PAITONI, Giovanni Battista
PAITONI, Giovanni Battista. – Nacque a Venezia il 6 febbraio 1703 da Bortolomio e da Francesca Santinelli.
Della numerosa prole della coppia va ricordato Iacopo Maria, chierico regolare somasco, che fu erudito, bibliofilo e volgarizzatore di testi latini. Talora nelle fonti i due fratelli, che godettero entrambi di fama per la loro cultura nelle lettere e nelle scienze, sono confusi (Moschini, 1806, II, p. 67).
Così come il fratello Iacopo Maria, anche Giovanni Battista studiò dai gesuiti; poi fu allievo del medico Francesco Lodovici. L’8 ottobre 1720 si addottorò a Venezia presso il Collegio dei medici fisici, che per antico privilegio pontificio poteva laureare otto medici l’anno. L’8 luglio 1721 fu abilitato alla professione dal Magistrato alla Sanità. Nel 1722 pubblicò a Venezia Della generazione dell’uomo. Discorsi; nel 1724 si difese dalle accuse di Pietro Bianchi di Ragusa nelle Vindiciae contra epistolas Petri Blanchi (Faenza) e nel 1726 ritornò sugli argomenti trattati quattro anni prima nel Della generazione dell’uomo: terzo e quarto discorso, annessavi nel fine una lettera intorno alla generazione de’ vermi nel corpo degli animali (Venezia).
Divenuto socio dell’Istituto bolognese delle scienze, in questo ambito pubblicò il De vita ac scriptis Fabricii Bartholeti medici Bononiensis commentarius (Venezia 1740). Al 1748 risalgono i Consulti medici intorno all’emoptisi o sia sputo di sangue dal petto (Venezia). Nel 1757 redasse, in qualità di «accademico fiorentino», due «allegazioni mediche legali» (Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Correr, 973/7, cc.194r-219).
Dopo essersi dedicato all’esercizio della professione medica a Venezia, il 4 maggio 1763 concorse al posto di protomedico del Magistrato alla Sanità, resosi vacante per la morte di Pietro Santorini. A differenza degli altri Stati italiani in cui era espressione della casta medica, a Venezia il protomedico veniva assunto per concorso dal Magistrato, da cui dipendeva e di cui costituiva il riferimento tecnico-scientifico, con la facoltà di definire le strategie sanitarie della Repubblica avvalendosi della consulenza dei collegi medico-fisico e medico-chirugico di Venezia e di Padova.
Nel 1763 il protomedicato rendeva 200 ducati annui netti da decime, cui si aggiungevano le spese di gondola, le gratificazioni a Pasqua e Natale, oltre agli incentivi per prestazioni aggiunte come l’inoculazione del vaiolo. Fra le altre incombenze Paitoni peritava i farmaci che medici e praticoni locali e stranieri potevano immettere nel mercato veneziano solo con la sua approvazione. Molti rimedi ed elisir vennero da lui respinti come inutili, se non addirittura dannosi. Clamoroso fu il caso del medico lucchese Innocenzo Della Lena che, per accattivarsi le simpatie di Paitoni, gli dedicò la sua opera Scoperta chimica d’un risolvente flogistico… contra la causa prossima d’ogni morbo esterno ed interno, acuto e cronico (Venezia 1782) ma fu costretto a cancellare la dedica e a partire da Venezia.
La parte più interessante dell’attività di Paitoni si esplicò nelle relazioni internazionali con gli uffici di Sanità e con le corti delle altre nazioni che chiedevano informazioni sulle misure sanitarie della Repubblica (cfr. Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Cicogna, 1509, cc. n.n.: G.B. Paitoni, Metodo curativo e preservativo da tenersi nelle occasioni del contagio pestilenziale, disteso per ordine dell’Eccell.mo Magistrato alla Sanita’ di Venezia... a richiesta della corte di Russia, 1785). A sua volta riceveva dall’estero e leggeva i proclami e le informazioni sulle epidemie, dirigeva l’osservatorio sui focolai interni e sui flussi epidemici internazionali, avvalendosi per la raccolta dei dati della fitta rete di ambasciatori, consoli, mercanti, spie che la Repubblica aveva ovunque.
Godendo della tregua dalla peste che, grazie alle misure preventive del Magistrato, non colpì più a Venezia, dal 1631 poté orchestrare strategie sanitarie per prevenire il vaiolo, la rabbia e la tisi, e inoltre avviò la sperimentazione di nuove cure della sifilide e della scabbia. Sotto la sua direzione l’ufficio di Sanità diffuse la pratica della rianimazione degli annegati elaborata da Francesco Vicentini con la respirazione bocca a bocca e con l’insufflazione di fumo di tabacco nell’ano (l’usanza, importata dalle Americhe, era praticata dagli olandesi con i quali l’ufficio di Sanità veneziano aveva intessuto un fitto carteggio scientifico). Per evitare il rischio di inumare morti apparenti fissò norme accurate e promosse l’aggiornamento dei parroci e dei medici veneziani, facendo tradurre e diffondere opere mediche straniere.
All’ospedale di S. Lazzaro e Mendicanti avviò la prima inoculazione sperimentale del vaiolo, che descrisse in una Relazione della inoculazione del vajuolo eseguita in Venezia nel novembre 1768 (Venezia 1768). L’esperimento riuscì e la profilassi venne introdotta su ampia scala. Per arginare la diffusione della tisi elaborò nel 1772 una serie di misure igieniche per la disinfezione degli effetti personali e delle abitazioni dei morti di tubercolosi che vennero adottate e diffuse nel Parere sulla natura della tisichezza e sulle cautele da usare per preservarsi dalla medesima (Venezia 1772). Lo stampatore Benedetto Milocco gli dedicò nel 1773 l’undicesimo numero del Giornale di medicina in segno di riconoscimento per la sua attività.
Fu eletto priore del Collegio dei medici fisici di Venezia nel 1765 e nel 1767 rinunciò alla riconferma per l’anno successivo. Tuttavia fu rieletto nel 1772 e nel 1773, il che indusse il Magistrato alla Sanità a deliberare nel 1775 il divieto ai Collegi di nominare ai loro vertici i propri protomedici in modo da evitare la confusione di ruoli e la commistione di poteri e di interessi.
Fra gli altri casi singolari di cui si occupò, inviò alla Reale Società di Londra, della quale era membro l’Osservazione anatomica rara… (pubblicata in italiano e inglese, Venezia 1764), relativa all’autopsia di una giovane di 25 anni affetta da tosse cronica, morta improvvisamente mentre festeggiava il carnevale, nel cui corpo era stato rinvenuto un unico polmone. Fu poi consulente del patriarca di Venezia nel caso del matrimonio non consumato da parte del nobiluomo Giovanni Corner a causa del terribile alito della moglie Orsola Venier.
Morì a Venezia l’8 dicembre 1788 a causa di una gravissima pneumonia durata quattro mesi; fu sepolto con capitolo, come si conveniva alle persone ragguardevoli, a cura della moglie, Maria di Bortolo Cerchiari.
La moglie offrì la biblioteca del marito, nota per la sua ricchezza di testi di scienze, lettere e cultura classica e visitata nel 1788 dall’abate Juan Andrès, alla Repubblica in cambio di un vitalizio di 2000 ducati l’anno, ma la richiesta non venne accolta. I Provveditori alla Sanità il 15 gennaio 1789, ricordando il lungo e fedele servizio di Paitoni, rimborsarono però alla famiglia le spese che egli aveva anticipato nello svolgimento della sua attività. I 9754 volumi della biblioteca furono acquistati da un inglese per 30.000 zecchini. Trasportati a Londra, vennero venduti all’asta da James Robson fra il 22 novembre 1790 e il 17 febbraio 1791.
Probabilmente Paitoni non possedette immobili perché il suo nome è assente nella redecima del 1740; è certo che visse in affitto in corte del tagiapièra a S. Maurizio dal 1736 fino alla morte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Giudici di Petizion, inventari, f.za 454, n. 39; Dieci savi alle decime in Rialto, reg. 434, parrocchia di S. Maurizio, cc. n.n.; Provveditori e Sopraprovveditori alla Sanità, b. 564, 585, cc. n.n.; b. 583 reg.1; bb. 587, 590 e 591 passim; Necrologi, regg. 975, 977, ad diem; Notatorio, 780 c. 122 t.; Venezia, Arch. storico del Patriarcato, Parrocchia di S. Maurizio, libro dei morti, 2, pp. 169, 177; Ibid., Bibl. nazionale Marciana, Mss.It., VII.2379 (= 9686): Collegio Medico fisico, Elenco priori e dottorati, cc. n.n.; J.-J. Manget, Bibliotheca scriptorum medicorum veterum..., II, Genève 1731, pp. 434 s.; A.M. Giacomina Orteschi, All’illustriss. e chiariss. signore G. P. … Alcune chiacchiere in risposta… a Antonio Lizzari sul proposito della costituzione epidemica veneta degli anni 1761 e 1762 scritta già dal dottore Pietro Orteschi suo marito, Venezia 1764; N.F.J. Eloy, Dizionario storico della medicina, V, Napoli 1765, p. 9 ; J. Andrès, Cartas familiares del abate… a su hermano d. Carlos Andrès, III, Madrid 1790, pp. 203-205; Bibliotheca Paitoniana: a catalogue…, London 1790; G.A. Moschini, Della letteratura veneziana del secolo XVIII fino a’ giorni nostri, Venezia 1806, II, p. 67; III, pp. 231 s.; C. Lucchesini, Della storia letteraria del Ducato lucchese, in Memorie e documenti per servire all’istoria del Ducato di Lucca, X, Lucca 1831, p. 384; M.G. Levi, Ricordi intorno agli incliti medici, chirurghi e farmacisti che praticarono loro arte in Venezia dopo il 1742, Venezia 1838, p. 48; N.E. Vanzan Marchini, I mali e i rimedi della Serenissima, Vicenza 1995, pp. 242-245, 275-277, passim; La memoria della salute. Venezia e il suo ospedale dal XVI al XX secolo, a cura di N.E. Vanzan Marchini, Venezia 1985, pp. 43, 158 ; M. Zorzi, La biblioteca di San Marco, Milano 1987, p. 347; Le leggi di sanità della Repubblica di Venezia, a cura di N.E. Vanzan Marchini, I-V, Vicenza 1995-Treviso 2012.