MAZZAFERRATA, Giovanni Battista
– Non sono noti luogo e data di nascita di questo organista e compositore, ritenuto originario di Como o Pavia, ma senza solide basi documentarie. Nel giugno del 1658 ottenne la carica di maestro di cappella presso la cattedrale di Vercelli, dove probabilmente in precedenza era stato direttore del coro. Contemporaneamente ricoprì anche il ruolo di praefectus e insegnante nel locale seminario. L’esercizio di questi incarichi trova conferma nella sua prima opera a stampa (Sacri concerti a voce sola… opera prima, Milano 1661), dalla quale si apprende che la sua formazione era avvenuta alla scuola di Tarquinio Merula.
Rimase in servizio a Vercelli sicuramente sino al 1663. Dal 1665 risulta essere alle dipendenze della Confraternita o Compagnia della Morte di Ferrara. Per i mesi di febbraio e marzo di quell’anno il marchese Pio Enea Obizzi, governatore della Confraternita, firmò un mandato di pagamento a suo favore per aver prestato servizio come organista. Già nell’estate figura però come maestro di cappella dell’Accademia della Morte (nell’organico della Compagnia i ruoli erano separati e affidati a due distinte persone), ufficio che mantenne per tutto il resto della vita.
L’Accademia era una filiazione dell’omonima Confraternita laicale nata alla metà del Trecento con finalità caritative, in particolare per assistere detenuti e condannati a morte. Oltre a finanziare le proprie iniziative assistenziali, l’istituzione, grazie ai contributi dei soci e a donazioni, manteneva un organico vocale e strumentale con il compito di fornire la musica nelle varie occasioni celebrative, e in particolare nella principale ricorrenza della Confraternita, la festa della Croce, che cadeva il 3 maggio. Per tenere alto il prestigio dell’istituzione, in quel giorno erano organizzate manifestazioni solenni nelle quali venivano investite ingenti somme, chiamando anche cantanti e strumentisti, spesso forestieri, da aggiungere al piccolo organico in servizio permanente.
Tra i primi pagamenti documentati a favore del M. per la mansione di maestro di cappella dell’Accademia vi è appunto la liquidazione del compenso relativo alle musiche composte per le feste della Croce del 1665 e 1666. In seguito, praticamente ogni anno, si trovano registrati nell’Archivio della Confraternita esborsi simili, insieme con i pagamenti dello stipendio. In cambio della composizione e del deposito presso l’Archivio dell’Accademia delle musiche per la festa (in genere messa e vespro) il M. riceveva un consistente donativo straordinario, 12 scudi, pari al doppio di una sua retribuzione mensile. La Compagnia e l’Accademia, pur essendo strettamente legate, tenevano contabilità separate. A differenza degli altri musicisti, il maestro di cappella e l’organista non erano stipendiati dall’Accademia, ma dalla Compagnia, da cui quindi il M. direttamente dipendeva. Anche l’abitazione gli era fornita dalla Confraternita. Negli anni Settanta alloggiava all’ospedale dei Pellegrini (detto anche ospedale della Morte), altra istituzione assistenziale legata alla Compagnia. Quando nel 1671 il priore dell’ospedale lasciò il suo incarico, il M. si offrì di sostituirlo gratuitamente, purché gli fossero assegnati i locali liberati dal predecessore, per aggiungerli al proprio appartamento, divenuto ormai troppo angusto per le esigenze familiari. La Compagnia accettò la proposta, riconoscendogli anche una remunerazione aggiuntiva per il servizio. Si può venire a conoscenza di quale fosse la composizione della famiglia del M. due anni dopo, quando, trovandosi in gravi difficoltà finanziarie, presentò una serie di suppliche per ottenere il pagamento delle musiche composte per le ultime tre feste della Croce, che non era ancora riuscito a depositare presso l’Archivio dell’Accademia. In quel momento egli era ammalato, come il resto della famiglia, composta dalla moglie, da una figlia e da un figlio affetto dal vaiolo. In precedenza aveva avuto altri due figli: Carlo Girolamo, morto nel 1668 e Alessandro morto l’anno successivo.
La produzione del M. spazia dalla musica vocale sacra alla musica strumentale, sino al madrigale, a canzonette e a cantate profane (per le quali egli dichiara nella dedicatoria premessa alla raccolta stampata a Bologna nel 1668 di «di rubar il tempo al tempo», nelle poche ore che gli concedeva il suo «non mai ozioso impiego»).
Dopo i citati Sacri concerti, nel periodo ferrarese, firmandosi sempre come maestro di cappella dell’Accademia della Morte, diede alle stampe a Bologna (ove non diversamente indicato): Il primo libro de madrigali a due, a tre, amorosi, e morali (1668, rist. 1675 e 1683); Canzonette, e cantate a due voci… opera terza (1668, rist. 1675 e 1680); Il primo libro delle cantate da camera a voce sola… opera quarta (1673, rist. 1677 e 1683); Il primo libro delle sonate a due violini con un bassetto viola se piace… opera quinta (1674, rist. 1678 e 1688); Salmi concertati a trè e quattro voci con violini… opera sesta (1676, rist. Venezia 1684); Cantate morali e spirituali a due, e trè voci… opera settima (1680, rist. 1690).
A iniziare dalla metà degli anni Settanta del Seicento a Ferrara, come nelle altre città dello Stato pontificio, si verificò uno straordinario incremento della rappresentazione di oratori in lingua volgare. La chiesa della Confraternita della Morte divenne uno dei centri più attivi in questo tipo di rappresentazioni. Nel 1675 vi furono allestiti tre oratori musicati da due organisti dell’Accademia, Bonaventura Aleotti (David penitente) e Giovan Battista Bassani (Epulone e L’esaltazione della Croce); e nel 1676, Il Sedecia di Giovanni Legrenzi. Dal 1677 anche il M. si adeguò al nuovo corso e cominciò a fornire oratori da rappresentare nella chiesa della Confraternita.
Se ne conoscono cinque titoli grazie ai libretti a stampa, più volte rappresentati: L’efficacia della fede per l’anime del purgatorio figurate in Lazaro resuscitato (Ferrara 1677, rist. Siena 1684); La santa Teresia (Ferrara 1677); Il sacrificio d’Isac (ibid. 1677); Caduta e pentimento di David (ibid. 1678, rist. ibid. 1679; Firenze 1693; Lucca 1715); La decollazione di s. Gio. Battista (Ferrara 1678, rist. ibid. 1679).
Non si conoscono composizioni del M. per il teatro. In una lettera del maggio 1681 il cantante e musicista Filippo Melani scrisse a Ferrara al marchese Ippolito Bentivoglio che i soci dell’Accademia del Casino di Firenze avevano intenzione, nel caso vi fosse stata la necessità di comporre un nuovo melodramma, di rivolgersi al M. e non più a Bernardo Pasquini.
Il progetto non poté comunque avere corso, perché il M. morì a Ferrara il 25 febbr. 1681; fu sepolto il giorno seguente nella chiesa della Confraternita della Morte, dove l’8 marzo vennero tenute le esequie solenni.
Dodici sonate per organo del M. sono conservate manoscritte presso la Biblioteca apostolica Vaticana (Barb. lat., 4197); varie copie di composizioni manoscritte del M. sono inoltre reperibili nelle biblioteche dei conservatori di Bologna, Napoli e Roma, e presso la Biblioteca Piccolomini del duomo di Siena.
Fonti e Bibl.: Ferrara, Arch. stor. diocesano, Arciconfraternita della Morte ed Orazione, Sodalizio Accademia Filarmonica, b. 16 bis; Libri mastri, 1662-82, b. K: Libro autentico del entrata e spesa della Compagnia della Morte… per l’anno 1665; Maneggio dell’entrata e spesa della Compagnia della Morte… per l’anno 1667 e 1668; Maneggio del anno 1679 com’anche del anno 1680; Arch. di Stato di Ferrara, Comune, Registri dei morti, reg. 33, 26 febbr. 1681; Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, Mss. Antonelli, 595: Indice cronologico, e genealogico de’ defonti… morti in questa città di Ferrara dall’anno 1579 sino all’anno presente 1770, s.v. Mazzaferrata; G. Baruffaldi, Dell’istoria di Ferrara…, Ferrara 1700, p. 301; L. Torchi, La musica strumentale in Italia nei secoli XVI, XVII e XVIII, Torino 1901, pp. 91-96; R. Haselbach, G.B. Bassani: Werkkatalog, Biographie und künstlerische Würdigung mit besonderer Berücksichtigung der konzertierenden kirchlichen Vokalmusik, Kassel-Basel 1955, pp. 167 s.; W.S. Newman, The sonata in the Baroque era, Chapel Hill, NC, 1966, pp. 149 s.; G.P. Calessi, Ricerche sull’Accademia della Morte di Ferrara, in Quadrivium, 1975, vol. 16, n. 2, pp. 33-37; P. Mioli, Molto morale e un po’ profana: la cantata di G. M. musicista pavese del Seicento, in Tradizione e stile. Atti del II Convegno internazionale… 1987, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 1989, pp. 159-163; S. Monaldini, L’Orto dell’Esperidi. Musici, attori e artisti nel patrocinio della famiglia Bentivoglio (1646-1685), Lucca 2000, pp. 466 s.; M. Scalmati, G.B. M. Salmi concertanti a tre e quattro voci con violini, opera sesta, tesi di magistero, Pontificio Istituto Ambrosiano di musica sacra, a.a. 2002-03; P. Fabbri - M.C. Bertieri, Il salterio e la cetra. Musiche liturgiche e devozionali nella diocesi di Ferrara-Comacchio, Reggio Emilia 2004, pp. 255-283; The New Grove Dictionary of music and musicians, XVI, p. 191; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XI (2004), coll. 1423 s.