BALBIS, Giovanni Battista Ugone
Nato a Moretta (Saluzzo) il 17 nov. 1765, studiò a Torino filosofia e medicina, laureandosi in quest'ultima disciplina non ancora ventunenne. Già allievo del rinomato Collegio delle province, vi rimase, dopo la laurea, in qualità di ripetitore di medicina teoretica. Ma i suoi interessi maggiori si indirizzarono alla botanica, ed egli ne diede valida prova nelle tesi sostenute per l'aggregazione al Collegio di medicina (1788), nelle quali rivelò un'autentica vocazione a seguire le orme del suo maestro G. Allioni, di P.M. Dana e C. L. Bellardi. Chiusa per motivi d'ordine pubblico, nel 1792, l'università di Torino, il B. ne approfittò per visitare l'Italia: si recò, tra l'altro, a Pavia e a Napoli, dove ebbe occasione di accrescere le sue esperienze e le sue cognizioni botaniche. Tornato nel settembre del 1793 a Torino, si dedicò alla preparazione privata degli aspiranti ai "gradi" di medicina, il cui conferimento continuava pur nell'interruzione dell'insegnamento ufficiale. Un anno dopo, però, era costretto ad abbandonare precipitosamente il Piemonte per motivi politici.
Iscritto al club repubblicano che si raccoglieva in casa del medico Ferdinando Barolo, il B. era stato infatti coinvolto nella cospirazione giacobina torinese che nel 1794 avrebbe dovuto portare all'instaurazione della repubblica. Scoperta la congiura, il B. era scampato fortunosamente all'arresto.
Rifugiatosi in Francia, venne nominato, nel novembre 1794, medico nell'esercito francese e, nel 1797, vice-medico in capo dell'armata d'Italia. Nel dicembre dell'anno seguente, in seguito alla caduta della dinastia sabauda e all'occupazione francese del Piemonte, rientrò in patria, divenendo membro del governo provvisorio istituito dai Francesi. Quando nel febbraio 1799 venne proposta l'annessione del Piemonte alla Francia, il B. si recò nel Saluzzese, dove maggiore era il suo prestigio, per predisporre favorevolmente la popolazione. Ma l'arrivo degli Austro-Russi lo costrinse di nuovo ad abbandonare il Piemonte, dove poté tornare, come medico militare, solo al seguito delle truppe francesi, vittoriose a Marengo.
Il B. preferì dedicarsi da allora prevalentemente all'attività scientifica. Nel 1801 ebbe la direzione dell'orto botanico della città di Torino e nel 1806 la cattedra di botanica all'università. Divenne membro dell'Accademia delle scienze, presidente della Società di agricoltura, corrispondente di molte società scientifiche italiane e straniere. La sua fama di scienziato si consolidò e si diffuse, con l'insegnamento e con gli scritti, procurandogli fra l'altro l'amicizia di illustri scienziati. Il botanico K. L. Willdenow gli attestò la propria stima, dedicandogli un genere nuovo, battezzato Balbisia.
Il B. orientò in particolare i suoi studi verso l'esplorazione botanica del Piemonte, pubblicando, dal 1801 al 1815, una serie di lavori, nei quali illustrò molte specie nuove. Sopperendo con la generosità dei suoi amici agli insufficienti contributi dello Stato, curò il riordinamento e l'arricchimento dell'orto botanico, accrescendo notevolmente il numero delle piante coltivate.
Dopo la Restaurazione del 1814, il B. perdette la cattedra e la direzione dell'orto, e venne radiato dall'Accademia delle scienze. Continuò tuttavia a lavorare, pubblicando a Pavia con D. Nocca la Flora ticinensis (2 voll., 1816-1821), riordinando il suo ricchissimo erbario e coltivando piante rare. Ben presto i suoi meriti scientifici fecero dimenticare alle autorità i trascorsi rivoluzionari: con un atto di clemenza sovrana egli fu nominato professore emerito, con una pensione annua; l'Accademia delle scienze e la Società di agricoltura lo riammisero fra i propri membri.
Nel 1819 il B., accogliendo uno degli inviti che numerosi gli pervenivano dall'estero, si trasferì a Lione, dove ebbe la cattedra di botanica e la direzione dell'orto botanico.
Anche nella sua nuova sede svolse proficua e vasta attività: riordinò ed arricchì l'orto, riprese i rapporti con i maggiori botanici europei, accrebbe il proprio erbario, aggiungendovi piante dei dintorni di Lione e del monte Pilat, nonché la ricca raccolta di piante delle Antille regalatagli da un ex allievo.
A Lione curò la pubblicazione della sua ultima grande opera, la Flore Lyonnaise (2 voll., Lyon 1827-1828, suppl. 1835), e fondò la Societé Linnéenne.
Pur lontano ormai da ogni attività politica, egli continuava a seguire gli avvenimenti del suo paese attraverso le lettere degli amici. Dopo il fallimento della rivoluzione del 1821, fu largo di ospitalità con gli esuli che ripararono a Lione e si valse delle sue amicizie straniere per ottenere loro protezione. Il lavoro eccessivo logorava intanto la sua fibra, tanto che nel 1830 egli chiese di essere esonerato da ogni carica e lasciò Lione alla volta di Torino, dove morì di tisi il 13 febbr. 1831.
Fra le sue opere scientifiche, oltre alle ricordate, sono: Elenco delle piante crescenti ne' contorni di Torino,Torino 1801; Miscellanea botanica,in Mémoires de l'Académie des sciences (Torino 1805-1808), pp. 199-241; Enumeratio plantarum officinalium horti botanici Taurinensis, Torino 1805; Flora Taurinensis, Torino 1806; Materia medica, 2 voll., Torino 1811.
Fonti e Bibl.: Torino, Bibl. Reale, Varia 262, Corrispondenza botanica,tomi 17; Varia 263, Corrispondenza amicale, tomi 5; Ms. del dr. Spirito Giuseppe Balbis, tomo XLI, Memorie patrie (relazione del tentato arresto dei B. il 6 ag. 1794, ed altri atti), pp. 377-416, e tomo CXXXVII, n. 1 (relazione delle conseguenze derivate al medico Spirito Balbis di Moretta in seguito al tentato arresto del di lui figlio...), pp. 1-56; Torino, Biblioteca civica, Sezione manoscritti, mazzo 3; Archivio di Stato di Torino, Carte epoca francese, serie 2, sezione 1, Governativa, Governo Provvisorio, mss. 1 e 2; A.-P. De Candolle, Notice nécrologique sur G. B., in Bibliothèque de Genève, XLVI (1831), pp. 214-217; L. Colla, Elogio storico, in Mem. d. Accad. d. scienze di Torino,XXXVI (1833), pp. XXVII-LIV; G. Torricella, Torino e le sue vie, Torino 1868, pp. 28 s.; A. Manno, Lettere di C. Botta a G. B., in L'Augurio. Strenna per il capo d'anno 1878, Torino 1877, pp. 17-42; D. Carutti, Storia della Corte di Savoia durante la Rivoluzione e l'Impero francese, I, Torino 1892, pp. 273-276; G. Craveri, Biografie dei morettesi illustri,Torino 1893, pp. 21-33; P. G. Saccardo, La botanica in Italia,in Mem. d. R. Ist. veneto di scienze, lettere ed arti,XXV, 1 (1895), p. 20; XXVI, 2 (1901), p. 14; E. Giglio-Tos, Albori di libertà. Gli studenti di Torino nel 1821, Torino 1904, passim; M. Zucchi, Lettere inedite di C. Botta a G. B. B., in Miscellan. di storia in onore di G. Sforza, Lucca 1920, pp. 271-288; L. C. Bollea, Rivelaz. di L. Angeloni sulla vita Politica di C. Botta e sulla sua assolutoria del 1795, in IlRisorgimento ital., VIII (1915), pp. 581-583; Id., Una fallita collaboraz. (di G. B. B.) alla "Biblioteca italiana", ibid. X(1917), pp. 279-288; Id., Gli esuli piemontesi del 1821 nel carteggio d'un botanico, ibid. XIX (1926), pp. 102-124, 327-380; O. Mattirolo, Cronistoria dell'Orto botanico (Valentino) della R. Univ. di Torino, in Studi sulla vegetaz. nel Piemonte, Torino 1929, pp. LIII-LV; Encicl. Ital., V,p. 906.