CACCIAMALI, Giovanni Battista
Nato a Brescia il 26 febbr. 1857 da Camillo e da Adele Curioni, attese agli studi di ragioneria, ottenendo il diploma nel 1876; iniziò nello stesso tempo una serie di escursioni geologiche al seguito di G. Ragazzoni, uno tra i primi illustratori del territorio bresciano, autorevole esponente di una tradizione lombarda che vantava i nomi di A. Stoppani, T. Taramelli, G. Curioni e, nel recente passato, quello di G. B. Brocchi.
Il C. dovette però assentarsi da Brescia per nove anni: avendo completata la sua preparazione naturalistica, ottenne l'abilitazione all'insegnamento delle scienze naturali e l'incarico prima a Penne, poi ad Arpino e a Belluno; continuava frattanto le ricerche geologiche con esplorazioni nel gruppo del Gran Sasso e nella vallata del Liri. Tornato a Brescia nel 1892, dopo essersi occupato del problema dell'uomo pliocenico - sorto allorché il Ragazzoni nel 1860 rinvenne ossa umane in terreno terziario - con una accurata sintesi, quasi un omaggio al maestro (Geologia della collina di Castenedolo e connessavi questione dell'uomo pliocenico, Brescia 1896), il C. iniziò una serie di rilevamenti geologici della provincia di Brescia, i cui risultati venne pubblicando su riviste scientifiche, giornali e soprattutto sui Commentari dell'Ateneo di Brescia. Compaiono così i primi lavori (Studi sulla regione montuosa Palosso Conche, in Comment. dell'Ateneo di Brescia, 1901, p. 36-71; Rilievi geologici tra Brescia e Monte Maddalena,ibid., 1899, pp. 160-186; Osservazioni geologiche sulla regione tra Villa Cogozzo e Urago Mella,ibid., 1901, pp. 262-272; Studio geologico delle valli di Lodrino e Lumezzano,ibid., 1908, pp. 63-100), nei quali il C. si mostra ancora seguace delle vecchie teorie orogenetiche, anche se nel 1905 aveva già intuito quello che poi sarebbe divenuto una vera conversione a idee nuove, quando scoperse alla Punta dell'Orto sul lago di Garda un caso di anormale sovrapposizione di strati che poteva ascriversi a un tipico fenomeno di carreggiamento.
Preceduto nel 1884 da A. Heim, che aveva fatto considerazioni analoghe per casi particolari rilevati nelle Alpi svizzere, nel 1893 H. Schardt di Neuchâtel aveva pubblicato una sua interpretazione della orogenesi delle Prealpi svizzere, considerandole il risultato di accavallamenti di masse rocciose, con scivolamenti di strati. Lo Schardt dava così un contributo decisivo al mutamento radicale di quella che era la comune teoria orogenetica a quel tempo: spinte con direzione verticale dovute a magmi in eruzione, agenti sugli strati sovrapposti, erano ritenute la causa della formazione delle catene montuose. Ma troppi fatti non avevano trovato spiegazione nell'ambito di questa teoria: tra l'altro le forti discordanze e disomogeneità di alcuni terreni e, a proposito della catena alpina, l'accentuata asimmetria strutturale dei rilievi da poco scoperta, sotto l'apparente simmetria orografica. La nuova teoria orogenetica si riferiva a "spinte tangenziali" che avrebbero piegato gli strati e, continuando ad agire, li avrebbero spinti fino a coprire zone anche molto lontane da quelle che sono le loro "radici". La ricerca delle radici, la continuità stratigrafica con le "falde di scorrimento" costituiranno peraltro un difficile problema - risolto più tardi con l'adozione dei concetti della "tettonica gravitativa", anticipati da L. Bombicci nel 1882, problema di cui risentirà anche il lavoro del Cacciamali. La nuova teoria trovò inizialmente qualche opposizione perché richiedeva una generale revisione di tutti gli studi fatti fino ad allora, ma molto rapidamente ebbe sostenitori convinti: tra questi M. A. Bertrand, P. Termier, E. Argand, E. Suess e M. Lugéon dell'università di Losanna.
Con il Lugéon il C. ebbe un intenso scambio di corrispondenza ricevendone appoggio e consigli: egli infatti si proponeva coraggiosamente di rivedere tutte le documentazioni raccolte e pubblicate finoad allora alla luce dei nuovi concetti. Rivide i lavori del 1899 sulla plaga Brescia M. Maddalena, del 1901 su Palosso-Conche e del 1904 su Botticino Serle; ma lo studio limitato alla zona bresciana non era sufficiente a una chiara interpretazione tettonica di quelle montagne. Perciò egli estese le indagini alle province di Bergamo e di Como e alla fascia ad est di Brescia fino al Trentino, per abbracciare tutto l'arco delle Prealpi lombarde: questi studi apparvero prima in forma di note integrantesi le une con le altre, quasi sempre pubblicate sui Commentari dell'Ateneo di Brescia, e poi furono riassunte nel più importante lavoro del C.: Schema tettonico orogenetico delle Prealpi lombarde (Boll. del R. Comitato geologico d'Italia, XLVIII [1920-1921], pp. 1-34).
Alla semplicità dell'aspetto geografico delle Prealpi lombarde il C. contrappose la complessità della situazione tettonica: egli raggruppò il sistema montuoso in nove pieghe o "rughe" stratigrafiche con direzione O-E di cui solo quattro rintracciabili per l'intera loro estensione, presenti le altre nella sola parte orientale (da Brescia a Riva di Trento). Affermò inoltre che le pieghe si sarebbero coricate ed embricate le une sulle altre mostrando qua e là, per avvenuta erosione superficiale, gli strati più antichi.
La difficoltà di rintracciare in modo completo il decorso della piega fu la causa dell'accusa mossagli dal conterraneo e contemporaneo A. Cozzaglio, al quale pareva infatti che il C., preso da eccessivo entusiasmo per la nuova teoria delle falde di carreggiamento, avesse talvolta trascurato l'analisi, per una sintesi priva del necessario fondamento, anche perché mancava allora una buona carta geologica della regione. Ma se le proporzioni delle falde di ricopertura nelle Prealpi lombarde dovevano subire una modifica, va tuttavia a merito del C. l'aver messo in evidenza, con le sue originali ricerche, le coperture del Redendone, del monte Guglielmo (a proposito del quale ebbe divergenza di opinioni con N. Tilmann, che spiegava le discordanze come effetto di un rigetto verticale), dell'Ario, di Liveno e di Borno in media Valcamonica.
Nel 1929 apparve a Brescia il volume Morfogenesi delle Prealpi lombarde, che il C. volle servisse come raccolta dei suoi lavori integrati con quelli di altri geologi per offrire un panorama più completo della geologia lombarda.
Il C. morì a Brescia il 13 nov. 1934: era stato corrispondente del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, dell'Accademia degli Agiati di Rovereto, membro del consiglio direttivo delle Società geologica italiana, vicepresidente dell'Ateneo di Brescia; fu anche assessore per sei anni nella giunta presieduta (1906-12) da G. Orefici. Fu collaboratore, con Turati, Bissolati, Ardigò, Fermi ed altri, della Squilla, rivista bimensile scientifico-letteraria, fino dall'anno della sua fondazione (1879); collaborò inoltre al Proletario di Brescia.
Opere: Escursioni geologiche in Abruzzo, Torino 1886; In valle del Liri: osservazioni orografiche e geognostiche, Torino 1889; Geologia arpinate, in Boll. d. Soc. geol. ital., XI (1892), pp. 293-333; Una lezione di geologia dal Cidneo, Brescia 1901; Studio geologico della regione Botticino-Serle-Gavardo, in Comment. dell'Ateneo di Brescia, 1904, pp. 42-55; La punta d'Oro [altro nome per p. dell'Orto] presso Iseo, in Boll. d. Soc. geol. ital., XXIV(1905), pp. 694-703; La geologia bresciana alla luce dei nuovi concetti orogenetici, in Comment. dell'Ateneo di Brescia, 1911, pp. 84-108; Le falde di sovrascorrimento della val Brembana e loro rapporti con le falde bresciane,ibid., 1920, pp. 38-61; Traslazione di rughe terrestri ad oriente di Brescia,ibid., 1921, pp. 129-154; Il corrugamento della regione giudicarico-benacense,ibid., 1922, pp. 50-67; Sulla geologia dell'alta val Trompia,ibid., 1925, pp. 1-38; Sulla prosecuzione del corrugamento lombardo a mattina della linea giudicarica,ibid., 1926, pp. 1-26; La regione sopraelevata tra Mella e Chiese,ibid., 1927, pp. 117-138; Struttura geologica del gruppo del Guglielmo, Brescia 1912; L'altopiano di Borno, in Boll. d. Soc. geol. ital., XXXII (1913), pp. 165-194; Le falde di copertura di Selvapiana e di Tre Cornelli, Brescia 1915.
Fonti e Bibl.: H.Schardt, L'origine des Alpes du Chablais et du Stockhorn en Savoie et en Suisse, in Comptes rendus hébdom. des séances de l'Ac. des sc., CXVII(1893), pp. 707-709; N.Tilmann, Zur Tektonik des M. Guglielmo und der mittlern V. Trompias, in Zeit. d. Deut. geol. Gesell., LXVI (1914), pp. 302-3117; E. Bülow, Die Val Trompia Linie von Collio bis zum M. Guglielmo,ibid., LXIX (1917), pp. 287-307; A.Cozzaglio, Significato e limiti dei fenomeni di carreggiamento osservati nelle Prealpi bresciane, in Comment. dell'Ateneo di Brescia, 1922, pp. 68-149; G. Dainelli, Memorie geologiche e geografiche, Firenze 1933-1934, IV, p. 5; A.Cozzaglio, G. B. C., in Comment. dell'Ateneo di Brescia, 1934, pp. 429-440; La storia di Brescia, III, Brescia1964, pp. 1016 s., 1019; IV, ibid., p. 729; A.De Gubernatis, Dictionnaire international des écrivains du monde latin, Rome-Florence 1905, p. 223.