BRASCHI, Giovanni Battista
Di nobile e ricca famiglia di Cesena, nacque da Benedetto e da Francesca Bellagamba l'11 giugno 1656. Abbracciò in giovane età lo stato ecclesiastico e fece accurati studi: fu ordinato sacerdote nel 1684 e si laureò a Cesena in utroque iure il 23 genn. 1687. Benvoluto dai cardinali Vincenzo M. Orsini e Giovanni Casimiro Dönhoff, rispettivamente vescovi di Cesena negli anni 1680-86 e 1687-97, insegnò teologia e diritto canonico nel seminario, divenne canonico della cattedrale e quindi giudice sinodale e visitatore della diocesi (12 marzo 1693), assessore e consultore del S. Officio di Cesena (16 febbr. 1694). Nello stesso 1694 si trasferì a Roma, ove, convittore nella casa dei padri della missione fino al 1696, fece pratica legale, quindi, creato protonotario apostolico, fu maestro di camera del cardinale Francesco Nerfi. Il 1º giugno 1699 fu consacrato vescovo di Sarsina.
Dopo avere governato per quasi un ventennio con molto zelo la diocesi montana della valle del Savio, rinunziò all'episcopato (14 maggio 1718) e si trasferì a Roma. Ebbe nella Curia romana numerosi incarichi e fu membro di diverse congregazioni, godendo di particolare fortuna quando il suo antico protettore cardinale Orsini divenne papa col nome di Benedetto XIII (1724): promosso alla sede arcivescovile titolare di Nisibi il 20 dic. 1724, ebbe il 28 giugno 1726 l'ufficio di sottodatario. Morì a Roma il 24 nov. 1736 e fu sepolto nella basilica di S. Maria Maggiore di cui era canonico.
Per servizi resi a Cesena, al B. ancora vivente fu dedicato nel 1733 un busto nella sala maggiore del palazzo pubblico. Del suo affetto alla patria, così largamente dimostrato con gli studi e gli scritti, egli diede testimonianza anche nel suo testamento (17 nov. 1736), legando alla Comunità di Cesena la sua biblioteca tutta o in rilevante parte (766 volumi, tra i quali alcuni dei manoscritti delle sue opere non pubblicate). Trasportati a Cesena nel 1738. rimasero a lungo inutilizzati, fino a che il Comune nel 1766 li concesse in uso al giureconsulto Tommaso Lacchini e nel 1802 li riunì alla Biblioteca Comunitativa allora istituita, con i fondi delle corporazioni religiose soppresse, accanto all'antica e celebre Malatestiana.
Studioso indefesso e scrittore abbondante e paziente, anche l'intensa attività pastorale del ventennio sarsinate fu per il B. occasione di comporre e pubblicare numerosi scritti, dei quali si hanno solo elenchi parziali e imprecisi (cfr. Mazzuchelli): omelie, lettere pastorali, istruzioni, atti del sinodo celebrato nel 1708, e persino una memoria Alla Sagra Congregazione de' vescovi e regolari,per monsignor B. (Roma 1711) a propria difesa contro certe accuse rivoltegli (cfr. British Museum, Gen. cat. of printed books, XXV, col.1052). Qualche importanza riveste ancora oggi la Relatio status Ecclesiae Sarsinatensis ac exerciti pastoralis officii presentata a Clemente XI nel 1702 (Romae 1704), non tanto per il contenuto autobiografico quanto per l'interesse storico della prima parte (pp. 5-26) e di una appendice (pp. 83-90). Rimase inedito un lavoro De ecclesia Sarsinate et eius episcopatu (ms. Sarsina, Arch. Vescovile); raccolse anche due volumi di materiali documentari relativi alla chiesa sarsinate (Ibid., Collettaneo di varie cose antiche appartenenti al vescovato di Sarsina, I, 1705; Libro dei privilegii e di altri monumenti, II, 1704); cfr. P. F. Kehr, Italia pontificia, V, pp. 116 s.
Il frutto più rilevante della sua formazione canonistica, della sua esperienza diretta di affari ecclesiastici, e anche degli anni di quiete nella sua diocesi isolata, fu la vasta opera De libertate Ecclesiae in conferendo ecclasiastica beneficia ... ac de immunitate beneficiariorum mere simplicium a personalis debito residentiae, 4 tomi in folio (Lugduni 1718, ma stampata a Narni nella tip. Corbelletti, cfr. Giornale de' letterati d'Italia, XXXI[1718] p. 420). Opera di grande erudizione anche storica (i primi due volumi sono dedicati alla parte storica, gli altri due alla parte dottrinale e polemica), certamente gli aprì la via agli uffici ricoperti più tardi nella Curia romana. Si deve ricordare anche il voluminoso manuale incompiuto Promptuarium synodale (t. I, Romae 1727). Alla sua esperienza pastorale si ricollegano un trattato sulla predicazione dei vescovi (Idea del pulpito mitrato, Roma 1725) e un volume di prediche (Ragionamenti pastorali... per le principali sacre funzioni appartenenti all'ufficio vescovale, Roma 1729).
Un altro gruppo di opere rispecchia invece i suoi interessi per gli studi antiquari e l'erudizione storica locale, probabilmente iniziati nel periodo della sua giovinezza a Cesena e della sua maturità a Sarsina. Questo gruppo comprende alcune opere pubblicate in vecchiaia, una postuma, e altre rimaste inedite. Più o meno conosciute e utilizzate ancora oggi, specialmente quelle relative a Cesena, esse costituiscono, a torto o a ragione, ancora più delle opere ecclesiastiche e canonistiche, il motivo principale della sopravvivenza della sua fama. Ma anche in queste opere, come si vede pure solo dal gusto secentesco dei titoli interminabili, il B. ci appare il rappresentante attardato di una cultura macchinosa e pedantesca, che in sostanza porta nel terreno degli studi antiquari e storici la mentalità e le metodologie della sua formazione teologico-giuridica, e si direbbe persino della pratica forense e burocratica. La buona informazione, la sufficiente precisione, l'ordine e la chiarezza non bastano a illuminare l'opacità e l'analitica uniformità dell'esposizione, né a supplire alla mancanza di un vero impegno critico. D'altra parte il B. sembra essere vissuto del tutto appartato e senza contatti con i più validi studiosi del suo tempo, e quasi non avere avuto sentore del rinnovamento degli studi eruditi che si era iniziato e si stava svolgendo sotto i suoi occhi (è certo significativo che il suo nome non appaia nell'epistolario del Muratori).
La prima opera antiquaria fu la De tribus statuis in Romano Capitolio erectis anno MDCCXX. ecphrasis iconographica (Romae 1724), illustrazione della statua di Roma e dei due simulacri di barbari sistemati da Clemente XI nel cortile del palazzo dei Conservatori. Seguì dopo alcuni anni la pubblicazione e l'integrazione dell'opera lasciata inedita da suo fratello Pietro Antonio Braschi De familia Caesennia equestri et consulari Romae antiquissimae inscriptiones aevo superstites ... (Romae 1731). Poco dopo usciva, dedicato all'imperatore Carlo VI per innocenti motivi di retorica cesarea, il De vero Rubicono ... et in eodem fluvio,Rubico Caesenas firmissime Propugnatus ... Accedit examen Sanctionis Rubiconianae ac prosthesis de flumine Sapi,Caesenae proximo (Romae 1733, con due tavole topografiche): il grosso volume, il più voluminoso prodotto della estesissima bibliografia accumulata dal Cinquecento fino ad oggi su quella questione, in sé minuscola e neppure troppo complicata, di topografia antica, non è immune, a cominciare dalla sua stessa mole, dai difetti di quella letteratura, che raggiunse il culmine della passione campanilistica e dei cavilli avvocateschi tra il secolo XVII e XVIII; è tuttavia opera non priva di utilità. Più importanti e, si può ben dire, più serie, le Memoriae Caesenates sacrae et profanae per saecula distributae (Romae 1738), pubblicate postume a cura dell'esecutore testamentario can. Carlo Testa: l'opera raccoglie, con scarsa personalità e rigore critico, ma con molto ordine e larga informazione erudita, le memorie di Cesena e dei Cesenati dalle origini della città al 1700, svolgendo separatamente e parallelamente, nel modo analitico proprio dell'autore, il settore civile e quello ecclesiastico; per i suoi pregi, e anche in ragione della sostanziale povertà della produzione storiografica successiva, l'opera è nel suo genere ancora oggi la più utile trattazione generale di tipo erudito della storia di Cesena, condotta con ottima, sebbene non critica, conoscenza delle fonti stampate e manoscritte allora disponibili (non così invece delle fonti archivistiche, ciòche ne costituisce il limite principale).
Rimasero inedite: una cronotassi dei vescovi di Cesena dedicata in età giovanile (1693) al vescovo card. Dönhoff, poi verosimilmente rifusa nelle Memoriae Caesenates (Sanctae Caesenatis Ecclesiae pontificum cronologic-historica [sic] enarratio, ms. nella Bibl. Com. di Cesena, 164. 5. 7, autografo; 164. 74; 164. 76); De Sena Aemiliae quod haec sit illa et eadem civitas quaenunc appellatur Caesena,exercitatio... (1735, mss., Ibid., 164. 77, autografo; 164. 75, copia del 1761; 164. 76); infine le Diatribae Caesenates recensivae aliquot eventuum,iurium et Praeeminentiarum ad historiam et honorificentiam civitatis Caesenae pertinentium,per ordinem temporum distributae (mss., Ibid., 164. 73, autografo; 164. 72, copia del 1760; cfr. Kehr, p. 127). Quest'ultima opera è la più interessante, anche se in qualche parte tratta di argomenti di semplice curiosità con la stessa gravità di quelli storicamente rilevanti, ed è certamente da lamentare, almeno in parte, che sia rimasta inedita: si tratta di una serie di ben quarantadue dissertazioni su temi di topografia e storia antica. (queste ovviamente le meno critiche e oggi le più superate), su antichi vescovi, santi, reliquie, episodi e personaggi di storia medioevale (Ottone III, il vescovo Gebizone, il concilio provinciale del 1042, il doge Pietro Centranico, Federico I, fra' Michele da Cesena, il sacco dei Bretoni), castelli del territorio cesenate (Roversano, Montiano, Cesenatico), istituzioni e antichità varie, come lo stemma della città, la giostra o hastiludium (a cui sono dedicate due diatribae, stese anche in altra forma, col titolo De torneamento Caesenate, nel 17 31 per Clemente XII: mss., Ibid., 164. 74; 164. 76), lo Studio, la Biblioteca Malatestiana, i collegi dottorali, il tribunale della Rota istituito da C. Borgia, infine su illustri Cesenati (Antioco Tiberti, lacopo Mazzoni, ecc.).
Fonti e Bibl.: Archivio della Cattedrale di Cesena, Libri dei Battesimi, a. 1656 (manca il cognome della madre, Brisci secondo l'Andreini, Bellagamba sec. i Processidella Dataria dell'Arch. Segr. Vat., 76, ff. 43-47; data di nascita arr.: 17 luglio 1660 in Zazzeri, 1664 in Moroni); Lettere del B. nella Bibl. Com. di Cesena, mss. Cesenati, IV.6.24; XI.15 B.1.44; al B., nella misc. 164-5-17 della stessa Bibl., con suoi opuscoli a stampa e mss.; Arch. Stor. Com. di Cesena (ora nella sez. dell'Arch. di Stato di Cesena), 851, fasc. IV B: Libreria monsig. G. B. B. 1725-1802; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, II, Venetiis 1717, col. 676; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittorid'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2036 s.; G. M. Muccioli, Catalogus codicum mss. Malatestianae Caesenatis Bibliothecae, I, Caesenae 1780, pp. 127 ss. (con l'indice delle Diatribae Caesenates);D. De Vincentiis, Bibliotheca Caesenatensis illustriumScriptorum (1786, ms. in Bibl. Com. di Cesena, 164.36), al n. 236; C. A. Andreini, nei mss. della stessa Bibl. 164.32, t. III, pp. 223-227; 164-33, t. VII, pp. 570-574; 164.34, t. II, pp. 113-117; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese... di Roma, XI, Roma 1877, p. 91, n. 188 (iscrizione sep. in S. Maria Maggiore); R. Zazzeri, Storia diCesena, Cesena 1890, pp. 4-5 n.; L. Testi, Idue amici e l'antichissima città di Sarsina, 2 ed., Faenza 1910, pp. 69, 72-74, 123 s.; Id., La chiesadi Sarsina, Modena 1939, pp. 30, 62-64, 146-147; A. Campana, Biblioteche della provincia diForli, in Tesori delle Biblioteche d'Italia. Emiliae Romagna, a cura di D. Fava, Milano 1932, p. 103; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica..., V, Patavii 1952, pp. 290, 346 (con indicazione di fonti archivistiche); G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, VI, p. 97, e ad Indicem.