MARIOTTI, Giovanni Battista
(Giambattista). – Nacque a Vicenza il 5 dic. 1690 da Giambattista, maestro organaro, e da Margherita Battaglia. Nel 1707 il padre fu chiamato a Venezia per realizzare l’organo di S. Margherita ed è probabilmente in quella occasione che la famiglia si trasferì a Venezia, dove risulta abitare nella parrocchia di S. Marziale (De Rosa, p. 83). Stando alle fonti (Zanetti, p. 61; Brandolese, p. 287), la formazione del M. dovette avvenire nella bottega di Antonio Balestra, ma non sono noti documenti della sua attività fino al 1716, quando è registrato per la prima volta nella fraglia dei pittori, nei cui elenchi compare ancora nel 1719 per il suo pagamento del taglione alla Milizia da mar (De Rosa, pp. 85 s.), e tra il 1726 e il 1743 (Moschini, in Favaro).
Le prime opere di cui si ha notizia risalgono agli inizi del terzo decennio: nel 1721, nel 1723 e nel 1732 lavorava in S. Stefano a Murano (De Rosa, p. 85) dove le fonti ricordano un dipinto con Mosè che trasforma la verga, oggi perduto, e una tela per il soffitto raffigurante la Gloria di s. Stefano (Zanetti, p. 457, che lo confonde con s. Lorenzo), passata in S. Pietro a Murano (Moschini, II, 2, p. 419) e anch’essa perduta. Ancora nei primi anni Venti vanno probabilmente datate le opere per la chiesa della Trinità di Chioggia, di cui restano solo le tele con le Virtù cardinali e i Putti musicanti ai lati degli organi (De Rosa, pp. 89 s.). Tra il 1722 e il 1723 il M. realizzò il Miracolo di s. Taddeo per il ciclo degli apostoli commissionato da Andrea Stazio per la chiesa di S. Stae (Zanetti, p. 439; Ivanoff, pp. 147-149). Sicuramente anteriori al 1733, quando sono citate da Zanetti (pp. 171, 268, 390), devono essere le opere veneziane Resurrezione di Cristo (nella sacrestia dei Ss. Apostoli), firmata, il Cristo nell’orto (S. Vitale) e la Nascita di Cristo (S. Apollinare), oggi perduta.
Alla fine del decennio il M. fu impegnato a Verona, dove realizzò la pala con S. Carlo Borromeo in adorazione della Croce (Verona, Museo di Castelvecchio) – che un’iscrizione sul retro della tela dice commissionata da Carlo Zenobio per la chiesa di S. Carlo alle Carceri nel 1727 (Marinelli, p. 223) – e quattro dipinti di soggetto veterotestamentario per la chiesa dei Ss. Simone e Giuda, citati da Lanceni e oggi perduti.
La mancanza di dati documentari riferibili alle sue opere rende però problematica la cronologia dei dipinti realizzati dal M. nei primi decenni della sua attività, in cui sembra oscillare tra una tendenza accademica sulla scia di Balestra e una pittura più rapida e «di macchia» che si accentuerà con il passare degli anni.
Tra il marzo e il maggio del 1725 morirono i genitori del M. (De Rosa, pp. 83 s.), e lui si trasferì nella parrocchia di S. Matteo presso Rialto, come testimonia una lista dei contribuenti del Collegio dei pittori stesa tra 1724 e 1728, da cui risulta inoltre che non aveva figli (Favaro, p. 226). Nella stessa parrocchia il M. viveva ancora nel 1745, quando un censimento lo registra in una casa di proprietà di Paolo Piazza, il marito della sorella Maria Caterina (De Rosa, pp. 84, 86). Nella dichiarazione di stato libero di quest’ultima, inoltre, compare come testimone il pittore Mattia Bortoloni, anche lui allievo di Balestra, che dovette essere in rapporti con il M., a sua volta citato come testimone in un atto riguardante la figlia di Mattia (Id., p. 84). Tra il maggio e il giugno del 1729 il M. partecipò con Giovanni Battista Pittoni all’ispezione delle pitture pubbliche di Venezia come conservatore. Nel novembre dello stesso anno, sempre con Pittoni, sottoscrisse una perizia sullo stato dei dipinti di Tiziano nella chiesa della Salute (Zava Boccazzi, p. 95) e ancora negli anni successivi il suo nome compare più volte nei documenti del Collegio dei pittori, dove ricoprì varie cariche tra il 1731 e il 1743 (De Rosa, p. 86).
Seguendo le indicazioni di De Rosa (p. 90), nel corso del quarto decennio possono ipoteticamente essere collocati il Martirio di s. Eurosia (Bassano, Museo civico) restituito al M. da Ivanoff (p. 151, con una datazione, però, vicina al 1720), le tele con il Sacrificio di Isacco e Abramo e i tre angeli (Belgrado, Museo nazionale) segnalate da Gamulin, l’Ester e Assuero (Udine, Museo civico) pubblicata da Pilo (1966, p. 307); mentre ancora molto dibattuta è l’attribuzione al M. dei due pennacchi con la Consacrazione di Isaia nella chiesa dell’Ospedaletto di Venezia, assegnati al M. da Ivanoff (p. 158) e da Sponza ed espunti invece da Pilo (1985) e De Rosa (p. 90).
Intorno al 1740, anno in cui fu consacrata la chiesa, dovrebbero porsi la pala con il Martirio di s. Andrea (Sarcedo Vicentino, parrocchiale: Ivanoff, p. 152) e, probabilmente, la Madonna con il Bambino e i ss. Domenico e Caterina da Siena (Venezia, Pinacoteca Querini-Stampalia), attribuita al M. da Ivanoff (p. 158; Pallucchini, 1995, p. 569).
Della produzione di soggetto profano e mitologico del M. sono testimonianza i dipinti con Olindo e Sofronia (Ascoli Piceno, Pinacoteca civica), Erminia fra i pastori ed Ercole ed Onfale (Venezia, collezione Spanio, ma provenienti da una villa trevigiana) resi noti da Ivanoff (pp. 153 s.) con una datazione intorno al 1740 (Pallucchini, 1995, p. 568), ma anticipati da De Rosa (pp. 89 s.) tra il terzo e il quarto decennio del secolo e Marte e Cupido (Padova, Museo civico: Spiazzi, in Da Padovanino a Tiepolo…, p. 265). A queste vanno aggiunte le grandi tele da soffitto come il Tempo che scopre la Verità (Venezia, Pinacoteca Querini-Stampalia) e quella con le Virtù cardinali proveniente da palazzo Sagredo a Venezia, decurtata in forma circolare alla metà del secolo scorso per collocarla sul soffitto del salone di palazzo Grassi (Pavanello, 1986, p. 187).
Nel quinto decennio del secolo il M. si allontanò dalla pittura di Balestra con opere caratterizzate da figure allungate, alle volte quasi solo sbozzate, e da un generale scurirsi dei toni, come mostrano il S. Ignazio presentato al pontefice (Venezia, Gallerie dell’Accademia), la Predica di s. Francesco Saverio (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo) e l’importante complesso di opere realizzate per la chiesa di S. Croce a Padova: S. Elena in adorazione della Croce per l’altare maggiore e quattro dipinti per gli altari laterali: S. Antonio da Padova, s. Francesco di Paola e s. Giovanni Nepomuceno; S. Gerolamo Miani in preghiera; l’Angelo custode e la perduta Madonna con Bambino, s. Giuseppe e s. Anna (De Rosa, p. 90; Pallucchini, 1995, p. 569). Commissionate nel contesto dei lavori di rinnovamento della chiesa, cominciati nel 1745 e conclusi con la consacrazione dell’edificio nel 1749 (Spiazzi, p. 223), sono ricordate dalle fonti come le ultime opere realizzate dal M. (Brandolese, p. 113) e databili tra il 1746 e il 1747.
Il M. morì a Venezia il 10 genn. 1748 (1747 more veneto; De Rosa, pp. 86 s.).
Al M. sono stati inoltre attribuiti alcuni disegni: l’Incontro tra Antonio e Cleopatra (Firenze, Uffizi, Gabinetto dei disegni e delle stampe) pubblicato da Giglioli, e due disegni segnalati senza altre indicazioni da De Rosa (p. 90): un Cristo nutrito dagli angeli (Londra, British Museum) e una Pollivendola e donne alla moda (collezione privata).
Fonti e Bibl.: G.B. Lanceni, Continuazione e notizia delle pitture dall’anno 1719 fino all’anno 1733 di nuovo poste nelle chiese di Verona, e sua diocese…, Verona 1733, p. 5; A.M. Zanetti, Descrizione di tutte le pubbliche pitture della città di Venezia, Venezia 1733, pp. 61, 171, 268, 390, 439, 457; G.B. Rossetti, Descrizione delle pitture, sculture ed architetture di Padova, Padova 1765, p. 122; Diario o sia Giornale per l’anno 1775, Padova 1775, p. 256; P. Brandolese, Pitture, sculture, architetture ed altre cose notabili di Padova, Padova 1795, pp. 113 s., 287; G.A. Moschini, Guida per la città di Venezia all’amico delle belle arti, Venezia 1815, I, 2, pp. 597, 655; II, 1, pp. 144, 162; II, 2, pp. 419, 601; O.H. Giglioli, Nuovi acquisti pel gabinetto dei disegni e stampe nella R. Galleria degli Uffizi, in Boll. d’arte, XX (1926-27), p. 466; E. Arslan, in Inventario degli oggetti d’arte d’Italia, VII, Provincia di Padova, Roma 1936, pp. 51 s.; Cinque secoli di pittura veneta (catal.), a cura di R. Pallucchini, Venezia 1945, p. 132; N. Ivanoff, G. M., in Boll. del Museo civico di Padova, XXXI-XLIII (1942-54), pp. 145-158; E. Martini, La pittura veneziana del Settecento, Venezia 1964, pp. 18, 149 n. 26; G.M. Pilo, La mostra della pittura veneta del Settecento in Friuli, in Arte veneta, XX (1966), pp. 307-309; G. Gamulin, Schede per il Settecento veneziano, ibid., XXVI (1972), pp. 216 s.; E. Favaro, L’arte dei pittori in Venezia e i suoi statuti, Firenze 1975, pp. 156, 159, 226; S. Marinelli, in La pittura a Verona tra Sei e Settecento (catal.), a cura di L. Magagnato, Verona 1978, pp. 223 s.; F. Zava Boccazzi, Pittoni. L’opera completa, Venezia 1979, pp. 95, 102, 171; A. Spiazzi, in S. Antonio 1231-1981. Il suo tempo, il suo culto, la sua città (catal.), a cura di G. Gorini, Padova 1981, pp. 222-224; E. Martini, La pittura del Settecento veneto, Udine 1982, pp. 47, 471 n. 34; G.M. Pilo, La chiesa dello «Spedaletto» in Venezia, Venezia-Udine 1985, pp. 125-128, 153 s.; G. Pavanello, La decorazione di palazzo Grassi dal Settecento al Novecento, in Palazzo Grassi. Storia, architettura, decorazioni dell’ultimo palazzo veneziano, a cura di G. Romanelli - G. Pavanello, Venezia 1986, pp. 187, 192 n. 17; S. Sponza, Giambattista M. all’Ospedaletto: una precisazione di ordine cronologico, in Contributi, problemi di conservazione e restauri (Quaderni della Soprintendenza ai beni artistici e storici di Venezia, XIX), a cura di G. Tranquilli, Venezia 1994, pp. 115-118; R. Pallucchini, La pittura nel Veneto. Il Settecento, Milano 1995, I, pp. 567-570; E. De Rosa, Qualche traccia documentale per Giovan B. M., in Arte documento, X (1996), pp. 83-91; Da Padovanino a Tiepolo. Dipinti dei Musei civici di Padova del Seicento e Settecento (catal., Padova), a cura di D. Banzato - A. Mariuz - G. Pavanello, Milano 1997, pp. 264 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 112.