FALDA, Giovanni Battista
Nacque a Valduggia (od. provincia di Vercelli) il 7 dic. 1643 da Francesco e Caterina Mazzola. Nonostante il certificato di battesimo si conservi nella chiesa parrocchiale di Valduggia (Schede Vesme, 1966, p. 451; Bellini, 1983, p. 83), a lungo è stata considerata attendibile la data del 7 dic. 1648.
Fin da bambino il F. manifestò grande propensione per l'arte e per il disegno in particolare, tanto da venire affidato come allievo al pittore Francesco Ferrari, suo concittadino (Cotta, 1701, p. 293, Lana, 1840, p. 341). Il Ferrari, autore di soggetti religiosi, alcuni dei quali eseguiti per la chiesa parrocchiale di Valduggia, aveva risentito dei modi dei maestri piemontesi e lombardi del Seicento e partecipato alla decorazione del palazzo reale di Torino.
All'età di 14 anni il F. fu inviato a Roma ed affidato alle cure di uno zio che lo segnalò a G. L. Bernini. Ma fu l'incontro con lo stampatore G. G. De Rossi, che aveva bottega alla Pace, a segnare una svolta nella carriera artistica del F.: infatti il suo talento venne indirizzato dall'editore all'arte dell'incisione. Il De Rossi completò la formazione culturale del giovane mettendolo in contatto con molte personalità artistiche emergenti, come F. Borromini e Pietro da Cortona, dai quali il F. apprese le regole della prospettiva e dell'architettura. Nella bottega del De Rossi poté apprezzare anche l'opera di grandi incisori quali J. Callot, S. Della Bella e I. Silvestre.
Intorno i vent'anni il F., terminato il suo tirocinio, venne benevolmente accolto alla corte papale, tanto che Alessandro VII gli affidò l'incarico di disegnare le fabbriche della residenza di Castel Gandolfo (Rasario, 1932, p. 197; D'Amico, 1976, p. 94). Di questa prima produzione non si conserva traccia.
Nel 1663 eseguì poi una stampa singola con elevati e prospettive delle maggiori fabbriche costruite o restaurate in Roma sotto il papa Chigi (Londra, British Museum, cfr. Bellini, 1983, pp. 89 s.). Fu due anni dopo, nel 1665, che il F. diede alle stampe per l'editore De Rossi il suo capolavoro: le tavole del primo libro del Nuovo Teatro delle fabbriche, et edificii, in prospettiva di Romamoderna sotto il felice pontificato di n. s. Alessandro VII, al quale seguirono, tra il 1665 e il '69, il secondo ed il terzo.
I primi due volumi illustrano le fabbriche realizzate o ampliate durante il pontificato di Alessandro VII Chigi, mentre il III si riferisce alle chiese restaurate dal pontefice Clemente IX. L'opera aveva lo scopo di divulgare la nuova immagine di Roma, con i suoi palazzi, chiese e giardini, secondo un progetto unitario di espansione urbana, in sintonia con i criteri del colto e raffinato Fabio Chigi (Krautheimer, 1987): il papa, infatti, decise di aprire nuove strade, di abbellire con fontane e monumenti la città, anche a dimostrazione della potenza finanziaria e culturale della sua famiglia.
Prima di allora l'incisione di veduta a Roma, che pure aveva prodotto numerose serie dì stampe da E. Dupérac a G. Lauro, si era interessata principalmente alla ripresa della città antica. Bisognerà attendere proprio il completamento dei rinnovamenti urbanistici e delle realizzazioni architettoniche dei papi seicenteschi, per assistere alla diffusione di raccolte dedicate alla città moderna. Con il Nuovo Teatro, come poi con le successive raccolte dedicate alle fontane e ai palazzi, il F. diventò il divulgatore di questi aspetti; le sue vedute incise, caratterizzate dall'attenzione sia alle regole prospettiche sia agli effetti scenografici, sfruttano abilmente il vigore della linea e la ricchezza del contrasto fra bianco e nero, in sintonia con i criteri spaziali dell'arte barocca. La terza tavola del primo volume del Nuovo Teatro... presenta nel 1665 il progetto non ancora finito della sistemazione di piazza S. Pietro che prevedeva originariamente un terzo braccio del portico. È evidente quindi la considerazione in cui il F. doveva essere tenuto se il Bernini gli consentiva di pubblicizzare un suo progetto non ancora realizzato (Piccininni, in Vedute..., s.d. [ma 1989], p.n.n.).
Ma l'insieme della città da documentare non era costituito" solo dalle opere urbanistiche e architettoniche; venivano annotati anche i singoli abbellimenti nelle vie cittadine e la vita che in esse si svolgeva. Il F. infatti non concepiva gli edifici che riproduceva come oggetti avulsi dalla realtà circostante, anzi dedicò una grande attenzione al contesto fatto di piccoli eventi, avvenimenti importanti, feste e celebrazioni. Per questo motivo nella sua produzione compaiono anche incisioni che riproducono possessi papali, ingressi a Roma di re e regine, canonizzazioni, feste ed apparati funebri, quali l'acquaforte raffigurante la Canonizzazione di s. Francesco di Sales, opera dedicata ad Agostino Chigi il 19 apr. 1665 o la Pianta del conclave incisa nel 1676 e ristampata in occasione di conclavi successivi.
Nella produzione del F. perciò alla rappresentazione si accompagna un intento celebrativo della politica papale, come accadrà poi per Alessandro Specchi, che curerà il IV libro del Nuovo Teatro... descrivendo le imprese edilizie volute da Innocenzo XII, e per Giuseppe Vasi (D'Amico, 1976, p. 81).
L'aspetto specificatamente divulgativo e commerciale delle vedute incise venne abilmente sfruttato dall'editore De Rossi che stabilì con il F. un inscindibile ed efficace sodalizio, al quale si deve gran parte della produzione a stampa del secolo a Roma, con una fortuna paragonabile solo a quella che sarà tributata all'opera di G. B. Piranesi. In questi anni il De Rossi alla Pace si aggiudicò, cooperando col F., il ruolo di primo editore a Roma, dopo aver offuscato la fama sia del ramo consanguineo attivo in piazza Navona, sia degli altri operatori del settore (Bellini, 1983, pp. 84 s.).
Testimonianza dell'efficacia del binomio F.-De Rossi è la grande diffusione che ebbe la notissima Pianta di Roma del 1676, che si può considerare una rappresentazione di Roma nel momento centrale del periodo barocco (Insolera, 1980, p. 269).
Questa è in dodici fogli, corredata da una rubrica di 477 numeri con l'indicazione dei luoghi raffigurati. L'opera reca il titolo Nuova Pianta et alzata della città di Roma con tutte le strade, piazze et edificii ... come si trovano al presente nel pontificato di n.s. papa Innocentio XI ... ; vi compaiono anche le dediche al pontefice ed al "Nobile e studioso lettore ...". Precedentemente a quella del F., erano state stampate altre grandi piante di Roma da incisori come A. Tempesta o G. Maggi, ma la particolarità di quest'opera consiste nell'essere realizzata in proiezione verticale a "volo d'uccello". In tal modo sono evidenziati nella pianta gli elevati dei palazzi e delle mura, i giardini, con una precisione e una gradevolezza mai precedentemente raggiunte.
Le numerose edizioni successive della pianta (1697, 1705, 1730, 1756) di volta in volta aggiornate, resteranno un punto di riferimento fondamentale nell'ambito della cartografia romana, fino alla pianta della città curata da G.B. Nolli nel 1748 (Ehrle, 1931, pp. 5 s., Frutaz, 1962).
Anche nella raccolta I giardini di Roma con le loro piante, alzate e vedute... che descrive i principali e più famosi giardini romani, da quello Farnese a quello Medici o del Quirinale, raffigurandoli in topografia e in prospettiva, il F. unisce all'esattezza della rappresentazione un abile uso della prospettiva. La vegetazione è resa, sottolineandone il valore architettonico, in omaggio alla tradizione del giardino all'italiana, con grande ricchezza e varietà di annotazioni, tanto che le incisioni invece di cadere nel monotono si impongono, come opere di grande ed autonomo valore figurativo (Mc Guire, 1965, p. 62).
La pubblicazione di questa raccolta è postuma; il F. (Bellini, 1983, p. 87) morì trentacinquenne per un tumore, a Roma, il 22 ag. 1678 e fu sepolto in S. Maria della Scala a Trastevere (Schede Vesme, 1966, p. 451).
L'attività del F. fu instancabile nonostante la brevità dell'arco di tempo in cui operò. Al termine della sua vita egli aveva inciso circa trecento lastre: molte di queste si conservano a Roma presso la Calcografia nazionale (Petrucci, 1953, nn. 1413-1416, 1418) e sono quelle che si riferiscono alle serie complete dei palazzi di Roma, del Nuovo Teatro..., delle fontane di Roma, Tivoli e Frascati e dei giardini.
Del F. sono pervenuti anche alcuni disegni: il Kupferstichkabinett di Berlino ne conserva trentasei, preparatori per alcune tavole dedicate a fontane e giardini che concordano abbastanza esattamente con le relative incisioni delle serie faldiane. Sempre della collezione berlinese fa parte un disegno che raffigura la chiesa di S. Andrea sulla via Flaminia, riconducibile all'incisione n. 37 del terzo libro del Nuovo Teatro... (Kristeller, 1915). Infine a Ginevra nella collezione di Edmond Fatio si conservavano due disegni del F., il prospetto del palazzino delle Fontane al secondo piano del giardino di Caprarola e una veduta di "piazza con obelisco" (Viale Ferrero, 1957, nn. 15, 115). Purtroppo una vendita all'asta avvenuta a Ginevra nel 1959 (Dessins anciens ... Collection Edmond Fatio, p. 34) ha disperso i disegni.
Il F. godé di grande fortuna (Lana, 1840, p. 341; Rasario, 1932, p. 197) e le sue opere furono più volte imitate in Italia ed in Europa anche nel secolo successivo. Fra gli epigoni del F. si ricordano Giovanni Francesco Venturini, che terminò il terzo libro sulle fontane di Roma (cfr. Le fontane di Roma nelle piazze e luoghi pubblici della città, disegnate dal F. e da Venturini e pubblicate da De Rossi) e curò il quarto volume della raccolta, mentre Giuseppe Tiburzio Vergelli (attivo a Roma nella seconda metà del XVIII secolo) eseguì copie e ristampe dei tre libri del Nuovo Teatro ... dal titolo Nuovo splendore di Roma moderna..., editi dai successori del De Rossi. È da ricordare anche la celebre raccolta Romanorum fontinalia ... pubblicata a Norimberga nel 1685, dove incisori quali Hans Ulrich Franck, Suzanne Marie von Sandrart e Johannes Mayer riutilizzarono i rami del F. sulle fontane, animando con personaggi e particolari fiamminghi le notissime vedute romane.
Per un elenco completo delle opere del F. cfr. l'Indice della stamperia De Rossi del 1677, e successive edizioni, che costituisce la fonte primaria per la conoscenza dell'attività dell'incisore; ma cfr. soprattutto Bellini (1983, pp. 81-92), che cataloga tutta la produzione del F. a lui nota.
Fonti e Bibl.: Indice delle stampe intagliate in rame, al bulino & all'acquaforte esistenti nella Stamperia di Gio. Giacomo DeRossi in Roma alla Pace..., Roma 1677; L.A. Cotta, Museo novarese, Milano 1701, pp. 293-295; P. A. Orlandi, Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 210; Indice delle stampe intagliate in rame... esistenti nella stamperia di Domenico De' Rossi erede di Gio. Giacomo de' Rossi..., Roma 1724; G. Gori Gandellini, Notizie istoriche degli intagliatori [1771], II, Siena 1808, pp. 7 s.; L. De Angelis, Notizie degli intagliatori... aggiunte a G. Gori Gandellini, IX, Siena 1811, pp.282 s.; S. Ticozzi, Diz. degli architetti, scultori, pittori..., II, Milano 1831, p. 43; G. Lana, Guida ad una gita entro la Vallesesia..., Novara 1840, pp. 341- 344; C. Morbio, Storia della città e diocesi di Novara, Milano 1841, p. 255; A. Bartsch, Le peintre-graveur..., XXI, Leipzig 1870, pp. 235-53 (The illustrated Bartsch, a cura di P. Bellini, XLVII, 1, New York 1983, pp. 274-373); F. Tonetti, Storia della Vallesesia e dell'alto Novarese [1875], Borgosesia 1984, pp. 500 ss.; P. Kristeller, Kupferstich und Holzschnitt in vier Jahrhunderten, Berlin 1905, pp. 408 s.; Id., Zeichnungen von G. B. F., in Antiche Berichte aus den K. Preussischen Kunstsamnilungen, XXXVI (1915), pp. 109-114; T. Ashby, Un'altra pianta di Roma di G. B. F., in Rend. della R. Acc. dei Lincei…, classe di scienze morali, storiche e filologiche, s. 5, XXVII (1918), pp. 235 s.; F. Ehrle, Roma al tempo di Clemente X. La pianta di Roma di G. B. F. del 1676, Roma 1931, pp. 4 ss.; A. Rasario, Un antico incisore valsesiano G. B. F., in Boll. stor. per la provincia di Novara, XXVI (1932), 1-2, pp. 196-202; P. Arrigoni-A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio..., Milano 1939, p. 540; C. Baroni, L'arte in Novara e nel Novarese, in Novara e il suo territorio, Novara 1952, pp. 600 ss.; C.A. Petrucci, Catalogo generale delle stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia nazionale, Roma 1953, p. 57; C. Pietrangeli, Da villa Ludovisi a piazza Barberini (catal.), Roma 1957, pp. 32 s., 39, 47, 60 s.; M. Viale Ferrero, I disegni scenografici della raccolta Fatio, in Critica d'arte, IV (1957), 23, p. 370, nn. 15, 115; Dessins anciens. Architecture decoration théätre. Collection Edmond Fatio (catal. di vendita), Genève 1959, p. 34; P. A. Frutaz, Le piante di Roma, I, Roma 1962, pp. 221 s.; D. K. Mc Guire, G. B. F. and the decorative plan in three Italian gardens, in The Connoisseur, CLIX (1965), pp. 59-63; Schede Vesme, II, Torino 1966, pp. 451-456; G. B. Falda, Vedute di Roma, a cura di G. Lugli, Roma s.d. [1967]; C. Debiaggi, Diz. degli artisti valsesiani dal sec. XIV al XX, Varallo 1968, pp. 56 s.; C. Pietrangeli, Il Museo di Roma..., Bologna 1971, pp. 54 s., 67 s.; M. Catelli Isola-E. Beltrame Quattrocchi, I ponti di Roma (catal.), Roma 1975, pp. 66 s.; A.M. Petrioli Tofani, Stampe ital. dalle origini all'Ottocento (cat.), Firenze 1975, pp. 64 s.; R. D'Amico, La veduta nell'incisione del '600 e '700. G. B. F. e G. Vasi, in Il Seicento. Ricerche di storia dell'arte, 1976, 1-2, pp. 82, 84-88, 91, 93 s.; R. D'Amico-S. Ferrara-P. Bellini, Incisori d'invenzione romani e napoletani del XVII secolo. Catalogo generale della raccolta stampe antiche della Pinacoteca nazionale di Bologna, Bologna 1978, nn. 185-424; Le fontane di Roma nelle piazze e nei giardini. G. B. F., G. F. Venturini, a cura di G. Fefé, Roma 1978, pp. 5-18; I. Insolera, Roma. Immagini e realtà dal X al XX secolo, Bari 1980, pp. 269-276; Ville e giardini Roma nelle incisioni di G. B. F., Introd. di R. Assunto, Milano 1980; P. Bellini, Per una definizione dell'opera di G. B. F., in Arte cristiana, LXXXI (1983), 695, pp. 81-92; R. Krautheimer, Roma Alessandro VII 1655-1667, Roma 1987, pp. 9-13; A. Margiotta-S. Tozzi, in Immagini del Ss. Salvatore (catal.), Roma 1988, pp. 212 s.; Vedute di Roma nel '600. G. B. F., a cura di R. Piccininni-M. Del Nunzio-S. Sprega, Roma s.d. [ma 1989]; Palazzi di Roma nel '600. G. B. F., A. Specchi, a cura di R. Piccininni-M. Del Nunzio-S. Sprega, Roma s.d. [ma 1990], passim; S. Tozzi, in L. Gavazzi-A. Margotta-S. Tozzi, Vedute romane del Seicento nella raccolta grafica comunale, Roma 1991, pp. 25-35, 37; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon..., XI, p. 226; Diz. enc. Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani, Torino 1972, IV, pp. 290 ss.