CAPEZZUOLI (in Inghilterra, Capitsoldi), Giovanni Battista
Nacque in data imprecisata probabilmente a Firenze, dove era attivo come scultore nel 1755. In questo anno, insieme con il pittore G. B. Cipriani, il C. seguì a Londra lo scultore inglese J. Wilton, che aveva lavorato a Firenze durante i quattro anni precedenti. Secondo J. T. Smith, il cui padre aveva lavorato con il C., lo scultore viveva, a Londra, all'ultimo piano di una casa in Warwick Street, Golden Square, dove per compensare l'assenza assoluta di mobilia dipinse in trompe-l'oeil le pareti del suo salotto con seggiole e tavoli di grande effetto illusionistico. Secondo questo stesso autore il C. eseguì insieme con "Voyers" (Jean Voyez) il modello in cera, dipinto da Cipriani, della carrozza da parata di re Giorgio III (Londra, London Museum). Dai relativi documenti di pagamento risulta che la carrozza (oggi in Buckingham Palace; viene ancora usata per la cerimonia dell'incoronazione) fu intagliata dal Wilton; ma è molto probabile che il C. abbia collaborato con lui. Unica altra opera eseguita dal C. in Inghilterra e documentata è il rilievo in bronzo con l'Assedio di Quebec nel monumento al generale J. Wolfe eseguito dal Wilton per l'abbazia di Westminster (terminato prima del 1772). Ed è probabile che il C. abbia lavorato per lo scultore inglese durante tutto il suo soggiorno a Londra.
Ritornato in Italia, si recò a Roma, prima del 4 febbr. 1774, giorno in cui lo scultore inglese Th. Banks scriveva che "Capitsoldi... mi ha fatto molto migliorare con i suoi insegnamenti sull'arte di scolpire il marmo, nella quale gli italiani ci battono di gran lunga". Più tardi, nello stesso anno, il C. ritornò a Firenze dove modellò i due angeli in stucco che sorreggono l'orologio della cappella Brancacci al Carmine. Questo lavoro era già terminato il 18 nov. 1775 quando venne descritto sulla Gazzetta toscana (p.184) e il C. venne indicato come "nostro Fiorentino che un anno fa si restituì a questa sua Patria da Londra", ove fu colà chiamato da M. Giuseppe Vitthon Inglese". Secondo la stessa fonte, al C. erano state commissionate le statue degli Apostoli per la navata della stessa chiesa; ma esse non furono mai eseguite.
Nel 1776 il C., insieme con F. Harwood e I. Spinazzi, venne incaricato di rimpiazzare le figure bizzarre molto rovinate di quattro mostri (attribuite al Giambologna) sulla balaustra della vasca dell'isolotto nel giardino di Boboli. L'anno dopo, per la facciata della chiesa di S. Marco, egli scolpì in uno stile tardobarocco semplificato una statua di S. Vincenzo.Poco dopo eseguì il gruppo marmoreo, in grandezza naturale, per il quale è principalmente noto: il Gioco della pentolaccia, che fu completato e installato nel giardino di Boboli nella primavera del 1780. Come informa la Gazzetta toscana (1780, p. 41) esso rappresenta "il giuoco di rompere la pentola con la benda agli occhi solito eseguirsi da rustici abitatori della campagna", e serviva da pendant al Giuoco del saccomazzone, eseguito da Romolo di Francesco Ferrucci, detto del Tadda, alla fine del Cinquecento o ai primi del Seicento. Il gruppo del C., un capolavoro di scultura naturalistica, ottenne immediatamente grande popolarità e fu riprodotto più volte in incisioni (G. Chiari, Statue di Firenze, s.l. né d., e Soldini).
Il C. lavorò anche ad opere effimere come le decorazioni scultoree per il "brindellone" o carro di S. Giovanni, per i magistrati fiorentini, nell'aprile del 1782. Ma poco dopo questa data il C. si trasferì a Roma dove è documentato per l'ultima volta nel 1787, quando scolpiva copie di busti antichi per il duca di Cumberland e un altro mecenate inglese (non nominato).
Mancano notizie sulla sua morte.
Nella Serie degli uomini i più illustri… a proposito delle sculture di G. B. Foggini nella chiesa dei SS. Michele e Gaetano in Firenze si dice (p. 69 n.) che "il basso rilievo del Martirio di s. Andrea essendo alcuni anni sono caduto e andato in minuti pezzi fu fatto far di nuovo dal Sig. G. C. Scultor Fiorentino assai valente". Ma in realtà questo rilievo appare molto simile alle opere del Foggini e della sua scuola, mentre l'altro, indicato dallo scrittore come Martirio di s. Simone (ma che peraltro non presenta gli attributi iconografici di tale martirio) sembrerebbe di mezzo secolo posteriore al Foggini. È quindi probabile che sia questo secondo il rilievo rifatto dal C., che potrebbe avervi lavorato prima della sua partenza per Londra.
Fonti e Bibl.: Serie degli uomini i più illustri in pittura,scultura e archit. ..., XII, Firenze 1775, p. 69; F. M. Soldini, Il Reale giard. di Boboli, Firenze 1789, pp. 56 s.; Horace Walpole's Correspondence with sir H. Mann, a cura di W. S. Lewis, New Haven 1967, pp. 560, 562, 568 s.; Annals of Thomas Banks, a cura di C. F. Bell, Cambridge 1938, p. 20; Add., p. 1; P. Zani, Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 5, Parma 1820, p. 282; L. Biadi, Not. sulle antiche fabbriche di Firenze non terminate, Firenze 1824, p. 77; F. Inghirami, L'imp.e reale palazzo Pitti descritto, Firenze 1828, pp. 123, 128; J. T. Smith, Nollekens and his Times, London 1828, I, p. 23; II, pp. 167, 192; G. Conti, Firenze vecchia, Firenze 1899, p. 567; L. Hautecoeur, Rome et la Renaissance de l'antiquité, Fontemoing 1912, p. 201; K. A. Esdaile, English Church monuments, London 1946, p. 68; W. e E. Paatz, Die Kirchen von Florenz, Frankfurt am Main 1952, III, p. 25; IV, pp. 173, 186; R. Gunnis, Dictionary of British sculptors, London 1953, p. 78; Mostra documentaria ed iconografica di Palazzo Pitti e giardino di Boboli, Firenze 1960, p. 33; M. Whinney, Sculpture in Britain 1530 to 1830, Harmondsworth 1964, p. 265; J. Fleming-H. Honour, F. Harwood. An English sculptor in XVIII cent. Florence, in Festschrift U. Middeldorf, Berlin 1968, pp. 514, 516 n. 24; J. Harris, Sir William Chambers, London 1970, pp. 81, 219; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexicon, V, p. 538.