DELPONTE, Giovanni Battista
Nacque a Mombaruzzo, un piccolo centro nelle colline del Monferrato in provincia di Asti, il 2 ag. 1812 da Giacomo, regio medico onorario e direttore dello stabilimento termale di Acqui, e da Giovanna Prato, figlia dell'avvocato Alessandro, docente presso la facoltà di legge all'università di Torino.
Frequentò le scuole nel paese natale e, avendo dimostrato una spiccata inclinazione agli studi, fu inviato a Torino dal padré che progettava di farne il suo successore nella carica di direttore dello stabilimento: lì fu ammesso al collegio "Carlo Alberto" dove terminò i suoi studi. Laureatosi in medicina, in quello stesso 1832 fu nominato, dal consiglio di facoltà e dal magistrato della Riforma, ripetitore degli studi medio. Ricoprì questa carica per sette anni consecutivi e contemporaneamente esercitò la pratica medica; fu in questo periodo che maturò la sua passione naturalistica, in particolare per le scienze botaniche, soprattutto dopo aver seguito le mirabili lezioni di G. G. Moris. La comune predilezione per la scienza dei vegetali lo legò, con cordiale e solida amicizia, a G. De Notaris verso il quale nutrì sempre un riconoscente affetto per l'incoraggiamento ricevuto nella strada intrapresa.
Nel 1840 venne nominato dapprima ripetitore di botanica agli studenti di farmacia e poi assistente alla cattedra di botanica presso l'orto botanico torinese; tenne questo incarico dal 1841 al 1848 al fianco del Moris che, sia per la salute malferma, sia a causa di altri impegni, doveva spesso essere sostituito nelle lezioni. Il 6 maggio di quello stesso anno il D. presentava tre dissertazioni, De polline plantarum, Varietates humani generi, De rhabarbaro, Taurini 1841, per l'esame di aggregazione al Collegio medico della università, e superava la prova a maggioranza di voti.
Il 10 luglio 1848, poiché il Moris era sempre più assorbito dagli impegni di senatore del Regno di Sardegna e dal lavoro per la pubblicazione della colossale Flora Sardoa (Torino 1837-1859), il D. otteneva il titolo di professore sostituto per la botanica per il quale a lungo prestò gratuitamente la sua opera, date le ristrettezze dell'Erario.
Negli anni che seguirono continuò nel suo ufficio di assistente all'orto del Valentino, cui si aggiunse l'insegnamento della botanica, prima nella regia scuola superiore veterinaria e poi nell'istituto tecnico. Negli stessi anni percorreva, erborizzando, la regione subalpina con la compagnia assidua di E. Rignon, il quale disegnò quattro tavole per lo Stirpium exoticarum rariorum vel forte novarum pugillus, in Mem. d. R. Accad. d. scienze di Torino, cl. d. sc. fis. e mat., s. 2, XIV (1854), pp. 393-411 (le altre sei tavole furono disegnate da M. Lisa), e quattro tavole per Sulle muffe di Valdieri (o meglio Lettera al dott. G. Garelli, del D., Torino 1857). Il 30 luglio 1859 illustrò e raccolse, insieme al Rignon, le piante del colle del Gigante, dove si recò con i principi Umberto e Amedeo di Savoia; sessanta sono ricordate nella Flora piemontese (ibid. 1859) che scrisse poi insieme ad Augusto Gras.
Nel 1869, alla morte del Moris, il D. veniva formalmente incaricato dal ministero del corso di botanica, regolarizzando la sua anomala posizione nell'ambito universitario; ricoperto per un anno questo incarico, divenne quindi professore ordinario e direttore dell'orto botanico. Dal 1870 al 1878, anno in cui comparvero i primi segni della sua malattia, egli attese all'insegnamento, mentre veniva pubblicando il primo volume del suo Elementi di organografia e fisiologia vegetale colle applicazioni più importanti alla medicina, alle arti, all'industria (Torino 1871) - di cui, per altro, non riuscì a pubblicare il completamento - e il suo Specimen Desmidiacearum subalpinarum (in Atti d. R. Accad. d. scienze di Torino, s. 2, XXVIII[1873-77], 1-2) con ventitré tavole fuori testo di P. Manfel, I. Cantù, C. Righini.
Quest'ultima opera, che lo rivelò al mondo botanico dandogli anche riconoscimenti a livello internazionale, riassume le osservazioni assidue e pazienti di molti anni; egli vi descrive tra le Coniugatae le alghe appartenenti alla famiglia Desmidiaceae viventi in Piemonte. Il D. dopo aver trattato diffusamente dei caratteri della famiglia, enumera e illustra ventuno generi di cui due, Mixotaenium e Xantodiastrum, portano il suo nome come patronimico; egli descrive quindi, con ricca sinonimia e molte osservazioni, oltre centosettanta specie tra le quali circa ottanta nuove: questo lavoro è rimasto un'opera veramente classica sull'argomento.
Dopo la sua Lettera al dott. G. Garelli sulle alghe termali di Valdieri del 1857, il D., forse influenzato dalla robusta personalità di florista e di sistematico del Moris, accanto al quale aveva vissuto trent'anni, non aveva più trattato, nelle sue pubblicazioni, argomenti che avessero a che fare con le alghe: quest'opera, che comparve quando l'autore aveva già varcato la sessantina, sembra voler affermare ed esprimere una sua antica predilezione, maturata negli anni giovanili, quando forse discuteva su temi concernenti il mondo delle Crittogame con il grande crittogamista G. De Notaris.
Nel 1879 il D. era nominato professore emerito; per ragioni di salute si ritirava nel suo paese natale, conservando il titolo di direttore onorario dell'orto botanico che aveva tanto curato. Per qualche anno poté dedicarsi ancora agli studi prediletti, tentando di portare a termine i lavori sulle Zignemataceae, sul Pediastrum e sul Tuber;i suoimanoscritti si conservano nella Biblioteca dell'orto botanico torinese. Ma il suo declino non permise il completarsi di queste opere; morì a Mombaruzzo il 18 maggio 1884.
Gli autori classici erano i suoi preferiti; le sue dissertazioni di dottorato furono scritte in un latino forbito e in tal lingua da lui sostenute e discusse; da questa conoscenza e padronanza del latino gli derivò senz'altro il suo stile che lo fece definire prosatore e oratore elegante.
Sotto la sua direzione furono in gran parte rifatte le arancere nell'orto botanico, la biblioteca fu accresciuta, le collezioni scientifiche incrementate. L'erbario del D. è conservato presso l'Istituto botanico di Torino.
Nel 1846 era stato nominato membro dell'Accademia di medicina in cui, nel 1870, aveva ricoperto la carica di vicepresidente. Nello stesso anno 1846 era stato chiamato a far parte della R. Accademia di agricoltura di cui era stato socio attivissimo e presso la quale aveva ricoperto la carica di direttore dell'orto sperimentale che questa associazione aveva alla Crocetta (Torino). Nel 1853 era entrato a far parte della Società di farmacia degli Stati-sardi, nel 1856 dell'Accademia lucchese, nel 1862 della Imperiale Regia Accademia di agricoltura di Verona; nel 1867 l'Accademia reale delle scienze di Torino lo nominava socio residente.
Nel 1855 il governo lo aveva insignito dei cavalierato dei Ss. Maurizio e Lazzaro, nel 1865 era stato fatto ufficiale del medesimo Ordine, nel 1877 commendatore della Corona d'Italia. Alle onorificenze italiane si erano aggiunte, coll'andar degli anni, quelle straniere quali l'associazione alla Société nationale des sciences naturelles di Cherbourg (Francia) nel 1874 e, nel 1882, all'Accademia Leopoldina Carolina.
Oltre a quelle citate, si ricordano le seguenti opere: la traduzione con note ed aggiunte del Trattato elementare di botanica di A. de Jussieu, Torino 1846; Elogio storico di L. Colla, in Mem. della R. Accad. delle scienze di Torino, classe di sc. fis. e mat., s. 2, XII (1850), pp. 1-38, Orto agrario sperimentale. Nuove opere e miglioramenti introdotti nella primavera del 1859, in Annali d. R. Accad. d'agric. di Torino, XI (1862), pp. 57-68; Intorno ad alcuni semi presentati dal socio cav. Baruffi, ibid., pp. 68-76; Cenni intorno alle principali piante economiche poste a prova dell'Orto sperimentale d. R. Accademia d'agricoltura di Torino, ibid., XII (1863), pp. 25-83; Cenno intorno alla ruggine del frumento, ibid., pp. 84-88; Cenno intorno ad alcune sementi ed altri prodotti di piante dell'Indo China, ibid., XIII (1864), pp.1-11; Intorno ad una nuova spedizione di semi dell'Indo China per cura del sig. Melisan, ibid., pp. 62-69; Un ricordo botanico del professore F. De Filippi ossia Cenno intorno alle piante nate da semi da esso raccolti in Persia e nella China, in Mem. della R. Accad. delle scienze di Torino, class. di sc. fis. e mat., s. 2, XXVI (1869), pp. 127-167 (nell'opera sono compresi due nuovi generi, uno dedicato a F. De Filippi e uno a A. Gras); Le piante in relazione colla materia e con l'incivilimento, discorso... Università di Torino (17 nov. 1873), Torino 1873; Guida allo studio delle piante coltivate nelle aiuole in piena terra nell'Orto botanico della Regia Università di Torino, ibid. 1874 (corredato di una pianta della parte superiore dell'orto, detta delle aiuole di piena terra).
Fonti e Bibl.: Necr., in Revue de botanique-Bull. mensuel de la Société française de botanique, 1885, n. 19, p. 287; I. Cantò, L'Italia scientifica contemp., 1844, p. 176; O. Beccart, Notizie, in Nuovo Giorn. bot. ital., III (1871), pp. 103 s. e Bibliografia, ibid., IV (1872), p. 232; G.A. Pritzel, Thesaurus literaturae botanicae, Lipsia 1872, p. 79, n. 2148; A. De Gubernatis, Dizionario biogr. degli scrittori contemp., Firenze 1879, p. 366; O. Mattirolo, Notizie biografiche, in Annuario della R. Università di Torino 1884-1885, pp. 1-10; Id., D.G.B., in Annuario biog. univ. 1884-1885, a cura di A. Brunialti, Torino 1885, I, pp. 498-502; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, I, Venezia 1895, p. 64; II, ibid. 1901, p. 41; Id., La Iconoteca dei botanici del R. Istituto di Padova, in Malpighia, XIII (1899), p. 104; G.B. Traverso, Biblioteca mycologica 1905, in P. A. Saccardo Sylloge Fungorum, Patavii 1892-1905, XVII, pp.; A. Preda, Flora Cryptogama, II, Algae, Bibliografia algologica, Rocca San Casciano 1906, I, 1, p. 12; O. Mattirolo, Cronistoria dell'Orto botanico della R. Università di Torino, Torino 1929, pp. LXV s.; E. Burnat, Botanistes qui ont contribué à faire connaître la flore des Alpes Maritimes, in Boissiera, suppl. di Candollea, V, Genève 1941, p. 40.