CUNEO, Giovanni Battista Benedetto
Nacque ad Oneglia (od. Imperia Levante) il 9 novembre del 1809 da Francesco e da Teresa Cuneo, in una famiglia di condizioni molto modeste. Il padre lavorava da sarto. Poco risulta degli anni giovanili e degli studi umanistici intrapresi nella città natale, cui seguirono a Genova quelli nautici. È da escludere che qui avesse conosciuto Mazzini, con cui invece entrò in rapporti epistolari da Montevideo il 24 apr. 1841 (lettera del C. a Mazzini, nel vol. X dell'Epistolario [ediz. naz.]: vi afferma "essendole io ignoto"). È da ritenere altresì dubbia la voce, per altro mai smentita dagli interessati, che egli fosse "il credente" che, nel 1833 a Taganrog sul mar d'Azov, aveva iniziato Garibaldi alla Giovine Italia. L'ipotesi però non è del tutto improbabile, avendo il C. dato inizio in giovane età ai suoi viaggi marittimi, ed essendosi poi riferito, nella sua BiografiadiGiuseppe Garibaldi pubblicata a Torino nel 1850, al fatto che questi "divenne l'amico del cuore di quel credente". Nessuno più del C. meritò detto titolo, avendo seguito Garibaldi fino alla morte con affetto di fratello, nella buona e nell'avversa fortuna.
A Oneglia il C. partecipò all'ambiente carico di fermenti rivoluzionari e repubblicani; prese parte ai moti del 1833 e del 1834, anno in cui fu costretto in data imprecisata a lasciare l'Italia per trasferirsi a Montevideo, dove operavano in attività commerciali Giacomo e Stefano Antonini, fratelli di Paolo a lui compagno nell'attività rivoluzionaria. Il C. lavorò per qualche tempo nell'azienda degli Antonini, poi si trasferì a Rio de Janeiro nel cui porto sbarcò, come risulta da un Registrode imigrantes, il 20 genn. 1835. Dichiarò a quelle autorità portuali di avere 25 anni, di essere celibe e marittimo di professione.
Fino al giugno 1837, quando risulta a Montevideo, il C. visse nella capitale brasiliana, ove fu il promotore e la guida di una vasta azione politica di contenuti mazziniani, sia attraverso la fondazione della locale Congrega della Giovine Italia e la pubblicazione del giornale omonimo, sia quale ispiratore dell'impresa corsara di Garibaldi. Questa, al servizio della Repubblica riograndense in lotta contro l'Impero, si svolse dal 7 maggio, giorno in cui la nave "Mazzini" salpò dal porto di Guanabara, al 27 giugno 1837, quando Garibaldi chiese asilo politico in territorio argentino.
L'azione politica del C. in Brasile e successivamente in Uruguay costituisce una delle note più importanti dell'attività di matrice mazziniana svoltasi in quei paesi, anche e particolarmente a sostegno del lento ma incessante movimento ideologico che mirava alla trasformazione costituzionale e democratica di quei paesi da poco giunti alla libertà. L'opera del C. e dei suoi compagni è ampiamente documentata anche nelle carte degli inviati sardi a Rio de Janeiro e Buenos Aires e Montevideo (conte Egesippo Palma di Borgofranco, e barone Enrico Picolet d'Hermillon), nei rapporti dei comandanti delle stazioni navali sarde impegnati nel Rio della Plata e sulla costa dell'Atlantico, nonché nelle Carte del Gabinetto di Polizia dell'Archivio dì Stato di Torino che indicano, con puntigliosa costanza, i movimenti e le iniziative di poche centinaia. di italiani, parecchi dei quali esuli dall'Italia e la maggior parte "iniziati" inloco. Questi italiani furono avviati dal C. e da altri pochi all'azione rivoluzionaria di appoggio ai movimenti e rivoluzioni locali nell'attesa che la loro azione potesse essere rivolta a una guerra di liberazione patria.
Il C. non fu soltanto il maestro e l'ispiratore dell'azione politica di Garibaldi (questi gli scriveva, in una lettera del 22 apr. 1837, che si disponeva "a nuova esistenza tendente ai nostri principii, sempre. Però con quella meta, per ora, che tu mi prefiggesti nelle prime lettere"), ma anche uno dei più nobili spiriti della giovine generazione argentina, la cosidetta "Generazione dei proscritti" che, in quegli anni, lasciavano Buenos Aires per sottrarsi alle persecuzioni del tiranno Rosas e svolgevano in Montevideo una intensa attività di stampa, particolarmente con la pubblicazione del quindicinale El Iniciador (1839-40) che portò sempre nella testata la leggenda Bisogna riporsi in via. Es necessario ponernos en camino (Del Italiano), ripresa dall'epigrafe di copertina dell'Italiano pubblicato da Mazzini a Parigi nel 1836. Così come il periodico dei ribelli riograndensi OPovo (Il popolo), diretto da un allievo politico del C., Luigi Rossetti (1838-40), e dal C. stesso diretto dal 2 al 23 maggio 1840 (quando sospese le pubblicazioni essendo stata distrutta la tipografia), avrebbe portato, poi, nella testata una frase tratta dalla Giovine Italia e si sarebbe aperto, con un articolo dal titolo A Republica, dovuto, come parecchi altri, alla penna dello stesso.
Nel luglio-agosto 1838, in Montevideo, il C. soffrì la prigionia per l'appoggio dato alla rivoluzione riograndense; nel giugno 1837 era stato già sottoposto a provvedimenti di polizia, essendo accusato di complicità con il corsaro Garibaldi. "Farinata degli Obertì", nome di guerra con cui il C. era noto in associazione, fu dal 1838 in poi, in Montevideo, ispiratore ed amico di numerosi giovani argentini esuli in Uruguay, fra cui J. B. Alberti, Bartolomé Mitre, futuro presidente della Repubblica argentina (che lo chiamava a confidente dei suoi più riposti pensieri), Miguel Cané, juan Maria Gutiérrez (il quale, in una lettera del 2 genn. 1845, inedita, lo definisce "mi antiguo maestro y amigo"), e parecchi altri.
L'azione politica del C. riceverà nuovo impulso negli anni della lotta che, dal 1841 al 1848, vedrà impegnati, in difesa della libertà dell'Uruguay, assalito dalle forze combinate del governatore di Buenos Aires J. M. Rosas e del deposto presidente della Repubblica uruguaiana Manuel Oribe, con il governo ed il popolo, gli uomini rnigliori della numerosa collettività italiana e, fra questi, Garibaldi nella sua duplice veste di fondatore e comandante della Legione italiana di Montevideo e di capo della flotta da guerra di quella Repubblica. Il C. sarà in quegli anni non soltanto il presidente della Commissione della Legione italiana (costituitasi a difesa delle esigenze di vita e di azione della legione e dei suoi legionari), ma anche il diffusore ed il cronista della loro azione bellica e delle ideologie che ne ispiravano l'opera, sia attraverso il diario che tenne puntigliosamente fin dal 1843, sia attraverso il giornale IlLegionario italiano (di cui apparvero soltanto 4 numeri fra il 27 ott. 1844 e il 15 marzo 1846), sia attraverso articoli che inviò in Italia per la pubblicazione su giornali di ispirazione repubblicana. Precedentemente, dal 22 maggio 1841 al 10 sett. 1842, il C. aveva pubblicato il settimanale L'Italiano cheripeteva nel titolo un giornale mazziniano. Entrambe le pubblicazioni recavano nella testata la leggenda: Giovine Italia. Libertà, Uguaglianza, Umanità, Indipendenza, Unità. Dall'8 agosto, quando da Londra rispose alla lettera del C. già citata del 24apr. 1841, al 3 marzo 1867, quando inviò l'ultima giunta fino a noi, sono quarantaquattro le lettere spedite da Mazzini al C., esule ormai volontario nelle lontane Americhe. Dal loro testo risulta in quale grande considerazione lo avesse, e come lo volesse continuamente interprete e diffusore nelle Americhe della sua azione in Europa. Questa intensa corrispondenza (purtroppo ci rimane una sola lettera del C.) è documentata anche, in partenza e in arrivo, nel Protocollo della Giovine Italia, tenuto dal Lamberti a Parigi. Ed è particolarmente significativa per poter tracciare la biografia del C., movimentata e complessa. Basteranno la lettera del 24 apr. 1841, che dà al C. il mandato, poi assolto, di fondare in Montevideo una Congrega centrale dirigente i lavori della Giovine Italia in America del Sud; quella del 6 apr. 1842, in cui sono date notizie del riordinamento della Giovine Europa; quella del 9 sett. 1855, in cui Mazzini chiede che il C. sia il commissario organizzatore del Partito d'azione per Buenos Aires, Montevideo e gli altri paesi americani; quella del 26 dic. 1866, in cui il C. è richiesto di diffondere l'Alleanza repubblicana universale nell'America meridionale.
Quanto alle lettere di Garibaldi, oltre a quelle importantissime del primo periodo americano, di grande interesse per l'attività politico-militare che si andava svolgendo in America, si ricordano due lettere da Caprera del 27 novembre e 25 dic. 1858, in cui è il preannuncio dei grandi eventi che si preparavano e della spedizione nell'Italia meridionale, in una con il desiderio di vedere vicino a lui il fratello d'armi di un tempo, che non aveva il coraggio di invitare in Italia "perché nelle cose umane si vedono fallire sovente quelle che certissime pareano: e siete tanto lontano!". Comunque il C. tenga bene in mente, scrive ancora Garibaldi, pur frenato dall'incertezza dei tempi, che "se la sorte ti riconducesse verso la patria che qui v'è il tuo fratello di cuore".
Nell'aprile 1848 Garibaldi e parecchi suoi legionari partirono da Montevideo per recarsi a combattere in Italia; il C. li seguì nell'agosto. L'anno successivo, nei comizi politici del luglio 1849, fu eletto nel III collegio di Genova deputato al Parlamento subalpino per la terza legislatura; il 9 dicembre gli fu rinnovato il mandato per la quarta. Non sembra che in questo periodo abbia attivamente operato nella sede parlamentare, e numerose sono le assenze registrate negli Atti.
È di questo periodo una storia d'amore rivelataci da una fitta corrispondenza, che va dal gennaio 1850 al dicembre 1852, con Lisetta Zanetti, che viveva a Nizza con la famiglia. Il C., che pur si era ardentemente invaghito di lei, manifesta in questo amore corrisposto la perplessità di uno spirito conteso fra il dovere che lo chiamava in America e le esigenze di un vincolo familiare cui sempre, fin dai giovani anni, si era sottratto. Basterebbe al riguardo riferirsi ad una lettera appassionata ad una ignota che, in una con le trentuno lettere inviategli da Alessandro Zanetti e dalle sorelle della donna amata, si conservano nelle Carte G. B. Cuneo presso la Biblioteca dell'Accademia naz. dei Lincei e Corsiniana di Roma.
Nel febbraio 1850 il C. si apprestava a tornare in America; nell'aprile era a Rio de Janeiro, poi a Buenos Aires ove sostenne l'opera del colonnello Silvino Olivieri. Questi, nelle interne contese che funestarono dal settembre 1852 la provincia di Buenos Aires, aveva costituito la Legione italiana, che acquistò notevoli benemerenze nella difesa della città tanto da essere insignita ufficialmente del titolo di "Legión valiente". Al C. si rivolgeva il Mazzini, con lettera dell'8 giugno 1853, per avere notizie della Legione italiana "che odo guidata da un bravo italiano". Quando, nel 1855, il colonnello Olivieri organizzò, con la partecipazione di quelle autorità e in particolar modo del ministro della Guerra Bartolomé Mitre, la Legione agricola militare che avrebbe dovuto appoggiare l'opera del governo per la colonizzazione delle terre incolte del Sud, per la conquista del deserto e la colonizzazione della "pampa", il C. collaborò attivamente con lui fondando e dirigendo fra l'altro in Buenos Aires il quindicinale La Legione agricola. Ne apparvero 18 numeri, dal 24 gennaio fino all'ultimo del 10 ott. 1856, preceduto per pochi giorni - 29 settembre - dalla tragica fine nel territorio di Bahia Blanca dell'Olivieri. Fu questa l'ultima iniziativa giornalistica del C., anche se continuò a collaborare a giornali di lingua italiana (quali Il Progresso e La Concordia di Torino, Il Corriere livornese) e di lingua spagnola.
Non poté partecipare, come avrebbe voluto Garibaldi, alla spedizione dei Mille; svolse invece attiva propaganda fra la collettività italiana in Argentina, e fu presidente di una commissione costituitasi per raccogliere fondi da inviare a sostegno dell'impresa. In Italia tornò nel gennaio 1861. Visse fra Genova e Firenze, fu fra gli esponenti dei Comitati di provvedimento e della Società emancipatrice, svolse opera continua di mediazione nei frequenti dissidi fra i gruppi mazziniam e Garibaldi, e segui questo, per quanto malandato in salute, nel 1866 nella campagna del Trentino. Precedentemente era stato nominato dal governo argentino incaricato ufficiale per l'Italia della Commissione centrale d'immigrazione, che aveva il compito di disciplinare l'emigrazione italiana avviandola "a coltivare i vasti e fertili terreni" di quelle lontane contrade, come scrive il C. nella premessa ad una sua breve Guida per l'emigrante italiano nella Repubblica Argentina. Porto di Buenos Aires. Documento ufficiale (Firenze. 1870).
Morì a Firenze il 18 dic. 1875. Pochi giorni prima, in una lettera del 29 novembre, Garibaldi da Caprera ricordava la loro amicizia che datava da 40 anni ed era "sempre feconda". La sua salma fu trasportata ed inumata ad Oneglia il 2 marzo 1876.
Fonti e Bibl.: Oltre a quanto già citato, si vedano: Atti del Parlamento subalpino. Sess. del 1848 (Dall'8 maggio al 30 dic. 1848), raccolti e corredati di note e documenti ined. da A. Pinelli e P. Trompeo, Torino 1855; Ediz. naz. d. scritti di G. Mazzini, XX, p. 274; XXIII, pp. 103, 382; XXIV, p. 311; XXVIII, p. 236; XXX, p. 103; XXXII, p. 107; XXXIII. p. 53; XL, pp. 274, 332; XLIV, p. 281; XLV, p. 252; XLIX, p. 222; LIV, pp. 47, 296; LVI, pp. 20, 43, 94, 163; LX, p. 305; LXI, pp. 71, 110, 118, 173, 339; LXIII, pp. 35, 171, 210, 229, 251, 300; LXVII, pp. 31, 82; LXXIII, p. 267; LXXIV, p. 29; LXXVI, pp. 74, 125, 228; LXXXII, pp. 64, 66; LXXXIV, pp. 143, 218, 248; G. Garibaldi, Epistolario (ediz. naz.), I (1834-1848), pp. 10 s., 13 s., 16, 19, 43, 194, 207, 213 s.; II (1848-1849), pp. 202, 205, 209; III (1850-1858), pp. 9, 25, 40, 47, 84, 91, 131, 136, 141, 154, 175, 188, 196; IV (1859), p. 33 (pagine iniziali di ciascuna lettera); P. Cironi, La stampa naz. ital., 1828-1860, Prato 1862, p. 178; P. Mantegazza, Encicl. popolare, Firenze 1876, s. v.; M. Macchi, in Annuario istorico ital., IX (1877). pp. 539 s.; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Torino 1891, p. 333; C. F. Carloni, Gli Italiani all'estero, III, Città di Castello 1908, p. 304; F. Poggi, C. G.B., in Diz. d. Risorg. naz., II, Milano 1930, pp. 795 s.; E. Rinaldi, Uno dei primi mazziniani, in G. Ruffini e i suoi tempi, Genova 1931, pp. 483-542; Id., La protesta di un patriota ligure esule in America, in Giorn. stor. e letter. d. Liguria, n. s., VIII (1932), 4, pp. 257-70; A. Luzio, Il primo biografo di Garibaldi, in Corriere della sera, 6 apr. 1932; F. J. Legón,, Doctrina politica de la Asociación de Mayo, Buenos Aires 1939, pp. 22 s.; E. Echeverria, Dogma socialista. Edición critica y documentada. Prólogo de Alberto Falco, La Plata 1940, p. 344; N. Cuneo, Storia dell'emigrazione ital. in Argentina, 1810-1870, Milano 1940, pp. 207-216 e passim; Il Risorgimento, E. Ercole, Gli uomini politici, Roma 1941, pp. 407 s.; I. Weiss, Voci d'esuli dal Rio della Plata, in Rass. stor. d. Risorg., XLI (1954), pp. 640 ss.; A. Crespi Valls, Primer centenario de la Legión Agricola Militar, 1856-1956, Bahía Blanca 1955, p. 59; P. Isnardi, G. B. C., uomo del Risorgimento, in Il Secolo XIX, 24 febbr. 1956; L. Balestreri. G. B. C., in Genova. Riv. d. Comune, XXIV (1957), 10, pp. 3-10; S. Candido, Gli italiani nell'America del Sud e il Risorgimento, in Il Veltro, V (1961), s. 6, pp. 133-54; P. Pieri, Storia dei Risorgimento, Torino 1962, pp. 343 ss., 774; S. Candido, G. Garibaldi corsaro riograndense, Roma 1964, pp. 196 ss. e passim; A. D'Onofrio, J. B. C. en la redaccion de "El Iniciador" de Montevideo, in La Nacion [Buenos Aires], 9 febbr. 1964; S. Candido, L'azione mazzin. in Brasile e il giornale "La Giovine Italia" di Rio de Janeiro (1836) attraverso documenti inediti o poco noti, in Boll. d. Domus Mazziniana, XIV (1968), 2, pp. 1-66; V. O. Cutolo, Nuevo Diccionario biográfico argentino (1750-1930), Buenos Aires 1969, II, p. 427; G. Molle, Oneglia e la sua st., II, Milano 1972-74, pp. 404 ss.; Id., G. B. C. nel centenario della sua morte, in Riviera dei fiori [Imperia], giugno 1976, pp. 3-13; S. Candido, L'azione mazzin. nelle Americhe e la Congrega di New York della "Giovine Italia". Attraverso lettere inedite di E. F. Foresti e G. Albinola a G. Garibaldi e G. B. C., in Bollettino della Domus Mazziniana, XVIII (1972), 2, pp. 123-74; Id., L'azione mazzin. nel Nuovo Mondo, in Il Veltro, XVII (1973), 4-6, pp. 597-620; Id., La rivoluzione riograndense nel carteggio ined. di due giornalisti mazziniani: L. Rossetti e G. B. C. (1837-1840), Firenze 1973; Id., La "Giovine Italia" di Montevideo (1836-1842). Contributo alla storia dell'azione mazzin. nelle Americhe, in Boll. d. Domus Mazziniana, XXI (1975). 1, pp. 53-76; Id., Quattro lettere inedite di Bartolomé Migro a italiani esuli in America: G. B. C. e L. Rossetti, in Studi sul mondo latinoamericano del Centro di studi americanisti, Roma1981, pp. 128-143; Id., La "Giovine Italia" nella diaspora americana, in Arch. trimestrale, VIII (1982), 2, pp. 323-42.