BRANCACCIO, Giovanni Battista
Nato a Napoli, da Carlo, nel 1611, servì dal 1626 nell'esercito spagnolo. Combatté in quell'anno in Liguria come semplice soldato nella compagnia dello zio, Giovanni Battista Brancaccio, contro i Savoiardi, e poi, nella seconda guerra del Monferrato, contro i Francesi, partecipando ai due assedi di Casale, agli ordini del Cardona e, nel 1629, di Andrea Spinola. Il 15 ott. del 1632 fu ammesso nell'Ordine dei Cavalieri di Malta, al cui servizio rimase per alcuni anni. Nel 1639, col grado di sergente maggiore, era nuovamente nell'esercito spagnolo e partecipava alla guerra in Piemonte. L'anno successivo ebbe il grado di maestro di campo e, tornato nel Regno di Napoli, dal viceré, duca di Medina de las Torres, l'incarico di difendere il litorale salernitano dagli attacchi della squadra francese. Scoppiata la rivolta in Catalogna, fu a capo di una spedizione di soccorso inviatavi dal Medina. Prese parte alla guerra contro i ribelli e i Francesi agli ordini del governatore della regione Andrea Cantelmi. Combatté a Tortosa ed a Lerida nel 1642, a Tarragona contro il La Motte nel 1643 e alla conquista e successiva difesa di Balaguer contro l'Harcourt. Dopo questa campagna il B. fu creato da Filippo IV marchese di Rivello e nominato maestro di campo generale delle artiglierie del Regno di Napoli. Durante la rivolta antispagnola del 1647 era a Napoli e collaborava con il viceré duca d'Arcos. Dal successore di questo, conte d'Oñate, ebbe qualche difficoltà a farsi riconoscere la carica di generale delle artiglierie e dovette recarsi in Spagna a protestare presso Filippo IV. Tornato nel Regno nell'ottobre del 1648, poté prendere ufficialmente possesso della carica. Nel 1650 comandò le artiglierie all'assedio di Portolongone. Due anni dopo era nuovamente in Catalogna, nell'esercito del marchese de los Vélez e partecipava all'assedio e alla conquista di Barcellona. Nel 1653 fu nominato vicario generale dello Stato dei Presidi e l'anno successivo generale delle armi in Terra di Bari. Nel 1667 ebbe dall'Ordine gerosolimitano il titolo di balì di Santa Eufemia e con i cavalieri di Malta partecipò alla disperata difesa di Candia dei due anni successivi. Nel 1672 ottenne dall'Ordine il titolo di priore di S. Stefano. Nell'aprile di questo stesso anno, riapertosi il conflitto con la Francia, il B. fu inviato dal viceré di Napoli, marchese d'Astorga, nello Stato dei Presidi per prendere tutti i provvedimenti necessari alla difesa delle piazzeforti e anche col compito di opporsi a un eventuale attacco della flotta francese.
Il B. riferì che per una "honesta defensa" dei Presidi sarebbero stati necessari altri seimila uomini, nuove provviste di munizioni e importanti lavori di rafforzamento nelle fortezze di Portolongone, Orbetello, Porto d'Ercole e Monte Filippo. All'ordine dell'Astorga di dirigere personalmente la difesa delle piazze in caso di attacco il B. rispondeva, il 27 aprile, di essere disposto a morire per sua maestà, se le sue richieste di rinforzi fossero state soddisfatte; in caso contrario rifiutava di correre il rischio che "despues de haver servido a Su Magestad tantos años con la fineza y puntualidad que es notorio se perdiese a mi vista una de aquellas plazas en 24 horas" (Archivo General de Simancas, Estado, leg. 3295, f. 88).
Durante la guerra di Messina il B. fece parte della giunta di guerra insieme con il maestro di campo generale duca di Calabritto e il tenente generale della cavalleria del Regno Virginio Valle. Nel marzo del 1675 fu destinato dall'Astorga al governo delle armi di Reggio, per fronteggiare i Messinesi in rivolta. Nel 1678, in seguito alla morte del maestro di campo generale delle milizie. Vincenzo Tuttavilla, il B. assunse anche la carica di lui, che conservò sino alla morte insieme con quella di maestro generale delle artiglierie. Nell'aprile del 1681, al comando di una squadra navale mista di galere pontificie e maltesi prese parte alle operazioni nel Mediterraneo orientale insieme con la flotta veneziana al comando di Francesco Morosini. Nel luglio dell'anno successivo, dopo un giro di ispezione alle fortezze del Regno di Napoli, propose al viceré, marchese de los Vélez, un progetto di rafforzamento delle difese di Pescara, Otranto e Gaeta. Il 6 ott. del 1683 il gran maestro dell'Ordine di Malta, Gregorio Carafa, nominò il B. capitano generale della squadra dei cavalieri, con la quale il B. prese parte, tra il 1684 e il 1685, alla conquista di Santa Maura, di Prevesa e di Corone.
Tornato a Napoli, il B. si preoccupò di trasferire la biblioteca detta Brancacciana, ricca di dodicimila volumi, già appartenuta ai cardinali Francesco Maria e Stefano Brancaccio, rispettivamente zio e fratello del B., nei locali dell'Ospedale di S. Angelo a Nido, la dotò di 800 scudi annui e dette disposizioni perché, secondo la volontà di Francesco Maria, la biblioteca fosse aperta al pubblico. La Brancacciana, assorbita poi dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, fu la prima biblioteca pubblica napoletana.
Il B. morì a Napoli nel gennaio del 1686. La sua ricchissima eredità fu distribuita per testamento alla chiesa di S. Nicola de' padri pii operari, ai figli del fratello Francesco e ai numerosi figli illegittimi che il B. aveva avuto dalla toscana Luisa della Croce condotta con sé a Napoli al ritorno da Portolongone nel 1650.
Il Minieri Riccio cita un'opera del B. rimasta manoscritta: Relazioni fatte all'Eccellentissimo Maestro Fra' D. Gregorio Carafa nelle due campagne del suogeneralato,coll'acquisto delle tre piazze di Santa Maura e di Prevesa nell'anno 1684 e di Corone nel 1685.
Fonti eBibl.: Archivo General de Simancas, Estado, leg. 3278, ff. 23, 24; leg. 3295, ff. 85-88, 106, 110, 112-116; leg. 3298, ff. 19, 20; leg. 3309, f. 26; leg. 3310, f. 193; leg. 3613, f. 210; F. Capecelatro, Diario... delle cose avvenute nel Reame di Napoli negli anni 1647-1650, a cura di A. Granito di Belmonte, I, Napoli 1850, p. 233, an. p. 103; II, ibid. 1852, pp. 187, 593; III, ibid. 1854, p. 497; D. Confuorto, Giornali di Napoli dal 1679 al 1699, a cura di F. Nicolini, Napoli 1930, I, passim; II, p. 213; R. M. Filamondo, Il genio bellicoso di Napoli, Napoli 1714, passim;B. Del Pozzo, Ruolo generale de' cavalieri gerosolimitani della veneranda lingua d'Italia, Torino 1738, pp. 220-221; C. Padiglione, La Biblioteca del Museo Nazionale nella Certosa di S. Martino in Napoli..., Napoli 1876, p. 501; C. Minieri Riccio, Not. biogr. e bibliogr. degli scrittori napoletani fioriti nel sec. XVII, II, Napoli 1877, p. 43; E. Ricca, La nobiltà delle Due Sicilie, I, 5, Napoli 1879, passim;A. Guglielmotti, La squadra ausiliaria della marina romana a Candia ed alla Morea, Roma 1883, pp. 378, 379, 392, 405; E. Rossi, Storia della marina dell'Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme,di Rodi e di Malta, Roma-Milano 1926, p. 78; F. Nicolini, Aspetti della vita italo-spagnola del Cinque e Seicento, Napoli 1934, p. 314; C. Argegni, Condottieri,capitani,tribuni, I, Busto Arsizio 1936, pp. 107-108; A. Valori, Condottieri e generali del Seicento, Milano, pp. 55-56.