiaconato. Ma questa circostanza pare invalidata da altri elementi: innanzitutto il ms. Olschki del poema latino del B. (Monumentum Gonzagium o Gonzagium Monumentum), composto tra il 1522 e il 1525, reca ancora, sotto la firma dell'autore, il titolo di "Archidiaconus Pisaurensis"; se poi l'opera fosse stata composta a Mantova per essere dedicata ai Gonzaga non si spiegherebbe perché l'unico manoscritto attualmente esistente a Mantova sia una copia proveniente da Pesaro.
Fin dal 1492 si possono estrarre dai copialettere dell'Archivio Gonzaga notizie sui rapporti del B. con i signori della sua città natale. Iacopo d'atri (del quale egli era amico) comunicava in quell'anno da Pesaro al marchese Francesco Gonzaga un epigramma latino composto dal B. per l'astore prediletto di Giovanni Sforza. Nel 1495 il B. intercedeva da Pesaro in favore di alcuni parenti rimasti in patria, e l'anno successivo egli veniva investito di un beneficio ecclesiastico dal marchese Francesco per la chiesa di S. Gervaso in Mantova. Nel 1519 componeva un epicedio per la morte di Francesco Gonzaga e lo dedicava al figlio Federico. Incerta è la data della sua morte, avvenuta probabilmente in un anno di poco successivo al 1526, a causa della assoluta mancanza di notizie o riferimenti alla sua persona dopo quell'epoca.
L'opera principale del B., il Monumentum Gonzagium, è un grosso poema storico-epico di 4233 esametri latini, distinto in sette libri. Fin dal Settecento ci si stupiva (Affò, Zeno, Bettinelli) che questa singolare testimonianza di una cronaca che si fa affresco ed epopea fosse rimasta così a lungo sconosciuta ed inedita. Le ragioni possono essere varie ed alcune riguardano personalmente il B., la sua storia privata, forse la sua fine improvvisa; altre sono da ricercare in quella crisi della poesia latina umanistica, che finì probabilmente per coinvolgere, con tante figure minori e tante opere, anche questa, che è tra le poche che si sottraggono, se non certo all'enfasi cortigiana, almeno alla mitizzazione di fatti e personaggi.
Non ci sono notizie dirette per giungere a una datazione precisa, ma possediamo alcuni termini estremi che consentono di collocare la redazione dell'opera tra il 1522 e il 1525: il termine a quo è offerto dall'argomento stesso dei Monumentum Gonzagium, che abbraccia un breve periodo storico, dalla discesa di Francesco I in Italia (battaglia di Marignano) fino alla battaglia della Bicocca e al successivo inseguimento delle truppe francesi e svizzere fino ai confini, con l'assedio di Pavia (1516-22).Può costituire un termine adquem (meno certo dell'altro) la presenza di Mario Equicola, raffigurato nel libro VII nelle sue funzioni di segretario e cortigiano, L'Equicola morì nel 1525, ma questo termine, che al Rostagno parve decisivo, non dà di per sé alcuna certezza. La redazione dell'opera può dunque essersi protratta anche negli anni successivi. I personaggi principali, durante questi anni drammatici, sono Federico Gonzaga di Bozzolo e l'altro Federico, quinto marchese e primo duca di Mantova.
Fonti e Bibl.: Notizie sul B. nei copialettere dell'Arch. Gonzaga e in partic. nel cod. B.. XXXIII, 10. Cfr. poi A. Zeno, Lettere, III, Venezia 1752, nn. 85, 87, 88; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 840; S. Bettinelli, Delle lettere e delle arti mantovane, Mantova 1774, pp. 39-41; I. Affò. Vita di L. Gonzaga detto Rodomonte, Parma 1780, pp. 12, 34. 35, 45-47; I. Affò-G. Tiraboschi, Epistolario, Modena 1893, pp. 98 n., 99, 100 n.; E. Rostagno, Il "Monumentum Gonzagium" di G. B., in La Bibliofilia, I (1899), fasc. 6, pp. 145-168; Id., Ancora del "Monumentum Gonzagium" e del suo autore, ibid., fasc. 7, pp. 186-189 (rec. in Giorn. stor. della letter. ital., XXXV [1900], p. 180); A. Luzio-R. Renier, La cultura e le relaz. letter. di Isabella d'Este Gonzaga, in Giorn. stor. d. lett. ital., XLII (1903), fasc. 124-25, pp. 109-111; C. Frati, Il cod. mantovano del "Gonzagium Monumentum", in La Bibliofilia, XXV (1923-24), pp. 374-76 (rec. in Giorn. stor. della lett. ital., LXXXIV[1924], fasc. 250-51, p. 220).