GANDOLFI, Giovanni Battista Giacomo Maria
Nato a Modena il 26 marzo 1806 da Luigi e da Maria Ronchi e conclusi gli studi preparatori filosofici a Carpi, si iscrisse all'Università di Modena ove si laureò in medicina nel 1834 e si diplomò in chirurgia nel 1835. Seguiti i corsi di perfezionamento presso l'Università di Padova e presso l'Istituto superiore di medicina di Firenze, diretto da M. Bufalini, dal 1837 al 1847 fu alle dipendenze della Municipalità estense per l'assistenza ai poveri della città. Nominato il 9 nov. 1844 professore di anatomia pittorica nell'Accademia di belle arti, nel 1848 fu chiamato dall'Università di Modena all'insegnamento, nei corsi di medicina e di giurisprudenza, della medicina legale, materia fino ad allora ignorata dall'ordinamento estense; nello stesso ateneo assunse, nel 1863, l'incarico dell'insegnamento dell'igiene e fu per un anno preside della facoltà di giurisprudenza.
In occasione del bando del concorso per la cattedra di medicina legale dell'Università di Pavia, tenuta per incarico da G. Zannini subentrato nel 1864 a C.P. Platner, il G. si trovò coinvolto in una serie di polemiche con alcuni che tentavano di screditarlo, sostenendo tra l'altro che la seconda stesura dei suoi Fondamenti di medicina forense analitica (la prima era stata pubblicata in 2 voll., Modena 1852-54; la seconda riveduta da C.G.A. Mittermayer fu edita in 3 voll., Milano 1862-65 e conobbe un'ulteriore edizione, ibid. 1867) era di fatto la ristampa della prima, gravata da errori e inesattezze e da una scarsa trattazione della tossicologia di interesse legale.
Egli, tuttavia, nella Risposta ad alcune critiche fatte da un anonimo alla medicina legale dell'autore, Milano 1865, confutò punto per punto le accuse; affermò di aver inserito nel trattato un capitolo concernente i problemi relativi alla morte apparente e alla morte reale e i metodi per recare soccorso agli asfittici e agli avvelenati perché, a suo giudizio, la classe forense, alla quale l'opera era anche rivolta, avrebbe dovuto conoscere tali argomenti; sottolineò come la commissione esaminatrice avesse espresso sullo Zannini un giudizio sostanzialmente negativo, avallato poi dal Consiglio superiore della Pubblica Istruzione.
Vinto il concorso, nel 1866 il G. venne chiamato a dirigere la cattedra e l'istituto di medicina legale dell'Università di Pavia, ove concluse la sua carriera.
Il G. fu autore di numerose pubblicazioni scientifiche, molto note all'epoca e non prive di originalità. Nel periodo precedente il suo interesse per la medicina legale scrisse su argomenti di patologia e terapia medica: Ricerche patologiche intorno ad alcune malattie croniche, Firenze 1836; Sul metodo degli studii medici, e sulla dottrina analitica delle idropi, ibid. 1837; Ricerche analitiche intorno gli effetti speciali e proprii dell'aria sui corpi umani, Bologna 1841; Sull'origine dei tumori maligni, Venezia 1841; Ricerche analitiche sulla cotenna del sangue, Milano 1846; Osservazioni ed esperienze intorno al metodo dell'assopimento animale ed umano del prof. G. Grimelli; sulla classificazione dei medicamenti, Modena 1847. Tra i lavori di medicina generale meritano una speciale attenzione Ricerche analitiche teorico-pratiche intorno ai fondamenti filosofici della medicina razionale empirica, 3 voll., Milano 1841-42, e Sulla genesi dello scirro e del cancro, ibid. 1845: nel primo, maturato nell'ambiente fiorentino e probabilmente influenzato dall'insegnamento del Bufalini, il G. sostenne che in clinica si dovesse adottare il pensiero metodologico da lui definito "dottrina medica razionale", che si fondava sui migliori insegnamenti tratti dai vari sistemi medici sino ad allora proposti. Individuò nelle arterie le strutture sulle quali agiscono le noxae morbose per produrre le alterazioni riscontrabili negli organi malati; il secondo ricevette il premio di lire 500 bandito dalla presidenza della V Riunione degli scienziati italiani del 1843 a Milano, in quanto esponeva con chiarezza tutte le questioni inerenti l'etiologia, la genesi e il progressivo avanzamento della malattia neoplastica, malgrado la preferenza accordata dall'autore alle indagini di natura morfologica piuttosto che a quelle fisico-chimiche.
Dedicatosi allo studio e all'insegnamento della medicina forense, il G. orientò la sua produzione scientifica pressoché esclusivamente nell'ambito di questa disciplina, che interpretò come scienza volta ad applicare i principi medici all'amministrazione dei vari rami della giurisprudenza allo scopo di ricercare attraverso l'esame fisico-medico l'esistenza di eventuali reati (Prelezione esposta nell'assumere la cattedra di medicina legale nella r. università di Pavia, Modena 1866). Propose di costruire su solidi basi dottrinarie il complesso scientifico della disciplina (L'ordinamento filosofico della materia medico legale, in Bullettino delle scienze mediche, s. 3, XVI [1849], pp. 171-206; Cenni su l'origine, su 'l progresso e su 'l perfezionamento della medicina legale, in Gazzetta medica italiana - Lombardia, s. 3, II [1851], pp. 45-49); studiò vari problemi connessi all'esercizio professionale della specialità (Monomania omicida, in Bullettino delle scienze mediche, s. 3, XIX [1851], pp. 5-35; Regolamento medico pratico sulla visita del coscritto, Modena 1852; Dottrina analitica delle lesioni violente del corpo umano, ibid. 1855; Al celebre Mittermaier: due parole sulla capacità giuridica de' sordomuti, ibid. 1858; Leggi, cause e natura del suicidio, Milano 1865); approfondì tematiche di pertinenza squisitamente giuridica (Ricerche sull'uffizio dei giurati, Torino 1863; Intorno ad una manchevolezza di unalegge del codice penale toscano, Milano 1865). Molti di questi scritti divennero parte integrante dell'opera più famosa del G., Fondamenti di medicina forenseanalitica, vera e propria summa delle conoscenze medico-legali dell'epoca. In essa, nell'ampia parte dedicata ai mezzi usati per richiamare in vita gli asfittici, il G. descrisse uno strumento da lui stesso ideato e realizzato nel 1853, che, chiamato "cuore pneumatico respiratorio", aveva presentato nello scritto Descrizione ed uffizi principali del cuore pneumatico, respiratorio,medico-chirurgico di sua invenzione, Modena 1853 (pubblicato anche nella Gazette médicale de l'Algerie del 1864): l'apparecchio consentiva non solo di fornire aria fredda o lievemente calda al polmone asfittico, ma anche di effettuare aspirazioni successive e di varia intensità al fine di rimuovere dalle vie respiratorie, senza mai levare la cannula dalla glottide, acqua, muco o sangue e perfino di aspirare sostanze venefiche dallo stomaco. Proprio su queste caratteristiche dello strumento, frutto delle innovazioni che vi aveva apportato, il G. basò la sua replica all'accusa mossagli dal medico padovano F.S. Festler che sosteneva di essere stato lui l'inventore della pompa nel 1849.
Il G. partecipò attivamente anche alla vita politico-scientifica del suo tempo: tra l'altro, fu eletto segretario della sesta Riunione degli scienziati italiani di Milano nel 1844. Più volte nominato perito presso le corti di assise, il suo parere fu richiesto in varie occasioni: molto noto fu il suo intervento nel processo Agnoletti (Considerazioni sul processo Agnoletti, Pavia 1873, pubblicato su sollecitazioni di colleghi), a proposito del quale sostenne, in contrasto con illustri periti dell'epoca, che A. Agnoletti non doveva essere ritenuto responsabile dell'infanticidio del figlio Carletto, in quanto affetto da follia omicida e quindi incapace di azioni razionali nel momento del delitto.
Fu socio effettivo o corrispondente di numerose accademie e società scientifiche, fra le quali l'Accademia dei Georgofili e quella medico-chirurgica di Ferrara, la Società medica-chirurgica di Bologna, la Nuova Scuola ippocratica di Pisa. Fu insignito dell'ordine di cavaliere della Corona d'Italia.
Morì a Corlo di Formiggine, presso Modena, il 21 giugno 1875.
Fonti e Bibl.: Atti della quarta Riunione degli scienziati italiani, Padova 1843, pp. 57 s.; I. Cantù, L'Italia scientifica contemporanea, Milano 1844, p. 224; Atti della sesta Riunione degli scienziati italiani, Milano 1845, pp. 680 s., 714-716; A. Corradi, G. G. di Modena, in Documenti per la storia dell'Università di Pavia e degli uomini più illustri che vi insegnarono, I, Pavia 1877, pp. 290-292; P. Di Pietro, L'insegnamento della medicina legale nell'Università di Modena, in Bollettino della Società medico chirurgica di Modena, LXI (1961), pp. 187 s.; A. Simili, Frammenti inediti del carteggio di A. Alessandrini, in L'Archiginnasio, LV-LVI (1960-61), p. 145; S. Allegri, Il cuore pneumatico idraulico respiratorio, in Miscellanea. Collana di pagine di storia della medicina, 18, 1968, pp. 73-89; A. Pazzini, Storia dell'arte sanitaria dalle origini a oggi, II, Torino 1974, p. 1503; G.C. Mor - P. Di Pietro, Storia dell'Università di Modena, II, Firenze 1975, p. 252; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, II, pp. 679 s.