BOERO (Boeri), Giovanni Battista
Nacque a Genova da Giacomo, probabilmente attorno al 1640. Entrò a far parte dei notai di collegio il 29 dic. 1672. Un fratello di lui, Giovanni Michele, ottenne identica carica nel 1680. Appunto da un documento tra le filze degli atti rogati dal fratello sappiamo che il B. esercitò la professione notarile a Genova fino al 1684, quando l'incendio provocato dalle bombe lanciate dalla flotta francese contro Genova gli distrusse tutti i "fogliacci e protocolli" rogati fino a quell'anno. Tra il 1684 e il 1687 si trasferì a Madrid: ignoriamo con quali precise mansioni, tali comunque da guadagnargli la stima dell'inviato straordinario genovese, Giovanni Andrea Spinola. Questi, al momento del ritorno in patria, gli consegnò le scritture della legazione, anteponendolo a tale Giovanni Michele Martelli, come "più disinvolto, più informato, più introdotto, più pratico e più permanente" (Arch. di Stato di Genova, Lett. Min. Spagna, 53-2462, 4 marzo 1688). Sempre su consiglio dello Spinola, fu assunto nel marzo 1688 col titolo di agente della Repubblica a Madrid con un compenso di 1.000 pezzi l'anno. Fu ricevuto in udienza ufficiale da Carlo II il 22 giugno 1688 e a questa data risalgono anche le sue prime lettere al governo genovese, quasi tutte cifrate. Dall'ottobre 1688 la sua corrispondenza con Genova si svolge attraverso il sottocamerale Giovanni Battista Fabiani, e dal maggio 1690 anche attraverso il segretario Stefano Montaldo: gli argomenti più frequentemente ricorrenti riguardano questioni di contrabbando navale genovese e di commercio marittimo. Le lettere del B. erano perciò quasi sempre rimesse alla Giunta di marina. Mentre per i problemi riguardanti i traffici del mare il B. mantenne regolari collegamenti col console di Genova a Cadice, Giacomo Pavia, la questione del Finale lo vide impegnare una fitta corrispondenza, coi primi mesi del 1690, col console genovese a Milano, Giulio Grimaldi.
Il contrabbando genovese rendeva il comportamento della corte spagnola nei riguardi della Repubblica ligure sempre più insofferente e intransigente, ed il B. fu impegnato in un'abile e scrupolosa opera diplomatica, che gli meritò, il 22 nov. 1690, un decreto di apprezzamento da parte dei Serenissimi Collegi. Esso era motivato soprattutto dal felice esito di un memoriale presentato dal B. alla corte di Spagna, col quale aveva ottenuto la revoca di un editto emanato con lo scopo di "colpire i traffici nei paesi e porti di Francia del marchese Spinola e in genere di tutti i genovesi che mostravano di tenere in maggior conto gli interessi francesi" di quelli spagnoli. Tuttavia, nonostante la revoca dell'editto dovuta all'abilità del B., i rapporti con la corte spagnola continuavano a rimanere tesi: sul finire del 1690 un altro agente fu inviato a Madrid, Francesco Maria Pichenotti, con l'incarico specifico di protestare contro la pretesa del generale delle Poste di Milano, che intendeva accrescere la tassa sulle lettere di Spagna, e con l'incarico più generico di affiancare l'opera del Boero. Ma, mentre il Pichenotti il 6 dic. 1691 desisteva dalle commissioni affidategli, il B. continuava ad assolvere zelantemente al suo incarico. Nel giugno 1692 ebbe il compito di ricevere l'inviato straordinario del governo genovese presso la corte cattolica, Francesco De Mari, e di documentarlo circa gli affari più importanti. Anche il De Mari ebbe per lui parole di lode.
Il 3 luglio 1692 il B. chiese un attestato di servizio: i Collegi glielo concessero volentieri e ne affidarono la redazione alla Giunta di marina, con la raccomandazione che esso contenesse i sensi della gratitudine del governo genovese per l'intelligente e scrupolosa opera svolta. Morì in Genova nel 1706.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Genova, Istruzioni ai Ministri, 7/2714, n. 4; Ibid., Lettere ministri-Spagna, 53-2462; Ibid., Litterarum, filza 39-1996; Ibid., Manoscritti, nn. 476, 516; Ibid., Buste Nobilitatis, mazzo 1, 2833; Ibid., Diversorum Collegi, filze 27, 1604; 161, 1689; Ibid., Notai, filze 9572 e 9573; Ibid., Pandetta notai, n. 26; R. Ciasca, Istruzioni e relaz. di ambasciatori genovesi, V, Roma 1951, pp. 208, 210, 212, 222.