BENAGLIO, Giovanni
Scarse sono le notizie sulla sua vita. Fu arcade a Roma con il nome di Armonide Elicio. Nel 1736 gli fu affidata la cattedra di filosofia e matematica al collegio di S. Giovanni de' Fiorentini a Roma. Ignoto l'anno della sua morte. Ha lasciato una Oratio in funere illustrissimi et reverendissimi domini Iusti Fontanini Ancyrae Archiepiscopi, Romae 1736, e una tragedia, Ilionea, Roma 1738.
Nella tragedia si svolge la vicenda di Ilionea figlia di Priamo, alla quale il padre aveva affidato il fratello Polidoro. Ulisse e Menelao convincono il marito di Ilionea, Polinnestore, ad uccidere Polidoro. Senonché Polinnestore, ingannato dalla moglie, uccide per errore il proprio figlio Deifilo; poi trafigge anche Polidoro. Ilionea, affranta dalle sciagure, si uccide.
Il B. non è immune da certa influenza dei teatro tragico francese: è bandito l'intervento del soprannaturale mitologico, sono introdotti i confidenti, la narrazione dell'antefatto è trasfusa nei dialoghi. Tuttavia egli resta essenzialmente legato alla corrente classicheggiante della tragedia italiana settecentesca: narrazione più che rappresentazione, deboli legami dialogici tra i personaggi, finale prodigo di orrori ed eccidi. Alcune immagini di chiara imitazione dantesca dimostrano l'influenza che ebbe su di lui il rinnovato interesse per Dante. Né gli fu sconosciuta la Merope del Maffei, se proprio alla figura di Merope si ispira per la sua Ilionea, sebbene con scarsa forza tragica.
L'Oratio in morte di Fontanini ha le caratteristiche della composizione aulica e classicheggiante. Di qualche interesse è la prima parte dell'orazione nella quale è tracciato un ritratto del Fontanini giovane dedito agli studi, un Fontanini che si teneva lontano dagli amici e dai divertimenti per non distogliere la mente dal lavoro e dalla ricerca.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 776; Novelle della Repubblica letteraria, Venezia 1739, p. 340.