PALMA, Giovanni Battista
– Nacque a Roma il 26 marzo 1791 dal romano Lorenzo e da Costanza Parmegiani, originaria di Palestrina.
Acquisì i primi rudimenti negli studi letterari grazie al sacerdote Pasquale Saraceni di Gallicano, custode della biblioteca dell’Università della Sapienza. Si trasferì quindi nelle scuole del Collegio romano, dove completò i primi studi di grammatica, umane lettere, eloquenza, poesia e si dedicò anche all’approfondimento delle discipline filosofiche. Nel 1809 fu ammesso nel collegio Capranica, dove conquistò la stima di monsignor Alessandro Nicolai, che si sarebbe rivelata decisiva per la sua carriera ecclesiastica. Proprio grazie all’appoggio di Nicolai, infatti, ottenne il primo impiego presso la Penitenzieria apostolica. Negli anni dell’occupazione napoleonica si allontanò dal collegio, ma non abbandonò gli studi. Colse, invece, l’occasione per approfondire le sue conoscenze nell’ambito delle scienze teologiche, ponendosi sotto la protezione dell’abate Pietro Caprano, personaggio molto vicino a Pio VII.
Il giorno di Pasqua del 1817 celebrò la sua prima messa nella chiesa di S. Venanzio de’ Camerinesi. Avendo conquistato l’attenzione delle alte gerarchie pontificie, ottenne un impiego nella segreteria della Congregazione di Propaganda Fide e riuscì a occupare velocemente posizioni di responsabilità, fino a ricoprire la carica di primo minutante. Per le sue qualità di erudito a 33 anni fu nominato professore di storia ecclesiastica nel Collegio romano dal cardinale Bartolomeo Pacca, che ricopriva l’incarico di prefetto degli studi. Grazie all’attività didattica svolta nel seminario di S. Apollinare, conquistò l'attenzione di prestigiosi eruditi, primo fra tutti l’oratoriano Agostino Theiner, il quale si preoccupò di recensire i suoi scritti, offrendogli utili consigli.
Già nei primi lavori (degna di nota la confutazione della biografia di fra Paolo Sarpi di Aurelio Angelo Bianchi-Giovini, apparsa nel vol. IX degli Annali delle scienze religiose) emerge chiaramente la concezione della sua storia ecclesiastica, apertamente ispirata alla lezione di Cesare Baronio e improntata alla difesa dell’autorità pontificia: adoperava metodi espositivi saldamente ancorati alla tradizione controversistica postridentina e «servivasi di fatti antichi per confutare recenti errori: così poneva in luce la tradizione costante della Chiesa, così presentava l’istoria sostenitrice del domma e della fede» (Alibrandi, 1851, p. 308).
Nel 1838 diede alle stampe la prima edizione della sua opera più importante e corposa, le Praelectiones Historiae Ecclesiasticae, che ripercorreva la storia della Chiesa di Roma dalla nascita di Cristo fino alla ratifica dei decreti tridentini. Lo scritto, destinato a fini didattici, ebbe una discreta e durevole fortuna nei circuiti dell’istruzione religiosa; si contano almeno quattro ristampe fino al 1880.
Nel 1846 mostrò le sue capacità nell’arte dell’eloquenza componendo l’orazione funebre per Gregorio XVI e gli Arcadi contribuirono al consolidarsi della sua fama accogliendolo ufficialmente nel loro circolo. Fu anche uno zelante confessore, sebbene avesse fama di possedere un carattere ruvido e volubile.
Insegnò storia ecclesiastica nel Collegio romano fino al 1846, ma già dal 1843 il cardinale Luigi Lambruschini gli aveva riservato una cattedra presso l’Università della Sapienza.
Intrattenne rapporti stretti con il teologo inglese John Henry Newman, che in quegli anni aveva abbandonato la confessione anglicana e abbracciato quella cattolica entrando a far parte dell’oratorio di S. Filippo Neri e ricevendo l’ordinazione sacerdotale nel 1847. Palma dimostrò in diverse occasioni di avere particolarmente a cuore la conversione dei sacerdoti anglicani; nelle pagine delle Praelectiones affermò di guardare con attenzione tutti quegli uomini «dotti» che si mostravano stanchi degli agi e dei lussi garantiti dalle gerarchie d’Oltremanica e manifestavano la volontà di cercare un nuovo stile di vita (ed. 1846, pp. 53 s.). Riteneva che Newman potesse riuscire nell’intento di adattare la regola oratoriana al mondo inglese. Dal canto suo, il teologo inglese lo considerò un affidabile confidente e benefattore, «l’unico vero amico a Roma» (Dessain, 1962, p. 436), ottenendo da lui un valido aiuto per il completamento dell’ambiziosa opera di catalogazione delle Vite dei santi inglesi. Intorno a questo lavoro, che vide la luce nel 1843-44, e al metodo che lo aveva ispirato nacquero aspre controversie che coinvolsero teologi e storici sia di parte anglicana sia di parte cattolica. Il tema impegnò a fondo Palma e Newman fino al 1847, quando furono pubblicate le vite delle sante Rosa da Lima, Colomba da Rieti e Giuliana Falconieri composte da Jean Baptiste Feuillet, Sebastiano degli Angeli, Francesco Lorenzini e Frederick William Faber. In pieno accordo con l’amico, Newman difese con decisione i miracoli e gli exempla narrati nella Legenda Aurea, nel Martirologio e nel Breviario romano, attirandosi le critiche di studiosi che li ritenevano fantasiosi o poco credibili.
Palma ebbe anche altre cariche importanti presso la S. Sede: fu esaminatore del clero romano, esaminatore dei concorsi della Dateria apostolica, membro del Collegio teologico, censore dell’Accademia teologica. Dopo l’elezione di Pio IX, grazie anche all’intercessione di Giuseppe Maria Graziosi, la sua posizione in Curia si consolidò ulteriormente. Nel 1847 andò a coprire la carica di segretario della congregazione di Propaganda Fide, in sostituzione di Giuseppe Brunelli, inviato in Spagna come nunzio apostolico. Nello stesso periodo fu nominato cameriere segreto del pontefice, canonista del tribunale della Sacra Penitenzieria ed entrò a far parte del Consiglio di Stato. Partecipò alla stesura della celebre Allocuzione del 29 aprile 1848 ed ebbe un ruolo attivo nella commissione che lavorò allo Statuto fondamentale pel governo temporale degli Stati di S. Chiesa, offrendo un contributo specifico in qualità di storico, «per dimostrare che i papi accettarono a Roma in altri secoli un Senato laico» e «ciò per giustificare col mezzo di un precedente le concessioni politiche di Pio IX» (Jankowiak, 2011, p. 128).
Morì in circostanze poco chiare il 16 novembre 1848, nel pieno delle tensioni politiche che accompagnarono il governo di Pio IX.
Stando alle fonti di parte pontificia, il sacerdote inerme e spaventato fu raggiunto da un colpo di baionetta mentre si trovava alla finestra della sua abitazione nei pressi della chiesa di S. Carlo alle Quattro Fontane: a sparare sarebbe stato un cecchino appostatosi di proposito sul campanile. Diversa è la versione offerta dai cronisti filorivoluzionari, secondo i quali Palma fu colpito per sbaglio, senza alcuna intenzione da parte dei ribelli, mentre stava mitragliando «con arme da fuoco il popolo inerme, appiattandosi come una scimmia dietro il parapetto per caricare» (Un papa senza maschera ossia i misteri dell’ultima corte di Roma: pensieri di G.V., Roma 1849, cit. in G. Spada, Storia delle Rivoluzione di Roma e della Restaurazione del Governo pontificio dal 1 giugno 1846 al 15 luglio 1849, II, Firenze 1869, p. 523).
Opere: Praelectiones Historiae Ecclesiasticae quas in Collegio Urbano S. Congregationis de Propaganda Fide et in Pontificio Seminario Romano habuit. Tomus I-III, Roma 1838-39 (edizioni successive, ibid. 1848, 1870, 1880); In funere Gregorii pp. XVI oratio habita in Universitate romana postridie calendas septembres a. 1846. a R.mo Dom. Joanne Baptista Palma historiae ecclesiasticae in eadem universitate professore et collegii theologici secretario sanctissimo domino nostro Pio pp. IX Dicata, ibid. 1846; Statuto costituzionale. Studi di mons. Palma per dimostrare che i papi accettarono a Roma in altri secoli un Senato laico e ciò per giustificare col mezzo di un precedente le concessioni politiche di Pio IX, ibid. s.d.
Fonti e bibl.: La più completa ricostruzione biografica su Palma è il necrologio composto da G. Alibrandi, in Annali delle scienze religiose, s. 2, X (1851), pp. 306-311.
G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro ai giorni nostri, LXIII, Venezia 1853, p. 274; W.B. Ullathorne, From cabin boy to Archbishop: The autobiography of Archibishop Ullathorne, London 1941, pp. 256, 272, 286; L. Donati, Una battaglia in Piazza del Quirinale, in Strenna dei romanisti, XXXII (1971), pp. 152-156; F. Tamburini, La Penitenzieria apostolica negli anni della occupazione napoleonica in Roma (1808-1814), in Archivio della Società romana di storia patria, XCVI (1973), pp. 173-225; Letters and diaries of John Henry Newman, a cura di C.S. Dessain, XII, Oxford 1962, pp. 436-437; M. Maccarrone, G.B. Palma, in La Pontificia Università Lateranense. Profilo della sua storia dei suoi professori e dei suoi alunni, a cura di A. Piolanti, Roma 1963, pp. 152 s.; S. Gilley, Newman and his age, Darton 1990, pp. 252, 349; J.M. Marin, John Henry Newman. La vita (1801-1890), Milano 1998, pp. 214-215; J.H. Newman, Discorsi sul pregiudizio: la condizione dei cattolici, a cura di B. Gallo, Milano 2000, p. 310; Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la Curie Romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), a cura di P. Boutry, Roma 2002; J.H. Newman, Newman the Oratorian, introduzione e note di P. Murraym, Leominster 2004, pp. 90, 480; C. Dowd, Rome in Australia: The Papacy and Conflict in the Australian Catholic Missions. 1834-1844, Leiden 2008, pp. 118-119; F. Jankowiak, Le Statuto de Pie IX: l’anomalie et la tradition, in Constitutions, Républiques, Mémoires. 1849 entre Rome et la France, a cura di L. Reverso, Paris 2011, pp. 125-138.