RUBINI, Giovanni Battista
– Nacque il 5 giugno 1642 a Venezia da Donato e da Cristina Medici.
La sua famiglia era originaria di Bergamo, ma i Rubini si erano poi trasferiti a Venezia ove divennero in un primo tempo ‘cittadini originari’. Si aggregarono al patriziato acquistando il titolo nel 1646, risultando così tra le primissime famiglie a far ciò. Fondamentale nel percorso di Giovanni Battista fu la parentela con il potente clan degli Ottoboni – anch’essi cittadini originari e ascritti al patriziato in quello stesso 1646 – per via della nonna, Cristina Ottoboni (morta nel 1635), che aveva sposato Giovanni Battista Rubini (senior): Cristina era sorella di Pietro che sarebbe poi divenuto nel 1689 pontefice con il nome di Alessandro VIII.
Attorno al 1660 lo si trova a Brescia, presso lo zio Pietro Ottoboni, già cardinale e allora vescovo di quella diocesi. Studiò poi all’Università di Padova, dove si dottorò nel 1662 in utroque iure, e nella stessa città ottenne un canonicato della cattedrale prima di iniziare la carriera prelatizia romana affidandosi sempre alla protezione dello zio – che gli aveva assegnato da vescovo di Brescia e prima del 1661 una modesta pensione ecclesiastica di 75 scudi –, la cui carriera curiale sostanzialmente ricalcò. Fu referendario delle due Segnature, e poi governatore di diverse città e province, tra cui Spoleto, Fabriano, Frosinone, Viterbo, Macerata. Il 10 settembre 1683 ricevette gli ordini minori, il 12 settembre dello stesso anno fu suddiacono e il 19 dello stesso mese diacono. Due giorni dopo fu ordinato sacerdote.
Il 15 maggio 1684 fu nominato vescovo di Vicenza (la consacrazione avvenne il 21 dello stesso mese). Riconobbe per il suo avanzamento il merito particolare dello zio Pietro, che in una lettera scritta da Macerata ringraziò promettendogli eterna riconoscenza e devozione: i contatti tra i due sarebbero stati continui. In qualità di pastore si adoperò per disciplinare una Chiesa le cui criticità individuò e segnalò a Roma (deriva disciplinare di taluni ecclesiastici, comportamenti illeciti nei monasteri maschili e femminili e in alcune confraternite, la difficile situazione del Seminario). Il 5-7 maggio 1689 celebrò un sinodo diocesano, ma nell’ottobre di quello stesso anno l’elezione dello zio a papa aprì tutt’altre prospettive a Rubini che fu subito nominato segretario di Stato.
Il 13 febbraio 1690 fu creato cardinale prete, ricevendo il titolo di S. Lorenzo in Panisperna e il 27 settembre di quell’anno fu nominato legato di Urbino, titolo che la pratica nepotista affidava sistematicamente a un consanguineo del pontefice. Non rinunciò tuttavia alla diocesi vicentina, città dove tornò sempre più frequentemente dopo la morte dello zio pontefice (1° febbraio 1691) che pose naturalmente fine alla sua ascesa. Nel 1692 stese la relazione sullo stato della diocesi.
Partecipò ai conclavi del 1691 e 1700 e il 25 marzo 1702 rinunciò alla diocesi vicentina. Ciò avvenne in modo del tutto irrituale, per un errore dello stesso Rubini che anticipò imprudentemente le sue intenzioni (rivelando assai probabilmente il contenuto di una conversazione preliminare con il papa sul tema) al capitolo della cattedrale vicentina al quale scrisse il 21 gennaio per comunicare l’avvenuta sua rinuncia e annunciando il nome del suo successore, con il quale, conseguentemente, il capitolo andò a congratularsi. Poco dopo Rubini scrisse nuovamente al capitolo per dire di essere stato frainteso e di non aver ancora formalmente rinunciato a Vicenza. Nel 1703 Clemente XI lo volle visitatore apostolico dell’Università dei barbieri e parrucchieri di Roma e in tal veste Rubini sollecitò la conclusione della compilazione dei nuovi statuti della corporazione. Dal 15 gennaio 1703 al 14 gennaio dell’anno successivo fu camerlengo del Sacro Collegio e nel giugno 1706 optò per il titolo cardinalizio di S. Marco che spettava al principale cardinale veneziano.
Morì il 17 febbraio 1707 nel palazzo della Cancelleria a Roma. I funerali vennero celebrati nella basilica romana di S. Marco due giorni più tardi e in questa stessa sede fu sepolto.
Fonti e Bibl.: Archivio segreto Vaticano, Arch. Concist., Processus Consist., 82, cc. 903-910v; Dataria Ap., Processus Datariae, 61, cc. 167-176.
Dizionario storico-portatile di tutte le venete patrizie famiglie, Venezia 1780, p. 336; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, VIII, Roma 1794, p. 10; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, I-CIII, Venezia 1840-1861, ad ind.; R. Ritzler - P. Sefrin, Hierarchia Catholica medii et recentioris aevi, V, Patavii 1952, pp. 16, 414; G. Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, IV, Vicenza 1974, ad ind., V, 1982, pp. 143-146; A. Menniti Ippolito, Fortuna e sfortune di una famiglia veneziana nel Seicento. Gli Ottoboni al tempo dell’aggregazione al patriziato, Venezia 1996, p. 14.