BENEDETTI, Giovanni
Nato a Venezia intorno al 1370 da nobile e ricca famiglia, in giovane età sentì il fascino della predicazione del beato Giovanni Dominici e divenne suo discepolo. Non appena il Dominici, nel settembre 1391, ebbe ottenuto di riaprire il vecchio convento di S. Domenico e di introdurvi la sua riforma, entrò fra i primi a far parte della comunità.
Dopo gli anni del noviziato il B. iniziò l'attività di predicazione e si guadagnò l'ammirazione dei suoi concittadini per l'opera di assistenza agli ammalati e agli indigenti durante la pestilenza che afflisse Venezia nel 1397. Cessata l'epidemia, si recò a Colonia per riferire al generale dell'ordine Raimondo da Capua sui progressi della riforma in Italia. Non ottenne però di essere preposto a qualche convento, per introdurvi la riforma, come il Dominici avrebbe desiderato.
Nell'agosto del 1400 il pontefice Bonifacio IX nominava il B. patriarca di Grado; ma egli rifiutava nonostante le insistenze del Dominici che in una lettera appassionata gli ingiungeva di accettare, sempre che la sua elezione fosse avvenuta senza simonia.
È difficile dire se la fermezza del rifiuto del B. sia indice di una elezione non regolare: da una lettera di Ruggero Contarini al fratello Giovanni, futuro patriarca di Costantinopoli, e allora studente a Parigi, si apprende solo che parenti e amici lo spingevano ad accettare, ma egli "fuor de la polvere" rimaneva costante nel rifiuto, volendo esser povero "e questo perché l'à chonsienzia bona e non scienza che infla" (Dalla Santa).
Nel 1403 il B. divenne priore del convento dei SS. Giovanni e Paolo, in cui pure era stata introdotta la riforma, e mantenne tale carica sicuramente fino al 1405. In quell'anno si recò a Roma, a spese del Consiglio dei Dieci, per farsi assolvere dalla scomunica in cui era incorso per avere indotto un nobile veneto a svelare una congiura. Tra il 1405 e il 1409 presentò al Senato la sua candidatura in occasione di varie elezioni episcopali (il 31 luglio 1405 per Verona, nell'aprile 1408 per Candia, l'8 luglio 1409 per Padova), ma tutte le volte senza successo; e doveva attendere ancora molti anni prima di raggiungere quella carica. Passata infatti Venezia nel 1409 dall'obbedienza del pontefice Gregorio XII a quella di Alessandro V, il B., rimasto fedele, sull'esempio del suo maestro Giovanni Dominici, a Gregorio XII, dovette allontanarsi dalla sua città. Per tre anni egli fu poi al concilio di Costanza, probabilmente al seguito del Dominici, che, col titolo di cardinale arcivescovo di Ragusa, fu colà il rappresentante di Gregorio XII; ma nulla si conosce della sua attività in questo periodo.
Dopo l'elezione di Martino V venne finalmente eletto dal Senato veneziano, col consenso del papa (8 marzo 1418), alla sede episcopale di Treviso, che si accinse a reggere con energia, nella coerente applicazione di quei severi principi morali e disciplinari a cui aveva improntato la sua vita.
Le costituzioni sinodali del 1422 segnano un momento importante dell'attività del B. caratterizzata dalle frequenti visite pastorali e tutta volta alla riforma del clero; i decreti contro i sacerdoti concubinari e le severe sanzioni loro applicate gli procurarono gravi inimicizie: a Istrana si tenne infatti una riunione di preti concubinari, che indirizzarono una protesta al doge Tommaso Mocenigo, il quale scrisse al B. raccomandandogli moderazione e additandogli il comportamento degli altri vescovi veneti, - e, diceva, di tutto il mondo - che in faccende di tal genere lasciavano correre, esperti com'erano della debole natura umana. Nella difesa dei diritti episcopali il B. ebbe anche una lunga controversia con i canonici della cattedrale, composta nel 1432 per opera dei cardinale Antonio Correr - a conferma venne anche una bolla di Eugenio IV -, il quale riformò gli statuti del capitolo; con essi si concludeva l'opera di riordinamento della diocesi intrapresa dal Benedetti (Corner, pp. 57 ss.).
Nell'ultima parte della sua vita il B. partecipò, sia pure marginalmente, alle vicende diplomatiche del suo tempo. Nel 1428 fu a Ferrara tra i testimoni dei trattato di pace concluso tra la lega antiviscontea e il duca di Milano (Libri Commemoriali, p. 126). L'elezione al soglio pontificio di Eugenio IV, che era veneziano e che con ogni probabilità lo aveva conosciuto e apprezzato, gli portò la nomina a uditore papale prima e a nunzio presso la Repubblica di Venezia poi.
Il 10 agosto 1435 il B. era a Firenze presso la corte papale, testimone dell'accordo tra il papa e Filippo Maria Visconti (Libri Commemoriali, p. 192). Nel settembre dello stesso anno si trovava a Venezia, per informarsi da parte del papa se la Signoria fosse disposta a un'azione comune col duca di Milano a favore di Renato d'angiò, nella lotta per la successione al trono di Napoli, ottenendo risposta negativa (Perret, p. 153). Si trovava probabilmente ancora a Venezia nel dicembre di quell'anno, dato che i Veneziani apprendevano da lui l'intenzione di Alfonso d'aragona di recarsi a Firenze per parlare col papa (ibid., p. 158). Un'altra testimonianza della sua attività presso Eugenio IV si trova nella questione 35 delle risposte di S. Antonino di Firenze ai casi di coscienza sottopostigli da Domenico di Catalogna, nella quale l'autore ricordava che rivoltosi al pontefice per una spiegazione circa il problema della scomunica dei simoniaci, aveva ricevuto risposta "ex parte seu commissione ipsius Eugenii" appunto dal B., vescovo di Treviso.
A Bologna, dove si era recato per i lavori del concilio, il B. morì il 14 apr. 1437. A un solo giorno di distanza gli fu dato un successore nella persona di Ludovico Barbo.
Fonti e Bibl.: Libri commemoriali della Repubblica di Venezia, a c. di R. Predelli, IV, Venezia 1896, pp. 126, 192; S. Antonini Liber Defecerunt... cum tracratu de restitutionibus nec non quibusdam questionibus in foro conscientie, Venetiis 1497; F. Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra, VI, Venetiis 1720, C011. 562 s.; F. Corner, De Ioanne Benedicto, in Opuscula quatuor, Venetiis 1758, pp. 21-83; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, IX, Venezia 1853, p. 95; P. M. Perret, Histoire des relations de la France avec Venise du XIII siècle à l'avenement de Charles VIII, I, Paria 1896, pp. 153, 155, 158; C. Eubel, Hierarchia catholica…, I, Monasterii 1913, pp. 266, 480; G. Dalla Santa, Uomini e fatti dell'ultimo Trecento e del primo Quattrocento, in Nuovo arch. ven., XXII (1916), pp. 41 s.; R. Creytens, Les cas de conscience soumis a S. Antonin de Florence par Dominique de Catalogne O. P., in Arch. Fratr. Praed., XXVIII (1958). pp. 186, 209; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VII, col. 1055.