GIOVIO, Giovanni Battista
Nacque a Como il 10 dic. 1748 dal conte Francesco e da Felicia Graziadio Della Torre di Rezzonico.
La famiglia vantava illustri tradizioni culturali dal secolo XVI, con Paolo, vescovo di Nocera, moralmente discusso ma storico celebre ed elegante, che aveva raccolto una biblioteca, collezioni e una galleria di ritratti di uomini illustri (in parte pervenute al G.), col fratello di questo, Benedetto, umanista e letterato di fama, e col figlio di quest'ultimo Paolo II, anch'egli vescovo di Nocera, che aveva avuto un ruolo nel concilio di Trento. La famiglia materna, poi, proprio allora si fregiava di due letterati di fama, Antonio Gioseppe (Antongioseffo) e suo figlio Carlo Gastone (Castone), e del papa Clemente XIII (Carlo Rezzonico).
Morta la madre di febbri puerperali pochi giorni dopo averlo messo al mondo, e il padre il 1° febbr. 1753, quando il G. aveva poco più di quattro anni, egli venne affidato al prozio conte Ottavio Giovio, a sua volta scomparso nel 1757; si prese allora cura di lui un cugino, il cav. F. Tridi, che quello stesso anno lo fece ammettere nel collegio milanese dei nobili, retto dai padri gesuiti. Vi fu per sette anni, seguito dal rettore padre C. Visconti d'Aragona, suo lontano parente, e dai padri G. Ferrari, I. Venini, G. Tiraboschi e P. Bovio, dai quali fu forse reso eccessivamente attento alle glorie avite, producendo quello che gli fu imputato a difetto, un eccessivo compiacimento aristocratico, seppure non riferito alla nascita, ma al lustro culturale della famiglia.
Già nel 1758, all'elezione a papa di Carlo Rezzonico, cugino di sua madre, il decenne G. volle presentargli un indirizzo di circostanza. Nel 1764 passò al collegio dei nobili di Parma, fino al 1759 illustrato dall'insegnamento di S. Bettinelli, e sotto la guida del padre M.L. Canonici vi studiò anche numismatica ed epigrafia, per meglio curare le collezioni del museo domestico. A Parma restò fino al 1767, figurando anche tra gli "accademici" del collegio, e, dopo un breve soggiorno a Milano, a diciannove anni rientrò in patria per assumervi le responsabilità del rango. Fu festeggiato e corteggiato dalla società locale, e l'avvenenza, la ricchezza, lo stato familiare e l'ansia di distinguersi avrebbero facilmente potuto indirizzarlo a una vita puramente mondana; ma da questa lo distolsero la disposizione agli studi e alle letture e il forte senso religioso tratto dall'educazione gesuitica. A una breve infatuazione per Rousseau e Voltaire seguì presto una reazione, sfociata nelle sue prime opere di rilievo: la Lettera sulla felicità (Como 1774) e il Saggio sopra la religione (Milano 1774), scritto apologetico che ebbe critiche assai favorevoli (Journal encyclopédique, VIII [1775], p. 167; Nuovo Giornale dei letterati d'Italia [Modena], IX [1776], p. 1). Nello stesso anno pubblicò a Bergamo un volume di Poesie latine e italiane in quattro libri, lodato dal Metastasio, da C. Vannetti e da I. Pindemonte, che gli fu amico. Aveva allora già stabilito rapporti epistolari regolari con molti eminenti letterati e storici. Nel 1777 intraprese con il concittadino e amico Alessandro Volta un viaggio di studio in Svizzera, Savoia e Alsazia; visitò a Zurigo S. Gessner, a Berna A. von Haller, a Torino B. Robbio di San Raffaele e a Ferney Voltaire: quest'ultimo gl'impose una lunga anticamera, dopo aver messo in evidenza su di un tavolo tutte le opere edite del G., che finse d'aver letto e apprezzato; di questa visita e degli atteggiamenti teatrali e un poco ridicoli del grand'uomo e della nipote Denise il G. amava fare il divertente racconto.
Nel 1780 sposò Chiara Parravicini, dama della Croce stellata e figlia del maggiore Pietro Paolo, ciambellano imperiale; al G., solito chiamarla "la vera madre di famiglia", ella diede otto figli, tre maschi (Benedetto; Francesco, poi cavaliere di Malta; Paolo, il cui figlio Giovan Battista, ultimo discendente maschio del G., legò alla città di Como il famoso museo di famiglia) e cinque femmine (Carolina, Felice, Luigia, Vincenza, tutte andate spose a gentiluomini lombardi, e Francesca, che sposò il generale francese V. de Vautré).
Già durante l'adolescenza del G. il conte C.G. di Firmian, plenipotenziario imperiale in Lombardia, aveva ottenuto per lui la benevolenza di Maria Teresa, e l'offerta di farlo educare alla corte di Vienna; ma l'esitazione dei tutori del G. aveva fatto sfumare l'opportunità. Nel 1785 l'arciduca Ferdinando d'Austria governatore della Lombardia e la duchessa di Massa e Carrara Maria Beatrice d'Este, sua moglie, lo volevano a Milano come istitutore dei loro figli; avendo Giuseppe II reso obbligatoria per tale mansione una laurea nell'Università di Pavia, il G. l'ottenne prestissimo "privilegiatamente", ma anche in questo caso vicende personali e viaggi sopravvenuti degli arciduchi mandarono a monte il progetto, rendendo definitiva la sua permanenza in patria. Già cavaliere di S. Stefano di Toscana (dal 1773), ottenne poi anche le chiavi di ciambellano imperial regio, entrò a far parte del Consiglio decurionale di Como e fu uno dei dodici deputati della Lombardia convocati a Milano da Leopoldo II; in quell'occasione patrocinò (anche con due dialoghetti) la conservazione della fiera di Como, promessa dall'imperatore e contrastata da molti.
Fin dalla gioventù raccolse materiali biografici comaschi (dai quali trasse molti articoli apparsi nel Nuovo Giornale dei letterati di Modena) per un'opera di ampio respiro, Gli uomini della comasca diocesi antichi e moderni nelle arti e nelle lettere illustri. Dizionario ragionato (Modena 1784), che resta apprezzabile nonostante le aspre critiche di C. Cantù (in De Tipaldo, II, p. 285), il quale non approvò il rilievo dato ai personaggi di casa Giovio ("la venerazione pe' suoi antenati, per la casa sua, per se stesso, il suo palagio, la sua villa, la sua biblioteca, i suoi impieghi") e considerò ingiustificabili certe esclusioni e inclusioni. Certo l'amore per la terra natale fu la fonte centrale d'ispirazione per il G., come testimoniano numerose sue opere: Como e il Lario (Como 1795, edita col nome arcadico di Poliante Lariano, sulla storia e geografia della regione, in 15 epistole, ricche di annotazioni erudite); le Lettere lariane a S. Bettinelli (ibid. 1800); gli Opuscoli patrij (ibid. 1804); il postumo Viaggio pel lago di Como di Poliante Lariano (ibid. 1817), ampliamento di Como e il Lario.
Gli sconvolgimenti politici del tempo ebbero grande impatto sul G.: lontanissimo dalle ideologie rivoluzionarie e molto religioso, all'arrivo dei Francesi nel 1796 dovette tuttavia accettare di far parte della Municipalità, senza che i giacobini più accesi attenuassero le minacce nei suoi riguardi. Inviato a Milano insieme con il Volta per cercare di placare il vincitore, raccontò poi che in quell'occasione e nel successivo incontro a Como Napoleone lo aggredì con insulti e motteggi sulla sua nobiltà e sulle sue cariche austriache. Al ritiro degli occupanti ebbe l'imprudenza di pubblicare un'invettiva durissima, La conversione politica, o Lettere ai Francesi. Epiloghi… (ibid. 1799), che conteneva anche parti di uno scritto di G. Gorani, piena d'insulti e di scherno per la nuova pretesa libertà e il Bonaparte. Così, al ritorno dei Francesi (luglio-agosto 1800) la sua vita e i suoi beni furono a repentaglio. Interrogato l'11 luglio in casa Passalacqua, sede del comandante militare di Como, il Cavaillé, egli fu trasferito alle carceri e liberato il 13 previa corresponsione da parte della famiglia, ma a sua insaputa, di 500.000 lire. A Milano però le sue alte relazioni lo difesero: destituito il Cavaillé, il nuovo comandante Rousset lo mise al sicuro trasferendolo il 28 agosto a Milano, dove il generale in capo G. Brune cassò le accuse e lo colmò di cortesie.
Da allora l'atteggiamento politico del G. parve ammorbidirsi; su richiesta del generale P. Teulié pubblicò per il Collegio militare di Milano Trentasette iscrizioni militari per la Casa degli invalidi (ibid. 1802) e Trentatré altre iscrizioni (ibid. 1804), accompagnate ognuna da un articolo storico, e nel 1809 accettò la carica di conservatore della Società di scienze, lettere ed arti, e poi la presidenza del ginnasio. Forse il mutamento fu dovuto anche all'arruolamento dei suoi figli nelle armate napoleoniche; tuttavia nel 1806 alcuni suoi articoli nelle Novelle politico-letterarie (n. 36-37, p. 450) gli causarono nuovi dispiaceri e gli arresti domiciliari (12-25 ottobre), cessati solo per l'intervento del figlio Benedetto presso il ministro dell'Interno, L.G. Arborio Gattinara marchese di Breme. Il G. venne allora concentrandosi sull'attività letteraria, così ampia e multiforme che elencare tutti i suoi lavori risulta difficile (v. le bibliografie in Memorie di religione e di morale, pp. 461-465, e in De Tipaldo, II, pp. 288-290).
Le opere possono essere divise in categorie. A quelle dedicate al luogo natale si possono aggiungere gli scritti sulla gravissima inondazione del lago nel 1810: le Lettere sull'inondazione del lago, e le Notizie intorno al ponte di Lecco (entrambe edite a Como nel 1810), che provocarono reazioni del governo, accusato dal G. d'aver peggiorato la situazione idrologica con opere militari. Ebbe poi soddisfazione, venendo incluso nella commissione apposita, dove ebbe compagno U. Foscolo, col quale si legò d'amicizia (sembra che il poeta intrecciasse un idillio con una delle sue figlie e pensasse a sposarla).
Un ricco filone è poi quello degli elogi, molti inclusi anche nel Dizionario ragionato. Tra essi: Elogio funebre per Maria marchesa Porro Odescalchi (Lugano 1778); Elogio di mons. Paolo Giovio lo storico, Elogio di Benedetto Giovio (entrambi editi a Modena nel 1783); Elogio di mons. Paolo Giovio il giovane, vescovo di Nocera…, con l'aggiunta di lettere riguardanti il Concilio di Trento (ibid. 1786); Elogio dell'Algarotti ed Elogio di Andrea Palladio, in Elogi italiani, a cura di A. Rubbi, V e XI, Venezia 1782 ss.; Elogio dell'abate Roberti (Bassano 1787), che (con G.B. Roberti, Lettera al conte G.B. G. sopra Giacomo da Ponte pittore, detto il Bassan vecchio, e risposta del medesimo, Lugano 1777, e le Lettere dei conti Roberti e Giovio, Como 1785) documenta il suo stretto rapporto con il Roberti; Memorie intorno al sacerdote bibliotecario Betoldi (ibid. 1802; il Betoldi era stato l'istitutore dei suoi figli); Notizie di Giuseppe Rovelli all'egregio conte Cerati (ibid. 1813); infine, particolarmente ampio e accurato, Della vita e degli scritti del cav. C. Castone conte della Torre di Rezzonico (apparso postumo nelle Opere del Della Torre di Rezzonico, ibid. 1815, I, pp. XLI-CXIX), già presentato all'Accademia di Siena nel 1801.
Non meno ricco è il filone delle opere filosofiche e ascetiche. Oltre alle già menzionate, si ricordano: Operette ed epiloghi interessanti la religione ed il cuore (ne uscirono i primi quattro volumi: ibid. 1793 e 1796, Milano 1799); Massime di morale saviezza (Como 1796); Il nuovo manuale di Epitteto (ibid. 1804); Guida alla vita cristiana (apparsa a Modena nel 1811 in testo latino e italiano). In questo settore un posto a parte spetta agli opuscoli dedicati all'edificazione e formazione religiosa dei figli: per Felice scrisse le Riflessioni sui XV misteri del rosario, per Vincenza gli Affetti sul Pater nostro, per Benedetto l'Esposizione dell'orazion domenicale in italiano e in latin biblico (tutti Como 1794). Ancora per Benedetto, quando frequentava l'Università a Pavia, L'uomo privato e pubblico, con in appendice la Politica di Plutarco e L'indiano di buon senso di Ph.D. Chesterfield (ibid. 1804), mentre in occasione dell'ingresso del giovane nella carriera militare pubblicò Pauli Jovii episcopi Nucerini de humano victu epistola…, et inscriptio coenationis. Accedunt Jo. Baptistae Jovii emendationes Italicae et notae (ibid. 1808). Infine destinò a tutti i figli Rodriguez, ossia La perfezione cristiana, con un prologo e le idee sulla tristezza (ibid. 1812).
Tra le opere strettamente letterarie si possono menzionare: in versi, oltre numerose composizioni minori sparse in raccolte del tempo, i Versi epici in morte di Francesco Zanotti (Milano 1785), Epigrammi (Como 1802), Inno a Elia (ibid. 1804), Poemetti due, in morte di S. Bettinelli e Giuseppa Cigalini (ibid. 1809), Versi d'un prosatore d'anni sessantadue, latini e italiani, pubblicati nel giorno del battesimo del principe imperiale e re (ibid. 1811); in prosa, le Osservazioni per la vita di Plinio Cecilio (ibid. 1800), Lettre de J.-B. Giovio au citoyen J.-B. Chaton, soldat de la sixième demi-brigade de ligne (ibid. 1802), Scritti ultimi del difensore di G.F. Valentini (ibid. 1806) - una delle difese d'ufficio talvolta assunte dal G. (il Valentini era accusato d'uxoricidio) -, infine, postume, Alcune prose del conte G.B. Giovio (Milano 1824), con una prefazione biografica della figlia Felice.
Tra gli scritti relativi alle arti: il Discorso sopra la pittura (Londra [ma Lugano] 1776), che gli fece ottenere l'ascrizione alla prestigiosa Accademia di belle arti di Parma; la Lettera sopra Giacomo da Ponte detto il Bassano (Como 1777); Pel nuovo organo opera de' signori Serassi nel santuario del Crocifisso. Lettere ed iscrizioni (ibid. 1808).
Il G. fu giustamente apprezzato come epigrafista e il suo "può dirsi davvero il primo tentativo alquanto vasto e generoso di epigrafia italiana" (Cantù, in De Tipaldo, II, p. 286). Appassionato di libri, arricchì la biblioteca avita di molte migliaia di volumi, in gran parte venduti dai discendenti alla libreria antiquaria Hoepli di Milano, che li mise in vendita all'incanto nel 1892. Fu leggendaria l'ospitalità che la casa del G. offriva a tutti i letterati, scienziati e artisti che passavano a Como, con riunioni salottiere nelle quali la sua cultura, vasta se non profondissima, e la sua naturale verve potevano brillare. Lasciò gran numero di manoscritti, abbozzi e lavori incompiuti, nonché innumerevoli carteggi, dei quali i più interessanti sono quelli con Foscolo, Bettinelli, Roberti, Pindemonte e C.G. Della Torre di Rezzonico.
Gli ultimi anni del G. furono funestati da dolorose vicende familiari: nell'agosto 1812 gli pervennero voci angoscianti sui figli Benedetto e Paolo impegnati nella campagna di Russia, i quali poi risultarono feriti, ma non troppo gravemente, e furono premiati uno con la nomina sul campo a capitano, l'altro con la Legion d'onore. Ma il 17 dicembre successivo, a seguito dei disagi sofferti, Benedetto, il prediletto primogenito, morì venticinquenne in Prussia. Il G. non si riprese mai dal colpo; nel febbraio 1814 gli fu diagnosticata un'osteosarcosi, che lo portò a morte in Como il 17 maggio successivo, dopo atroci sofferenze sopportate con lo spirito cristiano che aveva informato tutta la sua vita.
Fonti e Bibl.: Parigi, Bibl. nat., Collezione Custodi, Fonds Ital., IX, 1553, cc. 29-63 (lettere, manoscritti, opuscoli economici e letterario-burleschi); Novelle letterarie, n.s., V (1774), col. 777; Giornale di Padova, XXXI (1812), p. 118; Lo Spettatore straniero, quad. XVII, Milano 1818, p. 515; Giornale arcadico, XV (1822), p. 252; G. Baraldi, Notizie biografiche sul conte G.B. G., in Memorie di religione, di morale e di letteratura, II (1822), pp. 435-466 (a pp. 461-465 bibliografia delle opere); L. Catenazzi, Elogio del conte G.B. G., con alcune lettere sopra la falsità di fatto al capitolo "Como" nell'"Italia" di lady Morgan, Como [1822]; Edizione nazionale delle opere di U. Fosco-lo, Epistolario, I-V, a cura di P. Carli, Firenze 1949-56, ad indices (anche per i numerosi altri componenti della famiglia del G. amici del Foscolo); Lettere di G.B. G. al Foscolo, a cura di F. Casnati, Como 1953; Carteggio C.C. Della Torre di Rezzonico - G.B. Giovio, a cura di A. Scotti,
Como 1998; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, I-IV, Milano 1833, ad indicem; C. Cantù, G.B. G., in E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, II, Venezia 1834, pp. 284-290 (a pp. 288-290 bibliografia delle opere); G. Corniani, I secoli della letteratura italiana dopo il suo risorgimento, VII, Torino 1856, p. 452; Manoscritti, incunaboli ed edizioni rare dei Giunti, Aldi e Gioliti, in gran parte delle biblioteche Giovio di Como…, in vendita presso la libreria antiquaria U. Hoepli di Milano (catalogo), Milano 1892; P.A. Saccardo, La botanica in Italia…, in Memorie del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, XXVI (1895-1901), 6, p. 55; Bulletin italien, IV (1904), pp. 321 ss.; F. Scolari, Il primo viaggio di Volta nella Svizzera…, con un diario inedito di G.B. Giovio, Como 1935; G. Natali, Il Settecento, Milano 1950, pp. 207, 1167-1169, 1185; M. Parenti, Aggiunte al Diz. bio-bibliografico dei bibliotecari… di C. Frati, II, Firenze 1959, p. 130; E. Riva, G.B. G., l'uomo giusto, ingenuo e semplice, cattolico e illuminista, in app. a G.B. Giovio, Como e il Lario, a cura e con prefazione di A. Mozzarelli, Milano 1999; Biographie universelle (Michaud), XVI, pp. 515 s.; Nouvelle Biographie générale, XIX, coll. 639 s. (L. Lacour); Diz. encicl. della letteratura italiana, III, ad vocem; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, IV, p. 12 (per il lavoro sull'organo dei Serassi); G. Casati, Diz. degli scrittori d'Italia, III, Milano 1934, ad vocem; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare italiana, Appendice, II, pp. 147-149; The National Union Catalogue, CCI, pp. 35 s.; Catalogo dei libri italiani dell'Ottocento. Autori, p. 2188.