CAPANNA (Cappanna), Giovanni Battista
Non è facile individuare la figura di questo pittore senese della prima metà del Cinquecento, figlio di Giacomo di Lorenzo. Il suo nome è stato stabilito, sulla scorta del Sozzini e del Mancini, dal Romagnoli che fornisce altresì alcuni dati biografici evidentemente desunti da documenti. Nel 1511 e poi nel giugno del 1530 fu capitano della contrada dell'Abbadia Nuova di Sotto; nel 1522, e poi nel 1535 e nel 1538, ricoprì la carica di vessillifero della stessa contrada. Nel 1526 prese in moglie Maddalena di Domenico Carlarioli; nel 1531 sposò in seconde nozze una certa madonna Verginia. Nel 1540 ebbe a stipulare un atto di vendita, per un ammontare di 700 fiorini, con Gabriello di ser Bartolommeo. Morì in quello stesso anno 1540 poiché nel 1541 risultava abitante nella contrada di S. Maurizio una madonna Cassandra, terza moglie e vedova "del Capanna dipentore": però il Sozzini fa menzione di un Giovanni Battista Capanna, provveditore di legname al servizio di don Diego Urtado de Mendoza governatore spagnolo di Siena, che dopo la rivolta del 1552 tentò di fuggire dalla città, fu catturato ed ucciso a furor di popolo nel 1553.
Sempre secondo il Romagnoli il padre del C., Giacomo di Lorenzo, sposò nel 1522, evidentemente in seconde nozze, una madonna Iacoma. Giacomo, e non il figlio, sarebbe stato il pittore noto come il Capanna (Milanesi), nominato dal Vasari nella biografia di Baldassarre Peruzzi come amico di questo, e indicato dalle fonti successive (Ugurgieri, Baldinucci, Faluschi) come primo maestro di Domenico Beccafumi. Di lui il Mancini dice che si trattava di "persona molto honorata e da bene", appartenente ad una agiata famiglia di ceto mercantile.
Nelle antiche fonti senesi il C. viene ricordato soprattutto come pittore di decorazioni a chiaroscuro sulle facciate di palazzi gentilizi. Una di queste facciate e quella del palazzo Turchi, poi Piccolomini-Clementini, alle Logge del Papa: di essa resta, ormai scarsamente visibile, una serie di figure a mezzo busto affrescate entro gli archetti al di sotto della merlatura di coronamento. Ma l'opera che acquistò maggior fama al C. fu la decorazione a chiaroscuro con le Fatiche d'Ercole, eseguita a fresco sulla facciata di una casa (variamente indicata come Buoninsegni, Chigi, Agazzari, Caravaggi, Bocciardi, Anastagi o Nastasi) alla curva del Casato. Questa decorazione, ormai in gran parte scomparsa e poco leggibile nei suoi elementi superstiti, raffigurava anche (Della Valle) i personaggi di Annibale,Alessandro Magno,Bruto,Giuda Maccabeo,Mosè con le tavole della legge,Profeti e Santi, oltre a figure di amorini, combattenti, vittorie, battaglie con "scorci bellissimi": un complesso pittorico certamente di notevole effetto e di non poca mole se conteneva, come riferisce il Romagnoli, "una centinaia di figure".
Il Romagnoli, sulla scia del Mancini e del Piccolomini, erroneamente attribuisce al C. la grande tavola con la Madonna che protegge Siena, ormai concordemente assegnata a Giovanni di Lorenzo Cini, nella chiesa di S. Martino. Altra erronea attribuzione al C. (Mancini, Chigi, Piccolomini, Romagnoli) è quella dell'affresco monocromo raffigurante la Beata Aldobrandesca Ponsia già nella chiesa degli umiliati di S. Petronilla ed ora nella Pinacoteca nazionale di Siena (n. 304) unanimemente riconosciuto come opera di Guidoccio Cozzarelli. Tra le opere perdute si ha memoria (Nuova guida, 1822; Romagnoli) di una Madonna col Bambino,s. Bernardino e altri santi affrescata all'esterno del monastero di S. Margherita in Castelvecchio; tra quelle non identificabili (Romagnoli) due tele nel palazzo Pollini, un piatto istoriato e un Cristo portacroce nel palazzo Chigi Saracini.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le Vite, a cura di G. Milanesi, Firenze 1878-1879, III, p. 223; IV, p. 611; Siena, Bibl. com. degli Intronati, ms. C IV 18: G. Mancini, Breve ragguaglio delle cose di Siena [1618-25], c. 55v.; Ibid., ms. B IV 27: H. Nini Sernini, Trattato delle fameglie nobili et huomini riguardevoli della città di Siena [1637-42], c. 125; Ibid., ms C II 23: G. Piccolomini, Siena illustre per antichità [circa 1650], cc. 46v, 53v, 64v; Ibid., ms. L II 5: E. Romagnoli, Biografia cronol. de' bellartisti senesi [1830-38], V, cc. 923-943; Ibid., ms. B LXVIII C 19: G.Milanesi, Note mss. a E. Romagnoli, Cenni storico-artistici [1836-45], p. 116; A. Sozzini, Diario delle cose avvenute in Siena dal… 1550 al… 1555 [1587], Firenze 1842, pp. 41, 84 s.; G. Mancini, Considerazioni sulla pittura [1617-21], Roma 1956, I, pp. 77, 92, 195 s., 324, 333; F. Chigi, Elenco delle pitture,sculture e architetture di Siena [1625-26], in Bullettino senese di storia patria, n.s., X (1939), pp. 320, 331; I. Ugurgieri Azzolini, Le pompe sanesi, Pistoia 1649, II, p. 348; F. Baldinucci, Notizie dei profess. di disegno... [1681], Firenze 1846, II, p. 116; G.Della Valle, Lettere sanesi, Roma 1786, III, pp. 191, 301, 382 s.; G. Faluschi, Relaz. delle cose più notabili della città di Siena, Siena 1815, pp. 77, 130 s.; Nuova guida della città di Siena..., Siena 1822, pp. 57, 74, 116; E. Romagnoli, Cenni storico-artistici di Siena e suoi suburbii, Siena 1840, pp. 22, 27, 43, 116; [E. Micheli], Guida artist. della città e contorni di Siena, Siena 1863, pp. 42 s., 52, 94; G. Milanesi, Sulla storia dell'arte toscana, Siena 1873, pp. 56, 58; M. Salmi, Il palazzo e la collezione Chigi-Saracini, Milano 1967, p. 107; U. Thieme-F. Becker, Küstlerlexikon, V, p. 534.