CACCINI, Giovanni Battista
Scultore e architetto. Probabilmente fiorentino, nacque nel 1556; morì a Firenze tra il marzo del 1612 e il marzo del 1613. Scolaro di G.A. Dosio, eseguì (1578 circa) per la badia di Passignano la statua di S. Giov. Gualberto e stucchi; poco dopo, a Firenze, nel 1584, le statue dei Ss. Bartolomeo e Zanobi per S. Maria Maggiore. Già in queste prime opere c'è una ricerca di eleganza, lontana dalla voluta grandiosità dei manieristi michelangioleschi. In tutto seguace del Giambologna il C. si mostra nei rilievi delle porte bronzee del duomo di Pisa (Natività di Maria, Presentazione di Maria al Tempio, Annunciazione, Sposalizio), eseguiti dal 1588 al 1599-600. Si ha notizia di altri suoi lavori a Pisa, a Orvieto e a Napoli; ma la sua attività ebbe per massimo campo Firenze. A parte altre opere minori, e la collaborazione al palazzo "Non finito" egli lasciò vasta impronta alla SS. Annunziata e a S. Spirito. Alla SS. Annunziata egli proseguì (1601-1604) il portico esterno iniziato nell'arco centrale da Antonio da Sangallo (1518) e costruì la vicina cappella di S. Sebastiano, compiuta solo nel 1615. Se ivi appare ligio ai modi del Dosio, come nella cappella Strozzi in S. Trinita, dove pose le due belle figure della Pace e della Mansuetudine (intorno al 1606), il suo fastoso senso decorativo si spiegò nel recinto del coro e nel grande ciborio di S. Spirito (iniziati nel 1590), profondendo sul debole organismo costruttivo incrostazioni policrome e il bell'ornamento plastico poi completato da Gherardo Silvani o da altri.
Notevolissime, e certo della piena maturità del C., anche se non datate, l'Estate e l'Autunno sul ponte di S. Trinita e le altre, pure l'Estate e l'Autunno, Esculapio, e una figura femminile coronata di pampini, nello stradone del giardino di Boboli. In queste, la qualità caratteristica dell'artista di trarre vaghezza decorativa dalla disposizione armonica dei panneggi ampiamente sviluppati e dalla ricchezza dei particolari ornamentali, si afferma nel modo più elevato. Questa qualità fa del C. il più tipico rappresentante fiorentino del momento che prelude al Barocco..
Bibl.: R. Borghini, Il Riposo, Firenze 1584, ed. 1730, III, p. 234; F. Baldinucci, Notizie dei professori del disegno, Firenze 1767, IX, p. 110; G. Sobotka, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, V, Lipsia 1911 (con la bibl. precedente); O. H. Giglioli, La Trinità di Giovanni Caccini scolpita per la chiesa di S. Trinita, in G. Carocci, L'Illustratore fiorentino, n. s., X (19137, p. 111; A. E. Brinckmann, Barockskulptur, Potsdam 1919; M. Neusser, Die Antikenergänzungen der florentiner Manieristen, in Wiener Jahrbuch für Kunstgeschichte VI (1927), p. 27.