PANETTI, Giovanni Battista
PANETTI, Giovanni Battista. – Nacque a Ferrara tra 1439 e 1440 da Antonio de Amatoribus e Antonia di Nanni Sivieri; ebbe una sorella, Romana.
I de Amatoribus sive Panetti, legati da vincoli parentali a una famiglia di vetrai originari della Valdelsa, investirono nell’arte del vetro e tennero bottega di merciai nella contrada di S. Romano. Il nonno Giacomo – figlio di Giovanni, panettiere al servizio dei marchesi d’Este alla fine del Trecento – fu il primo ad adottare come cognome il soprannome Panetti, assegnato al padre per ragioni professionali, unico appellativo che il nipote Giovanni Battista continuò a usare. Nel testamento del 1451, Giacomo Panetti nominò erede il nipote e dispose di essere sepolto nel convento dei carmelitani di S. Paolo.
La famiglia materna, originaria di Bologna e attiva nel commercio di legnami, intrattenne stretti rapporti con gli Este: lo zio Siviero fu notaio nella Cancelleria estense e segretario ducale di Ercole I. La tomba di famiglia si trovava nella chiesa di S. Paolo.
Quando Giovanni Battista Panetti decise, all’età di quattordici anni, di prendere i voti, entrò proprio nel convento di S. Paolo e divenne frate Battista. Poco prima di terminare l’anno di noviziato, dettò il suo testamento, in data 8 gennaio 1454: assegnò i propri beni alla madre e alla sorella, stabilendo che alla loro morte passassero ai frati di S. Paolo a condizione che questi perseverassero nell’osservanza della riforma della Congregazione mantovana.
La formazione di Panetti ebbe luogo all’interno del convento, dove aveva sede una delle cattedre in cui si articolava la facoltà teologica della città. Conseguito il titolo di baccelliere, il 18 giugno 1466 divenne dottore in teologia. Nel 1467 collaborò a un’integrazione degli Statuti del collegio dei teologi, voluta dal vescovo Lorenzo Roverella e nel 1470 verificò la bontà della copia statutaria nella redazione del notaio Ludovico Miliani.
Panetti tenne a lungo la cattedra di teologia nella scuola dei carmelitani e rivestì la carica di decano della facoltà negli anni 1473, 1475, 1477, 1481, 1483 e 1495, presenziando a molte sessioni di laurea e partecipando direttamente alle attività del collegio. Priore nel 1465 del convento di S. Martino Maggiore a Bologna, rientrò poi nella città natale, dove fu eletto diverse volte, tra il 1468 e il 1497, alla stessa carica in S. Paolo. Molto attivo nella gestione del patrimonio conventuale (nel 1470 indirizzò una lettera a Borso d’Este per difendere un terreno a Focomorto, concesso in uso all’ospedale di S. Anna), frate Battista continuò inoltre ad amministrare i beni della sorella – per questo molte carte di famiglia sono confluite nell’archivio di S. Paolo.
Panetti era ben introdotto alla corte estense, dove ebbe modo di frequentare i più importanti intellettuali del tempo. Grande conoscitore del greco, per il duca tradusse in volgare le Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio, tra 1471 e 1472: l’esemplare di dedica, da lui vergato in scrittura umanistica e miniato da Andrea da le Vieze, venne accompagnato da una lettera confidenziale a Ercole, definito «homo più presto ne le arme che negli studii exercitato» (Modena, Biblioteca Estense universitaria, d’ora in poi BEMo, a.O.3.4 = Ital. 545, c. 2r).
Protagonista della vita della Congregazione mantovana (di cui divenne vicario generale nel 1485 e nel 1493), compì nel 1474 una missione a Roma, per discutere davanti al papa la controversia sul colore dell’abito, questione che stava lacerando in quegli anni l’ordine carmelitano. In quell’occasione svolse probabilmente qualche incarico per conto del duca Ercole, perché questi diede disposizioni al fattore generale di procurare un cavallo per il frate, precisando che andava «a Roma per nostre facende» (Archivio di Stato di Modena, Archivio Estense, Camera Ducale, Computisteria, Mandati in volume, n. 18, c. 70r, 1474 settembre 10). Nel 1478, il carmelitano partecipò alla celebre disputa ferrarese sull’Immacolata Concezione, appoggiando le posizioni scotiste del francescano Bartolomeo da Feltre contro il domenicano Vincenzo Bandelli; già qualche anno prima, aveva condannato le posizioni domenicane in tema d’eresia, attaccando pubblicamente l’inquisitore di Bologna per una sentenza fondata su un’erronea interpretazione di un passo di Scoto. Nel 1490 divenne decano della facoltà di teologia di Parma.
Per esigenze di insegnamento, tradusse dal greco in latino Giovanni Damasceno, Basilio e Crisostomo (Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, d’ora in poi BCAFe, Cl. I 432), compilò o trascrisse opere storiche (un Chronicon Ferrariensium non pervenuto e l’Historia comitissae Mathildis di Donizone, BEMo, lat. 621), una raccolta epigrafica (BCAFe, Cl. I 361), sermoni per la sua attività di predicatore – inediti (BCAFe, Cl. I 53) e a stampa (Sermones declamatorii, Bologna, Benedetto Ettori, 1506) – e versi latini e volgari (BEMo, Autografoteca Campori, Panetti e nelle carte di guardia dei codici).
Gli interessi e le letture che Panetti condivideva con l’ambiente culturale umanistico prendono forma scorrendo i titoli della biblioteca di S. Paolo, che il frate arricchì di circa 700 volumi, trasformando la «penuria librorum» che trovò al suo ingresso in convento nella maggiore raccolta ecclesiastica della Ferrara quattrocentesca (BCAFe, Cl. I 53, c. 2r). Ai testi di insegnamento per la facoltà di teologia o legati alla spiritualità dell’ordine, maestro Battista affiancò molti testi e commenti di umanisti, in esemplari spesso interamente di sua mano. Da accurato bibliofilo, organizzò miscellanee e codici compositi, talvolta corredati di indici delle opere: una raccolta con Plutarco tradotto da Guarino, Senofonte nella traduzione di Bruni e il De verecundia di Salutati, o ancora la miscellanea con scritti di Bruni, Bracciolini, Guarino, Trapezunzio e Filelfo. Acquistò molti incunaboli (tra cui un esemplare della Roma triumphans di Biondo, edito a Mantova nel 1471-73, di cui il carmelitano integrò una lacuna con inserto manoscritto), che denotano una grande apertura verso il nuovo mezzo tipografico: Panetti stesso collaborò attivamente con lo stampatore Lorenzo de’ Rossi come revisore di testi. La ricostruzione di questa raccolta libraria si deve agli studi di Alessandra Chiappini e Claudia Andreasi.
Sulle carte di guardia di tutti i codici si ripete la nota «Ex libris reverendi patris nostri magistri Baptiste Panetii ferrariensis sacre theologie professoris», che ci trasmette la sua data di morte, avvenuta a Ferrara il 27 marzo 1497; fu sepolto nella sacrestia della chiesa di S. Paolo.
Fonti e Bibl.: Ferrara, Archivio Severi (archivio privato); Archivio di Stato di Ferrara, Archivio notarile antico, not. Ludovico Miliani, matr. 100, pacco 5s (1466), c. 162v; Ferrara, Archivio storico diocesano, Fondo S. Paolo; Archivio di Stato di Modena, Archivio Estense, Camera Ducale, Guardaroba, 91, Creditori et debitori (1471), c. 112; Cancelleria, Carteggi con regolari, b. 88; Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 11279, cc. 133r-145r; Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, G.B. Archetti, Pinacotheca illustrium scriptorum ordinis B.M.V. de Monte Carmeli, Cl I, 98, 3 tomi, I, pp. 73-75, 547, 553, 560; II, pp. 11-16; C. Vaghi, Commentaria fratrum et sororum ordinis beatissimae Mariae Virginis de Monte Carmeli Congregationis Mantuanae, Parma 1725, p. 225; L. Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi nella pietà, nelle arti, e nelle scienze colle loro opere, o fatti principali, Ferrara 1804, II, pp. 96 s.; G. Bertoni, Notizie sugli amanuensi degli Estensi nel Quattrocento, in Archivum Romanicum, II (1918), pp. 29-57; B. Xiberta, De magistro Baptista Panetio Immaculatae Conceptionis strenuo propugnatore, in Analecta ordinis Carmelitarum, VII (1930-31), pp. 99-103; I manoscritti miniati della Biblioteca Estense di Modena, a cura di D. Fava - M. Salmi, I, Fi-renze, 1950, pp. 60 e 165; L. Saggi, La congregazione mantovana dei Carmelitani sino alla morte del B. Battista Spagnoli (1516), Roma 1954; A. Bargellesi Severi, Due carmelitani a Ferrara nel Rinascimento: Battista P. e Giovanni M. Verrati, in Carmelus, VIII (1961), pp. 63-131; A. Franceschini, Privilegi dottorali inediti nello Studio di Ferrara, sec. XV-XVI, in Ferrara viva, V (1965), 13-14, pp. 207-232 (in part. 224-226); T. Lombardi, Una famosa disputa a Ferrara nel 1478 sull’immacolato concepimento di Maria, in Id., I Francescani a Ferrara, V, Memorie storiche particolari, Bologna 1975, pp. 75-92; V. Caputo, Gli statuti del collegio dei dottori teologi dello Studio ferrarese nei secc. XV-XVIII, in Girolamo Baruffaldi (1675-1755). Convegno nazionale di studi nel terzo centenario della nascita… 1975, Cento 1977, I, pp. 309-388; A. Chiappini, Fermenti umanistici e stampa in una biblioteca ferrarese del secolo XV, in La bibliofilia, LXXXV (1983), 3, pp. 300-320; A. Samaritani, Le questioni sentenziarie del carmelitano inglese Osbert di Pickingham (prima metà del sec. XIV) – Mss. Ariostea Cl. II, 291 – nella biblioteca dell’umanista ferrarese Battista P., in The Renaissance in Ferrara and its European horizons, a cura di J. Salmons (sez. italiana a cura di W. Moretti), Cardiff - Ravenna 1984, pp. 271-291; La chiesa ed il convento di S. Paolo a Ferrara, in Bollettino della «Ferrariae Decus», XV (1999); C. Andreasi, La biblioteca di frate Giovanni Battista Panetti carmelitano, in Medioevo e Rinascimento, n.s. XI (2000), pp. 183-231; ManuScripti: i codici della Biblioteca comunale Ariostea, a cura di M. Bonazza, Ferrara 2002; A. Faoro, Ceramisti e vetrai a Ferrara nel tardo medioevo. Studi e documenti d’archivio, Ferrara 2002, pp. 135 ss.; Id., Cenni sulla produzione vetraria a Vicenza nel primo Quattrocento, in Il vetro nell’alto medioevo, Atti delle VIII Giornate nazionali di studio. Spoleto… 2002, a cura di D. Ferrari, Imola 2005, pp. 89-94.