MONTANO, Giovanni Battista . –
Nacque a Milano intorno al 1534. Lo si deduce da F. Villamena che, in un'incisione posta intorno al ritratto del M., lo dichiara alla data della sua morte di anni 87. In base a una attestazione del 1609, in cui il M. afferma di conoscere Guglielmo Della Porta «da più di 40 o 45 anni», si ipotizza la sua presenza a Roma già negli anni Sessanta del XVI secolo (Venditti).
Nulla si sa sulla formazione del M. «intagliatore di legname», come scrive Baglione, che lo definisce anche «eccellente, e buono architetto».
Il 15 dic. 1579 ricevette un pagamento di tre scudi per opere di intaglio non ben specificate, eseguite per la Compagnia romana dei falegnami (Bilancia). L'anno seguente, il 15 ottobre, ottenne l'incarico dall'Arciconfraternita del gonfalone di Roma per l'ancona lignea del quadro dell'altare maggiore della loro chiesa di S. Lucia (ibid.).
L'11 dic. 1583 venne proposto come confratello nella Compagnia di S. Giuseppe di Terrasanta (poi Accademia dei virtuosi al Pantheon), proposta accettata l'8 genn. 1584, quando è definito «milanese, intagliatore alli Cesarini e cavaliere» (ibid.). In quell'anno «i provvisori di S. Maria dell'Anima gli commissionarono un Cristo con due cherubini e quattro anime da incidere sulla predella del tabernacolo del Ss. Sacramento» dell'altare maggiore, e il crocifisso ligneo, ora in una delle cappelle (Hoogewerff). Il 5 nov. 1585 il M. e J. Tobai, falegnami, ricevettero il pagamento di un acconto per l'organo dell'Aracoeli – il contratto è registrato sei giorni dopo: Archivio di Stato di Roma, Collegio dei notai capitolini, vol. 148, cc. 36, 47 – commissionato il 10 dic. 1585 ai due organari Domenico Benvenuti e Francesco Palmieri (Bilancia).
Al M. si deve il disegno della cantoria dell'organo, messa in opera da L. Caronica nel 1585. L'organo era posto sopra l'ultima cappella, nel lato verso il convento; venne successivamente rimosso e non ne è nota la configurazione.
Da un documento del 7 febbr. 1587 si sa che il M. era impegnato nella realizzazione di un tabernacolo ligneo per S. Maria della Consolazione a Roma, su disegno di Martino Longhi il Vecchio. Il 4 luglio dell'anno successivo la Confraternita dei pellegrini di Roma stipulò un contratto con il M. e con il francese S. Possenti per realizzare il soffitto dell'oratorio, seguendo un disegno che probabilmente era stato elaborato dallo stesso Longhi, architetto della confraternita. Il 4 marzo 1591 il M. e F. Tamburini ricevettero il mandato di pagamento finale per l'arco trionfale ligneo eretto in cima alla scalinata del Campidoglio, quando Gregorio XIV prese «possesso» di S. Giovanni in Laterano. Il 10 sett. dello stesso anno il M., con G. Bruni, fu incaricato da Muzio Mattei di realizzare un soffitto ligneo nelle stanze superiori del suo palazzo in costruzione alle Quattro Fontane (ibid.). Il 6 ag. 1592, il «Giovanbattista scultore falegname», che Noehles identifica con il M., ricevette un pagamento per un modello ligneo della chiesa dei Ss. Luca e Martina, relativo probabilmente a un progetto di O. Mascherino. Il 15 ottobre dello stesso anno la Società dei fornai fece un mandato al M. per l'esecuzione dello stampo in legno per le statue delle «madonne» che dovevano circondare la cupola della chiesa di S. Maria di Loreto. Ancora per la Società dei fornai, nel 1595 realizzò due lanternoni processionali e stipulò il contratto per la cantoria del nuovo organo, realizzato da L. Biagi. Il 7 gennaio di quell'anno acquistò una vigna in località Domine Quo Vadis. Ebbe un figlio, Leone, il 21 ottobre nominato suo procuratore e, dal 1600, cointestatario della bottega (ibid.): si desume da ciò che il M. si fosse sposato anni prima, ma non si sa né quando né con chi. Il 21 maggio e il 18 luglio 1597 ricevette pagamenti per opere in S. Atanasio dei Greci (Bedon, Uniatismo, apostolato...).
Nell'agosto dello stesso anno fu incaricato di progettare la nuova chiesa della Compagnia dei falegnami, alla quale era affiliato; presentò varie proposte, di cui l'ultima, approvata, fu messa in esecuzione il 1° settembre, non senza problemi determinati dalla possibilità di attuare il progetto sul sito disponibile. Fra gli ulteriori lavori che gli vennero affidati per il cantiere dei Falegnami si ricordano quelli per gli stucchi della cappella maggiore e per il soffitto della chiesa (1611), che Zandri attribuisce integralmente al M., il cui apporto documentato è però da limitare alla sola scena con la Natività (Bilancia).
La chiesa di S. Giuseppe dei Falegnami è una delle due opere architettoniche ancora superstiti progettate dal M., la cui lunga e faticosa definizione spaziale non è ancora possibile decifrare con sufficiente documentazione. Significativa sia nell'impianto realizzato sia nella facciata, denota una propensione dell'intagliatore verso la progettazione architettonica che almeno in parte giustifica l'elogiativa definizione di Baglione. La facciata ha attratto l'attenzione della storiografia per la particolare soluzione tripartita – sottolineata dai piccoli timpani laterali – in una composizione ricondotta all'unità dal timpano grande che ingloba gli altri. La composizione tripartita è un tema sviluppato negli stessi anni anche da G. Rainaldi; dal M. venne applicata in vari disegni di progetti e nei cosiddetti «tempietti»; e forse proprio la ricorrente composizione tripartita, alcune architetture disegnate, certi aneddoti della sua vita qui solo parzialmente ricostruiti – come l'inusuale nome dato alla figlia, Logica - possono indirizzare le ulteriori ricerche sulla sua attività, esasperatamente tesa al conseguimento di logiche geometriche attraverso variabili sistemi formali.
Negli anni della progettazione della chiesa dei Falegnami, il M., con il figlio Leone, eseguì la cantoria per l'organo di L. Blasi in S. Giovanni in Laterano, per la quale ricevette pagamenti dalla Camera apostolica dal 1597 al 1599.
Nella composizione egli adotta ancora il sistema tripartito ma la funzione dello strumento – con l'organo grande al centro e i due più piccoli ai lati – comporta il mantenimento delle parti separate: dà risalto alla zona centrale alzandola rispetto ai settori laterali e decorandone la terminazione con una elaborata commistione di elementi compositivi volta a formare un insieme in cui le parti sono però ancora individuabili nella definizione originaria. Il progetto di rinnovamento del transetto della basilica, voluto da papa Clemente VIII e diretto da Giacomo Della Porta, denota il consolidarsi di un rapporto professionale tra il M. e l'architetto iniziato almeno dal progetto della cantoria dell'organo in S. Maria in Aracoeli e che continuò in seguito. Così è pure per i rapporti con l'organaro Blasi con cui il M. collaborò anche in altre opere.
L'apprezzamento per le opere architettoniche eseguite per la Compagnia dei falegnami e per il pontefice Clemente VIII, la consuetudine con Giacomo Della Porta, Flaminio Ponzio e altri architetti devono essere stati il tramite per alcuni incarichi successivi, come l'altare della cappella voluta dal nobile Benedetto Gelosi nel duomo di Spoleto, il modello della cappella dei Principi a Firenze, l'altare della cappella Herrera in S. Giacomo degli Spagnoli a Roma.
Nelle Memorie Gelosi si richiamano «doi disegni di m. Jo. Batta milanese per l'ornamento del altar e delle facciate della cappella» spoletina (Bozzoni - Carbonara), non più esistente, di cui non è nota l'epoca del progetto ma che, per la datazione al 1599 della pala d'altare di Annibale Carracci, si può ritenere ideata tra il 1597 e il 1598.
Nel 1598 il M. fu incaricato da Ferdinando de' Medici di eseguire il modello in legno della cappella dei Principi in S. Lorenzo progettatta da Giacomo Della Porta, modello che era in fase avanzata di realizzazione nel 1600. Il tabernacolo ottagonale, riconosciuto da Schwager (1993) in un disegno conservato nella Biblioteca nacional di Madrid, presenta in un unico grafico di pianta due soluzioni compositive; nella veduta prospettica dell'alzato ritornano le colonne intagliate per il terzo inferiore – da descrizioni di altre sue opere tratte dai documenti, ideazione ricorrente nel M. – e una cupoletta con costoloni, su un attico in parte con balaustre, in parte con elementi pieni, che richiama la cupola di S. Maria di Loreto a Roma. Il modello era alto quasi 6 m, con la «forma di ½ ottangolo in concavo», decorato «con risalti, nichi, colonne, figure, lanterna e altri spartimenti», cioè «fregi, risalti, cartelle, scalee, pianuzzi, nichie, archi, capitelli e base e altro» (Henneberg, 1977). Il progetto di Della Porta, come noto, non fu accettato. Il modello ligneo ebbe vicissitudini che lo portarono a Livorno per essere messo sull'altare maggiore quale tabernacolo (1602); negli anni Sessanta del XVIII secolo fu rimosso.
Si ritiene che l'artista citato in una cronaca del XVII secolo quale autore dell'ancona progettata intorno al 1603-04 nella scomparsa cappella Herrera possa essere il M. (Terzaghi). Nel manoscritto (Archivio storico Capitolino, mss. 25449: San Giacomo degli Spagnoli, cc. n.n.) è scritto «Giovan Domenico Montano» ma il nome esatto – «Giovan Battista Milanese» – è ricordato in una cronaca di anonimo conservata nella Biblioteca Casanatense (Dorati da Empoli).
Il 1° febbr. 1599 si impegnò ad eseguire per la cappella dell'Arciconfraternita del Ss. Corpo di Cristo in S. Lorenzo in Damaso un tabernacolo ligneo alto circa m 2.90, esclusa la predella e la croce (Bilancia). Per la stessa chiesa, nel gennaio 1612, il M. si impegnò a realizzare la parte lignea dell'addobbo delle Quarantore, stipulando poi il contratto per la costruzione su suo disegno di un pulpito monumentale non più esistente (ibid.). Nel settembre 1601 contrasse matrimonio con Laura Martinelli; in questo periodo abitava presso il palazzo del cardinale Salviati (Archivio di Stato di Roma, Trenta notai capitolini, Uff., 13, vol. 114, cc. 424, 505-510). Su incarico della Pia Casa dei catecumeni nel 1603 intagliò il tabernacolo per la loro chiesa di S. Maria ai Monti e nel 1612 stipulò il contratto, con altri, per eseguire la cantoria lignea dell'organo, da realizzarsi su suo disegno. Del tabernacolo non sono state rintracciate tracce grafiche. L'organo, riprodotto nel rilievo della chiesa eseguito da P.M. Letarouilly, è stato in seguito rimosso.
Nei primi anni del Seicento si stava allestendo la cappella Colonna, o coro d'Inverno dei canonici, in S. Giovanni in Laterano e il carattere dell'architettura degli scanni lignei ha fatto ipotizzare una presenza del M. nella progettazione (Marcucci).
La notizia di un tabernacolo che il M. avrebbe eseguito per il cardinale Pietro Aldobrandini deriva da una testimonianza resa nel 1615 in un processo (Bertolotti). Nessun dato documentario conferma quanto scrive Schwager (1975) sull'operato del M. per l'ancona dell'altare Falconi in S. Maria ai Monti, opera commissionata anni prima a Giovan Battista Della Porta, come attestano i documenti e la firma sul disegno.
Numerosi apprendisti richiesero di formarsi nella bottega del M.; dal 1598 i contratti vennero sottoscritti da Leone per conto del padre (Bilancia). Tavole disegnate di porte della città e portali di Roma vennero eseguite dal M. per l'edizione della Regola delli cinque ordini d'architettura di Iacopo Barozzi detto Vignola (ed. A. Vaccario, 1610; in quella del 1640 è stata aggiunta la tavola con il profilo di porta Pia).
Nel giugno del 1603 furono ratificati gli accordi matrimoniali fra la figlia del M. Logica e G. Sabbatini; il 13 settembre dell'anno successivo il M. acquistò da P. Azanelli una casa sulla via di Marforio (Archivio di Stato di Roma, Trenta notai capitolini, Uff., 10, vol. 51, cc. 100-104, 118-120): nell’atto il M. – scultore del legno, residente nella parrocchia di S. Lorenzo ai Monti – specifica che parte del prezzo pagato era destinata alla dote della figlia Anastasia, sposa del lapicida fiorentino Pompeo Cremona.
Nel 1608 il M. abitava alla «scesa di Marforio»; il 10 sett. 1612 morì il figlioletto Lorenzo, sepolto nella chiesa monticiana, e otto giorni dopo la moglie, sepolta a S. Maria in Aracoeli (ibid.). Nella parrocchia di S. Lorenzo ai Monti risiedeva anche Vittorio Ronconi, la cui figlia Apollonia sposò nel 1615, nella stessa chiesa, G.B. Soria ed è possibile che nell'ambito della parrocchia fosse nato un sodalizio artistico riconoscibile nelle opere successive di Soria, a cui si deve la pubblicazione dei disegni del Montano.
Scrive infatti Baglione: «Ha lasciato dopo di se molte belle fatiche di disegni d'architettura, che poi sono state poste in luce da Gio. Batta Soria, il quale fu suo allievo, come altresì Vincenzo della Greca, ambedue Architettori Romani». La pubblicazione dei disegni del M., iniziata appena dopo la sua morte, ha avuto notevole risonanza ed è riassunta da Bedon (1982; 1983; ma vedi anche Bilancia). Nei disegni del M. della Collezione Martinelli al Castello Sforzesco di Milano ce ne sono una parte cospicua dedicata ai cosiddetti «tempietti», altri potrebbero essere progetti; notevole è anche la collezione di disegni della Biblioteca nazionale di Stoccolma. È poi particolarmente significativa la collezione Sir John Soane's Museum di Londra, comprendente I sette libri dell'architettura ..., del M., dove nel frontespizio vi è una figura entro un'articolata incorniciatura – forse un'immagine dello stesso M. – e, sulla targa-mensa, sono appoggiati libri di vario genere, strumenti per il suo lavoro e per la misurazione.
Il 26 giugno 1617 il M., che era stato incarcerato qualche giorno prima per un debito, per ottenere la libertà assegnò al creditore i frutti della sua vigna al Domine Quo Vadis (Archivio di Stato di Roma, Segretari e cancellieri della R. C. A., vol. 901, c. 628); altri due atti connessi al precedente furono posti in essere da Olimpia De Bellis, la nuova moglie del M., e da C. Golfarelli (cc. 628v, 630v).
Il M. morì a Roma nel 1621.
Fonti e bibl.: G. Baglione, Le vite de' pittori, scultori et architetti …, Roma 1642, pp. 111 s.; Casimiro da Roma, Memorie istoriche della chiesa e convento di S. Maria in Aracoeli di Roma, Roma 1736, pp. 34 s.; F. Cancellieri, Storia de' solenni possessi de' sommi pontefici…, Roma 1802, pp. 127-149; A. Bertolotti, Artisti lombardi a Roma nei secoli XV, XVI, XVII, II, Milano 1881, p. 320; Id., Artisti francesi in Roma nei secoli XV, XVI, XVII, Mantova 1886, p. 62; J. Lohninger, S. Maria dell'Anima. Die deutsche Nationalkirche in Roma, Roma 1909, pp. 79, 104; G.J. Hoogewerff, Documenti in Italia su artisti e letterati olandesi, II, s'-Gravenhage 1913, pp. 617 s.; U. Donati, Artisti ticinesi a Roma, Bellinzona 1942, p. 709; G. Zander, Le invenzioni architettoniche di G.B. M. milanese, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'architettura, XXX (1958), pp. 1-21; S. Simonetti, Blasi Luca, in Dizionario biografico degli Italiani, X, Roma 1968, pp. 784 s.; C.W. Brentano, The church of S. Maria della Consolazione in Rome, diss., University Microfilms International Ann Arbor, MI, 1967, pp. 81, 195, nn. 17-20; S. Benedetti, S. Maria di Loreto, Roma 1968, p. 50; K. Noehles, La chiesa dei Ss. Luca e Martina nell'opera di Pietro da Cortona, Roma 1970, pp. 43, 333; H. Hibbard, Carlo Maderno and Roman architecture 1580-1630, London 1971, pp. 60 n. 10, 98, 103; V. Tiberia, Alcune note su Giacomo Della Porta, in Palladio, n.s., XXI (1971), 1-4, pp. 181-183; Id., S. Giuseppe dei Falegnami - Notizie storiche, ibid., pp. 184-188; G. Zandri, S. Giuseppe dei Falegnami, Roma 1971, p. 23; K. Schwager, Giacomo Della Portas Herkunft und Anfänge in Rom, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, XV (1975), pp. 109-141; J. von Henneberg, Emilio de' Cavalieri, Giacomo Della Porta and G.B. M., in Journal of the Society of architectural historians, XXXVI (1977), pp. 252-255; A. Bedon, Disegni di G.B. M. nelle collezioni europee, in Ricerche di storia dell'arte, 1982, n. 18, pp. 77-85; A. Venditti, L'attività romana di G.B. M., in Bollettino della Unione storia e arte, n.s., XXV (1982), pp. 21-37; A. Bedon, Architettura e archeologia nella Roma del Cinquecento: G.B. M., in Arte lombarda, LXV (1983), 2, pp. 111-126; Id., Uniatismo, apostolato e colonialismo religioso nell'età di Gregorio XIII: la chiesa di S. Atanasio di rito greco in Roma, in Antichità viva, XXII (1983), 5-6, p. 57 n. 64; J. von Henneberg, Giacomo della Porta's model for the cappella dei Principi: an addendum, in Journal of the Society of architectural historians, XLII (1983), pp. 290 s.; A. Schiavo, La Pontificia insigne accademia artistica dei virtuosi al Pantheon, Roma 1985, p. 23; L. Marcucci, Francesco da Volterra. Un protagonista dell'architettura postridentina, Roma 1991, p. 295; K. Schwager, Zu Giacomo della Portas Entwurf für die Capella dei Principi in Florenz, in Begegnungen, Festschrift für Peter Anselm Riedl zum 60. Geburtstag, a cura di K. Güthlein, Worms 1993, pp. 146-167; C. Varagnoli, I palazzi dei Mattei: il rapporto con la città, in Palazzo Mattei di Paganica e l'Enciclopedia Italiana, Roma 1996, p. 153; L. Fairbairn, Italian Renaissance drawings from the collection of sir John Soane's Museum, I, London 1998, pp. 541-554; P. Anderson, Francesco Nicolini, falegname et intagliatore in legno, and the role of carpenters in Cinquecento and Seicento Rome, in Pantheon, LVII (1999), p. 101 n. 23; V. Tiberia, La Compagnia di S. Giuseppe di Terrasanta nel XVI secolo, Martina Franca 2000, pp. 182, 184, 200; L. Testa, La collezione del cardinale Pietro Aldobrandini…, in I cardinali di S. Romana Chiesa. Collezionisti e mecenati, a cura di M. Gallo, I, Roma 2001, pp. 47, 58 n.; M.C. Dorati da Empoli, Una guida artistica di Roma in un manoscritto secentesco anonimo, Roma 2001, pp. 119-121; C. Bozzoni - G. Carbonara, in La cattedrale di Spoleto: storia, arte, conservazione, a cura di G. Benazzi - G. Carbonara, Milano 2002, p. 108; V. Tiberia, La Compagnia di S. Giuseppe di Terrasanta nei pontificati di Clemente VIII, Leone XI e Paolo V (1595-1621), Martina Franca 2002, p. 218; M.C. Terzaghi, Caravaggio, Annibale Carracci, Guido Reni tra le ricevute del banco Herrera & Costa, Roma 2007, pp. 219, 241, 243; F. Bilancia, G.B. M., architetto e intagliatore: appendice documentaria, in Palladio, n.s., XXI (2008), 41, pp. 53-84; L. Marcucci, Progetto romano ed esecuzione napoletana. Ipotesi su G.B. M. e sul coro ligneo del capitolo lateranense, ibid, pp. 25-52; B. Baldrati, La cupola della basilica di S. Pietro in Vaticano, ibid., XXII (2009), 44, pp. 73-122; J. Knight, Borromini's first encounter with the unique architectural designs of G.B. M., in Queen's Graduate Journal of visual material culture, I (2008), pp. 3-13; L. Connors, in Macmillan Encyclopedia of architects, III, pp. 227 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, pp. 82 s.