FILAURO, Giovanni Battista
Nacque in data imprecisabile a L'Aquila, dove pare abbia quasi sempre operato. S. Massonio (1594), a cui si devono le poche notizie tramandate sulla vita del F., colloca la sua attività nella seconda metà del sec. XVI e informa pure che per tre anni egli frequentò legge e umane lettere presso lo Studio di Siena, ma che non arrivò a conseguire la laurea. Vengono attribuiti al F. sonetti, canzoni e poesie pastorali, ma soprattutto un poema in 15 canti intitolato Orlando savio, composto, secondo l'ironico commento del Crescimbeni (Dell'istoria, II, p. 352), per correggere l'Ariosto che aveva "notato" Orlando "di pazzia".
Il F. fu anche autore di una sacra rappresentazione, stampata a L'Aquila nel 1578, sul tema della passione, morte e resurrezione di Cristo. Ma di questo "mistero", che evidentemente si ricollegava ad una tradizione scenica di ascendenza medievale, possediamo solo il testo su cui intervenne lo stesso Massonio, il quale adattò il primitivo soggetto alle esigenze teatrali moderne, allestendo in forma di tragedia uno spettacolo rappresentato a L'Aquila nella chiesa di S. Maria di Paganica alla presenza di diecimila fedeli.
Dell'opera data alle stampe con il titolo Della passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo, unica pervenuta di quanto attribuito al F., è difficile stabilire l'originario impianto, perche dovettero essere determinanti le modifiche e le aggiunte del Massonio, il quale (come si legge nell'introduzione di R. Cottoni alla terza edizione emendata, Venetia 1614) lavorò sull'opera del F., accrescendola "di gran numero di versi". Con questo rimaneggiamento il testo fu adeguato ai precetti teatrali aristotelici, ai cui principî si fa riferimento nella dedica ai lettori, dove viene anche giustificata la scelta dell'argomento sacro, che poteva apparire più "vero che verosimile" e perciò sconveniente alla finzione profana della scena. La regolarità canonica viene comunque garantita, sul piano strutturale, dalla divisione della materia in cinque atti, nonché dall'introduzione di un prologo (in cui intervengono la Morte, la Vita e un Angelo, che spiega le finalità della tragedia "nova e pietosa") e dalla presenza di un coro di Angeli, che commenta gli eventi con tono ammonitorio e penitenziale. Ma, pur nel rispetto di questi elementi di più stretta osservanza classicistica, si avverte in tutta la tragedia un forte bisogno di rinnovamento formale; e infatti viene inserito tra il secondo e il terzo atto un intermezzo (il concilio di farisei), non estraneo all'azione principale, ma sviluppato con una sua autonoma fisionomia di situazioni e registri espressivi; mentre il ricorso a vari artifici metrici (introduzione di settenari nel tessuto degli endecasillabi, versificazione in forma di ottave e di terzine) rivela un desiderio di sperimentare e sorprendere.
Non si conosce la data di morte del F., che già nel 1614 appare da tempo estinto e quasi del tutto dimenticato.
Fonti e Bibl.: S. Massonio, Dialogo della origine della città dell'Aquila, Aquila 1594, p. 150; N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, p. 132;G.M. Crescimbeni, Dell'istoria della volgar poesia, II,Venezia 1730, p. 352; F. S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia II, Milano 1741, p. 259; IV, ibid. 1749, pp. 270, 559 s.; C.Minieri Riccio, Memorie storiche degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 128; A. Dragonetti, Le vite degli illustri aquilani, L'Aquila 1847, pp. 124 s., 159;G. I. Ferrazzi, Bibliografia ariostesca, Bassano 1881, p. 154; F. Flamini, Il Cinquecento, Milano s.d., pp. 142, 427; G.Toffanin, Il Cinquecento, Milano 1954, p. 5 14; R. Aurini, Dizionario bibliografico della gente d'Abruzzo, III, Teramo 1958, p. 360.