RODELLA, Giovanni Battista
– Nacque a Padenghe sul Garda, oggi in provincia di Brescia, il 1° marzo 1724 da Antonio e da Caterina, in una famiglia di modeste condizioni. Trasferito da bambino a Brescia, studiò belle lettere, filosofia e teologia nel collegio dei gesuiti. Da chierico, non ancora ventenne, fu indirizzato al conte Gian Maria Mazzuchelli, che lo formò nella storia letteraria e lo accolse al suo servizio in qualità di segretario e precettore per ventidue anni.
Grazie alla disponibilità di Ettore e Gian Maria Mazzuchelli, che nel 1748 costituirono per lui un beneficio ecclesiastico, fu ordinato sacerdote. Quando si trovava in città celebrava messa nella parrocchia di S. Zeno al Foro.
Con il conte Mazzuchelli collaborò principalmente alla collezione degli Scrittori d’Italia (Brescia 1753-63) e al Museum Mazzuchellianum (Venetiis 1761-63). Per quest’ultimo curò la trascrizione delle medaglie e gli indici; per l’altra opera, non solo eseguì la trascrizione per la tipografia, ma compilò alcune schede sugli autori minori, eseguì l’aggiornamento bibliografico su riviste italiane e straniere, e proseguì l’impresa editoriale dopo la scomparsa di Mazzuchelli.
Nel 1765, la morte prima della contessa Barbara Chizzola (7 novembre) e poi del marito, il conte Mazzuchelli (19 novembre), privarono Rodella dei suoi mecenati.
Per i due defunti scrisse l’epigrafe sepolcrale posta nella chiesa bresciana detta di S. Cristo, poi, dopo aver egli stesso provveduto a scrivere una biografia del conte con lo pseudonimo di Nigrello (Vita, costumi e scritti del conte Giammaria Mazzuchelli, Brescia 1766), sollecitò l’amico arciprete Giovanni Battista Guadagnini a comporre un’orazione funebre per la contessa defunta. Dopo la scomparsa di Mazzuchelli tornò a dedicarsi con alacrità alla collana degli Scrittori d’Italia, e in ventotto anni riuscì a pubblicarne, pur di diversa qualità, altri quattro tomi, procurandosi i materiali da ogni parte della penisola e dall’estero.
Alcune delle sue opere apparvero con pseudonimi (Gioanni della Barotta, Gasparo Dublino, Bartolo Gignani, Ireno Filalete, Diogine Bavarton La Lista, Filantropo Sofifilo, Nigrello, accademico agiato, Don Tragino della Bastia e altri) o con l’indicazione di stampa in luoghi di fantasia (Siderepoli e altri). Diversi suoi scritti nacquero in contesto polemico, molti sono rimasti incompiuti; intervenne spesso in difesa di amici, come Giuseppe Nember e Antonio Brognoli, e dispensò con grande liberalità notizie, informazioni e documenti a quanti gli si rivolgevano per gli argomenti più diversi.
A seguito della soppressione della Compagnia di Gesù, nell’operetta Istituzione civile (Brescia 1773) mostrò le sue aspirazioni a un’unità d’intenti per le scuole cattoliche. Nel 1779 venne incaricato di correggere la Descrizione topografica della provincia di Brescia e, dal gennaio 1781, fu ingaggiato dall’abate Giuseppe Toaldo, professore di astronomia all’Università di Padova, per le quotidiane osservazioni meteorologiche. Compose poi un’opera sulle Dame bresciane (Brescia 1791), in cui raccolse sessantaquattro profili su insigni donne del passato. Si occupò pure della mistica spagnola suor Maria de Agreda, le cui visioni erano state criticate e degradate a sogni da Jacques-Benigne Bossuet.
Tenne vaste relazioni epistolari, mostrando nelle lettere un elegante stile letterario, erudito e ironico, con accenni all’attualità, in particolare alla rivoluzione della «infelice Francia» (Gussago, 1804, p. 48). Coltivò solidi rapporti di amicizia e collaborazione con i principali esponenti del giansenismo italiano, come Lodovico Maria Ricci, Giovanni Battista Guadagnini, Giuseppe Maria Pujati, Pietro Tamburini, Camillo Baldassarre Zamboni, Giuseppe Zola (i carteggi rodelliani contribuiscono a mettere a fuoco i dibattiti dottrinali entro il quadro istituzionale, politico e sociale in cui si svolsero, tra crisi del riformismo e rivoluzione).
A Brescia partecipò attivamente al circolo filogiansenista che si ritrovava nell’Oratorio della Pace attorno all’oratoriano Pietro Camillo Almici, con l’assidua presenza dei canonici Pietro Bocca e Francesco Antonio Arici, auspice la famiglia dei conti Mazzuchelli; al medesimo circuito, che si sviluppò dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, non mancò la presenza femminile, come documentato dall’epistolario rodelliano. «Questi incontri», come è stato osservato da Pietro Stella, «fondavano una solidarietà che sarebbe stata duratura e coriacea» (2006, pp. 224-226).
Dall’abbigliamento dimesso e dall’aspetto austero, consumava il pasto una volta al giorno. Lasciava spesso Brescia alla volta della villa Mazzuchelli a Ciliverghe, anche se non si legò agli abitanti del luogo, che dipingeva come zoticoni, ladri e truffaldini. Godette di buona salute ma, ammalatosi gravemente alla fine di aprile del 1764, non volle ricevere più nessuno tranne il parroco di S. Zeno, Giuseppe Zaina, che gli prestò gli ultimi conforti religiosi.
Morì a Brescia il 5 maggio 1794 e fu tumulato nel sepolcro dei sacerdoti nella chiesa parrocchiale di S. Zeno.
L’avvocato Giovanni Battista Chiaramonti ne commissionò il ritratto e ne compose anche l’epigrafe: «Jo. Baptista Rodella, Brixiensis Praesbyter, doctrina et morum integritate, insignis biographus singularis amans nesciri, vixit an. LXX., M. I. D. V. obiit die V. Madii MDCCLXXXXIV».
Pubblicò diverse opere, ma lasciò inediti una decina di manoscritti. Furono venticinque le opere a stampa (collaborò con le tipografie bresciane di Barlolomeo Partenio, Calfurnio, Tiberio e Pilade), alcune tradotte dal latino o dal francese, che spaziavano dagli argomenti religiosi a quelli dell’educazione, dalla coltivazione dei meli alle celebrazioni encomiastiche. «Interamente vuota di fatti strepitosi è la vita dell’Abate Rodella», scrisse il biografo Jacopo Germano Gussago, «ma un letterato simile a lui, così occulto, schivo e ritroso e nel tempo stesso così conosciuto, amante di veri amici e svisceratissimo per gli uomini onesti e studiosi, e tanto proficuo alla Repubblica Letteraria, non è sì facile che si rinvenga» (1804, p. 9).
Fonti e Bibl.: I manoscritti Vat. Lat. 10019-10025 della Biblioteca apostolica Vaticana contengono alcune migliaia di lettere di Rodella, conservate in microfilm anche alla Biblioteca civica Queriniana di Brescia. Circa quattrocento lettere di Rodella a Guadagnini, dell’archivio della famiglia Labus, si conservano microfilmate presso la sezione bresciana dell’Università Cattolica. Presso la Biblioteca Queriniana si ricavano notizie biografiche da un fascicolo di 48 pagine in folio nella Raccolta Gussago e da decine di manoscritti nella Raccolta Di Rosa, n. 49, m. 1-2. G.B. Chiaramonti, Memorie intorno all’abate Giambat-tista R., in Giornale della letteratura Italiana, (1794), IV, 1, pp. 157 s.; G.B. Guadagnini, Lettere a Giambattista R., a cura di O. Franzoni - G. Morelli - L. Santini, Brescia 1989.
J. Gussago, Notizie storico-critiche intorno alla vita ed agli scritti dell’abbate Giambattista R., letterato bresciano, Padova 1804 (catalogo completo delle opere, comprese le traduzioni dal latino e dal francese e gli scritti rimasti inediti, pp. 68-88); V. Peroni, Biblioteca bresciana, III, Brescia 1816, pp. 130-139; G. Brunati, Dizionarietto degli uomini illustri della Riviera di Salò, Milano 1837, p. 120; A. Fappani, Rodella, in Enciclopedia bresciana, XV, Brescia 1999, pp. 145-147 (con elenco aggiornato delle opere); B. Martinelli - G. Prandolini, Il Settecento, in Mille anni di letteratura bresciana, a cura di P. Gibellini - L. Amedeo Biglione di Viarigi, I, Brescia 2004, pp. 412-416; P. Stella, Il giansenismo in Italia, II, Roma 2006, pp. 146, 218, 225, 396, 402; D. Agliardi, La famiglia, in Villa Mazzucchelli. Arte e storia di una dimora del Settecento, Cinisello Balsamo 2008, pp. 20-22; Un erudito bresciano del Settecento: Giammaria Mazzuchelli, a cura di F. Danelon - C. Cappelletti, Brescia 2011, passim; C. Cappelletti, «Onore e decoro delle muse bresciane». La letteratura bresciana del Settecento nei contributi critici, in Brescia nella storiografia degli ultimi quarant’anni, a cura di S. Onger, Brescia 2013, pp. 257-294.