MAGNANI, Giovanni Battista
Nacque a Parma il 21 sett. 1571, figlio dello scalpellino Nicostrato e di Barbara Bajardi.
La sua attività professionale, documentata a partire dai primissimi anni del XVII secolo, fu abbastanza intensa. Il M. fu "ingegnero della fortificazione e architetto ordinario della città" (Buttigli, p. 2), impegnato non soltanto in opere di carattere meramente tecnico, ma anche nella elaborazione di progetti importanti, tra cui spicca quello della chiesa di S. Alessandro; inoltre, anche se in subordine a figure già affermate - primo tra tutti G.B. Aleotti - prese parte ai lavori delle grandi architetture di corte.
I primi documenti relativi alla sua attività artistica risalgono al 1601, quando intervenne nella fabbrica della fontana pubblica presso il palazzo comunale di Parma, a cui già dal 1587 lavorava lo scultore G.B. Barbieri.
Pochi anni dopo, nel 1604, è probabile l'intervento del M. nella progettazione del palazzo Tarasconi, opera di G.F. Testa: è plausibile, infatti, che sia di sua mano un foglio conservato all'Archivio di Stato di Parma, raffigurante una pianta del palazzo (Adorni, in corso di stampa). Nello stesso anno scrisse un opuscolo, Contradizioni ed obbiezioni al cavo del Soradore, conservato presso la Biblioteca Palatina di Parma, nel quale, parlando del canale del Gambalone, che facilmente straripava, criticò l'opera dell'architetto e ingegnere idraulico Smeraldo Smeraldi, suo avversario sulla scena parmense.
Nel 1605 il M. diede avvio a due imprese particolarmente importanti della sua carriera: lo studio per la torre civica, con la valutazione dei gravi problemi statici che ne minavano la solidità, e la realizzazione degli altari nella chiesa della Beata Vergine della Ghiara di Reggio Emilia.
Molto prima del 27 genn. 1606 quando si verificò l'annunciato crollo dell'altissima torre duecentesca del palazzo comunale di Parma - la cui solidità era stata sostanzialmente minata dall'eccessivo innalzamento nel XV secolo - numerosi esperti furono chiamati a esprimere il proprio parere e a offrire possibili soluzioni. Tra questi il Vignola (I. Barozzi), che, chiamato nel 1559, fornì un progetto poi ripreso dal M., e Smeraldi che nel 1601 eseguì una perizia. Il M. fu chiamato il 25 sett. 1605 per un sopralluogo, documentato da una perizia molto dettagliata (Adorni, in corso di stampa). Dopo un'attenta disamina dei problemi statici, il M. aveva elaborato concrete proposte di consolidamento testimoniate da tre disegni, conservati a Monaco (Staatliche Graphische Sammlung, nn. 34411, 34412, 34363), alla cui definizione dovette contribuire anche Girolamo Rainaldi. I disegni prevedevano l'inserimento di catene di ferro, da applicare utilizzando le già esistenti buche pontaie, e la realizzazione di una loggia verso il lato nord, appoggiata al palazzo comunale, esplicitamente ispirata a quella progettata dal Vignola.
Subito dopo il crollo, di cui rimane un'ampia descrizione di Giacomo Giubini (Vera relatione della caduta della bellissima torre della illustriss. città di Parma, Parma 1606), gli Anziani della città si impegnarono nella ricostruzione della torre e del palazzo comunale; e nel 1606 fu bandito un concorso cui parteciparono il M., Rainaldi, Smeraldi, S. Moschino. Mentre non si conosce il progetto di quest'ultimo, sono noti i progetti di Smeraldi e di Rainaldi. Quanto al M., in mancanza di documenti al riguardo, Adorni (in corso di stampa) sostiene che dovette offrire la propria collaborazione allo stesso Rainaldi.
La vicenda degli altari della chiesa della Beata Vergine della Ghiara a Reggio Emilia si articola in due tempi: nel 1605 la congregazione della Fabbrica della chiesa stabilì che l'altare maggiore, dove sarebbe stata collocata l'immagine della Madonna, venisse eseguito secondo il disegno elaborato dal Magnani. L'altare realizzato non piacque però ai padri serviti, che nel 1613 lo fecero demolire, ordinandone la ricostruzione nel braccio destro della chiesa. Anche la costruzione del nuovo altare dovette spettare al M., incaricato di scegliere i marmi per la costruzione e di sovrintendere al trasporto di essi da Verona a Parma. La posa della prima pietra del nuovo altare avvenne il 23 nov. 1614. Al M. si deve anche il disegno del pavimento della cappella, fatto di marmi intarsiati di vario colore.
Tra i numerosi altari realizzati dal M. si ricordano ancora quello di S. Giuseppe in S. Maria della Steccata (1608), modificato nel Settecento, quello dedicato a S. Maria Maddalena de' Pazzi, realizzato a sue spese come ex voto, nella chiesa delle Carmelitane (1611) e quello della Comunità di Reggio nella chiesa della Beata Vergine della Ghiara (per questo incarico, ottenuto nel febbraio 1618, il M. ebbe la meglio su A. Pacchioni).
Nel 1610, con molta probabilità, il M. lavorava con Aleotti in S. Maria del Quartiere. La chiesa, un semplice esagono a cui nel Settecento furono aggiunti degli avancorpi, costituisce un "esempio precoce di costruzione a pagoda con forme geometriche" che sarà sviluppato da Guarino Guarini (Wittkower, p. 103).
Dal 1613 il M. in qualità di architetto delle monache benedettine del monastero di S. Paolo diresse i lavori del chiostro della fontana, che si protrassero fino al 1624.
Nel 1614 venne eretto il campanile di S. Giovanni Evangelista. Sebbene non esistano documenti e notizie relativi al coinvolgimento del M., l'opera gli è tradizionalmente attribuita anche per la consuetudine con i benedettini, con cui ebbe ripetute occasioni di lavoro.
Per il progetto del campanile, alto 73 m, il M. dovette aver presente quello del duomo di Verona di Michele Sanmicheli. Il campanile si compone di parallelepipedi sovrapposti di grandezza decrescente, le cui superfici, disadorne nei primi due ordini, vanno acquistando effetti chiaroscurali più marcati nel terzo ordine, caratterizzato da paraste e colonne ioniche. La composizione si conclude con un corpo ottagonale, ornato da una balaustra, sormontato infine da un tempietto cilindrico.
In posizione subordinata il M. collaborò nel 1617-18 con Aleotti al teatro Farnese e intorno agli anni 1618-22 con P.F. Battistelli e Rainaldi ad architetture di corte, tra cui il palazzo della Pilotta.
Fu architetto comunale almeno dal 1622, anno in cui Margherita Farnese, figlia del duca Alessandro, gli affidò l'incarico di ricostruire, conservandone l'assetto originario, la chiesa di S. Alessandro, realizzata nel 1507 da Bernardino Zaccagni.
La chiesa è a una sola navata con due campate quadrate affiancate da quattro cappelle incorniciate da altrettante aperture a serliana, analogamente a quella più grande dei Ss. Martiri a Torino di P. Tibaldi. Lo spazio è caratterizzato dall'uso "organico e scenografico della colonna libera" e dalla "stretta interdipendenza fra architettura e quadratura" che collocano la chiesa "in quel filone continuo e vitale, strettamente legato alla scenografia in senso tecnico dell'architettura emiliana" (Adorni, 1974, p. 196). Nell'altare maggiore l'urna di s. Alessandro papa è situata dietro a un drappo di marmo rosso, sorretto da tre teste d'angelo e sollevato da due cordoni. La chiesa, consacrata nel 1638, è la più riuscita opera del M., che qui realizzò uno "spazio scavato filtrante tra i più intensi e significativi di quegli anni" (Portoghesi, in Adorni, 1974, p. 11).
Negli anni 1626-28 il M. intervenne nei lavori del ponte della Rocchetta a Parma.
Dal 1624, intanto, aveva cominciato a prendere concretamente sostanza l'intenzione di ricostruire il palazzo comunale e la torre. La decisione vera e propria si ebbe nel 1626, in vista dell'entrata solenne a Parma di Margherita de' Medici, futura sposa del duca Odoardo.
Il progetto fu affidato al M., che ripropose la tipologia a loggia del preesistente edificio, cui aggiunse una terza navata. La posa della prima pietra avvenne nel 1627. I lavori procedettero speditamente, ma furono rallentati dalla peste del 1630 e dalla difficile situazione delle casse della città. Probabilmente il M. aveva previsto anche la realizzazione di una nuova torre. Secondo Adorni l'esito formale è di tono minore rispetto ad altri risultati più brillanti raggiunti dal M., come nel campanile di S. Giovanni Evangelista e in S. Alessandro. Il palazzo non fu pronto per l'entrata della duchessa, né fu mai portato a compimento. Inizialmente i lavori si concentrarono sul lato rivolto verso il percorso solenne dell'entrata trionfale, lungo il quale furono allestiti apparati effimeri, il cui incarico era stato affidato dagli Anziani nel 1628 allo stesso M. e a Marcello Buttigli. L'apparato per l'entrata a Parma di Margherita prevedeva archi trionfali sistemati lungo il percorso: si partiva con l'arco di S. Lazzaro di ordine dorico, seguito da un altro arco di ordine ionico, sistemato all'imbocco della piazza Maggiore, e da un terzo in stile corinzio nella strada di S. Lucia. Anche la facciata romanica del duomo fu decorata dai due architetti. Questo allestimento fu probabilmente l'ultimo incarico di rilievo ottenuto dal Magnani.
Fra le altre opere del M. si ricordano la costruzione del lazzaretto a Ponte Dattaro, per la peste del 1630, e la volta del refettorio del convento della Ss. Annunziata (1637).
Nel 1631 aveva sposato una Maria, di cui si ignora il casato, da cui ebbe cinque figli: Francesco, Ottavia, Nicostrato, Carlo (che seguì le orme paterne e morì nel 1673) e Lucrezia.
Il M. morì a Parma il 21 maggio 1653.
Fonti e Bibl.: M. Buttigli, Descrittione dell'apparato fatto, per honorare la prima, e solenne entrata in Parma della serenissima prencipessa, Margherita di Toscana, Parma 1629, p. 2 e passim; C.C. Malvasia, Felsina pittrice (1678), Bologna 1841, I, p. 305; II, pp. 78, 107, 109; G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli Stati estensi, Modena 1855, pp. 303, 397; G.B. Janelli, Diz. biogr. dei parmigiani illustri, Genova 1877, pp. 230, 475; G. Saccani, in Il tempio della Beata Vergine della Ghiara in Reggio dell'Emilia, Reggio Emilia 1922, pp. 14-17; R. Wittkower, Arte e architettura in Italia 1600-1750, Torino 1972, pp. 103, 115; B. Adorni, L'architettura farnesiana a Parma 1545-1630, Milano 1974, pp. 191-210 e passim; L'abbazia benedettina di S. Giovanni Evangelista a Parma, a cura di B. Adorni, Parma 1979, pp. 197 s.; S. Maria della Steccata a Parma, a cura di B. Adorni, Parma 1982, pp. 80, 89 s.; E. Monducci, Il tempio della Madonna della Ghiara a Reggio Emilia nei documenti d'archivio, Reggio Emilia 1998, ad ind.; F. Tonelli, Beata Vergine della Ghiara a Reggio Emilia, in La chiesa a pianta centrale, a cura di B. Adorni, Milano 2002, pp. 224-237; C. Mambriani, I Ducati farnesiani di Parma e Piacenza, in Storia dell'architettura italiana. Il Seicento, a cura di A. Scotti Tosini, Milano 2003, ad ind.; B. Adorni, L'architettura a Parma sotto i primi Farnese 1545-1630 (in corso di stampa); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 559; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, III, p. 464.