BERNERO, Giovanni Battista
Nacque a Cavallerleone (Cuneo) nel 1736, da Cesare Antonio, di famiglia saviglianese. Nel 1757 il B. frequentò la scuola del pittore Claudio Francesco Beaumont, con un sussidio periodico largitogli da Carlo Emanuele III (Arch. di Stato di Torino, Conti Real Casa).
Del 1758 è il suo primo lavoro: una Madonna del Rosario in cartapesta per S. Domenico di Savigliano, perduta. Del 1759 è un'Assunta, sempre in cartapesta, per la Confraternita omonima in Savigliano, che è una fra le opere migliori del periodo giovanile. Egli incomincia così nel clima degli apparatori di "macchine" processionali o da altare. Da notare nelle opere di questo genere il valore illusionistico, scenografico dell'insieme, in contrapposto alla teatralità di Carlo Giuseppe Plura più limitata alla vicenda esaltata dalle figure.
Nel 1765 il B. si recò a Roma, con un sussidio regio, "per perfezionarsi nell'arte di scultore in pietra" (Arch. di Stato di Torino, Conti R. Casa), e vi restò non oltre il 1769. Divenne successivamente allievo di Ignazio Collino (tanto che di alcune opere ne fu poi scambiata la paternità).
Del decennio 1760-70 sono altre statue in cartapesta quali: l'Addolorata, un grande Angelo con la testa del Battista alla Confraternita dei Battuti Neri di Cavallermaggiore; la molto barocca S. Teresa nella chiesa omonima, sempre a Cavallermaggiore; il S. Giuseppe nella chiesa dedicatagli a Cavallerleone. In tutte queste opere risalta un'intensificazione sentimentale ed un agitarsi di gesti, non privi (cfr. Olivero) di influssi berniniani.
Il fine bozzetto con Storia antica, premiato nel 1766 all'Accademia romana di S. Luca, indica già un raffinamento di cultura che accoglie moduli compositivi accademici. Non sono forse lontani cronologicamente i 12 bassorilievi con Fatiche d'Ercole in un salone dell'Accademia Filarmonica a Torino, classici nel tema, ma non ancora nel gusto.
Nel 1770 il B. è confratello della Compagnia di S. Luca in Torino. In quest'anno avvia pure un'attività di scultore in marmo, pietra, stucco e legno per la corte, palazzi e chiese della capitale e per altre città piemontesi (per esempio, la Maddalena, in marmo, ora al duomo di Casale, di un barocco mosso e patetico).
Dei 1770-72 è il grande altorilievo, programmato in marmo ed eseguito in stucco, con la Gloria dei ss. Giovanni Battista e Massimo nella parrocchiale di Carignano (il bozzetto è al municipio).
Il 25 aprile del 1774 il re di Sardegna Vittorio Amedeo III conferisce al B. il "titolo di nostro scultore, accordandogli il trattenimento annuo di lire 500" (Arch. di Stato di Torino, Controllo, Patenti, LXVIII, 162). Da tale documento si apprende che il B. eseguiva anche bronzi. Il Profeta Anna nella cappella XXIV del Sacro Monte di Varallo, come la statua di S. Carlo in preghiera, cappella XLII, datano al 1775-1776.
Nel 1777 il B. era di nuovo a Roma con lettere di raccomandazione del ministro Aigueblanche al conte di Rivera, ambasciatore a Roma (Arch. di Stato di Torino, Lettere di Ministri, Roma). L'anno dopo viene nominato professore della R. Accademia di Torino, fondata nello stesso anno. Ora l'artista mantiene sì la vivacità e l'espressione barocca animata, ma l'assottiglia in eleganze e la flette in esiti di grazia più decorativa. Così è nel 1779 per le due statue di S. Rosa da Lima e di S. Antonio da Padova (S. Lorenzo, Torino). Felici pure le composizioni sul 1780, di effetto teatrale: la SS. Trinità tra Angeli (Torino, S. Francesco d'Assisi) e l'Assunta ed Angeli (altare in S. Caterina a Casale), tipiche "glorie scenografiche". Poco discosti cronologicamente i quattro bassorilievi in stucco con Storie di s. Eusebio per il coro del duomo di Vercelli. L'avvio ad un più conscio orientamento classico è dato dal Bacco e dalla Baccante (Torino, giardino della Villa della Regina: quivi è pure un bel bustoritratto di Donna).
Seguono: la pala d'altare a rilievo in S. Filippo di Mondovì con la Vergine in gloria ed il santo titolare, che presenta rimembranze di opere pittoriche napoletane; le sculture nella cappella della Concezione in S. Filippo di Torino; i rilievi con Storie del santo, e le decorazioni in stucco della volta, sempre in S. Filippo. Se ancora mossa in senso, barocco è la statua della Fama per il monumento di Vittorio Amedeo II a Superga, più spogli in senso classico appaiono gli Angeli reggenti l'urna di s. Evasio e le Storie di s. Evasio, nel duomo di Casale ed i relativi bozzetti in stucco, impregnati di sensibilità neoclassica (databili dopo il 1780).
Opere successive, documentate, con datazione, sono andate perdute. Così, per esempio, statue e rilievi anteriori al 1791 del palazzo Morozzo della Rocca in Torino, distrutto nel 1943; un busto del predicatore Angelo Leonardo Callegari del 1795 (1785?); la serie di stucchi nella parrocchiale di San Benigno Canavese.
Di questo indirizzo tardo restano la partecipazione al salone del palazzo Gozzani di S. Giorgio (con aiuti; scomparsi sono statue, rilievi e busti suoi dallo scalone). Fra le cose ultime è un Battesimo di Cristo, documentato, per la Confraternita di san Giovanni in Savigliano, del 1789; dei 1794 stucchi e sculture per la cappella Campestre di Polonghera fatta erigere a sue spese nello stesso anno, e fini stucchi sacri e profani nella Villa "Il Capriglio" presso Pino Torinese, uno degli aspetti più intimi e gentili delle opere del Bernero.
La capacità dell'artista nel ritratto è provata da vari documenti ed opere: medaglioni, ad esempio, in marmo, nel Palazzo reale di Torino con Principi di Casa Savoia (databili intorno al 1780).
Il B. morì a Torino il 7 genn. 1796.
Ebbe due figli: Vittorio Amedeo e Luigi, scultori e pittori.
Dei figli uno nacque nel 1773 circa, l'altro nel 1775 circa; non si sa quale fu il maggiore. Vittorio si dedicò in particolare alla scultura, Luigi alla pittura. Nel 1789-91 entrambi ricevettero premi di disegno all'Accademia di Torino. Nel 1793 Luigi ricevé il primo premio. L'anno successivo divenne socio della Compagnia di San Luca di Torino e ne fu direttore, con il fratello, nel 1797.
All'esposizione nazionale in Torino del 1805 uno dei due Bernero presentò una scultura con il gruppo di Enea che uccide Turno. Nel 1812 Vittorio eseguì un busto per la biblioteca dell'università di Torino. Quattro anni dopo offriva al re Carlo Felice il modello di un suo busto.
Il 4 apr. 1823 Carlo Felice accordava a "Luigi Bernero pittore in ritratti" il titolo "di nostro pittore in ritratti" con l'assegnamento di una "pensione annua di lire 600" (Arch. di Stato di Torino, Controllo, Patenti, XXXI, 123). Sempre alla stessa data Carlo Felice accordò "il titolo di nostro scultore in marmo" a Vittorio, che nel 1828, già indebitato, fu ricoverato nello "Spedale dei pazzerelli" con un sussidio regio di lire 250. Luigi mori nel 1842 (?).
Tra le opere di Luigi sono da annoverare, tra l'altro: il dipinto con i SantiBarbara e Grato del 1809, nella parrocchiale di Albugnano; le Stazioni della via Crucis, ivi;un ritratto di Ottavio Avogadro di Collobiano; il ritratto a pastello di un Conte Somis. A Penango, presso Casale, nel 1895 vi erano parecchi suoi ritratti firmati e datati 1800 (cfr. Schede Vesme).
Di Vittorio è una Madonna Addolorata in cartapesta nella parrocchiale di Pecetto Torinese; gli sono attribuite le statue dei 12 Apostoli e della Beata Vergine per Carlo Emanuele IV (ubicazione ignota).
Giacomo Sebastiano, fratello del B., nacque a Cavallerleone e si stabilì poi a Fossano. Allievo del Beaumont, poco si conosce della sua evoluzione artistica e della sua vita. Le Schede Vesme citano due immagini di San Muzio martire e San Muzio confessore in casa Muzio a Ceva; un'ancona a Dogliani ed un'altra a Ceva.
Fonti e Bibl.: Torino, Bibl. Reale: G. Vernazza, Artisti piemontesi dal 1200 al 1700, ms. [c. 1770-1780]; G. L. A. Grossi, Guida alle cascine, vigne e ville del territorio di Torino, Torino s. d. [c. 1790], II, pp. 142 ss.; M. Paroletti, Turin et ses curiosités, Turin 1818, p. 373; C. Rovere, Descrizione del Real Palazzo di Torino, Torino 1858, pp. 119 ss.; C. Turletti, Storia di Savigliano, II, Savigliano 1883, pp. 811 ss.; P. Galloni, Il Sacro Monte di Varallo, Varallo 1914, pp. 391 ss.; E. Olivero, La chiesa di S. Francesco d'Assisi in Torino, Chieri 1935, pp. 68-81 (contiene l'elenco dettagliato delle opere, le ricche citazioni bibliografiche ed i documenti sui vari Bernero); L. Rosso, Pittura e scultura del '700 a Torino, Torino 1936, pp. 73, 74, 77; L. Mallè, La scultura del '600-'700, in Storia del Piemonte, II, Torino 1960, pp. 869, 883, 885 s.; Id., Le arti figurative in Piemonte,Torino 1962, v. Indice; Id., Scultura, in Mostre del Barocco piemontese (catal.), II, Torino 1963, pp. 9 s., 52-54; Schede Vesme, I, Torino 1963, pp. 119-124; 124 s. (per Vittorio Amedeo e Luigi); 120 (per Giacomo Sebastiano); U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 454 (gli sono erroneamente attribuiti marmi a Stupinigi da assegnare invece ai Collino).