FORNOVO, Giovanni Battista
Nacque a Parma il 2 dic. 1530 da Giovanni Antonio, intagliatore, allievo di M.A. Zucchi, e Caterina. Fu battezzato due giorni dopo avendo come padrino il canonico parmense Francesco Lalatta. A sedici anni rimase orfano di padre (Adorni, 1974, p. 120).
Le prime tracce dell'attività architettonica del F. si trovano in una lettera dell'aprile 1558 al duca Ottavio Farnese a Piacenza che contiene un disegno parziale di fortificazioni per Borgo San Donnino (ora Fidenza). In questa lettera il F. dichiara di essersi recato a Borgo San Donnino su commissione del cardinale Alessandro Farnese allora a Parma per sfuggire alle ire di papa Paolo IV (ibid., pp. 105, 120).
Nel 1559, probabilmente, il F. divenne coadiutore del Vignola, giunto a Parma in quell'anno (ibid., pp. 36 ss.). Sempre nello stesso anno il cardinale Farnese, essendo morto il pontefice, tornò a Roma per partecipare ai lavori del conclave e il F. dovette seguirlo. In due lettere di monsignor T. del Giglio al cardinal Farnese, datate 21 e 24 luglio 1560, il F. risulta a Caprarola come architetto e uomo di fiducia dell'ecclesiastico con l'incarico di controllare che il denaro necessario per la costruzione della nuova imponente dimora della famiglia fosse impiegato a buon fine (Ronchini, 1865, pp. 362 s.).
La presenza del F. a Caprarola, negata dal Partridge (1970), è confermata invece da documenti relativi al palazzo Farnese di Piacenza dove nell'estate del 1562 si aspettava il F. proveniente da Caprarola (Adorni, 1982, p. 222). In quella occasione, esattamente il 14 luglio 1562, il F. entrò al servizio del duca Ottavio Farnese rimanendovi per tutto il resto della vita (Id., 1974, p. 120). In tale occasione, al F., su probabile raccomandazione del cardinale e del Vignola, venne affidato l'incarico di sovraintendere ai lavori del palazzo Farnese di Piacenza.
La costruzione della grande fabbrica piacentina, avviata subito dopo la restituzione della città da parte di Filippo II al duca Ottavio, iniziò nel novembre 1558 sotto la guida dell'architetto F. Paciotti. A questo, allontanatosi da Piacenza nel luglio dello stesso anno al seguito del duca Ottavio, subentrò il Vignola il quale presentò i progetti definitivi nel gennaio del 1561 (Adorni, 1982, p. 196).
Il F. non si limitò a controllare la fabbrica dell'edificio in modo che si seguisse fedelmente il progetto del Vignola, ma propose subito alcune modifiche importanti: l'eliminazione della fossa scoperta attorno al palazzo tramite una volta e le finestre delle cantine portate sopra al piano della piazza; alcune varianti distributive che costringevano fra l'altro a "mutare li loci delle scale"; un allargamento degli "apartamenti verso megio giorno verso la piaza" (ibid., p. 222). Un disegno attribuibile al F. esemplifica alcune delle modifiche che l'architetto voleva apportare al progetto vignolesco del 1561 (ibid., p. 224): nel cortile la chiusura delle nicchie finestre fra le semicolonne; nelle stanze i falsi mezzanini mutati in veri ambienti con una verità strutturale che però sacrificava infelicemente l'altezza dei vani di rappresentanza dando oltretutto cattiva luce ai mezzanini.
La soprintendenza ai lavori di Piacenza, documentata per tutto il 1563, si interruppe nel 1564, quando il F. venne sostituito da G.F. Testa (Adorni, 1974, p. 122). Il motivo della sostituzione, oltre agli interventi progettuali operati dal F., è probabilmente legato al drammatico episodio del novembre 1563, quando il Paciotti tornò a Piacenza e profondamente adirato nel vedere completamente cambiato il suo progetto per il palazzo piacentino, sottrasse al F. tutti i disegni del Vignola. Questi con ogni probabilità considerò il F., insieme con G. Boselli "Ministro e commissario d'essa fabrica" (Id., 1982, p. 196), corresponsabile dell'episodio. Nel 1564 il Vignola rielaborò i suoi progetti seguendo peraltro il parere del F. riguardo al fossato.
All'incirca nello stesso periodo il F. si occupò del giardino della corte parmense. Su commissione del duca Ottavio, il 6 marzo 1564 il F. fece una relazione sul "canale della fontana in castello" (Archivio di Stato di Parma, Fabbriche ducali e fortific., b. 10) e con ogni probabilità eseguì il disegno per il mulino di S. Michele in Co' di Ponte (dentro il giardino ducale) al quale si lavorava nel 1563 (Adorni, 1978, p. 189).
Non documentata, ma sicura per ragioni stilistiche, è la paternità fornoviana della chiesa di S. Quintino a Parma, di difficile datazione. La ricostruzione dell'edificio deve essere comunque legata alla vittoria dell'esercito spagnolo sulle truppe francesi nel 1557 a San Quintino che favoriva i Farnese da poco passati dall'alleanza con la Francia a quella con la Spagna. È probabile che il progetto sia stato realizzato dal F. intorno al 1560, dopo l'incontro con il Vignola (Id., 1974, p. 107).
La chiesa, di impianto longitudinale a navata unica, mostra già alcune delle caratteristiche originali del linguaggio del F.: il marcato verticalismo e un senso strutturale quasi gotico; l'accentuato movimento esterno delle pareti; il gusto geometrizzante dell'ellisse.
Le caratteristiche di tale edificio si ritrovano amplificate nella più importante chiesa della Ss. Annunziata, la cui prima pietra fu posata da Ottavio Farnese il 4 giugno 1566 . Il 5 nov. 1570 la fabbrica doveva essere abbastanza avanzata, se vi si celebrò, sempre alla presenza del duca Ottavio, il matrimonio del F. con Prisca Guidorossi. La corona di cappelle radiali e il coro devono essere stati completati entro il 1585, anno della morte del Fornovo.
Un rapporto al Comune di Parma steso dal capomastro G.D. Campanini il 24 sett. 1612 testimonia che l'edificio attuale segue fondamentalmente il modello originario del F. cui spettano anche il progetto dell'antiportico e la conformazione a tiburio della copertura del corpo pseudovale. Dalla lista dei lavori redatta da mastro A. Scarpa il 6 nov. 1616, risulta che a questa data la chiesa era compiuta fino al cornicione interno d'imposta della volta e coperta con un semplice tetto. Una sorta di lapide al sommo dell'antiportico conferma che nel 1617 questo era già stato ultimato. G. Rainaldi, che costruì la nuova copertura fra il 1626 e il 1628, trovò pertanto già prefissata la struttura della chiesa e poté solamente apportare piccole modifiche al progetto del F., modifiche tese a ottimizzare la tessitura e lo spessore della volta (ibid., p. 113).
La Ss. Annunziata si presenta all'esterno con un altissimo antiportico a tre ordini che rielabora il motivo dell'arco trionfale romano ideato dall'Alberti nella facciata di S. Andrea a Mantova. La pianta ripropone in maniera originale il tema dell'ovale sviluppato da B. Peruzzi e dal Vignola ponendolo trasversalmente in contrasto con l'infilata degli archi trionfali della controfacciata e del presbiterio. Le dieci cappelle radiali imprimono alla massa della chiesa un'eccezionale accelerazione centrifuga alla quale fa da contrappunto la catena continua di concavità delle pareti fra i contrafforti con un effetto marcatamente prebarocco che anticipa F. Borromini. La concavità fra i contrafforti deve aver avuto un motivo inizialmente statico per aiutare la controspinta della grande volta (m. 32 x 20) secondo un sistema usato dai Romani per i serbatoi o per i terrapieni e dal Peruzzi nei progetti di dighe; tale caratteristica diventa però subito motivo linguistico teso all'eliminazione sistematica dello spigolo concavo.
Un disegno autografo del F. contiene una proposta di allargamento dell'imbocco dell'attuale strada Farini nella piazza ora intitolata a Garibaldi che avrebbe comportato una riduzione del medievale palazzo del podestà (Adorni, 1978, p. 184, ill. 188). L'occasione di tale intervento potrebbe essere stata l'abbellimento urbano per la venuta a Parma nel 1566 di Maria di Portogallo, moglie del principe Alessandro Farnese.
Scarse sono le tracce di attività professionale del F. nei Ducati farnesiani dalla fine degli anni Sessanta fino alla morte; si ha notizia nel 1573 di una visita e della riparazione del ponte di Colorno (Id., 1974) e nel 1580 della visita a un "luogo controverso" al confine con Montecchio sempre per conto del duca di Parma (ibid., p. 122).
Il F. morì il 20 nov. 1585 come si legge nei ruoli dei provvigionati della corte farnesiana (ibid., pp. 105, 121 ).
Si potrebbe ipotizzare che il F. si assentasse per lunghi periodi da Parma, anche considerando l'esecuzione approssimativa della Ss. Annunziata e il pagamento dello stipendio per mandati spesso assai lunghi e posticipati (almeno per gli anni Settanta). Forse non erra il Giovannoni (1931) quando scrive che il F. alla morte del Vignola (1573) appare come il suo più probabile successore nella direzione dei lavori di Caprarola. Sarebbe importante poterlo confermare per sostenere un'eventuale attività progettuale del F. a Caprarola. In particolare gli si potrebbero attribuire le grandi scuderie a occidente del palazzo che risultano in costruzione fra 1581 e 1584 (Partridge 1970; Fagliari Zeni Buchicchio, 1985-86).
Fonti e Bibl.: Flaminio da Parma, Memorie istoriche delle chiese, e dei conventi dei frati minori dell'osservante, e riformata provincia di Bologna, II, Parma 1760, pp. 159-161; I. Affò, Ricerche storico-canoniche… intorno la chiesa, il convento, e la fabrica della Ss. Nunziata di Parma, Parma 1796; A. Ronchini, F. Paciotti, in Atti e mem. delle Regie Deputaz. di storia patria per le prov. modenesi e parmensi, III (1865), pp. 307-309; Id., I due Vignola, ibid., pp. 362 s., 368, 382 s.; G. Giovannoni, Giacomo Barozio da Vignola, in Saggi sull'architettura del Rinascimento, Milano 1931, p. 243; W. Lotz, Vignola Studien, Würzburg 1939, passim; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, XI, 2, Milano 1939, p. 716; W. Lotz, Die ovalen Kirchenräume des Cinquecento, in Römisches Jahrbuch für Kunstgeschichte, VII (1955), pp. 55-57; D. De Bernardi Ferrero, Guarino Guarini e la sua arte, Torino 1966, pp. 62-69; B. Adorni, Ss. Annunziata in Parma: architetto G.B. F., in L'Architettura cronache e storia, settembre 1969, pp. 322-341; L.W. Partridge, Vignola and the villa Farnese at Caprarola I, in The Art Bulletin, LII (1970), pp. 82 n. 3, 87 n. 46; B. Adorni, L'architettura farnesiana a Parma 1545-1630, Parma 1974, pp. 105 s., 120-122; Id., Parma rinascimentale e barocca. Dalla dominazione sforzesca alla venuta dei Borboni, in Parma: la città storica, a cura di V. Banzola, Parma 1978, pp. 184, 196; Id., L'architettura farnesiana a Piacenza. 1545-1600, Parma 1982, pp. 222-226; F. Fagliari Zeni Buchicchio, G.A. Garzoni da Viggiù: l'architetto dei Farnese a Caprarola dopo il Vignola, in Biblioteca e società, VII-VIII (1985-86), pp. 3-5; B. Adorni, Complessità strutturale e novità linguistiche: la Ss. Annunziata a Parma, 1566-1632, in I Farnese: arte e collezionismo. Studi, a cura di L. Fornari Schianchi, Milano 1995, pp. 174-181; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon…, XII, p. 217.