GUATTERI, Giovanni Battista
Nacque a Castelnovo di Sotto, presso Reggio nell'Emilia, il 29 ag. 1739 da Domenico e Anna Soncini, di famiglia modestissima. Compiuti i primi studi nelle scuole comunali del paese natale, nel 1755 fu inviato a Parma per gli studi di umanità e retorica ed essere quindi avviato al sacerdozio; tra 1757 e 1763 vi compì i corsi di filosofia e teologia nella scuola gesuitica. Già noto come cultore di botanica, vi concluse la propria formazione ecclesiastica nel biennio 1765-66 con corsi di diritto, morale e storia sacra.
L'ascesa al trono del Ducato nel 1765 di Ferdinando di Borbone e la rafforzata presenza a corte del ministro G. du Tillot avevano impresso un'accelerazione alla spinta riformatrice nel Ducato, diretta in primo luogo al monopolio statale dell'istruzione superiore. Così, nella Parma del Condillac, il G. entrò in contatto con la nuova cultura scientifica e con naturalisti come il sacerdote J.-B. Fourcaut, giunto nel 1763 per ordinare e ampliare le collezioni ducali di storia naturale; il nome del giovane sacerdote reggiano doveva essere noto a corte quando una ducale del giugno 1766 lo destinò a Padova per studiare botanica e storia naturale, secondo un progetto mirante a istituire una cattedra di botanica nello Studio parmense, riformato dalla costituzione di P.M. Paciaudi. Tra i maestri padovani del G. furono il botanico G. Marsili (col quale rimase in amicizia per tutta la vita), A. Vallisneri iunior, M. Carburi e G.A. Colombo per la storia naturale, la chimica e la fisica, G.B. Morgagni per l'anatomia. Dopo una permanenza a Bologna dal novembre 1767 all'aprile 1768 (dove seguì le lezioni di botanica di F. Bassi, seguendo anche altri corsi scientifici nell'ateneo), il G. fece ritorno a Padova, conseguendo la laurea "in Collegio veneto" il 13 ott. 1768; dopo un anno di perfezionamento, ancora col Marsili, ritornò a Parma assumendo nel novembre 1769 la cattedra universitaria di botanica. La sua assunzione "non fu senza contrasto per l'opposizione del nuovo titolare di anatomia Michele Girardi, proveniente dallo studio di Padova, il quale […] appoggiava per la Botanica la candidatura del padovano Domenico Vandelli. Il Guatteri, mercè […] l'alta protezione di cui godeva, vinse la partita" (Lanzoni, 1935, pp. 9 s.); ma otto anni dopo fu lo stesso Girardi a sottrargli l'insegnamento di storia naturale.
Col G. iniziò a Parma un insegnamento della botanica, fondato non più sulla lettura dei semplicisti greci e arabi (affidata a dottori fisici, ultimo dei quali era stato il protomedico ducale conte S.A. Ponticelli), ma sull'ostensione e lo studio diretto delle piante. Subito dopo la nomina il G., incoraggiato dal Marsili, si impegnò affinché si avviassero rapidamente i lavori per il nuovo giardino (l'antico "orto di semplici" istituito da Ranuccio I Farnese era decaduto in decenni di incuria), la cui ubicazione era stata individuata fin dal 1768 nel quadro del rinnovamento urbanistico di Parma affidato ad A.E. Petitot. Dal 1770 in poi il G. profuse tutte le sue energie nella direzione del nuovo orto (che gli competeva in quanto titolare della cattedra di botanica), incrementando di anno in anno il numero delle specie vegetali, comprese le esotiche (come testimoniano i catalogiplantarum da lui compilati e in parte, almeno dal 1785, stampati e fatti circolare), secondo le esigenze didattiche e scientifiche della botanica sistematica. A tale scopo il G. si inserì nel fitto scambio di semi e di corrispondenza che, in quegli anni cruciali per l'estensione delle conoscenze fitogeografiche, coinvolgeva botanici europei e italiani quali, ad esempio, il Bassi e il Marsili, V. Brusati a Pavia, C. Gómez Ortega e P. Thouin a Madrid e Parigi. La sensibilità per il rinnovamento della didattica fu anche all'origine della fortunata e accurata traduzione del G. del Curso elemental de botánica del Gómez Ortega, stampata da G. Bodoni (Corso elementare teorico di botanica ed introduzione alla parte pratica, Parma 1788).
Riveste un particolare interesse lo studio intrapreso all'inizio degli anni Ottanta dal G., questa volta nella veste di semplicista, in collaborazione con il medico di corte P. Pizzetti, sull'uso terapeutico della Datisca cannabina L., pianta erbacea indicata come valido succedaneo della china nella cura delle febbri intermittenti. Le annotazioni del G., pregevoli per l'interpretazione dei rilievi sperimentali in sede clinica, precedono di molti anni le pubblicazioni del Marsili e di P. Rubini sullo stesso argomento.
Nel corso degli anni non venne mai meno al G. la benevolenza della corte ducale: lo testimoniano gli sforzi economici per il miglioramento delle infrastrutture necessarie (stufe e serre) a far vivere le specie esotiche che, soprattutto attraverso l'Ortega, pervenivano dall'America meridionale, e i numerosi incarichi e consulenze di fiducia di cui fu gratificato: dalla carica di ispettore delle miniere e fossili, che ricoprì dal 1770, fino alla redazione, tra l'altro, d'una Instruzione per distruggere i bruchi pubblicata dall'ufficio parmense di Sanità (1786). Non meno significativa fu l'influenza del botanico sulle inclinazioni scientifiche del giovane Federico di Borbone, soprattutto attraverso il conte Stefano Sanvitale, allievo del G. e compagno di numerose escursioni naturalistiche.
Il G. morì a Parma il 1° luglio 1793.
Al fondatore dell'Orto botanico di Parma H. Ruiz López e J. Pavon dedicarono il genere Guatteria.
Fonti e Bibl.: H. Ruiz López - J. Pavon, Florae Peruvianae et Chilensis prodromum, Romae 1797, pp. 73 s. e tav. XVII; I. Affò - A. Pezzana, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, Parma 1833, VII, pp. 604, 641, 647; G.B. De Toni, Intorno all'epoca di fondazione dell'Orto botanico parmense, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere e arti, s. 7, V (1893-94), pp. 458-472; P.A. Saccardo, La botanica in Italia, Venezia 1895, I, pp. 86 s.; II, p. 57 (cui si rimanda per altre indicazioni bibliografiche); F. Rizzi, I professori dell'Università di Parma attraverso i secoli. Note indicative biobibliografiche, Parma [1953], p. 67; F. Lanzoni, Il fondatore dell'Orto botanico di Parma. L'abate G. G., in Aurea Parma, XI (1927), pp. 77-85; Id., Figure del Settecento. G. G. Parmigiano e il bavarese Fulgenzio Vitman, in L'Ateneo parmense, s. 2, I (1929), 6, pp. 610-615; Id., Le vicende battesimali di due piante, in Archivio botanico, V (1929), 5, pp. 13-17; Id., La storia parmigiana di un "semplice" settecentesco, in L'Ateneo parmense, s. 2, I (1929), 1, pp. 36-40; Id., Martino Vahl e "Salvia fulgens Cav." in Italia, in Nuovo Giorn. botanico italiano, n.s., XXXVII (1930), 2, pp. 438-442; Id., Sulla data di importazione del Calycantus floridus L. Appunti di cronologia botanica, in Archivio botanico, VII (1931), 2, pp. 177-180; Id., Una pagina parmense di storia della scienza. L'Orto botanico e i suoi dirigenti dal 1600 ad oggi, in Aurea Parma, XVII (1933), pp. 111-117; Id., I duchi di Parma e le scienze naturali. Il periodo farnesiano e borbonico, ibid., XIX (1935), pp. 9-12; Id., Lodovico di Borbone e Lazzaro Spallanzani in un celebre dibattito, ibid., XX (1936), pp. 115-126 passim; Id., Echi bodoniani del Settecento (da un carteggio inedito del tempo), in Aurea Parma, XXIV (1940), p. 150; F. Lona - I.M. Gandini - M.G. Corradi, Il verde a Parma. Aspetti significativi della cultura e della tradizione botanica in Parma, Parma 1981, pp. 12-16; M.A. Favali - F. Fossati, G. G. fondatore dell'attuale Orto botanico di Parma. Nel bicentenario della morte (1793-1993), Sant'Ilario d'Enza 1993 (volume celebrativo, con la riproduzione del ritratto del G. posseduto dalla Biblioteca Palatina di Parma).