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GRANATA, Giovanni Battista

di Pasqualino Bongiovanni - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 58 (2002)
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GRANATA, Giovanni Battista

Pasqualino Bongiovanni

Figlio di Benedetto, nacque probabilmente a Torino nel 1622; tuttavia non è stato ritrovato alcun documento che confermi i natali torinesi di questo chitarrista e compositore allievo del celebre Francesco Corbetta.

L'indicazione viene data dallo stesso G. il quale, nell'intitolazione delle sue prime due opere a stampa, dice di essere nativo di Torino. Eppure, la famiglia Granata risulta fortemente legata alla città di Bologna sin dalla fine del XVI secolo; ne è testimonianza l'atto di matrimonio del medico Bonifacio Granata ritrovato presso l'Archiginnasio bolognese, risalente al 1576.

Sconosciute sono dunque le ragioni che indussero la famiglia a trasferirsi a Torino, sebbene dai documenti ritrovati si evinca che già nel 1651, e probabilmente anche da prima, il G. risiedesse e operasse stabilmente a Bologna. Qui, nel 1646, l'editore Giacomo Monti aveva pubblicato la prima opera del musicista, Capricci armonici sopra la chittariglia spagnuola, dedicata al "Serenissimo Prencipe D. Lorenzo di Toscana". Negli anni successivi venne stampata anche la raccolta Nuove suonate di chittariglia spagnuola, dedicata a Ferdinando Gonzaga, il cui unico esemplare giunto sino a noi è costituito da un libretto di ventuno pagine nel quale non figura alcuna indicazione riguardante l'edizione, il luogo e la data di pubblicazione. Che si tratta del suo secondo lavoro lo apprendiamo dalla prefazione all'opera terza, Nuova scielta di capricci armonici e suonate musicali in vari tuoni (Bologna 1651), nella quale il G. ricorda i dedicatari delle prime due opere; questo terzo libro consta di sessantuno pagine e, per la prima volta, il G. non fa seguire al suo nome l'indicazione "da Torino".

Dalle nozze con Caterina Bellini il G. ebbe quattro figli: il 21 apr. 1649 nacque il primogenito Antonio Gioseffo; in seguito Filippo Carlo (settembre 1651), Giovanni Carlo (29 marzo 1653), e Gio Francesco (8 apr. 1654). La famiglia Granata, stabilitasi definitivamente a Bologna, alloggiava in una casa ubicata in via Venezia (dal 1949 via Caduti di Cefalonia).

Tra il 1651 e il 1653 il G. figura in qualità di liutista soprannumerario tra gli strumentisti in servizio presso la Signoria di Bologna, facenti parte dell'istituzione musicale meglio nota come Concerto palatino della Signoria.

Nel 1659, sempre a Bologna, venne data alle stampe l'opera quarta, Soavi concenti di sonate musicali per la chitarra spagnuola, libri diversi, con la quale si conclude il primo periodo compositivo del Granata.

È in questo quarto libro che sono incluse le intavolature per chitarra "tiorbata" (strumento dotato dei cinque cori della chitarra spagnola e di sette corde di bordone). Nel vano tentativo di promuovere l'utilizzo di questo singolare strumento per la realizzazione del basso continuo in alternativa ai chitarroni e alle tiorbe, il G. compì un'operazione editoriale unica nel suo genere. Questi brani infatti, insieme con quelli contenuti in una raccolta di H.-F. Gallot e con le composizioni presenti in un manoscritto custodito nella Biblioteca del Conservatorio di Napoli, costituiscono l'intero repertorio di questo strumento.

Nel discorso A' lettori premesso all'opera quarta, il G. ci informa di essere anche un valido "barbiere-chirurgo"; nel 1659, infatti, egli ottenne la licenza per l'esercizio di tale professione, avviata già dal 1656. Questa attività (che soltanto nel 1668 venne ceduta a Giovanni Battista de Nigris) costituì probabilmente un ostacolo alla produzione musicale del Granata. Negli stessi anni egli fu impegnato anche in un'intensa attività di compravendita, riguardante case e terreni, e nel prestito di denaro a interesse. In un atto notarile del 22 giugno 1662, per la prima volta, viene citata Elisabetta de Braij, sua seconda moglie.

Il ritorno del G. all'attività musicale avvenne nel 1674, quando l'editore Monti pubblicò la sua opera quinta, Nuovi capricci armonici musicali in varj toni per la chitarra spagnola, violino e viola concertati, et altre sonate per la chitarra sola. Vennero in seguito date alle stampe anche l'opera sesta, Nuovi soavi concenti di sonate musicali in varij toni per la chitarra spagnola, et altre sonate concertate a due violini e basso (Bologna 1680), e l'opera settima, Armoniosi toni di varie suonate musicali concertate a due violini, e basso con la chitarra spagnola (ibid. 1684).

Il G. morì a Bologna il 12 ott. 1687.

Considerato uno fra i compositori per chitarra più prolifici del suo tempo, la sua fama giunse anche all'estero e le sue opere vennero vendute fino agli inizi del Settecento. Ritroviamo il suo nome nell'Elenco degli autori di musica bolognese di G. Gaspari, nell'Elenco alfabetico dei musicisti di padre G.B. Martini, nei libri di G. Sanz (1674), F. Le Cocq (1729) e negli scritti del conte G. Fantuzzi (1781).

Ancora nel discorso A' lettori contenuto nell'opera quarta, il G. lamenta il fatto che alcuni professori "habbino spolpate le stampe dei Bertolotti, dei Piccinini da Bologna dei Gottieri, dei Monsù de Fò, dei Foscarini, & altri, e le mie ancora". Il musicista non rivela chi siano questi "simili Maestri" colpevoli di plagio, ma F. Corbetta, nell'introduzione al suo libro La guitarre royalle (Parigi 1671), risponde alle accuse del vecchio allievo, dando vita a una delle tante querelles del tempo.

Come i più noti compositori per chitarra dell'epoca, quali D. Pellegrini, L. Roncalli e lo stesso Corbetta, anche il G. utilizzò nelle sue intavolature la notazione denominata "mista", quella cioè in cui coesistevano la notazione numerale e quella alfabetica. Dal punto di vista musicale la prima opera del G., i Capricci armonici, non presenta particolari novità rispetto ai clichés dell'epoca. Contiene principalmente danze semplici, spesso abbinate in coppie, e brani più agili come la toccata o il capriccio. Tuttavia, conservando tratti esecutivi tipicamente liutistici, il G. inserisce numerosi brani per note "pizzicate", mentre relega in fondo al volume le richiestissime e popolari sonate per chitarriglia; in tal modo egli contribuisce a una prima emancipazione del repertorio per chitarra dalla diffusa pratica del rasgueado.

I continui contatti con allievi attivi in Francia permisero al G. di assorbire la cultura musicale di quel paese, come testimonia la presenza nell'opera seconda di una corrente e di un'allemanda di derivazione francese. Vivi dal punto di vista ritmico, i brani di questo volume sono animati da rapide figurazioni di biscrome, e dalla continua presenza di pause e sincopi. Tuttavia, è solo nel terzo libro che le danze cessano di mostrarsi come brani sparsi e si riuniscono, invece, secondo la chiara successione della suite. Nella stessa opera, inoltre, è incluso il brano più interessante del giovane G.: la Sinfonia à dui per chitarra e basso continuo; scritta in partitura, tale composizione rappresenta un'importante novità per la letteratura chitarristica.

Nel rinnovato intento di misurarsi con la musica strumentale d'insieme, il G. include nell'opera quarta alcune Sonate per chitarra, violino e basso continuo. In questi brani, ma soprattutto in quelli contenuti nelle sue ultime raccolte, la chitarra acquista tratti di vero e proprio strumento concertante. Con queste opere il G. contribuisce "all'evoluzione della sonata precorelliana, che proprio la scuola bolognese andava maggiormente delineando in quegli anni" (Dell'Ara, 1979, p. 10), anche se la sua ricerca non ebbe seguito e rimase, almeno nell'ambito del repertorio chitarristico barocco, un'esperienza unica.

Fonti e Bibl.: L. Torchi, La musica strumentale in Italia, Milano 1901, pp. 149 s.; R.T. Pinnel, The theorboed guitar: its repertoire in the guitar books of G. and Gallot, in Early Music, VII (1979), pp. 323-329; M. Dell'Ara, G.B. G. chitarrista, compositore e barbiere chirurgico, in Il Fronimo, VIII (1979), 26, pp. 6-15; A. Blardone, G.B. G. una figura da riscoprire, ibid., XVI (1987), 61, pp. 41-47; M. Dell'Ara, Manuale di storia della chitarra, I, Ancona 1988, pp. 27, 38 s., 42-47, 51, 58, 63, 65, 80, 147, 150; O. Gambassi, Il Concerto palatino della Signoria di Bologna, Firenze 1989, pp. 233-237; G.R. Boye, G.B. G. and the development of printed guitar music in seventeenth-century Italy (diss.), Duke University, Durham, NC, 1995; Id., Performing seventeenth-century Italian guitar music: the question of an appropriate stringing, in Performance on lute, guitar, and vihuela: historical practice and modern interpretation, a cura di V.A. Coelho, Cambridge 1997, pp. 189-194; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 564; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, V, col. 681; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 296; The New Grove Dict. of music and musicians (ed. 2001), X, pp. 281 s.

Vedi anche
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