GRATI, Giovanni Battista
, Nacque a Bologna l'8 ag. 1681 da Francesco, "cardaiolo" (Zanotti, Storia dell'Accademia Clementina, p. 153).
La ricostruzione delle vicende biografiche e dell'iter professionale del G. si fonda principalmente sulle notizie offerte dal suo primo biografo, G.P. Zanotti, fino alla data di pubblicazione dell'Accademia Clementina di Bologna (1739), cui si rimanda dove non altrimenti indicato; vi contribuiscono tuttavia anche le puntuali relazioni manoscritte sul patrimonio artistico bolognese di proprietà pubblica e privata redatte nella seconda metà del Settecento da M. Oretti che, solo, riferisce di un gran numero di dipinti del G. ignorati da fonti e bibliografia successive.
Il G. ricevette una prima educazione nel campo delle lettere; ben presto tuttavia il padre dovette assecondarne la naturale e spiccata inclinazione verso le arti figurative e lo introdusse allo studio del disegno presso Ludovico Mattioli, "diligente disegnatore e intagliatore all'acquaforte"; di qui il G. passò alla scuola di Lorenzo Pasinelli, e presso il nuovo maestro perfezionò la sua istruzione copiando i testi fondamentali della lezione bolognese, cioè i quadri dei "primi maestri", le pitture di palazzo Fava e quelle del chiostro di S. Michele in Bosco che attraverso un assiduo esercizio "due volte tutto interamente disegnò" (Zanotti, II, p. 186). Il G. concluse forzatamente il suo alunnato presso Pasinelli quando questi nel 1699 chiuse la scuola licenziando tutti gli allievi, alcuni dei quali, come lo stesso G., confluirono in quella di Giovan Gioseffo Dal Sole. L'esperienza che il G. condusse da quel momento presso Dal Sole si rivelò determinante per il giovane pittore non solo perché poté portarvi a compimento la propria educazione artistica, ma anche perché ne ricavò quei contatti necessari a un felice inserimento professionale cui allude ancora lo storico clementino dichiarando che "molte occasioni di far quadri gli vennero" (ibid.).
All'inizio del percorso del G. si dovrebbe coerentemente collocare la serie di disegni, perduti, testimonianza dell'accurato tirocinio artistico: non è escluso che molti di essi, come lascia intendere Oretti, comparissero tra quelli passati in eredità al mercante Filippo Baratta, nipote del pittore, insieme con gli altri beni dell'artista, e donati poi da Baratta allo stesso Oretti (Inventario…; Notizie…, c. 93).
Intorno al 1705, anno di acquisto da parte di Bonifacio Diolaiti della cappella (già De Cantoffis) dietro il coro di S. Giacomo Maggiore a Bologna, il G. dovette realizzare la tavola con S. Anna che insegna a leggere a Maria Vergine in sostituzione della tela di analogo soggetto eseguita da Guido Antonio Signorini.
L'opera del G., ancora in situ, e attualmente ritenuta la più rappresentativa dello stile dell'autore (Roli, 1977), è costruita attraverso una bilanciata distribuzione delle figure con al centro la Vergine fanciulla di profilo, ed è caratterizzata dalla scelta garbata ed elegante di atteggiamenti e pose di ascendenza reniana filtrati attraverso la versione accademizzante di Dal Sole (Id., 1967): la statuaria posa di s. Gioacchino a destra e lo sfondo architettonico di memoria classica contribuiscono a conferire una certa solennità all'insieme.
Poco più tardi il G. dovette eseguire il dipinto con la Vergine, il Bambino e i ss. Francesco e Gaetano per la chiesa bolognese dell'Incoronata, e ora in sacrestia.
In mancanza di più precise indicazioni cronologiche, giustificano una tale datazione i più ricercati effetti luministici e la composizione più complessa, animata da un maggior numero di figure gravitanti intorno alla Madonna con il Bambino decentrati a sinistra, in cui tuttavia ritornano le sperimentate pose convenzionali di memoria reniana qui adottate per rappresentare l'atteggiamento devoto dei santi.
Intorno agli stessi anni dovrebbero collocarsi anche i dipinti perduti per la famiglia dei mercanti Baratta ricordati da Oretti: due quadretti, a pendant, con l'Adorazione dei magi e la Circoncisione, stimati come "li migliori dipinti dall'Autore"; due piccoli rami raffiguranti S. Francescod'Assisi e S. Giovanni Battista; e altre non specificate "operazioni", a conferma di un rapporto privilegiato del G. con quella famiglia (Notizie…, c. 93).
Successivamente, ancora secondo Zanotti, si pone l'attività del G. per la città di Cortona: nel 1718 eseguì la tela con la Ss. Concezione e le ss. Chiara e Caterina per la chiesa del convento delle poverelle, in situ, a sinistra dell'altare, e quella con l'Angelo custode e Tobiolo, già nella chiesa di S. Filippo Neri, nel primo altare a destra, della famiglia Iannelli, ora sostituita da un crocifisso ligneo; per i dintorni della stessa città avrebbe inoltre dipinto due altre tavole, di cui una con i Ss. Giuseppe, Girolamo e Marta.
Entro lo scadere del secondo decennio si dovrebbe collocare pure l'esecuzione di alcune opere legate al territorio bolognese, ma non identificate: la grande tela per il cardinale Ulisse Giuseppe Gozzadini raffigurante Papa Albani in atto di dispensar premi alla Poesia, alla Pittura e alla Scultura e i due dipinti per il senatore Giuseppe Nicola Spada da collocare nella sua chiesa nella terra di Forcello, raffiguranti uno S. Caterina da Bologna e l'altro la copia del S. Gaetano eseguito da Dal Sole per la cappella domestica del senatore intorno agli ultimi anni della sua attività e replicato anche dall'allievo Ercole Bertuzzi. Si desume dal racconto di Zanotti che il successo riscosso da queste prove valse al G. l'invito da parte di Spada a stabilirsi nel suo palazzo di piazza S. Martino, dove il pittore avrebbe trascorso molti anni e per la cappella del quale avrebbe eseguito ben cinque dipinti, anch'essi non identificati: Il transito di s. Giuseppe, Il ritrovamento di Mosè, Lo svenimento di Ester dinanzi alla presenza del marito, Giuditta e Oloferne, Giaele e Sisara.
Nel contempo il G. dovette intrattenere rapporti anche con altre città poiché Zanotti ricorda due opere eseguite per Bolzano: la tavola con la Ss. Trinità per il duomo, in situ, e, per una chiesa non specificata, l'Orazione nell'orto. Ugualmente non identificate le varie opere che il G., stando alle fonti, avrebbe inviato in questo stesso periodo per varie, ma non segnalate chiese del territorio di Genova, del Monferrato e dello Stato di Nizza.
Nel 1718 si trasferì a Firenze, dove eseguì opere anche in questo caso non identificate. In quello stesso periodo avrebbe viaggiato per la Toscana, soggiornando anche a Lucca, e avrebbe ricevuto un'allettante offerta di un servizio e di un salario presso il granduca, che egli rifiutò perché "nemicissimo" degli ambienti cortigiani (Zanotti, p. 188). Si dovrebbe ragionevolmente ricondurre al soggiorno toscano l'esecuzione dell'Autoritratto conservato alla Galleria degli Uffizi (inv. n. 2026).
Qui il G. si è rappresentato di tre quarti, rivolto verso sinistra, con una folta parrucca, mentre trattiene la casacca sul petto con la mano destra e con la sinistra regge la tavolozza con i pennelli. Il dipinto, passato dalla collezione di Tommaso Puccini a quella di Antonio Pazzi, entrò a far parte nel 1768 della Galleria granducale, da dove fu rimosso nel 1790 per essere collocato in Guardaroba. L'età giovanile del G. tradita nel dipinto non esclude tuttavia che l'opera possa essere stata eseguita anteriormente e poi pervenuta, per vie ancora ignote, nella collezione Puccini, che si sviluppò a partire da un primo nucleo creato da Giovan Battista Zannoni (Leoncini).
Ancora secondo Zanotti, il G. fece ritorno a Bologna il 4 ott. 1719, nel medesimo giorno in cui, morto Carlo Cignani, si doveva procedere all'elezione del nuovo principe dell'Accademia Clementina. Fu eletto il G. che resse l'ufficio per un anno, fino al 7 ott. 1720, quando si effettuarono nuove elezioni. Egli continuò, tuttavia, a conservare un ruolo di prestigio all'interno dell'istituzione. Nel successivo principato di Francesco Francia, rivestì la carica di "direttore". Direttore ancora nel 1726, nel 1730 - all'epoca del concorso Marsili di seconda classe indetto dall'Accademia e vinto da Giuseppe Wagner - ricoprì l'incarico di "direttore di figura", diretto responsabile dell'insegnamento insieme con Francesco Monti, Vittorio Maria Bigari e Angelo Piò (Zamboni).
Il rientro a Bologna e gli incarichi ufficiali di cui fu investito non impedirono comunque al G. di mantenere contatti con altre città. Forse fu per la mediazione del cardinale Gozzadini, creato da Clemente XI vescovo di Imola, che il G. inviò alcune opere in quella città: la tavola con il Transito di s. Giuseppe per il secondo altare a destra della chiesa del Suffragio, ora sostituito da S. Gaetano da Thiene di G. Bartolini; una Madonna con Bambino fra i ss. Giuliano e Ubaldo per la chiesa, soppressa, di S. Giuliano, ora nella sagrestia della chiesa di S. Giovanni Battista. Ancora alla maniera del G. sembra doversi ricondurre una Annunciazione ubicata nella sagrestia di S. Agata (Buscaroli). Eseguì inoltre un S. Bernardo per le monache di S. Lucia a Faenza e un Battesimo di Cristo per il fonte battesimale del duomo di Pesaro. Agli impegni per le sedi religiose continuarono comunque ad affiancarsi quelli per dimore private bolognesi (Zanotti, p. 189: Oretti segnalava in casa Melega la presenza di un'Annunciata dipinta su rame, già assegnata dai proprietari a Dal Sole).
A conclusione del catalogo registrato da Zanotti si pongono la tavola con la Vergine, il Bambino e i ss. Rocco e Benedetto eseguita intorno al 1730 per le monache benedettine di Mondovì, ora non identificata, e la tela con S. Agostino realizzata per l'oratorio della Pietà della chiesa dell'Immacolata Concezione di Crevalcore, in situ. Sulla base di Oretti è tuttavia possibile collocare in un momento ancora più tardo del percorso del G. il dipinto con Cristo e i ss. Giovanni e Gertrude per la prima cappella della chiesa bolognese di S. Procolo, perduto.
A una miglior definizione del catalogo del G., specie per quanto concerne la produzione degli ultimi tre decenni di attività, nuoce evidentemente anche una certa sfortuna critica di cui l'artista è stato oggetto a partire dai suoi stessi primi biografi i quali ne hanno sempre e solo lodato il momento iniziale, quello più marcatamente segnato dal magistero di Dal Sole. Nell'impossibilità di circostanziare l'estesa produzione del G., per la perdita pressoché totale dei suoi lavori, rimane comunque la tentazione di estenderne ulteriormente il catalogo sulla base ancora delle numerose opere citate da Oretti, le quali, sebbene non attualmente identificabili, rimangono a conferma del largo favore riscosso dal G. presso i contemporanei. Ai dipinti già menzionati si dovrebbero pertanto aggiungere questi ricordati in alcune dimore signorili della città di Bologna: Giuditta e Oloferne e Giaele e Sisara in palazzo Dondini; la Beata Vergine con il Bambino, s. Francesco d'Assisi e angeli in palazzo Aldrovandi; il grande quadro con "figure come il naturale" con Marco Antonio, Ottaviano e Lepido in atto di dividersi l'impero romano in casa Ranuzzi; e i sottoquadri con le Favole del Tasso nel palazzo Ranuzzi del Senatore, eseguiti insieme con Cesare Giuseppe Mazzoni, Francesco Merighi e altri "anonimi pittori" (Marcello Oretti…). Infine rimane aperta la suggestiva ipotesi di un'attività del G. in Germania per principi tedeschi suggerita da un appunto di Zanotti (Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Mss., B 6: Istoria dell'Accademia Clementina. Appunti di notizie, c. 263), e che appare più plausibile solo ricordando la medesima attività svolta per illustri committenti d'Oltralpe dal mae-stro Dal Sole e la vendita ad Augusta nel 1777 di quattro "pezzi architettonici" del G. dalla collezione di Giovan Battista Bassi (Getty Provenance Index).
La stima di cui il G. dovette godere nel contesto artistico ufficiale bolognese pare coerentemente confermata anche dalla responsabilità di cui il pittore fu investito nel 1757 di curare, per la parte artistica, la stesura dell'inventario della collezione Bonfiglioli a Bologna, rogato dal notaio Francesco Fabri (Campori).
Menzionato ancora come "vecchissimo pittore bolognese" in una lettera di Luigi Crespi a monsignor Giuseppe Bottari del 13 maggio 1752 (Bottari - Ticozzi), il G. morì a Bologna il 6 dic. 1758 senza lasciare figli (Crespi); fu seppellito nella chiesa di S. Martino Maggiore, sua parrocchia.
Ebbe come allievi Giuseppe Balzani e Giuseppe Wagner, quest'ultimo limitatamente al soggiorno bolognese svoltosi dal dicembre del 1729 all'ottobre del 1732, durante il quale fu avviato dal G. allo studio del "disegno, cioè a perfezionarsi con copiare le più rinomate pitture nelle chiese di Bologna" (Oretti, in Zamboni, p. 402).
Fonti e Bibl.: Per le notizie sulle opere del G. si vedano i seguenti lavori manoscritti di M. Oretti conservati a Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Mss., B 30: Le pitture nelle chiese della città di Bologna (1767), cc. 43, 68; B 109: Descrizione delle pitture che ornano le case de cittadini della città di Bologna, cc. 27 s., 34, 162, e Descrizione delle pitture e sculture, e delle fabbriche principali… di Bologna, c. 80; B 113 n. 6: Inventario delle pitture, disegni e carte…; B 131: Notizie dei professori del disegno, cc. 6, 90-93, 96 s.; si veda inoltre: C.C. Malvasia, Le pitture di Bologna (1686), a cura di A. Emiliani, Bologna 1969, pp. 40, 54, 63, 219; G. Zanotti, Storia dell'Accademia Clementina di Bologna, Bologna 1739, I, pp. 64, 67, 316; II, pp. 185-191; Id., Storia dell'Accademia Clementina di Bologna. Commentario all'opera (1739), a cura di R. Roli - A. Ottani Cavina, in Atti e memorie dell'Accademia Clementina di Bologna, XII (1977), pp. 73 s., 153; G.C. Bottari - S. Ticozzi, Raccolta di lettere sulla pittura, scultura ed architettura (1764), IV, Milano 1822, p. 403; L. Crespi, Vite de' pittori bolognesi non descritte nella Felsina pittrice, Roma 1769, p. 264; G.G. Sernini Cucciatti, Quadri in chiese e luoghi pii di Cortona alla metà del Settecento (seconda metà XVIII secolo), a cura di P.J. Cardile, Cortona 1982, pp. 19, 30; F. Bartoli, Notizia delle pitture, sculture ed architetture che ornano le chiese, e gli altri luoghi publici di tutte le più rinomate città d'Italia, Venezia 1776, p. 73; G.A. Lazzarini, Catalogo delle pitture che si conservano nelle chiese di Pesaro, Pesaro 1783, pp. 27, 141; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia (1789), a cura di M. Capucci, V, Firenze 1974, p. 115; G. Villa, Guida pittorica d'Imola (1794), a cura di G. Gambetti, Imola 1925, p. 31; P. Bassani, Guida agli amatori delle belle arti… per la città di Bologna, Bologna 1816, pp. 31, 43; G. Bianconi, Guida del forestiere per la città di Bologna e suoi sobborghi, Bologna 1826, pp. 27, 35, 92, 235; G. Rosini, Storia della pittura italiana esposta coi monumenti. Epoca quarta, dai Carracci all'Appiani, IV, Pisa 1847, p. 35; G. Bosi, Manuale pittorico felsineo, Bologna 1859, p. 36; G. Campori, Raccolta di cataloghi ed inventari inediti, Modena 1870, p. 616; A. Della Cella, Cortona antica, Cortona 1900, pp. 163, 180; L. Sighinolfi, Guida di Bologna, Bologna 1926, p. 82; R. Buscaroli, Imola: città, dintorni. Guida artistica, Bologna 1939, pp. 7, 9; R. Roli, I quadri e i dipinti murali degli altari dal Cinquecento all'Ottocento, in Il tempio di S. Giacomo Maggiore in Bologna. Studi sulla storia e le opere d'arte. Regesto documentario, Bologna 1967, pp. 174 s.; C. Ricci - G. Zucchini, Guida di Bologna, Bologna 1968, pp. 95, 112; W. Prinz, Die Sammlung der Selbstbildnisse in den Uffizien, Berlin 1971, pp. 154 n. 234, 205 doc. 141; R. Roli, Pittura bolognese 1650-1800. Dal Cignani al Gandolfi, Bologna 1977, pp. 112, 270; S. Meloni Trkulja, La collezione Pazzi (autoritratti per gli Uffizi): un'operazione sospetta, un documento malevolo, in Paragone, XXIX (1978), 343, p. 106; G. Leoncini, Antefatti della collezione Pazzi, ibid., 345, p. 105 n. 73; S. Zamboni, Un disegno di Giuseppe Wagner a Bologna, in Arte veneta, XXXII (1978), pp. 402 s., 404 n. 5; A. Colombi Ferretti, Il Dal Sole di Casa Spada, in Itinerari. Contributi alla storia dell'arte in memoria di Maria Luisa Ferrari, Firenze 1979, p. 127; S. Meloni Trkulja, in Gli Uffizi: catalogo generale. La collezione degli autoritratti e dei ritratti di artisti, Firenze 1979, p. 890, scheda A 426; Marcello Oretti e il patrimonio artistico privato bolognese: Bologna, Biblioteca comunale, ms. B 104. Indice, a cura di E. Calbi - D. Scaglietti Kelescian, Bologna 1984, p. 116; A. Tafi, Immagine di Cortona, Cortona 1989, pp. 95, 334; C. Thiem, Giovan Gioseffo Dal Sole. Dipinti, affreschi, disegni, Bologna 1990, p. 226; C. Baroncini, Lorenzo Pasinelli pittore (1629-1700), Faenza 1993, p. 97; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 544.