GRASER, Giovanni Battista
, Nacque a Rovereto il 2 apr. 1718 (o il 4, secondo le Memorie dell'I.R. Accademia… degli Agiati…, p. 291), da una famiglia di modestissime condizioni: il padre Domenico, fornaio, morì presto per "un accidente di sonnambulismo" (ibid.), lasciando alla moglie Dorotea Barberi l'onere di allevare e mantenere agli studi, tra stenti e sacrifici, il figlio ancora fanciullo. Discepolo e intimo amico di G. Tartarotti, già da studente il G. divenne precettore presso alcune nobili famiglie; quindi, vestito l'abito sacerdotale, si segnalò come ottimo erudito, latinista, storico e prosatore, sì da ricevere, a partire dal 1748 (Vannetti, p. 6), l'incarico di insegnare retorica e poi anche poetica nel ginnasio patrio.
Membro dell'Accademia degli Ipocondriaci di Reggio (con il nome di Andronico), di quella dei Dodonei - che agli inizi degli anni Trenta si identificò con lo studio privato di Tartarotti e il suo gruppo di allievi e amici - e dal 1754 anche dell'adunanza Taxiana di Innsbruck, risulta nel Catalogo degli Accademici secondo l'ordine, che sono entrati dell'Accademia degli Agiati di Rovereto come secondo socio fondatore (con il nome di Biagiatto), dopo G.V. Vannetti, suo assiduo corrispondente e alleato in molte battaglie culturali.
A lui nel 1752 gli Agiati affidarono l'incarico di redigere la supplica all'imperatrice Maria Teresa per ottenere, con la legale costituzione dell'adunanza roveretana, anche la protezione imperiale. Sette anni più tardi (1759), il modello politico-istituzionale dell'Accademia degli Agiati funse da prototipo per la creazione della Bayerische Akademie der Wissenschaften di Monaco, di cui lo stesso G. divenne socio insieme con personaggi di grande prestigio come: J. von Sperges, mecenate e raffinato mediatore fra le culture italiana e tedesca, accademico agiato dal 1751 con il nome di Ergasto; A. Roschmann, bibliotecario della Teresiana di Innsbruck; G.B. De Gaspari, oltre al G. solo membro trentino dell'Accademia Taxiana proveniente dal sodalizio roveretano; J.C. Schäffer e molti altri.
Il 21 maggio 1760 lo stesso Sperges scrisse al Vannetti che, stimando il G. da sempre, progettava di affidargli una cattedra all'ateneo di Innsbruck e chiese al corrispondente di "scandagliarlo" in proposito (Rovereto, Biblioteca civica G. Tartarotti, Mss., 8.5, Carteggio J. von Sperges - G.V. Vannetti, lettere del 21 maggio e 31 ag. 1760). Il sostegno alla candidatura del G. arrivò anche dal Tartarotti e dal "grazioso patrono" C.A. von Martini, al quale egli dedicò la sua De historici studii amoenitate atque utilitate deque historicorum delectu dissertatio academica (Oeniponte 1775). Nel frattempo, egli si allontanò dalla città natale per seguire a Bolzano F. Rosmini come precettore dei figli; vi tornò però poco dopo, per raccogliere l'eredità letteraria del Tartarotti che, morente, il 16 maggio 1761, gli affidò i propri manoscritti da riordinare insieme con un legato di 800 ragnesi da destinarsi alla loro pubblicazione (Broll, p. 69).
Il 30 luglio, alle onoranze funebri dell'amico e maestro, il G. ne celebrò la memoria con un elogio, che poi pubblicò - con alcune liriche composte da altri agiati - con il titolo Orazione funebre e poetici componimenti in morte di Girolamo Tartarotti Serbati cittadino roveretano (Rovereto [Verona] 1761); in ricordo dell'illustre concittadino, intraprese quindi la stesura di una voluminosa biografia, rimasta incompiuta e oggi conservata tra i suoi numerosi manoscritti nella Biblioteca civica G. Tartarotti di Rovereto (Mss., 12.18).
Scomparso l'amico, nello stesso 1761 il G. si trasferì finalmente, con soddisfazione dei suoi estimatori, a Innsbruck, ove, oltre a ricoprire le cattedre di filosofia morale, storia letteraria e civile (1774) e teologia (1777), assunse l'incarico, già di A. Roschmann, di bibliotecario della Teresiana. Nel 1769 fu eletto rettore per un anno; contemporaneamente ebbe l'offerta dal ministro della Lombardia conte C. Firmian e dallo stesso Sperges di recarsi a ricoprire l'istituenda cattedra di disciplina ecclesiastica presso l'Università di Pavia; tuttavia il G., nonostante l'insistenza del discepolo e amico G. Fontana, già suo allievo nel ginnasio di Rovereto e docente nell'ateneo lombardo, respinse decisamente l'invito adducendo come ragione principale la volontà di rimanere in Teresiana, ove per tre anni si era impegnato in una faticosa opera di ampliamento, riorganizzazione e catalogazione del patrimonio archivistico-librario.
Vi restò fino al 1779 quando, chiesto il congedo per motivi di salute (a Innsbruck aveva appreso le lingue tedesca e francese non tanto applicandosi sui libri, bensì "ad vinum, et inter convivia. Quae quidem si parcius agitasset, qua constitutione fuit, fortasse ad extremam senectutem pervenisset", Vannetti, p. 23), tornò con una modesta pensione a Rovereto, per trascorrervi gli ultimi anni "non tam otiose, quam quiete" (Vannetti, p. 11). Continuò infatti a scrivere e a trattare, di tanto in tanto, cause civili e canoniche, alcune delle quali pubblicate. Fra queste ultime vanno menzionate, in particolare, la De presbyterio et in eo sedendi iure disputatio (Tridenti 1779) dedicata al nunzio apostolico mons. G. Garampi, le Difese e ragioni dei canonici della collegiata di Arco contra le accuse e pretese dell'arciprete di detta collegiata Francesco Santoni… (Trento 1781) e le Ragioni esposte all'eccelso Consiglio de' nobili dell'Austria Superiore… contro le pretese fiscali circa la casa detta al Follone (s.l. 1785), relative a una controversia giuridica in cui era parte l'Ordine delle carmelitane.
Amico anche di L.A. Muratori, il G. tenne rapporti e corrispondenze con i protagonisti della cultura giuridica e letteraria dell'epoca: C. Baroni Cavalcabò, B.L. Saibante Vannetti, F. Saibante, C. Vannetti, V. Malfatti, F. Givanni, F.V. Barbacovi e molti altri. Fu partecipe del complesso moto settario che tanta importanza assunse nel Trentino tra Sette e Ottocento, e fu "uno dei tramiti attraverso i quali si collega in quelle terre lo spirito critico di Tartarotti con la volontà illuministica di Carlantonio Pilati" (Venturi, p. 368). Impegnatosi in prima linea nella cosiddetta "questione tartarottiana", pubblicò nel 1752 a Venezia con i torchi di Pietro Valvasense la celebre Propugnatio adnotationum criticarum in sermonem de Maria Renata saga, adversus Responsa p. Georgii Gaar (Venetiis 1752), testimonianza della polemica accesa da uno degli ultimi processi per stregoneria consumatosi in terra tedesca (a Würzburg, il 21 giugno 1749) e terminato con la condanna al rogo, previa decapitazione concessa dalla clemenza del principe-vescovo, della sottopriora del convento di Unterzell suor Maria Renata Singerin.
L'opera, nata da una fitta corrispondenza con Tartarotti (Rovereto, Accademia degli Agiati, Archivio Graser, Corrispondenza, vol. III, S-Z) nell'intento di sollevare l'amico e maestro da una disputa con il gesuita G. Gaar condotta a suon di Christliche Anred, Annotazioni critiche e Responsa alle stesse, pur ritenuta talora un "libretto […], lavoro da professore di retorica" e una "energica apostrofe […], piena di frasi reboanti" (Provenzal, p. 55), mera "emanazione ufficiale del tartarottismo" (Parinetto, p. 270), affronta la polemica sul "valore e calcolo della ragione" (Venturi, p. 382) con strategie e armi nuove: per opporsi al retrivo conservatorismo del Gaar, che adduceva un ammasso di citazioni teologali per denigrare la distinzione tartarottiana tra magia e stregoneria e chiedere al suo avversario "Qui te costituit iudicem super iudices?" (Gaar, p. 30), il G. mirò infatti a unificare il fronte dei riformisti mettendone in ombra le divergenze e concentrandone gli sforzi, per vincere praticamente la battaglia contro i persecutori delle streghe. Per far ciò non disdegnò gli aiuti che gli potevano derivare, oltre che dalle opere di J. Wier, F. Spee, G. Gorini Corio e Muratori, anche da quelle di S. Maffei, G. Carli e B. Melchiori, troppo arditi per essere utilizzati da Tartarotti. Quindi, attribuendo scarso peso alle autorità scritturali e teologali, il G. mirò a incanalare la querelle sull'arte magica in un alveo prettamente scientifico, nel quale la ragione galileiana guidasse alla conoscenza della natura sulla base di sensate esperienze e razionali dimostrazioni, qua e là frammiste a volteriana ironia. A questo scopo, egli mise in discussione il caso della povera suora Maria Singerin, la cui colpevolezza era stata affermata non con una qualsiasi prova certa e reale, ma sulla base di testimonianze fantasiose, invenzioni, diabolici anagrammi e fenomeni che in realtà avevano una convincente spiegazione naturale. La battaglia per la salvezza delle streghe assunse così i connotati di una guerra per emancipare l'uomo e annientare le superstizioni, per una religione meno fanatica e un nuovo metodo critico fondato sulle esperienze e sul progresso della conoscenza della natura.
Latinista, storico e giurista, il G. fu pure autore di numerosi inediti: prediche e sermoni, trattati, ragionamenti e dissertazioni su temi vari, discorsi a contenuto religioso, orazioni funebri, componimenti poetici in italiano e sonetti scritti per eventi pubblici, nozze e cerimonie varie. Di lui - sostenne C. Vannetti (p. 31) - si potrebbero dire "ea, quae de Caio Memmio pronuntiat Cicero in Bruto "argutus Orator, sed fugiens laborem, tantum sibi de facultate detraxit, quantum imminuit industriae"". Fra gli scritti editi si segnalano ancora: la Orazion panegirica di Maria Vergine addolorata (Rovereto 1753); ancora sulla stregoneria la Epistola ad illustrissimum virum Carolum Antonium baronem de Buffa… de versione Germanica suae Propugnationis adnotationum criticarum adversus Responsa P. Georgii Gaar (Venetiis 1756); il ragionamento Della vocazione e professione religiosa d'un figliuolo unico di genitori poveri. Quistione canonica trattata in tre lettere (Lucca 1760) e poesie latine "non limate in tutto" (Carteggio fra Girolamo Tiraboschi e Clementino Vannetti, p. 280), il cui Liber fu stampato in appendice al Commentariolum de Ioanne Baptista Graserio di C. Vannetti grazie anche all'intervento di G. Tiraboschi presso il revisore ecclesiastico e lo stampatore.
Il G. morì a Rovereto il 15 luglio 1786, lasciando in legato i propri libri alla biblioteca cittadina (cfr. Rovereto, Biblioteca civica G. Tartarotti, Mss., 12.17, Catalogus librorum Ioannis Bapt. Graserii, 1777) e i manoscritti suoi e del Tartarotti a F. Saibante.
L'archivio Graser, conservato sino al 1900 presso il ginnasio di Rovereto, poi presso l'Accademia roveretana degli Agiati, si compone di nove volumi di manoscritti e tre di corrispondenza, il cui preciso contenuto è ora conoscibile: Accademia roveretana degli Agiati. Inventario dell'Archivio (secoli XVI-XX), a cura di M. Bonazza, Trento 1999, pp. XX s., XXXIV, 351-359, 770. Un altro ricco fondo graseriano è presso la Biblioteca civica G. Tartarotti di Rovereto: oltre agli inediti sopra citati (Mss., 12.17, 12.18), vi si trova gran parte del suo epistolario: Mss., 3.5, 5.12, 5.13 (89 lettere a C. Vannetti), 5.33, 6.2 (2-3), 7.32, 7.36, 7.37, 7.38, 7.45, 7.46 (90 lettere a F. Saibante), 8.3, 8.6, 8.7, 11.16, 17.1, 17.2, 17.3, 17.4, 17.5, 17.7, 48.20 (8), 48.21 (39). I rimanenti autografi del fondo possono essere classificati in cinque gruppi. Componimenti poetici vari: Mss., 5.16, 7.46, 8.3, 8.6, 15.6 (1a), 44.41, 44.44, 44.63, 46.50 (91), 48.21 (25-38, 40, 41-46), 70.6 (5), 72.6 (20); scritti giuridici: Mss., 7.41, 14.11 (13), 15.2 (16), 15.3 (10), 15.4 (19), 23.3 (5), 24.3 (12-15), 49.12 (18), 72.6 (19); scritti su G. Tartarotti: Mss., 8.1, 8.7, 12.12 (1), 12.16 (1, 5, 6, 10), 12.18, 14.4 (8a), 61.10; testi vari in prosa: Mss., 7.1, 7.2, 11.1, 12.12 (4), 12.14, 14.3 (3), 14.11 (18), 14.14 (6), 24.3 (13-14), 26.4 (6), 46.8, 48.7 (19), 49.12 (9-27), 56.16 (5), 72.11 (13); e, infine, sermoni e discorsi a tema religioso: Mss., 12.13, 14.6 (30), 15.7 (11), 23.3 (6-11), 24.3 (2), 49.12 (2, 3, 21). Altre lettere e poesie del G. sono in Trento, Biblioteca comunale, Mss., 455, 658, 714, 904, 1155, 1757.
Fonti e Bibl.: Rovereto, Biblioteca civica G. Tartarotti, Mss., 8.5, Carteggio von J. Sperges - G.V. Vannetti, lettere del 21 maggio e del 31 ag. 1760 (sulla candidatura del G. per la docenza universitaria a Innsbruck); G. Gaar, Responsa ad annotationes criticas dr. F.A.T., Wirceburgi s.d.; C. Vannetti, Commentariolum de Ioanne Baptista Graserio. Accedunt nonnulla huius carmina, Mutinae 1790; G. Tartarotti, Saggio della biblioteca tirolese, o sia Notizie istoriche degli scrittori della provincia del Tirolo, Venezia 1777, p. 32; C. Lorenzi, De vita Hieronymi Tartarotti libri III, Roboreti 1805, p. 91; G. Telani, G., Giambattista, in E. De Tipaldo, Biogr. degli italiani illustri, II, Venezia 1835, pp. 169-171; F. Ambrosi, Profili di una storia degli scrittori e artisti trentini, Borgo 1879, p. 21; L. Rapp, Die Hexenprozesse und ihre Gegner in Tirol, Brixen 1891, pp. 92, 94; F. Ambrosi, Scrittori ed artisti trentini, Trento 1894, pp. 76 s., 100; D. Emer, Accademie ed Accademici nel Trentino. L'Accademia degli Agiati di Rovereto, in Archivio trentino, XII (1895), pp. 178-188; F. Pasini, Un professore trentino all'Università d'Innsbruck nel secolo passato (Giambattista G.). Un particolare curioso spigolato dai carteggi delle nostre biblioteche, in Tridentum, II (1899), 7, pp. 1-9; G. de Cobelli, Materiali per una bibliografia roveretana, Rovereto 1900, ad ind.; D. Provenzal, Una polemica diabolica nel secolo XVIII, Rocca San Casciano 1901, p. 55; E. Broll, Studi su Girolamo Tartarotti, Rovereto 1901, pp. 10 s., 21, 43-45, 52 n., 63 n., 69; Memorie dell'I.R. Accademia di scienze, lettere ed arti degli Agiati in Rovereto, pubblicate per commemorare il suo centocinquantesimo anno di vita, Rovereto 1901, pp. 7-9, 17, 291-293; E. Frapporti, Girolamo Tartarotti. Vita e opere, Trento 1906, pp. 139 s.; A. Hittmair, Geschichte der K.K. Universitätsbibliothek in Innsbruck, Innsbruck 1910, pp. 34-39; E. Zucchelli, La vita di Girolamo Tartarotti scritta da G.B. G., in Rivista tridentina, III (1911), pp. 3-16; Carteggio fra Girolamo Tiraboschi e Clementino Vannetti (1776-1793), a cura di G. Cavazzuti - F. Pasini, Modena 1912, pp. 70 n., 75, 109 n., 125, 127, 265, 269-302, 304 s., 308, 314 s.; Atti della I. R. Accademia di Scienze, lettere ed arti degli Agiati in Rovereto, s. 3, XVIII (1912), pp. 129-137, 451-458; s. 4, II (1913), p. 287; G. Bonomo, Caccia alle streghe, Palermo 1959, p. 435; F. Venturi, Settecento riformatore, I, Da Muratori a Beccaria, Torino 1969, pp. 368, 382; Memorie e documenti per la storia dell'Università di Pavia e degli uomini più illustri che v'insegnarono, a cura di E. Cortese - D. Maffei, XII, 1, Bologna 1970, pp. 573, 576; L. Parinetto, Magia e ragione. Una polemica sulle streghe in Italia intorno al 1750, Firenze 1974, pp. 269-274, 279, 303, 329; A. Chemelli, La critica storiografica dell'Accademia roveretana dei Dodonei, in Per padre Frumenzio Ghetta, o.f.m. Scritti di storia e cultura ladina, trentina, tirolese…, Trento-Vigo di Fassa 1991, pp. 189-210; M.R. Di Simone, Legislazione e riforme nel Trentino del Settecento. Francesco Vigilio Barbacovi tra assolutismo e illuminismo, Bologna 1992, pp. 18 n., 217 n., 429, 453 s.; La cultura tedesca in Italia. 1750-1850, a cura di A. Destro - P.M. Filippi, Bologna 1995, pp. 209 s., 215, 222 s., 231 s., 234, 238, 256 s., 259 s., 262-265, 269; Girolamo Tartarotti (1706-1761). Un intellettuale roveretano nella cultura europea del Settecento. Atti del Convegno, Rovereto… 1995, in Atti della Accademia roveretana degli Agiati, s. 7, VI (1996), pp. 30, 58, 70, 76 s., 83, 125 s., 132 s., 256 s., 260 s., 349 s., 355 s., 368, 374, 380 s., 390, 399 s., 549; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Österreich, V, pp. 309 s.; G. Garollo, Diz. biogr. universale, I, Milano 1907, p. 966; G. Casati, Diz. degli scrittori d'Italia, III, p. 224.