ROVEDATA, Giovanni Battista
ROVEDATA, Giovanni Battista. ‒ Nacque verso il 1579-1580 a Trento, figlio del pittore Pietro Antonio e di Eleonora Triangi. Alla prima educazione artistica presso il padre – del quale non ci è pervenuta alcuna opera – dovette seguire una più decisiva formazione a Verona, attestata sia dalle risultanze di stile, legate all’ambiente di Felice Brusasorci, sia dalla tradizione che per molto tempo, fino agli studi di Simone Weber (1923), volle il pittore di nascita scaligera (Dal Pozzo, 1718, p. 137; Zannandreis, 1891, p. 186).
Nel 1600 sposò Caterina Gesti, dalla quale ebbe i figli Giovanni Battista e Stefano. La consorte era nipote di Antonio Gesti, pievano della chiesa tridentina di S. Pietro, dal quale l’11 ottobre 1601 il pittore venne remunerato per aver dipinto le perdute «tramezze del coro» del tempio (Weber, 1923, p. 43).
Nel 1605 Rovedata rinnovò l’investitura capitolare dell’abitazione paterna in borgo Nuovo a Trento, ma in quello stesso anno si trovava a Verona, dove decorò a fresco i chiostri di S. Bernardino, con Storie di s. Francesco d’Assisi ed Episodi della vita di s. Bernardino (Dal Pozzo, 1718, p. 222). Nella città scaligera realizzò anche diversi dipinti murali esterni (via Roma, via Pellicciai) perduti o ridotti a lacerti (Tomaselli, 1991-92, pp. 187-189).
In patria dipinse, entro il primo decennio del Seicento, le pale del Rosario a Volano e al castello del Buonconsiglio (Mich, 1983), nonché l’elegante S. Vito affrescato nella volta della chiesa di Cognola, presso Trento (1610). Rientra in questo vivace momento anche l’inedita e firmata Allegoria dell’amore coniugale, in collezione privata, di raffinata cultura tardomanierista riecheggiante Bartholomäus Spranger. Da una raccolta tridentina, probabilmente quella dei baroni Crosina, che registra nel 1687 «due prospettive in pietra dipinte dal vecchio Rovedata» (Tomaselli, 1991-92, p. 123), provengono i due oli su pietra di paragone presso il Museo di Castelvecchio di Verona, raffiguranti la Predica del Battista (1616) e l’Orazione nell’orto (1617; Magagnato, 1974, pp. 98 s.).
Questi dipinti, di disinvolta condotta pittorica, dimostrano che Rovedata si accostò a modelli ponentini, specificamente alla scuola di Utrecht, da Abraham Bloemaert a Joachim Wtewael (ibid.). Coeva è la tela Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia (1616; già Brescia, galleria Armondi), che Federico Zeri (Fototeca Zeri, n. 77904) collegava all’opera registrata nell’inventario del 1637 della collezione del veronese Giorgio Mazzanti, maestro di casa di Carlo Gaudenzio Madruzzo, vissuto a lungo in Trentino (Cavazzocca Mazzanti, 1912, p. 153; Ferrari, 2014, p. 223). La familiarità con la cultura figurativa nordeuropea giustifica quella confidenza con la pittura di paesaggio che emerge dal vivace disegno degli Uffizi raffigurante Tobia e l’angelo (Magagnato, 1974, p. 97; la precisazione della data 1612 spetta a Tomaselli, 1991-92, p. 93) e dal non rintracciato «quadro grande con paese e figure» in collezione Dal Pozzo a Verona (Dal Pozzo, 1718, p. 138).
Decisamente meno coerente il folto novero di pale d’altare che Rovedata dipinse nel secondo e terzo decennio per le chiese delle valli trentine, le quali risentono delle esigenze didascaliche della rigida cultura controriformista. A opere di qualità decisamente debole (Casalino, Cavedine) fanno tuttavia riscontro lavori di serio impegno, come, per esempio, il S. Andrea a Tassullo (Mich, in I Madruzzo, 1993) e l’inedita Incredulità di s. Tommaso a Portolo, nella quale si coglie ancora l’incisiva influenza della cultura nordeuropea.
Anche su questo versante si impone lo stretto rapporto con la famiglia Crosina (pala di Balbido; Chini, 1987), committente di alcuni dipinti perduti ma registrati nell’inventario del 1687 (Tomaselli, 1991-92, pp. 182 s.). Inoltre, dall’archivio della Fondazione Crosina-Sartori emerge un documento che attesta la prossimità del pittore a don Gaspare Scottoni, il quale, testando nel 1619, lasciò alla Confraternita delle orfane il «quadro del suo altarino con l’adornamento adorato», identificabile nella paletta di Giovanni Battista oggi al Buonconsiglio (Chini, 1989).
Nel 1620 il Magistrato e il Collegio dei dottori commissionarono a Rovedata un ampio dipinto di soggetto sacro per il palazzo pretorio di Trento (Weber, 1923), irrintracciabile. Al pittore sono inoltre riconducibili i paliotti in S. Agnese a Tres (presente come ignoto in F. Raffaelli, I paliotti in cuoio policromo del Trentino: prime considerazioni sulla tecnica esecutiva, in L’officina dell’arte. Esperienze della Soprintendenza per i beni storico-artistici. Atti della Giornata di studio... 2004, a cura di L. Giacomelli - E. Mich, Trento 2007, pp. 123 s.) e già in S. Biagio a Nanno.
Giovanni Battista morì dopo il 1629, anno che sigla l’ultima opera nota, nella chiesa di S. Maria Assunta a Baselga del Bondone (Chini, 2002).
Opere. Balbido (Bleggio Superiore), S. Lucia, Madonna con il Bambino, s. Giustina e s. Barbara (1617); Baselga del Bondone (Trento), Madonna con il Bambino tra s. Giovanni Battista e s. Rocco (1629); Casalino (Pergine Valsugana), Ss. Rocco e Martino, Madonna con il Bambino, s. Michele e s. Giorgio (1626); Cavedine, S. Maria Assunta, Madonna del Rosario, s. Caterina d’Alessandria, s. Domenico, s. Caterina da Siena e s. Lucia (1625); Civezzano, S. Maria Assunta, decorazione della cantoria (1619-21); Cognola (Trento), Ss. Vito, Modesto e Crescenzia, S. Vito (1610); collezione privata, Allegoria dell’amore coniugale; Coredo (Predaia), Invenzione della Croce, SS. Trinità; Firenze, Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi, Paesaggio con figure (1612; inv. 8842); Flavon, Natività di S. Giovanni Battista, Madonna del Rosario, s. Romedio, s. Francesco d’Assisi, s. Domenico, s. Caterina da Siena, s. Chiara d’Assisi e s. Barbara (1618); S. Antonio Abate (1619); SS. Trinità (1619); Miola (Baselga di Piné), S. Rocco, Madonna con il Bambino, s. Rocco, s. Sebastiano, s. Fabiano, s. Dorotea e s. Floriano (1613); Nanno, già S. Biagio, Madonna con il Bambino (paliotto); Portolo (Tassullo), S. Tommaso, Incredulità di s. Tommaso; Sant’Agnese (Civezzano), S. Agnese, Santa martire; Tassullo, S. Maria Assunta, Martirio di s. Caterina d’Alessandria (1627); Pentecoste (1626); S. Andrea condotto al martirio (1626); Trento, castello del Buonconsiglio, Cristo crocifisso tra s. Stefano, la Madonna, s. Maria Maddalena, s. Francesco d’Assisi, s. Giovanni Evangelista e Simonino; Madonna del Rosario, s. Domenico, s. Caterina da Siena e devoti (1608); Tres, S. Agnese, S. Agnese (paliotto); ubicazione ignota (già Brescia, galleria Armondi), Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia (1616); Verona, Museo di Castelvecchio, Opere di Misericordia; Orazione nell’orto (1617); Predica del Battista (1616); convento di S. Bernardino, Episodi della vita di s. Bernardino, Storie di s. Francesco d’Assisi (1605); Volano, S. Rocco, Madonna del Rosario, s. Domenico, s. Caterina da Siena e devoti (1608 circa).
Fonti e Bibl.: Trento, Archivio Fondazione Crosina-Sartori, b. III/12, c.n.n.
B. Dal Pozzo, Le vite de’ pittori, degli scultori et architetti veronesi, Verona 1718, pp. 137 s., 222; D. Zannandreis, Le vite dei pittori, scultori e architetti veronesi (1831-34 circa), a cura di G. Biadego, Verona 1891, pp. 186 s.; V. Cavazzocca Mazzanti, La raccolta Mazzanti, in Madonna Verona, VI (1912), pp. 151, 153; S. Weber, G.B. R. pittore di Trento, in Studi trentini di scienze storiche, IV (1923), 1, pp. 41-46; P.M. Tua, L’antica chiesetta di S. Rocco a Miola di Piné, in Studi trentini di scienze storiche, XI (1930), 2, p. 148; S. Weber, Artisti trentini e artisti che operarono nel Trentino (1933), a cura di N. Rasmo, Trento 1977, pp. 312-314; R. Brenzoni, R. G.B., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIX, Leipzig 1935, pp. 123 s.; L. Magagnato, G.B. R., in Cinquant’anni di pittura veronese 1580-1630 (catal., Verona), a cura di L. Magagnato, Venezia 1974, pp. 97-99; R. Pallucchini, La pittura veronese tra «maniera» e «natura», in Arte veneta, 1974, vol. 28, pp. 138 s.; Id., La pittura veneziana del Seicento, I, Milano 1981, pp. 110 s., II, 1981, fig. 295; N. Rasmo, Storia dell’arte nel Trentino, Trento 1982, p. 231; S. Marinelli, Museo di Castelvecchio, Verona, Venezia 1983, p. 98; E. Mich, Note su alcuni dipinti restaurati nel 1983, in Studi trentini di scienze storiche. Sezione seconda, LXII (1983), 2, pp. 301, 320; A. Casetti, Storia documentata di Albiano. Centro della zona del porfido, Trento 1986, pp. 80 s.; E. Chini, L’arte nelle Giudicarie Esteriori, in Le Giudicarie Esteriori: Banale, Bleggio, Lomaso. Cultura e storia, a cura di A. Gorfer, II, Trento 1987, p. 53; E. Mich, Studi sulla pittura trentina del Sei-Settecento, in Studi trentini di scienze storiche. Sezione seconda, LXVI (1987), 1, pp. 100-105; E. Chini, La pittura in Trentino e in Alto Adige nel Seicento, in La pittura in Italia. Il Seicento, a cura di M. Gregori - E. Schleier, I, Milano 1989, pp. 139 s.; E. Mich, R., G.B., ibid., II, 1989, pp. 871 s.; E. Chini, I dipinti, in Dalle chiese delle Giudicarie Esteriori. Un esempio di catalogazione (catal., Stenico), a cura di E. Chini - F. Menapace, Trento 1991, pp. 90, 113 cat. 62; A. Tomaselli, G.B. R., tesi di laurea, Università Ca’ Foscari di Venezia, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 1991-92 (relatore prof. P. Rossi); Ð. Vanđura, Franjo Asiški i crnokameni Giambattista Rovedata, in Peristil. Sborni Radova Za Povijest Umjetnosti, 1992-1993, nn. 35-36, pp. 165-168; I Madruzzo e l’Europa. 1539 - 1658. I principi vescovi di Trento tra Papato e Impero (catal., Trento-Riva del Garda), a cura di L. Dal Prà, Milano 1993 (in partic. E. Chini, Aspetti della pittura in Trentino nell’età dei principi vescovi Madruzzo (1539-1658), p. 157; L. Dal Prà, «Et provedere con l’aiuto di Dio, che il fuoco non andasse più crescendo». Per una lettura dell’arte sacra tra tardo Rinascimento e Barocco nel Principato vescovile, pp. 230 s.; E. Mich, cat. 36-37); E. Chini, in Un museo nel castello del Buonconsiglio. Acquisizioni, contributi, restauri (catal.), a cura di L. Dal Prà, Trento 1995, pp. 46 s., catt. 6; C. Lunelli, Fonti per un dizionario di artisti e artigiani nel Trentino: sec. XVI-XVIII, Trento 1997, pp. 238 s.; S. Marinelli, Verona, in La pittura nel Veneto. Il Seicento, a cura di M. Lucco, I, Milano 2000, p. 338; E. Mich, R. G.B., ibid., II, 2001, p. 871; E. Chini, La pittura dal Rinascimento al Settecento, in Storia del Trentino, IV, L’età moderna, a cura di M. Bellabarba - G. Olmi, Bologna 2002, pp. 785 s.; R. Pancheri, Il dizionario degli artisti trentini di Simone Weber: aspetti e problemi di un cantiere aperto, in L’eredità culturale di Simone Weber (1859-1945). Atti della Giornata di studi..., Denno... 2009, Trento 2010, p. 92; M. Ferrari, in Arte e persuasione. La strategia delle immagini dopo il concilio di Trento (catal.), a cura di D. Cattoi - D. Primerano, Trento 2014, pp. 176 s. cat. 3.7, 222 s. cat. 5.3; R. Pancheri, La pala maggiore di Martino Teofilo e gli altri dipinti notevoli della pieve di Tassullo, in La pieve di Tassullo attraverso i secoli, a cura di R. Pancheri, Tassullo 2014, pp. 130-134.