GIOVANNI BATTISTA da Cassine
Nacque a Cassine, presso Alessandria, in data ignota nella seconda metà del XVII secolo.
Non si hanno notizie circa la sua famiglia, né si conosce la data del suo ingresso nell'Ordine dei frati minori cappuccini. Membro della provincia di Milano (Alessandria faceva parte a quel tempo dei territori milanesi) e ordinato sacerdote, appare verosimile che abbia studiato a Milano, dove perfezionò gli studi filosofici e teologici, fino a ottenere il grado di predicatore, e dove le sue preferenze di studio poterono orientarsi verso la geografia e la cartografia. Nella biblioteca del convento cappuccino dell'Immacolata Concezione a Milano (soppresso nel 1810) alla metà del XVIII secolo esistevano ancora due globi, uno terrestre e uno celeste, opera di G., realizzati probabilmente prima del 1700 e da più fonti ricordati come eccellenti lavori.
In seguito, G. compare nella missione della Mesolcina-Calanca, nel Cantone dei Grigioni, dove dal 1700 al 1704 svolse attività pastorale. Nel 1704 fu eletto guardiano del convento di Varzi, nei pressi di Milano. Già nel capitolo generale del 1702 il generale padre Agostino da Latisana gli aveva affidato il compito di delineare un nuovo atlante delle province cappuccine che sostituisse quello dei padri Bernard de Bordeaux, Louis de Montréjeau e Maximin de Guchen, pubblicato a Roma nel 1643 e ormai inadeguato, nonostante le successive revisioni. A Varzi, da dove aveva agio di tornare a Milano per consultare le opere scientifiche necessarie, G. attese per circa cinque anni alla preparazione dell'atlante. L'opera ricevette l'imprimatur il 20 luglio 1711 (la tavola generale reca la data del 1710). Quello stesso anno G. fu eletto guardiano del convento di Melzo, dove la sua presenza è attestata ancora nel 1714.
Solo nel 1713, però, ma con la data del 1712, poté vedere la luce a Milano la Chorographica descriptio provinciarum et conventuum ff. min. ss. Francisci capuccinorum. Essa si componeva in origine di 62 tavole, disegnate e incise dal noto incisore milanese Simone Durello (il cui nome è indicato solo nel frontespizio). Subito dopo, però, fu necessario approntare una ristampa, in tutto analoga alla precedente se non per l'aggiunta di una tavola della nuova provincia di Franconia, separata nell'agosto del 1711 dalla provincia della Baviera. La tavola, opera di Durello, è indicata con il numero 58 ripetuto. Solo nella riedizione dell'opera, eseguita a Milano nel 1721 presso Giuseppe Pandolfo Malatesta, il numero della tavola della Franconia è corretto in 59 e le successive di conseguenza. Le statistiche delle singole province non risultano però aggiornate.
Se dal punto di vista del rilievo le tavole della Chorographica descriptio sono di valore diseguale, la novità teorica e metodologica dell'opera ne fa uno dei migliori e più avanzati risultati della geografia scientifica europea e uno dei primi esempi in Italia di utilizzazione dei nuovi metodi di calcolo messi a punto dai geografi francesi. G. utilizza infatti la misurazione astronomica delle eclissi dei satelliti di Giove secondo il metodo di G.D. Cassini (che già nel 1666 aveva pubblicato le tavole relative) per delineare le longitudini nelle carte generali, mentre ricorre al calcolo trigonometrico per definire le distanze prossime, secondo il metodo applicato tra gli altri da N. Du Fer. Egli giunge in questo modo a correggere numerose inesattezze ed errori ancora ricorrenti nella cartografia coeva. La conoscenza da parte di G. del moderno dibattito intorno ai metodi della geografia e dei suoi risultati risulta evidente dai riferimenti teorici enunciati nella prefazione dell'opera, che per molti aspetti rappresenta anche una testimonianza della circolazione dell'informazione scientifica nel primo Settecento italiano. G., anzi, intraprende nell'introduzione una vera e propria battaglia a favore dei moderni metodi di misurazione, intervenendo nel dibattito allora in corso e prendendo decisamente le parti dei geografi dell'Académie des sciences di Parigi.
Nonostante la novità metodologica, G. incontrò tuttavia non poche difficoltà nel reperimento dei dati osservativi, e pur ricorrendo alle osservazioni degli astronomi a lui contemporanei, come F. Bianchini, E. Manfredi e F. Poleni, il suo tentativo scontò l'eterogeneità e la frammentarietà dell'osservazione astronomica condotta in Italia tra Sei e Settecento.
G. morì a Milano il 24 sett. 1715 ma, secondo alcuni biografi, nel 1714.
Fonti e Bibl.: L'originale ms. della Chorographica descriptio viene segnalato nello schedario bibliografico dell'Istituto storico dei cappuccini a Roma come esistente nella Biblioteca civica di Mondovì (ms. 89), ma nel 1957 esso si trovava presso il convento di Castellazzo Bormida. Attualmente dovrebbe essere conservato nell'Archivio della provincia cappuccina di Alessandria, che è pero in corso di riordinamento. Milano, Arch. provinciale dei cappuccini, Registro dei capitoli provinciali della provincia di Milano, vol. A.302, cc. n.n.; Atlante cappuccino. Opera inedita di Silvestro da Panicale, 1632, a cura di S. Gieben, Roma 1990, pp. 21, 23; Bernardo da Bologna, Bibliotheca scriptorum Ordinis minorum S. Francisci capuccinorum, Venezia 1747, p. 141; V. Bonari, I cappuccini della provincia milanese dalla sua fondazione (1535) fino a noi, I, I conventi e i cappuccini dell'antico Ducato di Milano. Memorie storiche, Crema 1893, p. 133; II, Biografie dei più distinti, ibid. 1898, pp. 424 s.; F. Porena, Un cartografo italiano del principio del secolo XVIII, in Memorie della Società geografica italiana, V (1895), 1, pp. 45-73; 2, pp. 235 s.; R. Streit, Bibliotheca missionum, I, Münster 1916, p. 357; Ilarino da Milano, Biblioteca dei frati minori cappuccini di Lombardia (1535-1900), Firenze 1937, pp. 193 s.; Crescenzio da Cartosio, I frati minori cappuccini della provincia di Alessandria, II, Biografie, Tortona 1957, p. 192; E. Candinini - C. Milano, Necrologio dei frati minori cappuccini della provincia di Alessandria, Alessandria 1972, p. 27; E. Lorenzi, Sacerdoti attivi nel Moesano dal secolo XVI ad oggi, Poschiavo 1975, pp. 65, 78, 141.