FONTANA, Giovanni Battista
Nacque a Verona nel 1541 da Girolamo, pittore veronese attivo a Trento negli anni del concilio, e da una Caterina di cui si ignora il casato; la data di nascita si ricava da un documento del 1555 nel quale il F., abitante con la famiglia nella contrada di San Giovanni in Valle, risulta avere quattordici anni, due in più del fratello Giulio, insieme con il quale fu avviato alla pittura dal padre (Rognini, 1985). Per Bernasconi (1864) il giovane si formò presso G.F. Caroto; tuttavia le sue prime opere mostrano influssi di Battista del Moro (Dillon, 1980). A questi contatti con l'ambiente pittorico veronese si assommano, nella produzione grafica, gli stimoli ricevuti dalla grande pittura di storia di Tiziano.
Dopo un probabile - anche se non documentato - soggiorno veneziano il F., insieme col fratello Giulio, si trasferì in Austria presso la corte dell'arciduca del Tirolo Ferdinando II: nel 1562 a Vienna i due fratelli dipinsero le perdute pale d'altare della cappella del castello di Ebersdorf (Dillon, 1981). A questa prima impresa segue un periodo di silenzio dal punto di vista documentario, che fa pensare ad un temporaneo rientro in patria. Nel 1573 il F. si trovava però a Innsbruck, ai servizi dell'arciduca; in quell'anno fu pagato per alcune pitture nello sferisterio sulla Rennweg, mentre nel 1574 realizzò un cancello composto di venti elementi, decorato a fiori e fogliami, dorato e argentato (Schönherr, 1893, nn. 10479, 10555, 10583). Nel marzo dell'anno seguente fu impegnato nella decorazione del castello di Ambras, sontuosa residenza di Philippine Welser, sposa di Ferdinando. Sempre nel 1575 l'arciduca lo insignì del titolo di pittore ufficiale di corte.
All'inizio degli anni Settanta il F. prese parte alla decorazione della sala spagnola, un corpo di fabbrica, indipendente dal castello, destinato dall'arciduca a feste e rappresentazioni. Questo suo intervento non è testimoniato dai documenti, ma può essere confermato da riscontri stilistici. 1 ritratti dei principi tedeschi, i trofei e le scene raffiguranti le Fatiche di Ercole sono infatti confrontabili con l'Armamentarium heroicum o Libro degli eroi di Ambras di J. Schrenck von Notzing, il celebre catalogo illustrato della collezione di Ferdinando II, redatto nel 1582 ma edito solo nel 1601 (Innsbruck), per il quale il F. fornì molti disegni tra cui quello firmato del frontespizio, inciso da D. Custos, con l'effigie dell'arciduca Ferdinando affiancato dalle figure di Marte e Minerva. Al F. spettano, probabilmente, anche alcune incisioni con lo stesso tema dei trofei presenti sui pilastri della sala spagnola (Vienna, Albertina; E. Scheicher, in Die Kunstdenkmäler..., 1986, p. 574). Nel 1575 ricevette pagamenti per l'Utima Cena dipinta per la sacrestia della chiesa parrocchiale di Seefeld (Schónherr, 1893, nn. 10592, 10628, 10660, 10686).
La scena, ambientata all'interno di un colonnato su cui poggia un soffitto cassettonato, è impostata su una visione asimmetrica e dal basso in alto: una soluzione spaziale che ricorda quella precedentemente collaudata con successo dal Tintoretto a Venezia, ad esempio nell'Utima Cena di S. Simeone Grande. La tipologia dei personaggi, tra cui si propone di riconoscere anche un ritratto del F., si adegua a precedenti bresciani e bergamaschi, come quelli di G. Romanino, di G.B. Moroni e di M. Fogolino: tutti pittori che il F. ebbe modo di conoscere a Trento, città a lui sicuramente familiare.
A partire dal 1577 il F. intraprese, per privilegio dell'arciduca Ferdinando, una fiorente attività di esportazione di trementina dal Tirolo all'Italia (Schönherr, 1893, nn. 10695, 10704, 10803, 10804, 10904, 11001, 11126). Per il coro dei principi nel presbiterio della Hofkirche di Innsbruck, tra il 1575 e il 1578, eseguì otto ovali, collocati entro campiture ad intarsi lignei, con Storie di Cristo e della Vergine. Nel 1580 gli furono pagate le pitture raffiguranti le Storie della vita di Cristo che decorano, entro esagoni, le volte della Silberne Kapelle di Innsbruck. Al F. sono state assegnate anche la decorazione a fresco di una cappella votiva, inaugurata nel 1581, presso la casa Zoller von Zollerhausen e una tavola ad olio nell'oratorio del convento francescano con Cristo crocefisso, entrambe ad Innsbruck (Egg, 1972, p. 53 fig. 15).
Qualificato come "Conterfeter" nei documenti, il F. fu anche ritrattista: è del gennaio 1578 il pagamento per un ritratto del cardinal Andrea d'Austria, figlio dell'arciduca Ferdinando (ubicazione ignota). Nel 1580 eseguì una pala d'altare per la chiesa parrocchiale di Matrei, di cui ancora nel secolo scorso rimaneva un frammento su tavola con l'immagine dell'arciduca e della sua seconda consorte Anna Caterina (ibid.). Sempre nel 1580 ricevette pagamenti per tre pale d'altare per la cappella del castello di Günzburg, anch'esse andate perdute (Schönherr, 1893, n. 10822). Tra i dipinti oggi irreperibili, vanno menzionate tre opere: una Morte dis. Cecilia, una Maddalena e una Assunzione della Vergine (Ilg, 1882).
Nel 1586 il F. decorò il soffitto della sala da pranzo nel castello di Ambras. In questo soffitto, in seguito riadattato nell'ambiente dell'armeria, realizzò un complesso ciclo decorativo a carattere astrologico che mostra una mappa del cielo con le divinità planetarie. L'opera presenta una zona centrale con le principali costellazioni sotto forma di animali fantastici o esseri umani, intorno alla quale corre una fascia con i dodici segni zodiacali, mentre ai quattro punti estremi dell'ovale compaiono divinità associate ai rispettivi elementi: Minerva (terra), Nettuno (acqua), Giunone (aria) e Vulcano (fuoco). Ai lati della composizione si trovano due riquadri con la raffigurazione di divinità planetarie equivalenti ai sette giorni della settimana: Marte, Mercurio, Sole, Luna (fascia occidentale) e Venere, Giove, Saturno (fascia orientale). La complessa decorazione della volta celeste si rifà ad un globo di provenienza italiana appartenuto alle collezioni dell'arciduca (Ilg, 1882).
Parallelamente all'attività di pittore il F. svolse anche quella di incisore; la sua produzione grafica presenta tuttavia non pochi problemi a causa dalla stretta cooperazione con il fratello Giulio.
Il Bartsch (1870) assegnava al F. sessantotto incisioni, cui si aggiunsero le cinque stampe in addenda di I.D. Passavant (Le peintre-graveur, Leipzig 1864, VI, pp. 182 s.), l'Andromeda, la Fuga in Egitto, la Predica di s. Giovanni Battista nel deserto, Cerere e Amore, il Combattimento tra un guerriero e il dragone; a queste va aggiunta la serie di Donne simboleggianti le Scienze (di cui il Bartsch conosceva solo una figura, la Donna con il compasso), quella dei Trofei vari d'armi e strumenti musicali (Firenze, Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi) e L'esercito romano attraversa il Danubio della Civica Raccolta A. Bertarelli di Milano (Dillon, 1980), mentre di più recente attribuzione è una Maddalena orante nel deserto (Immagioni da Tiziano..., 1976). Solo su quattro delle stampe assegnate al F. compare il suo nome in qualità di incisore (Bartsch, 1870, nn. 13, 23, 67 s.): ciò potrebbe far pensare che egli lasciasse ad altri il compito di eseguire le proprie invenzioni, forse al fratello Giulio, secondo quanto propone M. Pittaluga (L'incisione italiana nel Cinquecento, Milano 1930, pp. 304 ss.). Tale opinione è stata recentemente ribaltata, rivalutando l'attività creativa di Giulio, di cui tuttavia risulta difficile ricostruire un corpus di opere, a causa della scarsità di notizie biografiche (M. Sopher - C. Lazzaro Bruno, Sixteenth-century Italian prints [catal.], Claremont 1978, n. 76).
Tra le prime incisioni del F. è da collocarsi la veduta del Monte Sinai, datata 1569; dello stesso anno è una delle due versioni dell'Andromeda, mentre la seconda, non datata, riproduce fedelmente il dipinto di Tiziano per Filippo II, da alcuni identificato con quello oggi a Londra (Wallace Collection). Sempre al 1569 risale la S. Agata visitata da s. Pietro derivata dal dipinto di B. Caliari - anche se la scritta attribuisce l'invenzione al Veronese - già in S. Maria degli Angeli a Murano (Immagini dal Veronese..., 1978). Su disegno di D. Campagnola è la grande Andata al Calvario, che, per il tipo di ambientazione, risente dell'influsso di Luca da Leida (Dillon, 1980). Un ulteriore gruppo di opere firmate dal F. è costituito da una serie di incisioni con momenti della Passione di Cristo: l'acquaforte con Il Calvario porta la dedica a Maddalena d'Austria, regina d'Ungheria e Boemia, sorella dell'arciduca Ferdinando II. Il nome del vescovo di Bressanone Johann Thomas von Spaur, eletto nel 1565, compare invece sia su un rame tratto dall'Eneide - I soldati di Enea combattono contro i servi del re Latino, pendant del Cavallo di Troia - sia sul Giudizio Universale di tintorettesca memoria (Immagini dal Tintoretto..., 1982); direttamente dedicata all'arciduca Ferdinando II è inoltre la serie di ventisette incisioni raffiguranti le Storie di Romolo e Remo (1573-1575): l'esistenza di due disegni preparatori (Copenaghen, Kgl. Kobbertiksamling) mostra che l'impresa ebbe una lunga ed accurata fase di gestazione. Soprattutto le prime immagini di questa serie, dove il paesaggio nel quale si muovono le figure conserva un ruolo di primo piano, offrono confronti con altre opere del F., ad esempio con le Parabole evangeliche (1572-1573) di impronta nordica, in cui la natura domina l'azione umana con una "visione atmosferica e coloristica di tipo prettamente veneziano" (D'Amico, 1980). Altri otto rami con scene di caccia, figure di cavalieri e soldati, sempre in ambientazioni naturali, rimandano a storie dal significato moraleggiante, come nel caso di Un nobile veneziano compra un cavallo morto.
I due fratelli Fontana si distinsero anche nel campo della progettazione di giardini (M. Frenzel, in Die Kunstdenkmäler..., 1986, p. 449) e in quello dell'illustrazione libraria: ad essi vengono assegnate le illustrazioni del Trattato di scienza d'arme di Camillo Agrippa (Roma 1553) e la Vida de nuestra bendita señora Maria Virgen (1569) con trentotto rami (Dillon, 1981, p. 36).
II F. mori a Innsbruck iI 25 sett. 1587, lasciando la vedova, Maria Pfat, e tre figli, Peter, Settinia e Sidonia.
Il fratello Giulio, nato a Verona nel 1543 (Rognini, 1985), fu architetto, pittore ed incisore. Del suo soggiorno austriaco al seguito del F. sappiamo che, dopo i lavori al castello di Ebersdorf, egli fu ingaggiato nel 1576 dall'arciduca, in qualità di pittore, per compilare una pianta dettagliata dell'Iselberg (Schönherr, 1893, n. 10645). A questo primo importante incarico seguì una partecipazione al progetto della Silberne Kapelle ad Innsbruck (Trapp, 1949); studi più recenti attribuiscono però l'intera direzione dei lavori all'architetto di corte A. Lucchese (Felmayer, 1980). È probabile che Giulio, per ragioni a noi oscure, si trasferisse successivamente a Trento, come testimonia un documento del 1580 che lo ricorda in qualità di ingegnere dell'arciduca; d'altro canto le notizie su di lui presso gli archivi austriaci si perdono dopo il 1582 (Schönherr, 1893, nn. 10853, 11001). Ignoto è l'anno della sua morte.
Nel campo dell'incisione gli unici tre rami tratti da Tiziano e firmati da Giulio sono la Morte di s. Pietro Martire (su cui è stato letto anche il nome di Giovanni Battista), la Spagna soccorre la Religione e la Battaglia di Cadore, stampata da L. Guarimoni nel 1569. Alla composizione di Tiziano l'incisore aggiunse sulla destra un gruppo di uomini con lance e un vessillo con tre leoni (H.E. Wethey, Titian and his drawings, Princeton 1987, p. 64 fig. 122). Tratta ancora dai celebri Andrii di Tiziano è una Figura di Venere addormentata (Immagini da Tiziano..., 1976, p. 49).
Fonti e Bibl.: A. Valerini, Le bellezze di Verona (1586), Verona 1974, pp. 106 s.; C. Ridolfi, Le maraviglie dell'arte (1648), a cura di D. von Hadeln, I, Berlin 1914, ad Indicem; B. Dal Pozzo, Vite de' pittori, Verona 1718, p. 58; A.M. Zanetti, Della pittura veneziana, Venezia 1770, pp. 538 s., 552; G. Gori Gandellini - L. De Angelis, Notizie degli intagliatori, X, Siena 1812, p. 23; S. Ticozzi, Diz. degli architetti, scultori, pittori, Milano 1831, pp. 100 s.; C. Bernasconi, Studi sopra la storia della pittura ital. dei secoli XIV e XV, Verona 1864, p. 352; A. Bartsch, Le peintre graveur, XVI, Leipzig 1870, pp. 211-239 (Illustrated Bartsch, XXXII, New York 1979, pp. 320-381); A. fig, G. B. F., in Mitteilungen der K.K. Zentral Kommission in Wien, n.s., VIII (1882), p. LIV; D. Zannandreis, Le vite dei pittori, scultori e architetti veronesi, Verona 1891, pp. 93 s.; D. von Schönherr, Urkunden und Regesten aus dem K.K. Statthalterei-Archiv in Innsbruck, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des Allerhöchsten Kaiserhauses, XIV (1893) e XVII (1896), ad Indices; S. Weber, Artisti trentini e artisti che operarono nel Trentino, Trento 1933, pp. 150 s.; L'opera del genio italiano all'estero, E. Morpurgo, Gli artisti in Austria, Roma 1937, I, ad Indicem (anche per Giulio); O. Trapp, Die Restaurierung der "Silbernen Kapelle" in Innsbruck, in Österreichische Zeitschrift für Denkmalpflege, III (1949), pp. 120-127 (per Giulio); H. Hochenegg, Die tiroler Kupferstecher, Innsbruck 1963, pp. 15 s., 108; E. Egg, Die Innsbrucker Malerei des 16. Jahrhunderts, in Festschrift für Karl Schadelbauer zur Vollendung des 70. Lebensjahres, Innsbruck 1972, p. 53; Immagini da Tiziano, stampe dal sec. XVI al sec. XIX dalle collezioni del Gabinetto nazionale delle stampe (catal.), a cura di M. Catelli Isola, Roma 1976, pp. 48 s.; Immagini dal Veronese, incisioni dal sec. XVI al XIX dalle collez. del Gabinetto nazionale delle stampe (catal.), a cura di P. Ticozzi, Roma 1978, p. 23 n. 1; G. Amman, Tirol, in Die Kuristdenkmáler Österreichs, Wien 1980, pp. 16 s., 30, 125, 721; R. D'Amico, Catalogo generale della raccolta di stampe antiche della Pinacoteca nazionale di Bologna, Gabinetto delle stampe, Sez. V, Incisori veneti dal XV al XVIII secolo, Bologna 1980, p. 55; G. Dillon, Stampe e libri a Verona negli anni di Palladio, in Palladio e Verona (catal.), a cura di P. Marini, Verona 1980, p. 257; G. Dillon, in Diz. Enciclopedico Bolaffi, V, Milano 1981, pp. 35 s.; Immagini dal Tintoretto, stampe dal XVI al XIX secolo (catal.), a cura di P. Ticozzi, Roma 1982, p. 15 n. 1; L. Rognini, Nota sui documenti inerenti agli incisori veronesi, in La collez. di stampe antiche (catal., Verona), a cura di G. Dillon - S. Marinelli - G. Marini, Milano 1985, pp. 185-187; Die Kunstdenkmáler der Stadt Innsbruck. Die Hofbauten, in Österreichische Künsttopographie, XLVII, Wien 1986, ad Indicem; E. Rama, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, II, Milano 1988, p. 718; Schloß Ambras, Milano-Wien 1996, pp. 25, 41, 69; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 180-182.