LOMBARDELLI, Giovanni Battista
Nacque tra il 1535 e il 1540 a Montenuovo oggi Ostra Vetere, nell'Anconitano, e per questa sua provenienza è spesso ricordato dalle fonti come "della Marca" o anche "Montano".
Abile decoratore ad affresco, fu allievo di Marco Marchetti da Faenza e imitatore della maniera di Raffaellino da Reggio.
Sulla valutazione della sua personalità artistica pesarono molti giudizi critici non lusinghieri: L. Lanzi lo definì "d'una maravigliosa felicità di talento, sennonché ne abusò per intolleranza di fatica"; G.P. Bellori riprendeva l'episodio, già raccontato da C.C. Malvasia, in cui Annibale Carracci, vedendo un giovane che copiava una delle lunette dipinte dal L. nel chiostro della chiesa romana di S. Pietro in Montorio, lo dissuase dal continuare per non abituarsi ai difetti di quel pittore. G. Baglione lo elogiava dicendo che "costui hebbe un bello spirito, e facile nell'operare, & a fresco con gran franchezza dipingeva", ma aggiungeva: "se quest'huomo havesse atteso a studiare, e far le sue opere con fondamento, come hanno fatto gli altri, che all'eccellenza sono arrivati, haverebbe formate opere di maraviglia".
Sono da attribuire alla prima fase dell'attività del L. due riquadri con l'Arcangelo Raffaele, Tobiolo e una committente e un Santo con committente genuflesso nella chiesa del Crocifisso a Ostra Vetere, datati 1574. Ricci (p. 167) attribuì al L. anche gli altri affreschi del piccolo oratorio tra cui una Natività, citando come prova l'iscrizione: "D.O.M. Jo: Bapt: Lombardellus Montanus pinxit anno MDLXVI". G. Sapori non accoglie questa attribuzione, perché il L. a quell'epoca era già "aggiornato alle novità romane" (p. 280).
Anselmi assegnò alla fase giovanile del pittore anche gli affreschi della chiesa di S. Croce di Serra de' Conti, già oratorio della Confraternita della Morte. Nella zona absidale, pur notevolmente danneggiata, è dipinta una Crocifissione, personificazioni delle Virtù e due figure, probabilmente Isaia e David (Caldari Giovannelli, pp. 323 s.).
In quest'opera appaiono la facilità narrativa del L. e l'attenzione all'impianto scenografico delle composizioni sacre, motivi desunti dall'esempio di F. Barocci. L'eclettico bagaglio formale dell'artista è costruito sulla maniera di Raffaello, del Pinturicchio (Bernardino di Betto) e sul plasticismo di Michelangelo.
Brunacci attribuì al pittore alcune opere di Ostra Vetere oggi non più esistenti: Girolamo Rusticucci, vescovo di Senigallia, gli avrebbe commissionato un affresco per la distrutta chiesa di S. Rocco; e altre opere sarebbero state eseguite nella chiesa di S. Maria di Piazza.
Dal 1579 al 1581 il L. fu a Perugia per affrescare le lunette, perdute, con le Storie della vita di s. Domenico nel chiostro maggiore della chiesa omonima. Di queste pitture resta un disegno preparatorio raffigurante l'Abate Gioacchino che predice la fondazione dell'Ordine francescano e domenicano (Roma, Gabinetto nazionale delle stampe, Fondo Corsini, n. 128400). Scomparsi risultano anche gli affreschi con storie francescane nel chiostro della chiesa di S. Girolamo e un affresco nella chiesa dei cappuccini, sempre a Perugia.
Il periodo romano del L., fondamentale per la sua maturazione stilistica, ebbe inizio nel 1581: un documento del 25 giugno attesta che il pittore e sua moglie Porzia di Riano si impegnavano a pagare a un monastero 4 scudi d'affitto.
Tra il 1583 e il 1585, con Pasquale Cati, eseguì gli affreschi nella sala Vecchia del palazzo di Montecavallo e le monumentali figure allegoriche della Speranza, della Fedeltà, della Vigilanza e della Pazienza nella vecchia sala degli Svizzeri in Vaticano. Insieme con Marco da Faenza partecipò alla decorazione del terzo piano delle logge vaticane e ai lavori nella sala dei Paramenti e del Concistoro segreto.
Con N. Circignani (il Pomarancio) collaborò nel chiostro di S. Pietro in Montorio realizzando undici lunette con Storie di s. Francesco (Belardinelli, p. 132) e insieme con Marco da Faenza, Paris Nogari e Cristoforo Roncalli affrescò il chiostro della chiesa di Trinità dei Monti.
Secondo Baglione il L. eseguì nelle lunette del chiostro della chiesa della Minerva otto storie con scene tratte dalla vita di s. Domenico e una Natività di Maria nella chiesa di S. Spirito in Sassia. Riferibile a questi anni è pure la decorazione con scene mitologiche in palazzo Cesi e la pala d'altare con la Crocifissione della cappella Cesi nella chiesa di S. Cecilia ad Acquasparta (Sapori, p. 283).
Sempre Baglione indica nella distrutta chiesa di S. Angelo in Borgo una lunetta, oggi nella chiesa dell'Annunziata, con l'Apparizione dell'arcangelo Michele a papa Gregorio sulla Mole Adriana, influenzata dalla maniera di Cati e da certe tortuosità michelangiolesche.
Tra il 1585 e il 1586 realizzò con Circignani gli affreschi della chiesa di S. Antonio Abate sull'Esquilino.
Dal 1587 lavorò alla cappella della Madonna del santuario di Mongiovino, presso Panicale in territorio perugino. Nel novembre di quell'anno il L. fu pagato 120 scudi per "tutta la volta de la cappella de la Santissima Madonna sopra li tre archi et tutti li quadri del coro con li finestre et la porta" (Mancini).
Sapori ha assegnato al L. anche la pala con l'Assunzione, un Cristo in pietà con angeli e un Eterno Padre in una piccola cappella nella chiesa parrocchiale di Mongiovino. Secondo Baglione, Ricci e A. Venturi è sua la cappella di S. Antonio nella basilica di Loreto, probabilmente completata nel 1587 e distrutta nel corso dei restauri ottocenteschi. La notizia non trova tuttavia riscontri documentari: le fonti riportano invece l'indicazione dei lavori del L. nella cappella dell'Immacolata Concezione, situata nel transetto sinistro della Santa Casa. Nel 1596 gli eredi del vescovo Francesco Cantucci affidarono al L. la sesta cappella della navata destra oggi intitolata allo Sposalizio della Vergine. Baglione (p. 47) sosteneva che l'impresa lauretana fosse l'ultimo lavoro accettato dal L.; ultimatala "ammalassi, e vi si morì d'anni cinquantacinque in circa nel papato di Sisto V". Della presenza del pittore a Loreto rimane in loco, nella sala di S. Teresa nel palazzo apostolico, l'opera La Madonna di Loreto e la traslazione della Santa Casa.
Crispolti fu il primo a citare gli affreschi commissionati da Gerolamo Danzetta nel 1588 per la perugina cappella di S. Agostino (Raccolta delle cose…, p. 40). Nelle scene, specie nel riquadro con L'elemosina di s. Lucia, appare uno stile agitato, dalla mobilità nervosa ed eccentrica tipica del tardo-manierismo.
Nel 1591 il L. realizzò due dipinti, il Parnaso e le Nozze di Cana, nella sala della Biblioteca vecchia del palazzo dei Priori di Perugia. Alla fine del 1591 risalgono anche i pagamenti (Manari) per la decorazione della chiesa di S. Pietro nella stessa città. Nel maggio 1592 il L. completò la figura della Prudenza, La consegna delle chiavi, Laconversione di s. Paolo, Cristo e il centurione. Punti di riferimento per la prestigiosa composizione furono Barocci, Raffaellino da Reggio, Circignani, F. Zuccari e il manierismo tosco-emiliano.
L'ultima impresa che realizzò in Umbria fu il coordinamento della decorazione della cappella Coli-Pontani nella basilica di S. Maria degli Angeli ad Assisi, su indicazione di Laura Pontani. Riconosciute come del L. sono le scene con Il perdono di Assisi e la Morte del signore di Celano, rese secondo gli schemi compositivi già adottati per il santuario di Mongiovino. Partecipò anche ai lavori nelle sale della palazzina Gambara a Bagnaia e palazzo Buzzi a Orvieto.
Ricci indicò quale data di morte del L. il 23 luglio 1592, sulla base del Libro dei necrologi della parrocchia di S. Croce di Perugia (Perugia, Arch. della parrocchia di S. Domenico, 1562-1602, c. 182v) in cui si legge che "adì fu sepolto nel pilo del santissimo rosario e più avanti nell'arte sua qui in Perugia guadagnò molto ma alla fine non si trovò un quattrino".
Fonti e Bibl.: Ostra Vetere, Biblioteca comunale: P. Brunacci, Storia di Montenovo (ms. redatto tra il 1680 e il 1703); Raccolta delle cose segnalate di C. Crispolti. La più anticaguida di Perugia (1597), a cura di L. Teza, Firenze 2001, pp. 40, 44 s., 91, 100, 120, 128, 141; G. Baglione, Le vite de' pittori, scultori et architetti, I, Roma 1649, pp. 46 s.; G.P. Bellori, Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni, Roma 1672, p. 99; C.C. Malvasia, Felsina pittrice (1678), Bologna 1841, p. 344; F. Titi, Descrizione delle pitture, sculture e architetture esposte al pubblico in Roma, Roma 1763, pp. 41, 236, 249; B. Orsini, Guida al forestiere per l'augusta città di Perugia, Perugia 1787, pp. 24, 46, 69, 93, 142, 271; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia (1795-96), I, Firenze 1834, p. 105; S. Siepi, Descrizione topologico-istorica della città di Perugia, Perugia 1822, I, pp. 189, 191; II, pp. 486, 554, 590 s., 904; A. Ricci, Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, II, Macerata 1834, pp. 167-171; L. Manari, Memorie della basilica di S. Pietro, in L'Apologetico, V (1866), pp. 255 s.; A. Anselmi, Varietà e notizie, in Nuova Riv. misena (Arcevia), VII (1894), 7, p. 111; A. Venturi, in Storia dell'arte italiana, IX, 4, Milano 1933, pp. 510-517; J. Hesse, Gli affreschi della sala vecchia degli Svizzeri al palazzoVaticano, in L'Illustrazione vaticana, VI (1935), 13, pp. 713-718; Id., Le logge di Gregorio XIII nel palazzo del Vaticano: i pittori, ibid., VII (1936), 4, pp. 161-166; G. Sapori, Notizie su G.B. L., in Storia dell'arte, 1980, nn. 38-40, pp. 277-289; F.F. Mancini, Un documento per F. Barocci e la cappella Coli-Pontani in S. Maria degli Angeli, in Esercizi: arte, musica, spettacolo, 1983, n. 6, pp. 45 s.; La pittura in Italia. Il Cinquecento, Milano 1988, I, ad indicem; L. Arcangeli, ibid., II, p. 750; I. Balsamo, La Trinité-des-Monts à Rome: les décors du cloître (1580-1620), in Histoire de l'art, 1989, n. 8, pp. 26-36; G. Belardinelli, La "Sancti Francisci Historia" negli affreschi di Circignani e L. a S. Pietro in Montorio e nelle incisioni di Villamena e Thomassin, in Bollettino d'arte, LXXVI (1991), 68-69, pp. 131-146; C. Caldari Giovannelli, in Le arti nelle Marche al tempo di Sisto V (catal., Ascoli Piceno), a cura di P. Dal Poggetto, Cinisello Balsamo 1992, pp. 322-327; D. Matteucci, Presenze marchigiane e cultura fiorentina: aspetti della maniera a S. Spirito in Sassia di Roma da Paolo III a Clemente VIII, in Storia dell'arte, 1996, n. 88, p. 309.