VERCI, Giovanni Battista
– Nacque a Bassano l’8 settembre 1739 da Matteo e da Margherita Bortolazzi, in una famiglia di piccola nobiltà di origine lombarda.
Lo zio paterno Giovanni Andrea, arciprete di Bassano, ebbe parte importante nella sua educazione. Verci ebbe un’adolescenza turbolenta: a quattordici anni rubò allo zio 100 zecchini che sperperò giocando d’azzardo. Scappato di casa, fu perdonato solo a patto di intraprendere la carriera ecclesiastica. Vestito l’abito talare nel 1755, si formò tra Bassano, Vicenza e Padova, dove ebbe per docente Melchiorre Cesarotti.
Nel 1762 abbandonò la carriera ecclesiastica e nel 1764 sposò senza il consenso dei genitori Anna Maria Trivellini. Dopo un breve soggiorno a Roma presso un cognato, nel 1765, ritornò in patria impiegandosi come correttore di bozze presso gli stampatori Remondini. Dal 1773, dopo la morte del padre, assunse incarichi nell’amministrazione cittadina (nel 1773 consigliere comunale, nel 1774 cassiere degli affitti e livelli, nel 1776 cassiere dell’ospedale degli infermi). Frattanto, nel 1770 era stato ascritto all’Accademia degli Agiati di Rovereto e a quella degli Anistamici di Belluno e nel 1771 era stato tra i fondatori dell’Accademia degli Intraprendenti di Bassano che riunì per soli due anni una quarantina di aderenti.
La sua prima opera, pubblicata a Venezia nel 1769, fu la raccolta di Rime scelte d’alcuni poeti bassanesi che fiorirono nel secolo XVI, cui fece seguito, nel 1770, un Compendio istorico della città di Bassano. L’anno successivo si cimentò invece, per l’unica volta, con la letteratura galante pubblicando il romanzo Istoria di Deli, o sia avventure curiose di un Turco, nel quale sono narrate le peripezie di un giovane turco, figlio di madre francese, innamorato di una fanciulla destinata all’harem. Le sue opere successive, ispirate alla lezione muratoriana, sono tutte dedicate alla storia e all’arte della sua città. Nel 1775 pubblicò in due volumi le Notizie intorno alla vita e alle opere degli scrittori di Bassano e le Notizie intorno alla vita e alle opere de’ pittori, scultori e intagliatori di Bassano, eruditi repertori di schede biografiche. Di un certo interesse è la Lettera di un anonimo al nob. Sig. G. B. Verci sulla origine di Bassano – pubblicata nel 1776 nella Nuova Raccolta di Angelo Calogerà – con la quale smontava la consolidata leggenda dell’antica fondazione della città, facendola invece risalire al X secolo. Analoga tesi è sostenuta anche nel saggio Dello stato di Bassano intorno al Mille, pubblicato nel 1777, nel quale delineava il quadro istituzionale della città medievale che servì da base per le successive ricerca sugli Ezzelini. Nello stesso anno egli fece inserire un suo contributo su Il Bassanese nel XXX tomo dell’edizione italiana della Nuova geografia di Friedrich Büsching curata dall’abate Gaudioso Jagemann e pubblicò un Elogio storico del famoso ingegnere Bartolomeo Ferracino di Solagna, abile costruttore di orologi, automi, macchine idrauliche e torchi per i Remondini, che nei primi anni Cinquanta aveva riedificato il ponte di Bassano distrutto dalla piena.
Dopo aver intrapreso nel 1778 un viaggio tra la Toscana, Genova e Milano, nel 1779 Verci pubblicò quella che è considerata la sua opera più originale: la Storia degli Ecelini, nella quale si propone obiettivi apertamente revisionistici, sottraendo la figura di Ezzelino da Romano alla leggenda nera, liberandolo dall’alone di crudeltà che la storiografia di parte guelfa gli aveva cucito addosso, mostrando al contrario le sue caratteristiche di uomo politico di «singolarissime doti d’animo e di corpo», inseritosi con abilità nelle lotte politiche dei suoi tempi per perseguire precisi piani di espansione e di dominio. A lungo Verci lamentò la difficoltà di trovare buoni libri a Bassano, nonostante vi avesse sede una delle più importanti stamperie d’Europa. Proprio per questo utilizzò la sua posizione per allargare le reti di corrispondenza, intrecciando relazioni con gli autori che si recavano a Bassano per pubblicare i propri libri, e per leggere le opere di Carlo Denina, Cesare Beccaria, Gian Rinaldo Carli, Pietro Verri, Antonio Genovesi, approfondendo anche la conoscenza di autori come Montesquieu, Voltaire, David Hume, William Robertson, Edward Gibbon, Jean-Jacques Rousseau.
All’inizio degli anni Ottanta il ruolo di Verci all’interno dell’impresa Remondini assunse maggior importanza: egli divenne infatti l’uomo di fiducia del conte Giuseppe alla cui tavola pranzava quotidianamente, affiancando i direttori degli stabilimenti e occupandosi di lavori redazionali, compilazioni e traduzioni. In questi anni egli strinse amicizia, oltre che con l’ex gesuita bassanese Giambattista Roberti, con il patrizio e storico bolognese Ludovico Savioli, con il matematico e astronomo Ruggero Boscovich e con lo storico veneziano Francesco Donà. Nel 1782 Remondini gli propose di trasferirsi in Spagna con due agenti e di qui partire per l’America dove aprire una sede staccata della ditta, ma quando il viaggio era già programmato il conflitto in atto tra Spagna, Inghilterra e Portogallo ne causò l’annullamento.
Dal 1782 al 1787, pur continuando a collaborare con i Remondini, ebbe l’incarico di custode dell’archivio di Bassano. Fra il 1780 e il 1782 fu nominato dal Comune massaro presso il Monte di Pietà in sostituzione del nipote Alessandro Trivellini; da questo incarico gli derivarono però nuove disgrazie in quanto nel 1786 fu accusato, insieme al nipote, di aver sottratto 90.000 lire. Rifugiatosi per qualche tempo a Bologna, accolto amichevolmente da Savioli e dal numismatico Guidantonio Zanetti, fu condannato in primo grado nel dicembre del 1787 per peculato e incarcerato a Venezia fino al marzo del 1788, ma grazie all’intercessione del patrizio Donà e dell’avogador di Comun Lodovico Curti, ottenne la revisione del processo presso la Quarantia criminal, provando la propria innocenza in seguito alla confessione del nipote. Sebbene la sua immagine pubblica fosse stata gravemente danneggiata, nel 1793 venne reintegrato al Monte di pietà ottenendo anche la nomina a cancelliere.
Contemporanea a queste vicende è la pubblicazione dell’opera storica cui Verci deve la maggior notorietà, ossia la Storia della Marca Trivigiana e Veronese, pubblicata in venti volumi, fra il 1786 e il 1791, a Venezia presso Giacomo Storti.
Concepita inizialmente come prosecuzione della Storia degli Ecelini, la Storia della Marca è in realtà un lavoro molto più impegnativo, ma anche più dispersivo e frammentario, mancando di un’idea unificatrice come era stata la revisione dell’immagine negativa del tiranno. Utilissimi sono i più di duemila documenti editi, raccolti in decine di archivi laici ed ecclesiastici e trascritti con discreto rigore. Tuttavia, anziché un ampio affresco di storia politica, economica e sociale del medioevo, Verci ci restituisce qui un monumento di erudizione piuttosto arido, perdendo quei riferimenti alla storiografia illuminista che erano presenti nell’opera precedente. Ciò nonostante «le sue pagine sul passaggio dal governo comunale alle signorie, la sua idea della “storia de’ mezzi tempi”, il suo pacifismo e antimilitarismo, denunciano sfumature di pensiero diverse dal Muratori» (Preto, 1975, p. 447).
La morte lo stroncò improvvisamente il 30 ottobre 1795, mentre era a Rovigo, ospite di Donà, pubblico istoriografo della Serenissima e suo protettore, con il quale stava preparando un viaggio erudito per l’Italia degli archivi e delle biblioteche.
Postuma è l’edizione del Nuovo Dizionario storico, ovvero storia in compendio di tutti gli uomini illustri, tradotto sulla I edizione francese, corretto e arricchito di molti articoli, pubblicata dai Remondini nel 1796 in ventitré volumi e realizzata in collaborazione con Giuseppe Gennari e Francesco Carrara, arricchita, rispetto all’edizione francese, di più di cinquemila nomi di letterati e artisti italiani.
Le memorie autobiografiche di Verci, pubblicate per la prima volta nel 1828 a cura di G.B. Roberti, Bassano 1828, sono riedite, sulla scorta del manoscritto originale, in Memorie della vita e delle opere di Giambattista Verci, a cura di G.B. Vinco da Sesso, Bassano del Grappa 1982.
Fonti e Bibl.: G.B. Baseggio, V., G.B., in E.A. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri del secolo XVIII, V, Venezia 1837, pp. 83-88; G.C. Parolari, Giambattista V., in G.J. Ferrazzi, Di Bassano e dei bassanesi illustri, Bassano 1847, pp. 285-291; S. Rumor, Gli scrittori vicentini del secolo decimottavo e decimonono, III, Venezia 1908, pp. 306-312; G. Natali, Il Settecento, Milano 1929, p. 468; E. Bizzotto, G.B. V. erudito e storiografo, tesi di laurea, Università di Padova a.a. 1967-68; W. Binni, Storia della letteratura italiana, Il Settecento, Milano 1970, p. 597; P. Preto, Erudizione municipale e metodo muratoriano in Giambattista V., in L. A. Muratori storiografo. Atti del Convegno internazionale di studi muratoriani, Modena 1972, Firenze 1975, pp. 437-450; Erudizione e storiografia nel Veneto di Giambattista V. Convegno di studi... 1986, a cura di P. Del Negro, Treviso 1988; Istituzioni, società e potere nella Marca Trevigiana e Veronese (secoli XIII-XIV). Sulle tracce di G.B. V. Atti del Convegno, Treviso... 1986, a cura di G. Ortalli - M. Knapton, Roma 1988; L’editoria del ’700 e i Remondini, a cura di M. Infelise - P. Marini, Bassano 1992, ad indicem.