MASTINI, Giovanni Battista
– Nacque intorno al 1700 nelle Marche o in Romagna; ma il luogo di nascita non è stato ancora accertato.
Stando a Radiciotti, sarebbe nato a Penna San Giovanni, dove però non è stato rinvenuto il suo atto di nascita; secondo altri studiosi (a cominciare da Villarosa e Tonini), sarebbe invece nativo di Pennabilli o addirittura di Rimini: la confusione tra Penna San Giovanni e Pennabilli deriva dal fatto che le due cittadine marchigiane (geograficamente distanti tra loro, l’una in provincia di Macerata, l’altra di Pesaro e Urbino), nelle antiche fonti documentarie erano comunemente indicate come «Penna».
Comunque, la famiglia Mastini era presente in tutte queste località, dove risultano inoltre musicisti dallo stesso cognome, ma forse non tutti necessariamente imparentati tra loro: da un più antico Giovanni Battista Mastini, attivo come maestro di cappella a Sant’Elpidio a Mare verso la metà del XVII secolo (Peretti, p. 29), a un Mario Mastini «sacerdote e mansionario proveniente da Rimini» (Belli Montanari, p. 223) presente nel duomo di Pesaro tra il 1678 e il 1682, all’agostiniano Giovanni Cristoforo Mastini, maestro del duomo pesarese dal 1703 al 1705. La conclusione che quest’ultimo fosse il fratello del M., a suo tempo avanzata da Radiciotti e fatta propria da alcuni moderni studiosi, deve essere assunta con prudenza, anche per una considerevole distanza cronologica tra i due.
In base alle più recenti acquisizioni, le evidenze depongono maggiormente verso l’origine romagnola del M.; del resto, anche il suo più antico biografo, Villarosa, lo dichiara «ariminese» (p. 70). Il M. ricoprì incarichi musicali ecclesiastici in vari luoghi: quale maestro di cappella prima del duomo di Fabriano (12 apr. 1719 - 22 sett. 1722), poi di quello di Fermo (14 ag. 1722 - 1° ag. 1733) e infine, da quest’ultima data, almeno nominalmente, fino alla morte, quale organista del santuario di Loreto.
Durante il periodo fermano musicò almeno quattro melodrammi, di cui si conservano solo i libretti: Cartoccio speziale, rappresentato nel teatro dei Nobili di Perugia nel carnevale 1726 (improbabile, nello stesso anno, la ripresa dell’opera nel teatro di Macerata, come sostiene Paci); L’amor fra gl’impossibili (libretto di G. Gigli), nel teatro La Fenice di Ancona nel carnevale 1727; Massimo Puppieno (libretto di A. Aureli), nel teatro di Macerata durante il carnevale 1729 (interpretò il ruolo del protagonista il castrato fabrianese R. Grassi, della cappella del duomo di Fermo, che sarebbe subentrato al M. come maestro ad interim); e, sempre a Macerata, Ezio (libretto di P. Metastasio), nel carnevale 1730. Si conoscono anche due oratori del M.: Li tre fanciulli resuscitati in Lima per miracolo di s. Francesco di Paola (libretto di D. Giupponi), dato a Rimini nella chiesa dei Padri minimi durante il capitolo provinciale dell’Ordine il 28 sett. 1723 (nello stesso anno, il componimento fu presentato anche nel Palazzo priorale di Fermo: si ha inoltre il libretto di un oratorio dallo stesso titolo che, sebbene non vi compaia il suo nome, potrebbe riferirsi a una ripresa del lavoro del M. avvenuta nel 1728 a Pesaro ancora su iniziativa dei padri minimi in occasione di un altro loro capitolo provinciale), e La benedizione d’Isacco a Giacobbe, allestito in Ancona il 29 sett. 1726 nella chiesa di S. Francesco di Paola, mentre anche qui si teneva la riunione provinciale dei minimi.
Per il periodo trascorso come organista a Loreto, si ha una sola indiretta notizia dell’attività teatrale del M., stavolta però anche in veste di impresario. Infatti, dalle carte di una causa tra il M. e il basso perugino G.F. Delicati, cantore della cappella musicale lauretana, si ricava che nell’agosto del 1746 il M. aveva assunto la gestione della stagione estiva di riapertura del vecchio teatro di Ascoli Piceno (nel palazzo dell’Arringo), allora decorato e rinnovato: per l’occasione furono date le opere Astianatte di N. Jommelli e Tito Manlio di G. Manna, per le quali lo stesso M. scrisse gli intermezzi. Delicati avrebbe dovuto cantare per ben ventiquattro sere consecutive, ma per una malattia e per il conseguente calo della voce si produsse solo in quattordici rappresentazioni, ragion per cui il M. lo citò in giudizio per il risarcimento dei danni (Grimaldi, 2007, pp. 401 s.).
Alcuni anni prima della morte, non è nota la data, il M. si ritirò presso i filippini di Fermo: da ricerche inedite di Gironacci il M. non compare nei documenti filippini fermani prima del 1758, mentre nei Depositari lauretani pagamenti a suo nome figurano almeno fino al 1768. Probabilmente, nell’ultimo periodo della vita, il M. dovette dividersi tra Loreto e Fermo: là giovandosi del chierico Antonio Mencarelli, che dal 20 febbr. 1749 gli fu affiancato come organista coadiutore e gli succedette dopo la morte; qui animando, direttamente o per interposta persona, la vita musicale dell’oratorio, dove ufficialmente ricoprì l’incarico di prefetto della musica dal 1759.
Il M. morì a Fermo il 20 febbr. 1771 nel convento dei filippini.
Le testimonianze superstiti finora conosciute della produzione musicale del M. riguardano la sfera sacra e sono manoscritte. L’opera più ampia e significativa è costituita dai Salmi pieni per tutti i vespri dell’anno, una raccolta dei consueti salmi vespertini (Dixit, Confitebor, Beatus vir, Laudate pueri Dominum, Laudate Dominum, In exitu, Laetatus sum, Nisi Dominus, Lauda Ierusalem, Credidi, In convertendo, Domine probasti, De profundis, Beati omnes, Memento Domine, Confitebor angelorum), più il Magnificat, raccolta corrispondente, probabilmente, ai «Salmi del Vespro» ricordati da Villarosa (p. 71).
L’assetto è a due cori di quattro voci ciascuno, sostenuti dall’organo; la presentazione del manoscritto (Loreto, Arch. della cappella musicale, b. 2) è a parti separate (canto, alto, tenore e basso per primo e secondo coro, più la parte d’organo). Questa raccolta si pone nel solco dei cosiddetti salmi spezzati di tradizione veneziana, all’epoca tuttavia praticati anche a Roma e nello Stato pontificio, caratterizzati da un andamento sillabico e prevalentemente omoritmico delle linee melodiche. Indulgenti a una vocalità più «affettuosa» e ornata sono invece gli offertori a due voci (canto e alto) e organo, Perfice gressus e Benedictus es Domine (Ibid.). Sulla scia di questi si pongono anche i brani del M. presenti nella Biblioteca del Sacro Convento di Assisi (Sartori, N.187/1-4): una Cantata spirituale a due canti con violini, i cui interlocutori sono Angelo e Anima, sostenuta dal basso continuo; due mottetti a voce sola (Sum ferita e Terrae flores), il primo accompagnato dal solo organo, il secondo anche dagli archi (violini, viole, violoncello e violoni), presente quest’ultimo in due versioni di tonalità diversa.
Del M. organista restano solo poche sonate, in parte edite (in L’organo nelle Marche…); si tratta di piccoli brani monotematici bipartiti, scritti a due voci in uno stile brillante, adatto anche all’esecuzione cembalistica, salvo una Pastorale in cui è espressamente indicato il pedale. Non è tuttavia improbabile che altri brani strumentali del M. si trovino tra i molti adespoti dedicati alla tastiera giunti fino a oggi in raccolte manoscritte di sonate per organo e cembalo dei secoli XVIII e XIX presenti in archivi e biblioteche delle Marche. Certo è che all’organo il M. fu un esecutore virtuoso e particolarmente ricercato, come dimostra la sua presenza in veste di organista a Tolentino, durante le solenni feste di settembre del 1728 in onore di s. Nicola da Tolentino, nell’omonima chiesa agostiniana.
Fonti e Bibl.: C. de Rosa marchese di Villarosa, Memorie degli scrittori filippini o siano della Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri, II, Napoli 1842, pp. 70 s.; C. Tonini, Rimini dal 1500 al 1800: volume sesto della Storia civile e sacra riminese…, Parte seconda, Rimini 1888, p. 312; G. Radiciotti, La cappella musicale del duomo di Pesaro (sec. XVII-XIX), Torino s.d. [ma 1914], p. 23; G. Tebaldini, L’Archivio musicale della Cappella lauretana. Catalogo storico-critico, Macerata-Loreto 1921, pp. 54, 82, 128, 171; P. Giangiacomi, Guida spirituale di Ancona, Ancona 1932, p. 446; C. Sartori, Catalogo del fondo musicale nella Biblioteca comunale di Assisi, Milano 1962, p. 248; L. Paci, I teatri, la musica, gli spettacoli, in Storia di Macerata, III, a cura di A. Adversi - D. Cecchi - L. Paci, Macerata 1973, p. 210; F. Grimaldi, Cantori, maestri, organisti della cappella musicale di Loreto nei secoli XVII-XIX. Note d’archivio, Loreto 1982, pp. 72, 86, 169-180; U. Gironacci, Il fondo musicale dell’Archivio capitolare della Chiesa metropolitana, in L’Archivio stor. arcivescovile di Fermo, Fermo 1985, p. 65; Guida degli archivi lauretani, a cura di F. Grimaldi, I, Roma 1985, pp. 350, 384; U. Gironacci - M. Salvarani, Guida al Diz. dei musicisti marchigiani di G. Radiciotti e G. Spadoni, Ancona 1993, p. 150 n. 1370; P. Peretti, La cappella musicale della Collegiata di Sant’Elpidio a Mare dalle origini al XX secolo, Sant’Elpidio a Mare 1994, pp. 29, 37, 106; S. Campolucci, La cappella musicale di S. Venanzo a Fabriano (1578-1728). Attività musicale e istituzioni religiose, Roma 1995, pp. 75, 120; M. Salvarani, Il teatro La Fenice di Ancona, Roma 1999, p. 69; L’organo nelle Marche nel Settecento e primo Ottocento, a cura di P. Peretti, Bergamo 2001, pp. 10-14, 28; C. Belli Montanari, La cappella musicale del duomo pesarese: organisti e cantori dal Rinascimento al barocco, in Frammenti (Arch. stor. diocesano di Pesaro), 2005, n. 9, pp. 223, 240; P. Paoloni, Musica e musicisti nella basilica di S. Nicola a Tolentino, I, Firenze 2005, pp. 138, 247, 270; F. Grimaldi, La cappella musicale di Loreto tra storia e liturgia, Loreto 2007, pp. 66, 401, 607, 622; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, I, p. 60; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, App., p. 524; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini fino al 1800, I, pp. 172, 418, 534; II, p. 77; The New Grove Dict. of Music and Musicians, XVI, p. 111.