FERRANTE, Giovanni Battista
Nacque a Torino il 17 ag. 1834 da Giacinto e Rosalia Vegezzi. Si laureò in ingegneria presso la locale università l'11 ag. 1855, perfezionandosi in seguito nello studio degli ingegneri S. Grandis e S. Grattoni, futuri realizzatori con G. Sommeiller del traforo del Fréjus. Si dedicò soprattutto alla progettazione, al restauro di edifici e all'ingegneria idraulica, effettuando anche numerose perizie giudiziarie ed arbitrati; fu inoltre presidente o membro di giuria in numerosi concorsi. Socio fondatore nel 1864 della Società degli ingegneri ed industriali, ne divenne presidente per i trienni 1883-85 e 1887-89. Durante quest'ultimo periodo attuò la sua trasformazione in Società dep. per gli ingegneri ed architetti, deliberata nel dicembre 1887.
Cresciuto alla scuola di C. Promis, fu molto attento alle problematiche inerenti alla scelta dei materiali da costruzione e a quelle relative ad una progettazione sensibile alle necessità dell'utenza.
Illuminanti, in tal senso, il suo scritto Asiloinfantile (Torino 1886), riguardante la realizzazione dell'asilo "Principe di Napoli" in borgata Aurora a Torino, nonché l'intervento sulla conoscenza dei materiali da lui effettuato presso la Società degli ingegneri ed industriali nel 1883 (Leva Pistoi, 1969, pp. 97 s.).
La sua attività progettuale ebbe in Torino le più importanti realizzazioni: iniziò con l'ampliamento dell'oratorio di S. Francesco di Sales, committente don Giovanni Bosco (1860). Due anni dopo il F. ricevette l'incarico da Giulia Colbert, marchesa di Barolo, di realizzare l'edificio per la parrocchia di S. Giulia nel nuovo quartiere di Vanchiglia.
Il progetto sostituì quello di A. Antonelli, giudicato troppo dispendioso. Questo edificio è uno dei pochi esempi di neogotico esistenti in Torino; in esso il F. seppe collegarsi alla vicina chiesa, "conseguendo una non facile coerenza di volumi e scansioni" (Magnaghi-Monge-Re, 1982, p. 29).
Nel 1869 il F. realizzava per il marchese C. Tornielli, sul corso Vittorio, la villa omonima, poi trasformata in convento per le suore dei Cenacolo.
L'edificio, demolito nel 1958-59, nei disegni di progetto (Leva Pistoi, 1969, p. 955) risulta ispirato allo stile Tudor; nell'esecuzione subì delle successive modifiche, sempre ad opera del F., in senso neogotico, anche se per anni venne definito "la casa inglese". Ancora in ambito religioso, il F. progettava in Torino la chiesa e il convento per le suore cappuccine sul corso Casale (1872), edificio di stile romanico con mattoni a vista, e la ricostruzione, sempre in stile romanico, con rialzamento del campanile, della chiesa parrocchiale di Madonna di Campagna (1884), distrutta dai bombardamenti nel 1942. Nel 1883 venne nominato dal sindaco di Torino a far parte della commissione per lo studio del risanamento dell'area su cui sarebbe poi sorta la via Diagonale (oggi P. Micca).
Nel campo della edilizia civile realizzò nel 1884 il citato asilo in borgata Aurora, nel 1892 la casa Bersanino al n. 1 di piazza Solferino (demolita), oltre ad intervenire in restauri e sopraelevazioni, tra cui si ricorda quella per il palazzo Falletti di Barolo (1889).
Fuori Torino realizzò una criticata ricostruzione dell'altare della parrocchiale di S. Lorenzo a Giaveno (Monetti-Cifani, 1987) nonché "la casa nuova" e i due grandi edifici nel primo cortile del santuario di Oropa (1880-1887).
Nel campo del restauro intervenne, gratuitamente, nel 1884 sulla antica chiesa della Consolata, mettendo in evidenza il muro di cinta e la torre d'angolo, entrambi d'epoca romana, e nel 1991 lavorò alla facciata della chiesa barocca dello Spirito Santo.
Per quanto riguarda la sua attività di ingegnere idraulico si segnalano interventi nel torrente Varaita e nel fiume Po, oltre ad opere di irrigazione per molti torrenti. Pose fine, con ben ideata soluzione, alla lite secolare che opponeva Bibiana, Bricherasio, Fenile, Campiglione e Cavour per la ripartizione delle acque del Pellice, e a quella fra gli utenti superiori ed inferiori della gora Mellea in Fossano. Fece parte inoltre del collegio arbitrale nella causa Sartori contro la Società dei lavori pubblici per l'impianto del porto di Catania, di quella Gerbido contro la citta di Saluzzo per l'acquedotto municipale, di quella Poggio contro la Società elettricità Alta Italia per gli edifici torinesi di via Bologna, via Arsenale, corso Regina Margherita.
Il F. fu uno dei primi professionisti torinesi a occuparsi sistematicamente, con articoli e saggi, di critica storica e di analisi della progettazione architettonica in relazione ai problemi cittadini.
Alcuni dei suoi testi comparvero, con la sola sigla "F.", sulla prestigiosa rivista diretta da G. Sacheri, L'Ingegneria civile e le arti industriali. Tra il 1875 e il 1883 si contano undici suoi contributi; tra essi si segnalano una stroncatura per l'intervento del futuro beato F. Faà di Bruno sul progetto di E. Arborio Mella per la chiesa di S. Zita (già della Madonna dei Suffragio; III, 1877, n. 1, pp. 1-5) e l'articolo su L'insegnamento dell'architettura, dove ribadì la necessità di una base comune per la preparazione professionale di ingegneri e di architetti (VI, 1880, n. 3, pp. 33-38).
Con la pubblicazione del testo L'architettura in Torino (Torino 1880, pp. 631-686) il F. tentò uno dei primi studi critici dello sviluppo architettonico torinese dall'epoca romana in poi. In esso stigniatizzò la "barbara" distruzione della cittadella (p. 647), evidenziando i pochi elementi dell'architettura "lombarda" esistenti, criticando le esagerazioni dell'architettura barocca, soprattutto il S. Lorenzo guariniano, la cui "cupola in fuori non è né bella né buona" (p. 655). Attaccò duramente, nei restauri dell'ultimo secolo, quella che definì "la monotonia" dello sviluppo recente cittadino e soprattutto "l'infedeltà" all'architettura nazionale. La sua esaltazione degli stili nazionali è stata vista da alcuni in chiave antifrancese e filogermanica (Massaia); più probabilmente era frutto di una educazione fisorgimentale con un maestro quale il Promis. Il F. usò sovente nei suoi scritti uno stile aggressivo, esponendosi anche personalmente, come quando criticò la progettazione della chiesa delle Cappuccine per errori d'ortografia (L'architettura..., p. 681). Oltre a quanto già citato scrisse: La fognatura di Torino, Torino 1884; Tre mezze pagine d'architettura di Torino. La cinta romana, il campanile e la chiesa della Consolata, ibid. 1886.
Ritiratosi dalla professione per motivi di salute, morì a Torino il 27 apr. 1913.
Fonti e Bibl.: A. Gonella, Commemoraz., in Atti della Soc. degli ingegneri e degli architetti in Torino, XLVII (1913), 5-6, pp. 83-85; R. Gervaso, Storia aneddotica descrittiva di Torino, I-II, Torino 1967, ad Indicem;L. Tamburini, Le chiese di Torino s. d. [ma 1968], ad Indicem; M. Leva Pistoi, Torino mezzo secolo d'architettura 1865-1915, Torino 1969, ad Indicem; D. Rebaudengo, Un saluto da Torino, Torino 1971, pp. 24-26, 40, 182; M. Trompetto, Storia del santuario d'Oropa, Biella 1974, pp. 452 s., 536; A. Griseri-R. Gabetti, Architettura dell'eclettismo, Torino 1974, ad Indicem; G. M.Lupo-P. Paschetto, La città fra Otto e Novecento: la trasformaz. urbana, in Torino città viva, da capitale a metropoli, Torino 1980, pp. 252-269; A. Magnaghi-M. Monge-L. Re, Guida all'architettura moderna di Torino, Torino 1982, pp. 29, 247; F. Monetti-A. Cifani, Frammenti d'arte. Studi e ricerche in Piemonte (secc. XV-XIX), Torino 1987, p. 65; F. Rosso, A. Antonelli 1798-1888, Milano 1989, p. 194; A. S. Massaia, Lostile Napolèon III a Torino, in Studi piemontesi, XX (1991), 1, pp. 96 s.; D. Regis, Torino e la via Diagonale, Torino 1994, pp. 10, 35, 61, 96; Torino nell'Ottocento e nel Novecento..., Torino 1995, ad Indicem.