ROBERTI, Giovanni Battista
Poligrafo, nato a Bassano nel 1719, morto ivi il 29 luglio 1786. Insegnò a Piacenza, a Brescia, a Parma e a Bologna, nei collegi dell'ordine dei gesuiti al quale apparteneva, e si fece gran nome con le sue prediche e lezioni scritturali; dopo la soppressione della Compagnia, tornò nella casa paterna a Bassano.
Per non dire dei suoi tentativi drammatici e dei versi latini, scrisse, non senza grazia, degenerante talvolta in lezio, poemetti didascalici, dei quali il migliore è quello sulle Perle (1756), e favole esopiane. Lasciò orazioni sacre, discorsi accademici, tra i quali l'Orazione agli studiosi dell'Accademia Clementina (1758), nobile rivendicazione, contro il francese D'Argens, della grandezza artistica italiana, e trattati e trattatelli morali, spesso nella forma epistolare allora di moda. I più notevoli di questi sono: Del legger libri di metafisica e di divertimento (1769), nel quale combatte specialmente i libri oltramontani per il danno che recavano alla Chiesa e ai buoni costumi; quattro Opuscoli intorno al lusso (1772); Annotazioni sopra l'umanità del sec. XVIII (1781), dove al falso umanitarismo è contrapposta la vera carità cristiana; Dell'amore verso la patria (1786). Dalle opere del R. il Tommaseo ricavò "notizie non inutili alla storia morale e civile del suo secolo". Ebbe torto il Foscolo a fare del R. il rappresentante di quello stile "gesuitico", che andò sempre più degenerando fino al Bresciani. Combatte i "filosofi", ma con molto garbo e con molte concessioni, e non senza risentirne l'influsso.
Bibl.: C. Ugoni, Continuazione ai Secoli del Corniani; N. Tommaseo, G. B. R., le lettere e i gesuiti nel sec. XVIII, in Storia civile nella letteraria, Torino 1872; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, s. v.; L. Cellucci, Un poligrafo del Settecento, Napoli 1908; G. Natali, Il Settecento, Milano 1929, pp. 1161-64, e passim.