BIANCHI (Bianco), Giovanni Battista
Esistono pochissime notizie biografiche di questo artista, vissuto verso la metà del sec. XVII e spesso erroneamente confuso con il quasi omonimo e contemporaneo pittore e scultore genovese Giovanni Battista Bianco, figlio di Bartolomeo. Lo Zannandreis riferisce che nacque a Verona e lavorò intorno all'anno 1656, dimostrandosi "di grande ingegno ed abilità non solo nella scultura ma ancora nella architettura". Secondo lo stesso biografo, oltre che in patria egli sarebbe stato "adoperato" anche "in Bologna ed in altre parti di Italia e Germania". Contatti con i Gonzaga sono attestati da una lettera da Verona (14 ag. 1668: Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, serie E.XLV.3 [1667-1669],Carteggio di Inviati e Diversi, busta 1575), citata dal Bertolotti, e risultano anche dalla Cronaca dell'Amadei, secondo il quale in data 9 dic. 1668 gli venne commissionato da Margherita Gonzaga il grande tabernacolo marmoreo dell'altare maggiore della chiesa di S. Teresa in Mantova (per una ipotetica attribuzione al B. dell'architettura della chiesa stessa, cfr. E. Marani, p. 237 nota 56). La realizzazione piùimportante del B. come architetto è la villa Arvedi, ora Allegri, a Cuzzano di Grezzana, in Valpantena, una delle più fastose della provincia di Verona, riportata al primitivo splendore da un recente restauro.
Nell'edificio la cura per la bellezza formale dimostra che l'artista è ancora legato alla cultura manieristica cinquecentesca, con particolari ricordi dell'arte del Palladio e del Sanmicheli, e non partecipa affatto del rinnovamento barocco. All'interno della villa, la grandiosità scenografica è espressa soprattutto nel grande scalone a linea curva. Sul retro del complesso esiste un pittoresco oratorio dedicato a s. Carlo, attribuito allo stesso Bianchi.
Di scarsa importanza artistica è l'altare di S. Francesco Saverio, già nella distrutta chiesa di S. Sebastiano a Verona ed ora nella parrocchiale di Illasi, del quale il B. avrebbe fornito il disegno. Il Canali, interpretando una coeva cronaca conventuale, ritiene sia del B. l'altare di S. Antonio nella chiesa dei francescani di Bolzano (1683-87). Non si conosce alcuna sua opera di scultura: il dal Pozzo e lo Zannandreis ricordano una non identificata statua in marmo di S. Antonio sopra la porta esterna della chiesa dei riformati a Verona.
Un Giovanni Battista Bianchi, stuccatore, lavorava nel 1655-60nel castello a Nové Mĕsto nad Metují, in Boemia (J. Pavel, Nové Mĕsto nad Metují, Praha 1952, p. 6; O. J. Blazicek,Lombardische Stuckateure in der Tschekoslowakei, in Arte e Artisti dei laghi lombardi, II, Como 1964, p. 118).
Fonti e Bibl.: B. dal Pozzo,Le vite de' pittori,degli scultori et architetti veronesi, Verona 1718, p. 206; A. Bertolotti,Architetti,ingegneri e matematici in relazione coi Gonzaga…, Genova 1889, p. 118; D. Zannandreis,Le vite dei pittori,scultori e architetti veronesi, Verona 1891, p. 270; G. Merzario,Imaestri comacini, Milano 1893, II, p. 231; G. Canali,Not. d'arte sul palazzo mercantile di Bolzano. II, in Cultura atesina, I (1947), IV. 149 s.; G. Mazzotti,Le ville venete (catal.), Treviso 1953, pp. 370, 401, 402; F. Amadei,Cronaca universale della città di Mantova, III, Mantova 1957, p. 714; E. Marani, in Mantova,Le Arti, III, Mantova 1965, pp. 217, 237; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, III, p. 591 (sub voce, Bianco, Giovanni Battista di Bartolomeo, al quale riferisce notizie relative al Bianchi).