PERUCCHINI, Giovanni Battista
PERUCCHINI, Giovanni Battista (Giovan Battista, Giambattista). – Di nobile famiglia cenedese, figlio di Girolamo e di Camilla Malvolti, originaria di Conegliano, nacque a Bergamo l’8 giugno 1784.
Il padre, nato a Ceneda (oggi Vittorio Veneto) il 7 giugno 1753, iniziò gli studi, come alunno esterno, al Seminario vescovile, dove fu compagno di studi e amico di Lorenzo da Ponte, e si laureò in legge a Padova. In qualità di magistrato della Serenissima ricoprì incarichi in varie sedi (tra cui Bergamo) e ritornò a Ceneda alla caduta del governo veneziano (1797). Si stabilì poi a Venezia; prese dimora a palazzo Mocenigo (in S. Benedetto) e nel 1807 venne eletto presidente della Corte d’appello. Cultore di poesia, anche in lingua latina, fece del suo salotto un luogo d’incontro aperto a personalità di spicco della cultura (Bartolomeo Gamba, Leopoldo Cicognara, Pier Alessandro Paravia) e del mondo artistico e musicale, nonché a viaggiatori stranieri di rango, tra i quali Lord Byron.
Giovanni Battista ricalcò il cursus studiorum del padre; fu avviato alla carriera della magistratura, ma dimostrò una maggior inclinazione alla musica, «in cui nel suono del clavicembalo e nella facilità dello apprendere e del comporre dava saggi meravigliosi» (Bernardi, 1870, p. 6). Grazie ai contatti paterni Giovanni Battista frequentò i salotti milanesi e strinse amicizia «col Monti, col Torti, col Pindemonte, col Mengotti, col Luosi, col Foscolo» e col giovanissimo Manzoni (p. 6). Sempre a Milano, avrebbe tolto il «Foscolo dalla bruttissima consuetudine del gioco» e avrebbe resistito alle richieste di affiliazione a sette segrete per «amore della patria» (p. 7). Nel 1805-06 si stabilì a Venezia nella casa paterna; rivestì l’incarico di ‘protocollista di consiglio’ e dal dicembre 1836 di segretario del tribunale d’appello di Venezia. Su suggerimento della principessa Volkonskij nel 1822 accompagnò lo zar Alessandro in visita a Venezia (in occasione del congresso di Verona): l’episodio gli permise di stabilire contatti duraturi con la corte e l’aristocrazia russa.
Dal 1815 Giovanni Battista si fece conoscere nelle accademie filarmoniche veneziane come pianista e compositore; animò il salotto paterno, ampliando in esso la frequenza di artisti e soprattutto di musicisti (il poeta veneziano Pietro Buratti ne diede testimonianza nelle sue poesie). Pur coltivando anche in seguito la composizione pianistica, legò la propria fama cosmopolitica alle ariette da camera e alle canzoncine in dialetto veneziano, in un primo tempo proponendole in ambiti ancien régime (la corte di Maria Luigia a Parma, ad esempio).
A Milano nel 1825 diede alle stampe una raccolta di 24 ariette (opp. 3-6) su testi arcadici (tra cui alcuni di Saverio de Rogatis e Jacopo Vittorelli), che ebbe ottimo successo: in otto mesi vennero «esaurite due contemporanee copiose edizioni» (Gazzetta di Firenze, 9 maggio 1826). La silloge, che esibisce una scrittura pianistica espressiva in stretto rapporto col testo poetico (cosa inconsueta per la lirica da salotto coeva), venne distribuita oltralpe grazie alla rete di contatti che l’autore – lo testimoniano i carteggi – intratteneva con cantanti (Giorgio Ronconi, Giuditta Grisi, Giambattista Rubini) e compositori (Michele Carafa a Parigi, Francesco Morlacchi a Dresda). Coltivò un’amicizia particolare con Bellini e Rossini, il quale nel 1829 arrangiò una barcarola di Perucchini per la tragedia Marino Faliero di Casimir Delavigne (Gondolier, la mer t’appelle).
Le pagine vocali di Perucchini, incluse canzoni e barcarole in dialetto veneziano (soprattutto su testi di Pietro Buratti), assursero a icone sonore della città lagunare e furono eseguite nei salotti di Parigi, Berlino, Vienna, Pietroburgo. La fama del dilettante veneziano è attestata inoltre dalla presenza delle sue ariette veneziane negli album di Ludovico Belgioioso (Milano, luglio 1843) e Francesco Florimo (Napoli, settembre 1865). Giovanni Ricordi nel 1841 inserì una decina abbondante di ariette di Perucchini (italiane e veneziane) nella Raccolta di canzonette popolari veneziane.
Morti i genitori (il padre si spense nella primavera 1836, la madre l’anno dopo), Giovanni Battista, celibe, pare dovesse rinunciare a ricevere chez lui (così annotò il tenore Adolphe Nourrit al tempo del suo soggiorno veneziano, gennaio 1838; Quicherat, 1867, III, p. 111). Nel giugno 1840 fu nominato dalla Fabbriceria di S. Marco nella commissione incaricata di condurre un’indagine tecnica sulla Scuola di canto dei Gesuati. A metà degli anni Quaranta entrò in stretta amicizia con la famiglia De Breganze, in particolare con Emilia, nata Barbini. Concluso l’officio di segretario del tribunale di Venezia, nel 1856 lasciò palazzo Mocenigo e si stabilì a S. Maria Zobenigo, Campiello della Feltrina, n. 2512, vicino al palazzo Zaguri abitato dai Breganze.
Il 4 dicembre 1865 venne colpito da apoplessia e fu assistito da Emilia; ebbe una ricaduta nel maggio 1869 e morì il 6 febbraio dell’anno seguente. Venne seppellito a S. Michele di Murano, accanto ai genitori. Perucchini lasciò suo ‘erede residuario’ Giovanni de Breganze, figlio della citata Emilia.
Perucchini accumulò nei decenni un carteggio vastissimo; lo ordinò in maniera sistematica, conscio del valore della sua collezione di autografi d’importanti musicisti, uomini di cultura, cantanti, artisti. L’eredità giunta a Giovanni de Breganze ne comprendeva una ricca porzione: il fondo è stato offerto sul mercato antiquario nel 1998 e acquistato, con altre carte (per un totale di oltre 700 unità catalografiche) dal comune di Catania (oggi è ripartito fra il Museo Belliniano e la Fondazione Rossini di Pesaro). Va tuttavia rilevato che già nel 1839 Perucchini aveva regalato un altro consistente lotto di lettere autografe all’abate Jacopo Bernardi (letterato, nonché suo biografo): oggi esse fanno parte, assieme ad altri carteggi, del Fondo Bernardi nella Biblioteca del Museo Correr di Venezia (per un totale di 370 unità circa). Nel 1894, a scopo di beneficenza, Bernardi diede alle stampe nella strenna Soccorriamo i poveri bambini rachitici le sole lettere inviate a Perucchini da musicisti celebri, includendovi anche autografi di proprietà Breganze.
Pur non rivestendo alcuna carica istituzionale, Perucchini occupò una posizione centrale nel contesto artistico coevo: frequentazione imprescindibile per gli artisti di passaggio a Venezia, esercitò un controllo sulla gestione del teatro di S. Benedetto e più in generale creò le condizioni per l’ingaggio teatrale dei cantanti (compresa la corte di Pietroburgo). Lo documenta la fitta corrispondenza intercorsa con compositori (Rossini, Meyerbeer, Bellini, Morlacchi, Pacini, Mercadante, Thalberg), cantanti (Velluti, Pacchierotti, Ronconi, Pasta, Ungher, Rubini), letterati, critici e librettisti (Viviani, Dall’Ongaro, Villot, Foppa, Piave); nonché esponenti dell’aristocrazia europea (Apponyi, Poniatowski, Volkonskij).
I carteggi di Perucchini fanno luce sulla vita culturale della prima metà dell’Ottocento, in particolare sui contesti di produzione e di recezione, sul funzionamento della rete di relazioni private tra compositori-interpreti-committenti, nonché sui meccanismi del sistema editoriale, segnatamente per la musica vocale da camera.
Compose musica sia pianistica (tra cui Introduzione e variazioni ... sopra un tema di Rossini, Milano, Ricordi [1821]) sia vocale da camera (circa 40 ariette su testo italiano e 25 su testo veneziano, oltre una cantata per voce e pianoforte).
Fonti e Bibl.: oltre alle lettere citate, Bassano del Grappa, Biblioteca del Museo, 2 lettere; Forlì, Biblioteca comunale, 9 lettere; Milano, Museo teatrale alla Scala, 2 lettere; Como, Biblioteca comunale, 48 lettere a Giuditta Pasta; Pescia, Museo Civico, 12 lettere a Giovanni Pacini; Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, 22 lettere a Franz Sales Kandler.
Giornale di Venezia, 21 novembre 1815; Gazzetta di Firenze, 5 e 16 luglio 1825; 9 maggio 1826; The Quarterly Musical Magazine and Review, IX (1827), pp. 128 s.; J. Lecomte, Venise, ou coup-d’œil littéraire, artistique, historique, poétique et pittoresque, Paris, 1844, p. 276; Venezia e le sue lagune, Venezia 1847, I, p. 474; P. Buratti, Poesie, Venezia 1865, passim; L.-M. Quicherat, Adolphe Nourrit: sa vie, son talent, son caractère, sa correspondance, Paris 1867, III, pp. 107-112; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VII, 18672, pp. 5 s.; J. Bernardi, G. P. Cenni biografici, Venezia 1870; L. Sernagiotto, Natale e Felice Schiavoni, Venezia 1881, p. 321; G. Masutto, I maestri di musica italiani del secolo XIX, Venezia 1882, p. 138; E. Cicogna, Soggiorno dei monarchi d’Austria, di Russia e di Napoli in Venezia nel dicembre 1822, Venezia 1884, pp. 37 s.; C. Dossi, Rossini e P., in La riforma illustrata, I (1885), p. 4; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, 1929, p. 260; F. Comis, G. B. P., dilettante di musica, tesi di laurea, Università di Venezia, a.a. 1989-90; V. Ruffa, Dizionario biografico vittoriese e della Sinistra Piave, Vittorio Veneto 1992, p. 289; P. Fabbri, Rossini nelle Raccolte Piancastelli di Forlì, Lucca 2001, pp. 180, 228; L. Sirch, Le canzoni in dialetto veneziano di Antonio Buzzolla, in Antonio Buzzolla. Una vita musicale nella Venezia romantica, a cura di F. Passadore - L. Sirch, Rovigo 1994, pp. 327-369 et passim; A. Caroccia, La corrispondenza salvata. Lettere di maestri e compositori a Francesco Florimo, Palermo 2004, pp. 36, 108 s., 348;C. Steffan, Cantar per salotti. La musica vocale italiana da camera (1800-1850), Pisa-Roma 2007, passim; L. Imperio, Notizie inedite su Gerolamo (1753-1836) e G. P. (1784- 1870), in Ceneda e Serravalle in epoca napoleonica ed austriaca, Vittorio Veneto 2010, pp. 155-199; A. Toffoli, Letteratura vittoriese, Vittorio Veneto 2005, II, pp. 853-863, 1085-1105; Il carteggio personale di Nicola Vaccaj, a cura di J. Commons, Torino 2008, II, pp. 27, 54, 60, 75, 79 s., 90, 127, 137, 165, 179; III, 93, 116, 199, 214; C. Steffan, Ninette e gondolieri nei ‘salons’ d’Europa. Osservazioni sparse sulla barcarola (veneziana?) e qualche cenno su Rossini e P., in Barcarola. Il canto del gondoliere nella vita quotidiana e nell’immaginazione artistica, a cura di S. Meine, Roma-Venezia 2015, pp. 53-67 et passim; M.L. Saibene, Una rete di amicizie tra musica e teatro. Giuditta Pasta - Antonio Papadopoli - G. B. P., Milano, 2015, pp. 125-200; C. Steffan, G. P., nobile dilettante di musica,in Jacopo Bernardi, un veneto testimone dell’Ottocento, a cura di P. Lucchi - A. Pavanello, Venezia 2015, pp. 269-273; E. Marcuzzo,Osservazioni sull’epistolario di G. P., ibid., pp.275-290.