GERINI, Giovanni Battista
Nacque a Vessalico, nell'Appennino ligure ora in provincia di Imperia, il 9 febbr. 1859 da Giovanni Battista e da Maria Raibaldi. Il G. si venne formando in Piemonte, a contatto con la cultura locale, essendovisi trasferito fin da ragazzo per ragioni di studio; nel 1884 conseguì la laurea in lettere presso l'Università di Torino e iniziò la carriera di insegnante presso il ginnasio civico di Chieri, spostandosi poi al ginnasio di Cuneo, quindi al Visconti di Roma e, dal 1887, a Torino, dove insegnò fino al 1893, prima al Gioberti poi al D'Azeglio. Dal 1900 al 1903 insegnò pedagogia nella Scuola normale di educazione fisica a Torino.
Nella formazione culturale e pedagogica piemontese del G. fu centrale la figura di Giuseppe Allievo, del quale nel 1884 aveva sposato la figlia Elvira e del cui pensiero volle essere interprete ed espositore, attraverso una serie di lavori che accompagnarono tutta la sua attività di studioso: Intorno le opere di G. Allievo: Studi antropologici, Studi pedagogici, La scuola educativa (Torino 1894); La mente di G. Allievo (ibid. 1904); La vita e il pensiero di G. Allievo, in Atti dell'Accademia roveretana degli Agiati, s. 4, II (1913), pp. LXX-LXXXVII. Dell'Allievo riunì anche, in numerose bibliografie, gli scritti - che venne recensendo su varie riviste via via che venivano pubblicati -, raccogliendo, infine, un Indice cronologico delle pubblicazioni del prof. G. Allievo, in Cultura filosofica, IV (1910), pp. 479-484.
Il G., attraverso lo studio attento delle opere dell'Allievo, venne elaborando la sua personale idea di pedagogia, connessa con lo spiritualismo - pur accolto secondo un modello "generico" e "di maniera", come ebbe a rilevare E. Codignola -, la quale lo colloca su quel fronte degli studi pedagogici, ispirati in particolare dallo spiritualismo risorgimentale, che soprattutto in Piemonte ebbe una sua significativa tradizione fino al nuovo secolo, incrociandosi anche con le diverse esperienze educative del mondo cattolico. Testimonianza di questa sua elaborazione sono, in particolare, i Cenni storico-critici sul principio filosofico della formazione umana, pubblicati a Torino nel 1886.
Sulla scia di questa formazione propriamente pedagogica si colloca anche il lavoro di storico della pedagogia cui il G. si dedicò in modo specifico, secondo una metodologia che è stata definita "diligente" e "accorta", attenta alla documentazione letteraria e ai dati biografici degli autori studiati, anche se abbastanza povera sul piano dell'interpretazione e della contestualizzazione. Una metodologia descrittiva, rivolta soprattutto alle "dottrine" dei "singoli scrittori", poco capace di leggere i quadri più ampi, più complessi e dinamici, anche più dialettici, dell'evoluzione storica della pedagogia, ridotta peraltro al solo aspetto della teoria, e delle teorizzazioni filosofiche per giunta, come era (ed è stato fino a tempi recenti) costume della ricerca storica in pedagogia.
Il lavoro storico-pedagogico del G. si dispone essenzialmente sui tre fronti della pedagogia classica, della pedagogia risorgimentale, della pedagogia moderna. Quest'ultimo fu il fronte su cui più precisi e più complessi - pur nei limiti del suo metodo di ricostruzione storica - furono i risultati da lui raggiunti e su cui pure si colloca l'opus magnum dello stesso G.: quella serie di indagini sugli scrittori pedagogici italiani dal XV al XIX secolo che costituisce un prezioso corpus di studi sia per l'ampiezza temporale e per la ricchezza dei profili degli autori trattati, sia per aver tessuto un quadro nazionale della pedagogia sottratto - in tempi di crescita esasperata del nazionalismo - a ogni furore ideologico, assegnando all'idea di nazione un connotato, soprattutto, di tradizione culturale.
Già agli esordi della sua carriera di studioso, nel 1886, aveva pubblicato a Torino Il primo libro delle Disputazioni tuscolane di Cicerone, con commento; tuttavia, le ricerche da lui dedicate al mondo classico sono costituite soprattutto dal volume Le dottrine pedagogiche di M. Tullio Cicerone, L. Anneo Seneca, M. Fabio Quintiliano e Plinio il Giovane, precedute da uno studio sull'educazione presso i Romani (ibid. 1894; 2ª ed. ibid. 1914, accresciuta con studi su C. Claudiano, Giuliano imperatore e Plutarco), dove è da sottolineare proprio l'attenzione alle prassi educative e scolastiche; come pure dal saggio su Le idee pedagogiche di Plutarco, uscito nel 1912 sulla Rivista rosminiana di filosofia e cultura, di impianto più tradizionale.
All'età del Risorgimento sono legati, invece, gli studi su A. Rosmini (Rosmini educatore, in L'Osservatore scolastico, 1897), su Un avventuriero pedagogista: G. Gorani (in Il Nuovo Risorgimento, 1900), su Due medici pedagogisti: M. Bufalini e L. Martini (Torino 1910), ma anche su V. Gioberti e le sue idee pedagogiche (ibid. 1907), su R. Lambruschini (di cui curò l'edizione del Dell'educazione, ibid. 1916), su G.A. Rayneri (Modena 1910) e, infine, il saggio su L'educazione fisica secondo alcuni pedagogisti del XIX secolo (Torino 1903).
Fu però alla pedagogia moderna che il G. dedicò il più intenso lavoro, attraverso una serie di saggi volti a ricostruire il pensiero di autori italiani e stranieri, da J. Locke (Le dottrine pedagogiche di G. Locke, ibid. 1893) a I seguaci di Cartesio in Italia sul finire del secolo XVII e il finire del secolo XVIII (in Il Nuovo Risorgimento, 1899), al Vico, al Campanella, al Doria (Le idee educative di G.B. Vico, Torino 1898; Le dottrine pedagogiche di T. Campanella, ibid. 1899; P.M. Doria, filosofo e pedagogista, Asti 1899), per approdare infine alla già ricordata ricostruzione per secoli, che pone l'attenzione sull'Italia e viene a delineare l'articolazione, anche se puramente cronologica e affrontata per profili biografici, della pedagogia moderna e il suo processo di maturazione. Significativo su questo piano è soprattutto l'ultimo volume, dedicato a Gli scrittori pedagogici italiani del XIX secolo (Torino 1910), che segue i volumi dedicati a Gli scrittori pedagogici italiani del secolo XV (ibid. 1896), del XVI secolo (ibid. 1897), del XVII (ibid. 1900) e del XVIII (ibid. 1901), tutti usciti presso Paravia.
Nel volume dedicato all'Ottocento l'epoca contemporanea viene esaltata come l'età "più splendida per la Pedagogia italiana", poiché ha "dischiuso più ampli orizzonti", gettando "le fondamenta della scienza pedagogica", "scoprendovi le leggi che presiedono allo svolgimento" delle "potenze educabili", indagando in profondità "l'essenza dell'educazione, divisandone la varietà e l'armonia delle forme", dando vita alla "pedagogia emendatrice".
Dal punto di vista della metodologia della ricerca storica, invece, è altrettanto significativo il primo volume della serie, dedicato al XV secolo, che, rivolgendosi allo studio delle idee pedagogiche relative all'educazione umana, tende a mostrare il consolidamento della "tradizione pedagogica nazionale che dall'Istituto pitagorico si estende a Quintiliano, da questo a Vittorino e da esso ai più insigni rappresentanti della Scuola pedagogica contemporanea", leggendo tale tradizione in modo tanto teoreticistico quanto decontestualizzato e metastorico, pur consegnando alla riflessione storico-pedagogica materiali e notizie accuratamente accertati e utili per stimolare, successivamente, una vera e propria ricerca storico-critica.
Il G. morì a Torino il 13 febbr. 1916.
Fonti e Bibl.: Necr. di A. Cerruti, in Rivista rosminiana di filosofia e cultura, X (1916), pp. 68-70; T. Rovito, Letterati e giornalisti contemporanei, Napoli 1922, p. 190; Dizionario di scienze pedagogiche, Milano 1929, p. 597; F. Cambi, La scuola italiana nella storiografia, in La scuola italiana dall'Unità ai nostri giorni, a cura di G. Cives, Firenze 1990, pp. 370 s.; Enc. biogr. e bibliogr. "Italiana", Pedagogisti ed educatori, a cura di E. Codignola, pp. 234 s.; Enc. cattolica, VI, coll. 115 s.; Enc. italiana della pedagogia e della scuola, II, p. 515; Enc. pedagogica, III, pp. 5378-5380.