LOCATELLI, Giovanni Battista
Non vi sono notizie certe sulla sua nascita. Non sembrano infatti aver conferma documentaria né il luogo né la data fino a oggi proposti: Bergamo (Schmidl) intorno al 1715 (Riemann, e poi Schmidl); Milano 7 genn. 1713 (i curatori delle memorie di Giacomo Casanova, dall'edizione parigina 1927-35 in poi, e successivamente tutti i dizionari); Venezia, da una menzione della Gazzetta di San Pietroburgo del 26 genn. 1790 (Mooser, I, p. 265, e in seguito tutti, come luogo alternativo a Milano).
Tali informazioni sarebbero in parte smentite proprio da Casanova. Nell'Histoire de ma vie, stesa e rielaborata tra il 1790 e il 1798, anno della morte, l'avventuriero veneziano, pur sempre attento a ricordare i compatrioti incontrati, non solo non definisce il L. come tale, ma lo dice morto a San Pietroburgo "il n'y a pas longtemps à l'âge de quatre-vingt-dix ans" (Casanova II, p. 217). Affermazione quest'ultima che, se veritiera, anticiperebbe la nascita del L. almeno ai primi anni del secolo.
La prima attestazione di un'attività teatrale del L. risale al carnevale 1744, quando figura come autore poetico dell'intermezzo Il matrimonio sconcertato dalla forza di Bacco (musiche del soprano Filippo Finazzi), rappresentato al teatro Nuovo di Praga dalla compagnia d'opera italiana di Pietro Mingotti. E al 1745 data la stesura del "componimento drammatico" Diana nelle selve, ideato per far brillare le primedonne Rosa Costa e Giovanna della Stella, e recitato a Bonn il 23 novembre (Brockpälher, p. 82, attribuisce le musiche allo stesso L.). Benché sia documentata solo da questi due testi, è ipotizzabile che la collaborazione con Mingotti non fosse né esterna né occasionale e che il L. facesse parte della compagnia in qualità di riadattatore poetico delle opere in repertorio e, all'occorrenza, di librettista in proprio. Ne è riprova il fatto che, quando tra la fine del 1745 e l'autunno del 1748 formò una propria compagnia, il L. si rivolse naturalmente alle conoscenze maturate in quella di Mingotti, ingaggiando tra gli altri, oltre a Rosa Costa e a Giovanna della Stella, i cantanti Settimio Canini e Angela Romani, e il compositore Francesco Zoppis.
Il debutto impresariale del L. ebbe luogo nell'autunno 1748 al teatro Nuovo di Praga. Da quel momento, grazie a tre contratti stipulati con la Municipalità, il L. sarebbe stato per oltre otto anni, fino al carnevale 1757, il primo responsabile della vita operistica praghese. La programmazione contemplò fino al 1754 quasi solo drammi per musica (almeno 19, per lo più su testo metastasiano), quindi, sull'onda di una moda ormai dilagante, invariabilmente drammi giocosi (una dozzina circa).
Per l'opera seria il L. mandò in scena principalmente pasticci di musiche d'autori diversi, anche se non mancarono opere di nuova composizione, nate da apposite commissioni a musicisti amici. È il caso dell'Ezio (carnevale 1750) e dell'Issipile (carnevale 1752) di Chr.W. Gluck, dell'Alessandro nell'Indie (carnevale 1750) e della Semiramide riconosciuta (autunno 1752) di G.M. Rutini, del Vologeso (carnevale 1753) e del Siroe re di Persia (carnevale 1754) di Zoppis. Per l'opera buffa, invece, si valse del nuovissimo repertorio veneziano, per lo più su libretti di C. Goldoni: La calamita de' cuori (1754), Il mondo della luna e Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano (1755), Li vaghi accidenti fra amore e gelosia (altro titolo de La diavolessa, 1756) di B. Galuppi; La maestra e Il pazzo glorioso (1756) di G. Cocchi; Le pescatrici (1756) di F. Bertoni; La ritornata di Londra (1757) di D. Fischietti.
Per la compagnia Locatelli, Praga fu anche base d'una più articolata attività itinerante. Molti drammi colà già rappresentati (o che di lì a poco lo sarebbero stati), e pochi altri che invece mai lo sarebbero stati, come L'Arcadia in Brenta di Galuppi o La cascina di Giuseppe Scolari, furono dal L. messi in scena in centri della Germania nordorientale, in periodi dell'anno che perfettamente si incastravano tra le stagioni praghesi d'autunno e carnevale: a partire dal 1751 a Lipsia, per la fiera di Pasqua, e dal 1754 anche a Dresda, per l'estate. Nel novembre 1754, prima che il giro della compagnia si assestasse sul circuito Praga-Lipsia-Dresda-Praga, il L. proseguì da Dresda ad Amburgo, piazza da poco lasciata libera da Mingotti, rappresentandovi per le stagioni d'autunno e carnevale due opere comiche e una seria, e organizzando concerti fino all'11 apr. 1755.
La complementarità delle aree geografiche d'interesse, il frequente scambio di artisti, e la parziale coincidenza dei repertori lasciano pensare che più che in competizione, le compagnie del L. e di Mingotti lavorassero d'accordo, spartendosi periodi e piazze d'azione, e forse rinnovandosi scambievolmente il repertorio. È inoltre probabile che negli anni 1748-57 il L. abbia guidato la propria in rappresentazioni la cui responsabilità organizzativa, taciuta anche dai libretti stampati per l'occasione, potrebbe tuttavia attribuirsi a lui per via indiziaria: è il caso de L'Ipermestra (musiche probabilmente di Gluck), data a Monaco nel 1751, il cui cast vocale è quasi del tutto coincidente con quello attivo mesi prima a Praga.
Del L. di quegli anni possediamo una testimonianza di Casanova il quale, di passaggio per la città boema poco dopo il carnevale 1753, delinea il ritratto di un impresario paterno e buongustaio: "Pour ce qui regarde Locatelli, c'était un caractère original, qui valait la peine d'être connu. Il mangeait tous les jours à une table de trente couverts; les convives étaient ses acteurs, actrices, danseurs et danseuses, et ses amis. Il présidait lui-même à la bonne chère, car celle de bien manger était sa passion" (Casanova, II, p. 217).
Con lo scoppio della guerra dei Sette anni, la caduta di Lipsia e Dresda in mano ai Prussiani, e con l'approssimarsi del pericolo a Praga, il L. - forse anche per sfuggire ai creditori vittime delle sue insolvenze - accolse nel maggio 1757 l'invito della zarina Elisabetta. Dopo aver concluso a Vienna, con un emissario imperiale, un contratto della durata di un anno dal 24 settembre, il L., con una compagnia numerosa e in parte rinnovata, abbandonò definitivamente Praga per San Pietroburgo.
Resta ancora da provare che negli anni praghesi il L. abbia sposato Giovanna della Stella (Schmidl; Mooser, I, pp. 285 s., e, sulla loro scorta, alcuni dizionari). Se infatti è vero che nei libretti degli spettacoli rappresentati a San Pietroburgo tra il 1757 e il 1758, la cantante figura come "Giovanna Locatelli", è altresì vero che nell'unico libretto del 1759 in cui il nome compare (e per l'ultima volta), esso ritorna nella forma "Giovanna della Stella", ossia come era sempre apparso prima del 1757.
A San Pietroburgo il L. prese la gestione del teatro presso il palazzo d'estate o del giardino imperiale (Caristsij Lug), altresì detto teatro Piccolo o di Legno (Malyj o Derevjannyj teatr). Da contratto, il L. era tenuto a produrre settimanalmente uno spettacolo per la corte. La Corona, da parte sua, gli avrebbe corrisposto 7000 rubli all'anno, oltre a concedergli il teatro per altre due recite settimanali interamente a proprio beneficio (divenute tre dal 1760, in seguito a sopravvenuti problemi finanziari dell'impresa). Il debutto ebbe luogo davanti alla corte il 14 dicembre con Il retiro degli dei, "composizione dramatica che introduce un ballo di deità marine", poesia dello stesso L., musiche d'autore non dichiarato (ma verosimilmente, almeno in parte, o dei due compositori della compagnia, Zoppis o Rutini, o provenienti dal repertorio già in uso). Cinque giorni dopo, il teatro aprì al pubblico pagante e, dal febbraio 1758, giunta la compagnia di ballo di Antonio Sacco, il L. avviò anche le rappresentazioni di opere comiche e balletti.
Per il pubblico di San Pietroburgo fu una rivelazione. L'imperatrice Elisabetta, entusiasta, donò al L. 5000 rubli e, non paga della recita settimanale riservata alla corte, avrebbe assistito (in incognito, ma riconosciuta) anche a quelle riservate al pubblico pagante, dando così un'ulteriore autorevole pubblica benedizione al L. e alla sua impresa. Sull'onda di tale generale entusiasmo, il L. mandò in scena nel solo 1758 almeno nove opere, in parte recuperate dal vecchio repertorio della compagnia, in parte di fresco procacciamento, e in parte di nuovissima composizione (cfr. Mooser, I, pp. 296-300). Inoltre, per rendere lo spettacolo accattivante a un pubblico più vasto, fece accompagnare le rappresentazioni da pantomime, fuochi d'artificio, giochi di luce e altro ancora. E, per portare in teatro anche i pietroburghesi di più modeste condizioni, nel settembre 1759, ridusse da un rublo a 50 copechi il prezzo d'accesso al parterre.
L'impresa stava andando bene e il 4 sett. 1758 il contratto del L. fu rinnovato per altri tre anni. Reso ottimista dallo straordinario successo dei primi mesi del 1758, il L. pensò di ampliare l'attività nell'assai più popolosa Mosca. L'8 maggio ottenne dall'imperatrice, oltre a un prestito di 10.000 rubli, l'autorizzazione alla costruzione di un proprio teatro e la concessione d'un terreno adatto nella località detta dello Stagno rosso (Krasnyj Prud). Per la nuova compagnia di Mosca, provvide a chiamare dall'Italia nuovi artisti, tra cui il castrato Giuseppe Manfredini, e, per le funzioni di compositore e direttore d'orchestra, il fratello di lui Vincenzo. La costruzione fu condotta con grande alacrità, e il 9 febbr. 1759 il nuovo teatro poté essere inaugurato con La calamita de' cuori di Galuppi.
Nonostante gli ingenti investimenti profusi, e l'alto livello degli artisti e della programmazione, l'impresa si rivelò un fiasco. Dopo un primo iniziale entusiasmo dovuto alla novità, il pubblico moscovita cominciò a diradare le presenze, vuoi perché refrattario a uno spettacolo cantato in una lingua straniera, vuoi per il cattivo riscaldamento del teatro, vuoi per l'abitudine della nobiltà moscovita di passare i mesi della bella stagione nelle residenze di campagna. Per fronteggiare un bilancio sempre più preoccupante il L. chiese e ottenne l'autorizzazione a organizzare feste in maschera; altro denaro giunse dalle casse imperiali. Ma tutto ciò fu insufficiente a risollevare le sorti del teatro: alla fine del 1760 alcuni cantanti e ballerini, vista la precarietà della situazione, abbandonarono la compagnia, e nel febbraio 1761 il L. fu costretto a dichiarare fallimento.
La débâcle moscovita ebbe l'effetto di compromettere anche l'attività nella capitale. Rientrato a San Pietroburgo con gli artisti rimasti, il L. si trovò a fronteggiare una situazione sempre più grave. Alla fine del 1761 si verificarono defezioni anche nella compagnia di San Pietroburgo. Ma il colpo di grazia venne con la morte della zarina Elisabetta, la più accesa sostenitrice dell'impresa, sopraggiunta il 5 genn. 1762, e con l'anno di lutto che ne seguì. E benché appena il 24 sett. 1761 avesse ottenuto il rinnovo del contratto per altri cinque anni, all'inizio del 1762 il L. si vide costretto a rimettere la gestione del teatro alla direzione dei teatri di corte. L'impresa si concludeva senza gloria; ma, avendo fatto conoscere ai Russi l'opera comica italiana aveva creato i presupposti per la staffetta degli operisti che si sarebbero susseguiti alla corte russa nei decenni a venire: Galuppi, T. Traetta, G. Paisiello, G. Sarti e D. Cimarosa.
Conclusa l'avventura impresariale, il L. scomparve per oltre un anno dalla vita pubblica. Nel frattempo sul trono degli zar si erano succeduti altri due regnanti: Pietro III, legittimo successore di Elisabetta, e Caterina II, vedova di Pietro, e cervello della congiura di palazzo che lo aveva prima destituito e poi fatto assassinare. La serenata Il consiglio delle muse (musiche forse di Zoppis o Manfredini), eseguita alla corte di Mosca il 2 maggio 1763 per l'anniversario della nuova sovrana, segnò il ritorno del L. all'attività di poeta per musica. L'omaggio fu gradito, e per quello e i buoni servigi di un tempo, Caterina II gli accordò l'usufrutto vita natural durante della Taverna rossa (Krasnyj Kabak), un immobile di proprietà imperiale alle porte di San Pietroburgo. Sempre in quell'epoca il L. ottenne dall'autorità imperiale la concessione del vecchio palazzo d'inverno per organizzarvi settimanalmente feste in maschera (attività questa che il L. eserciterà, anche in altri luoghi, almeno fino al 1767). Trasformatosi da impresario d'opera in ristoratore e albergatore, il L. fece in breve della Taverna rossa un luogo di divertimento e svago alla moda, assai rinomato tra la jeunesse dorée della capitale.
È ancora Casanova, in Russia nel 1765, a offrire altri dettagli sulla nuova attività del L.: "il fut étonné quand il me vit; mais moi plus que lui en le voyant devenu traiteur, car c'était ce qu'il faisait à Caterinow où pour un rouble par tête, sans le vin, il donnait excellemment à manger à tous ceux qui y allaient" (Casanova, V, p. 109).
Benché ormai tali impegni dovessero garantirgli una tranquilla e decorosa esistenza, il L. non disdegnò di cimentarsi ancora con la poesia per musica, scrivendo drammi giocosi veri e propri, come La governante astuta ed il tutor sciocco e geloso per Galuppi (Mosca, teatro di Corte, estate 1767), testi per composizioni celebrative d'occasione, come la serenata mitologica La sorpresa delli dei, commissionata a Paisiello dal principe Potëmkin, per festeggiare la nascita del nipote di Caterina II, Alessandro Pavlovič (San Pietroburgo, palazzo Potëmkin, fine dicembre 1777), e cantate sacre, come Iahvé, databile intorno al 1780, ed Efraim (ancora di Paisiello), eseguita il 14 genn. 1783. E non è assolutamente da escludere che altri testi adespoti musicati per San Pietroburgo non possano trovare un autore proprio nel L.: è forse questo il caso de Il barbiere di Siviglia musicato da Paisiello, dramma giocoso la cui attribuzione a Giuseppe Petrosellini è stata ormai da tempo messa in discussione.
Il 14 genn. 1783 la compagnia d'opera italiana di San Pietroburgo rappresentò inoltre La finta amante di Paisiello a beneficio del Locatelli. Lo stesso anno il L., ormai anziano, cedette all'attore tedesco Josef Anton Christ la gestione della Taverna rossa. Quindi se ne perde ogni traccia fino al 26 genn. 1790, quando nella Gazzetta di San Pietroburgo è annunciata la sua prossima partenza dalla città.
Non si sa se il L. sia riuscito a lasciare la Russia. Se quanto Casanova riferisce nel passo citato è vero, la morte lo avrebbe colto a San Pietroburgo in un momento compreso tra la fine del gennaio 1790 e il 1798.
Fonti e Bibl.: G. Casanova, Histoire de ma vie, II, Wiesbaden-Paris 1960, p. 217; V, ibid. 1961, p. 109; O. Teuber, Geschichte des Prager Theaters, I, Prag 1883, pp. 196 s.; A. Piovano, Un opéra inconnu de Gluck, in Sammelbände der Internationalen Musik-Gesellschaft, IX (1907-08), pp. 252 s.; E.H. Müller, Die mingottischen Opernunternehmungen 1732-1756, Dresden 1915, pp. CXX s.; R.A. Mooser, Annales de la musique et des musiciens en Russie au XVIIIe siècle, I, Genève 1948, pp. 265-305, 326 s.; II, ibid. 1951, pp. 209 s., 345 s., 547; R. Brockpälher, Handbuch zur Geschichte der Barockoper in Deutschland, Emsdetten 1964, pp. 80-82; H. Kindermann, Theatergeschichte Europas, IV, Salzburg 1972, pp. 661 s.; V, ibid. 1976, pp. 569-572, 615-617; M. Ritzarev (Rytsareva) - A. Porfirieva, The Italian diaspora in eighteenth-century Russia, in The eighteenth-century diaspora of Italian music and musicians, a cura di R. Strohm, Turnhout 2001, pp. 221 s., 236; E.L. Gerber, Historisch-Biographisches Lexicon der Tonkünstler, Leipzig 1790, I, col. 812; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VI, pp. 193 s.; Hugo Riemanns Musik Lexikon, a cura di A. Einstein (1929), I, p. 1057; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p. 479; Enc. dello spettacolo, VI, coll. 1582-1584; F. Stieger, Opernlexikon. Librettisten, II, Tutzing 1980, p. 549; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 472; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Indici, I, pp. 280, 477; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), XV, p. 40.
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