MICHELINI, Giovanni Battista
– Nacque a Foligno, da cui il soprannome «il Folignate», nel 1606.
La data si desume da un documento del 1664, riguardante un progetto di affresco della cupola del duomo di Foligno, in cui il M. dichiara di avere 58 anni (Pittura del Seicento e del Settecento. Ricerche in Umbria, 2, p. 440). Si tende dunque a escludere, in base all’analisi stilistica delle opere, la possibilità che fosse nato nel 1613, ipotesi in passato fondata sulla nota, presente nell’atto di morte del 1679, secondo cui egli sarebbe deceduto a 66 anni.
L’abbondante produzione pittorica del M., ricostruita per la maggior parte su base attributiva, è concentrata tra Foligno (dintorni compresi) e Gubbio.
Dal punto di vista stilistico si può distinguere una prima fase, intorno al 1630, di orientamento tardomanieristico, a cui appartengono opere come la S. Lucia e il S. Andrea (che ricorda nella tipologia certe figure di G. Cesari, detto il Cavalier d’Arpino), nella chiesa di S. Lucia a Foligno. Tra il quarto e il quinto decennio del secolo si assiste a una evoluzione dello stile del M. verso il classicismo romano.
Sebbene Lanzi lo collochi tra gli allievi di G. Reni, è tuttavia più plausibile pensare a una conoscenza mediata attraverso le opere di gusto classicistico di pittori attivi in Umbria in quel periodo, come N. Quillerier, G.F. Guerrieri, A. Polinori, A.M. Fabrizi. Particolarmente significativo è inoltre l’apporto dato dalle opere che A. Camassei, anch’egli umbro e affermatosi nella cerchia papale barberiniana, spediva da Roma o realizzava in brevi soggiorni nella terra d’origine. Di lui il M. poté certamente osservare la Natività e il Riposo durante la fuga in Egitto in S. Lorenzo a Spello, il Martirio di s. Margherita e l’Immacolata e santi in S. Margherita a Bevagna. La vicinanza stilistica tra i due ha generato anche oscillazioni attributive: per esempio il S. Sebastiano della Pinacoteca comunale di Bevagna, tradizionalmente riferito a Camassei e poi al M. (Pittura del Seicento e del Settecento. Ricerche in Umbria, II, p. 424 n. 377), e che Vannugli preferiva restituire all’anonimato, è stato di nuovo dato a Camassei (Nessi).
Sono da ricondurre a questa fase «classicistica» del M. il dipinto raffigurante i Ss. Cosma e Damiano (Foligno, Museo capitolare, già nel duomo), databile secondo i documenti fra il 1636 e il 1640 (Metelli, 1981, p. 166), in cui però l’impianto è ancora fortemente arcaicizzante, e la Madonna col Bambino e s. Eligio nella chiesa di S. Giovanni Decollato, detta La Misericordia, a Foligno, datata al 1643-44.
Si tratta di una commissione da parte dell’arte dei ferrari per decorare la cappella della corporazione: il contesto è ufficiale, la composizione è quindi curata fin nei dettagli sia per quanto riguarda gli ambienti (il palazzo sullo sfondo al di là dell’arco classicheggiante riproduce probabilmente il palazzo comunale di Foligno come si presentava all’epoca) sia i personaggi, riccamente abbigliati. Proprio nella costruzione di questi, il M. è debitore nei confronti di diversi artisti di ambito classicistico: dal Martirio di s. Dorotea di Fabrizi (Perugia, S. Domenico, 1630 circa) trae la figura dell’angelo che reca il vassoio con gli ori; al severo S. Agostino di Quillerier (Bovara, S. Pietro, sacrestia) si ispira per conferire un tono solenne alla figura di s. Eligio, il quale, peraltro, risente anche di reminiscenze arpinesche. Proprio perché condotta con maestria e sapienza pittorica, la tela è considerata dalla critica il capolavoro del M. (Pittura del Seicento …, p. 283).
Altri esemplari del periodo classicistico del M. sono: la Madonna del Rosario e i ss. Feliciano, Carlo Borromeo, Antonio Abate, Agata, Caterina e Lucia nella chiesa di S. Michele a Sterpete di Foligno, in cui il M. è particolarmente vicino allo stile di Polinori e Fabrizi, e la Morte di s. Giuseppe in S. Niccolò a Belfiore di Foligno, dove riecheggia i modi di Camassei. Quest’ultima è una tela di grandi dimensioni (cm 295 × 198) nella quale, oltre al tema principale, compaiono in alto l’Incoronazione della Vergine fra i ss. Giuseppe, Giovanni Battista, Gioacchino e Anna e in basso lo Sposalizio della Vergine, il Sogno di s. Giuseppe e l’Adorazione dei pastori. A differenza della Madonna e s. Eligio, qui non vi è alcuna ufficialità, ma prevale un tono narrativo e quasi ingenuo, con tante piccole figure che si affollano nella parte alta del dipinto. Convincentemente attribuito al M., in questa fase della sua attività, è pure il S. Nicola di Bari nel palazzo vescovile di Foligno (Pittura del Seicento e del Settecento. Ricerche in Umbria, 2, p. 449 n. 551; Sapori).
Le opere degli ultimi trent’anni, pur mantenendo un impianto classicistico, presentano una più marcata espressività delle figure, indizio di una ripresa di modelli arcaici legati alla tradizione locale. Questi caratteri sono stati individuati in una serie di dipinti siti a Gubbio, come la Gloria di s. Nicola da Tolentino nella chiesa di S. Agostino, ricordata da Lucarelli (p. 563), e il Crocifisso e s. Antonio da Padova nella sacrestia di S. Secondo. Va rilevato che il M. ebbe uno stretto legame con la città di Gubbio, dovuto anche al matrimonio, celebrato nel 1646, della sorella Orsola con il pittore eugubino C. Brozzi (Cece - Sannipoli, p. 28): la pala con la Madonna col Bambino che appare a s. Antonio da Padova nella chiesa di S. Maria del Suffragio a S. Marco potrebbe essere il frutto della collaborazione tra i due. Tra i molti dipinti realizzati dal M. per le chiese eugubine vanno ricordati l’Annunciazione (1646) per S. Maria dei Laici, la Pietà con i ss. Ubaldo e Crispino per S. Maria della Piaggiola (1655) e la Madonna col Bambino tra i ss. Tommaso, Francesco e Ubaldo per la chiesa di S. Francesco della Pace.
In quest’opera l’ampia architettura classica in cui è inserita la sacra rappresentazione rimanda all’abilità del M. come scenografo: infatti nel 1647 dipinse la scenografia per alcuni intermezzi scritti dal poeta marinista Guidubaldo Benamati, principe della locale Accademia degli Addormentati, in occasione della rappresentazione della commedia L’Aspasio del padre dello stesso Benamati, Marcantonio (Sannipoli, 1994; Id., 2005, pp. 118-120).
Negli anni Cinquanta il M. riceveva, contemporaneamente agli incarichi eugubini, prestigiose commissioni nella sua Foligno: cinque tele della serie di venticinque con Storie di s. Feliciano per il duomo (1650 circa; perdute), impresa a cui contribuirono anche G.D. Mattei e un «veniziano» (Metelli, 1981, p. 154); gli affreschi delle lunette del chiostro di S. Giacomo con le Storie della vita di s. Filippo Benizi (1657-59, oggi in cattivo stato di conservazione) su commissione di padre Ludovico Giustiniani, generale dei serviti. Al 1665 risalgono la Madonna della Misericordia in S. Giovanni Decollato, sempre a Foligno, collocata sulla cimasa della macchina d’altare scolpita da G. Scaglia, e il Cristo in Gloria nella stessa chiesa; si tratta di una grande lunetta affrescata che sovrasta la macchina lignea dell’altare maggiore.
Gli è stato attribuito anche un affresco all’interno del convento di S. Giovanni Decollato raffigurante La Vergine sul monte Senario mentre consegna l’abito ai sette santi fondatori dell’Ordine servita (Cruciani, p. 91).
Nel 1664 il M. si contese con Mattei l’incarico di affrescare la cupola del duomo di Foligno, ma il progetto non andò in porto (Messini); in quello stesso anno gli venne commissionata la Decollazione del Battista, ancora per la chiesa di S. Giovanni Decollato (Metelli, 1982, p. 138), ora conservata nel palazzo vescovile.
L’ipotesi secondo cui i dipinti rappresentanti Cristo Risorto e Cherubini e serafini nel soffitto dell’oratorio del Crocifisso a Foligno fossero da attribuire al M. (Pittura del Seicento e del Settecento. Ricerche in Umbria, II, p. 442; Metelli, 1984) è definitivamente confermata dal ritrovamento del contratto, datato 5 maggio 1666, con cui la Compagnia del Crocifisso commissionò al M. tali affreschi (Marinelli, 2001-02; Id., 2002, p. 106).
Per quanto riguarda la committenza privata, Casale (1990) ha visto la mano del M. in alcuni affreschi nei palazzi Spinola Gentili e Pierantoni a Foligno. Il primo, appartenuto in precedenza agli Spinola, nota famiglia di banchieri di origine ligure, divenne di proprietà dei Gentili probabilmente agli inizi del Seicento. È alla committenza di questi ultimi che dovrebbero riconnettersi gli affreschi che decorano la volta del salone, suddivisi in tre scomparti: ai lati due ovali raffiguranti uno la Storia, l’altro l’Astronomia, e al centro un rettangolo con la Fondazione di Foligno, in cui compaiono il dio Marte e Tros, eroe fondatore della città secondo la leggenda narrata nel Quadriregio di F. Frezzi; da notare anche l’aquila di Giove e la dea Roma, riconoscibile dalla presenza della lupa capitolina e dei gemelli raffigurati sullo scudo della stessa dea. È plausibile che il committente abbia voluto celebrare le illustri origini di Foligno legandole strettamente a quelle di Roma. Interessanti le figure femminili allegoriche negli ovali, caratterizzate da un panneggio arioso e mosso, che rimanda allo stile del contemporaneo pittore assisiate G. Giorgetti. In particolare, per la figura dell’Astronomia Casale (1998) ha individuato il modello in un disegno conservato presso la Kunstbibliothek di Berlino e precedentemente attribuito al pittore eugubino Francesco Allegrini. Per quanto concerne palazzo Pierantoni, Casale (1990) ha ritenuto di riconoscere lo stile del M. in alcuni affreschi sulla volta della sala di Cupido: nel riquadro centrale è raffigurato il dio dell’amore sul suo cocchio trainato da cigni, mentre nei quadri laterali sono narrate le conseguenze del lancio di dardi da parte di Cupido ai danni di alcuni dei ed eroi. Il M., suddividendo la narrazione in «quadri riportati», ha voluto porsi sulla scia della tradizione del classicismo romano, dalla Galatea di Raffaello alla carraccesca galleria di palazzo Farnese, anche se il tono è indubbiamente meno impegnativo; l’insieme risulta, comunque, gradevole e ben costruito.
Il M. morì a Foligno nel 1679. A testimonianza della fama raggiunta, nel registro dei morti del duomo è definito «pictor celeberrimus» (Pittura del Seicento e del Settecento. Ricerche in Umbria, 2, p. 440).
Fonti e Bibl.: L. Lanzi, Storia pittorica della Italia … (1809), a cura di M. Capucci, Firenze 1968, I, p. 364; M. Gualandi, Memorie originali italiane risguardanti le belle arti, IV, Bologna 1843, pp. 59, 66; O. Lucarelli, Memorie e guida storica di Gubbio, Città di Castello 1888, pp. 563, 606; M. Faloci Pulignani, La chiesa e il convento di S. Giacomo in Foligno, Foligno 1935, pp. 17-19; D.A. Messini, La cupola di S. Feliciano, Foligno 1943, p. 9; Pittura del Seicento e del Settecento. Ricerche in Umbria, 1, a cura di V. Casale et al., Treviso 1976, p. 38; Pittura del Seicento e del Settecento. Ricerche in Umbria, 2, a cura di L. Barroero et al., ibid. 1980, pp. 65, 67 e ad ind.; G. Metelli, Spigolature d’archivio: la quadreria Roscioli, le cappelle e gli artisti, in Bollettino storico della città di Foligno, V (1981), pp. 152, 154 s., 166; Id., La chiesa di S. Giovanni Decollato, detta della Misericordia, di Foligno, ibid., VI (1982), pp. 137-139, 143 s., 152 s.; Id., La chiesa e la Confraternita del Ss. Crocifisso di Foligno, ibid., VIII (1984), pp. 303 s.; Pittura del Seicento. Ricerche in Umbria (catal., Spoleto), a cura di L. Barroero et al., Perugia 1989, pp. 221, 283-286; G. Sapori, in La pittura in Italia. Il Seicento, Milano 1989, II, pp. 815 s.; F. Rosati, Chiesa di S. Francesco. Gubbio (secc. XIII-XX). Raccolta documentario-bibliografica, Gubbio 1989, pp. 17 s.; V. Casale, In compagnia degli dei e degli eroi. Pittura del Seicento e Settecento nei palazzi di Foligno, Foligno 1990, pp. n.n.; P. Salciarini, La chiesa di S. Croce della Foce in Gubbio (appunti per una storia), in Istituto statale d’arte Gubbio 1959-1989, Gubbio 1992, p. 43; L. Barroero, La pittura a Terni e nell’Umbria meridionale nel XVII secolo, in L. Barroero et al., La pittura nell’Umbria meridionale dal Trecento al Novecento, Terni 1993, p. 121; E.A. Sannipoli, G.B. M. e gli intermezzi dell’Aspasio, in L’Eugubino, I-II (1994), pp. 33 s.; A.M. Rybko, in Pinacoteca comunale di Bettona, a cura di V. Casale, Perugia 1996, p. 123, scheda n. 44; V. Casale, L’astronomia da Francesco Allegrini a G.B. M., in Per Luigi Grassi. Disegno e disegni, a cura di A. Forlani Tempesti - S. Prosperi Valenti Rodinò, Rimini 1998, pp. 252-255; A. Vannugli, in Pinacoteca comunale di Bevagna, a cura di F.F. Mancini, Milano 1999, pp. 41 s., scheda n. 19; Pittura del Seicento e del Settecento, Ricerche in Umbria, III, La Teverina umbra e laziale, Treviso 2000, pp. 120 s., 151-157, 160; F. Cece - E.A. Sannipoli, Meriti e demeriti di Carlo Brozzi a S. Marco, in Gubbio arte, II (2001), pp. 27-29; B. Marinelli, L’architetto Paolo Soratini a Foligno (1718-1728): documenti e note, in Bollettino storico della città di Foligno, XXV-XXVI (2001-02), p. 107 n. 153; Id., Giandomenico Mattei (1632-1701/2) pittore da Foligno. Il volto dell’uomo dietro la maschera dell’arte, in Archivi in Valle Umbra, IV (2002), 1-2, p. 106; V. Cruciani, La chiesa e il convento di S. Giacomo a Foligno, Foligno 2005, pp. 31, 91; S. Nessi, Andrea Camassei. Un pittore del Seicento tra Roma e l’Umbria, Perugia 2005, pp. 79 s.; E.A. Sannipoli, Le arti a Gubbio tra 1644 e 1672 e la committenza del vescovo Sperelli: pittori, maestri di legname, stuccatori, lapicidi, in La lunga ombra dell’accademia. Alessandro Sperelli, vescovo di Gubbio (1644-1672). Atti del Convegno ... 2005, a cura di S. Geruzzi, Pisa 2005, pp. 99 n. 4, 112 n. 2, 118-120; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 529.
D. Baldascini