ADRIANI, Giovanni Battista (Giambattista Marcellino)
Figlio di Marcello Virgilio, nacque a Firenze nel 1511. Partecipò alla difesa della città contro l'esercito imperiale-pontificio (1529-30) e dopo il ritorno dei Medici si rifugiò come altri Fiorentini a Padova, ove ebbe così modo di compiere gli studi in filosofia e di stringere relazione col Varchi, esule anch'egli, con Marcantonio Flaminio, col Caro, e con i cardinali Pietro Bembo e Gaspare Contarini. Riavvicinatosi ai Medici, rientrò in patria nel 1540: fu ammesso nell'Accademia Fiorentina, e nove anni dopo ottenne la cattedra di eloquenza nello Studio fiorentino, che mantenne fino alla morte. Cosimo I lo tenne in particolare considerazione, nominandolo storico ufficiale - della sua attività pubblica sono documento le numerosissime orazioni pronunciate - e incaricandolo dopo la morte del Varchi (1565) di scrivere la storia dei suoi tempi, cioè del suo principato; gli consentì per questo di consultare non solo i documenti dell'archivio pubblico, ma anche le memorie segrete di casa Medici.
L'opera, Istoria de' suoi tempi, pubblicata nel 1583 dopo la sua morte, avvenuta nel 1579 a Firenze, a cura del figlio Marcello, riguarda il periodo che va dal 1536 al 1574.
Servendosi di carte di cancelleria, e di relazioni di ambasciatori, richiamandosi al metodo e all'insegnamento del Guicciardini, l'A. mira ad inserire la storia fiorentina nel più ampio contesto degli avvenimenti europei, facilitat0 in questo dallo stesso tipo di fonti a sua disposizione. In esse egli ritrova insieme il suo limite, raramente andando oltre un esame estrinseco delle diverse relazioni diplomatiche, o limitandosi a postillarle con qualche massima di sapore tacitiano; perciò il concilio di Trento, per es., è esaminato per gli influssi che esercitò nello sviluppo dei rapporti tra il papa e l'imperatore, ma gliene sfugge l'importanza per quanto riguarda la storia della Chiesa e dell'Europa.
Il tema principale affrontato dall'A. - che è misura, insieme, della sua partecipazione al clima politico e culturale del principato - è quello della legittimità del governo mediceo, garante della pace interna dello stato e più ancora, in riferimento alla politica estera di Cosimo (autonomia e ampliamento dello stato fiorentino nell'ambito del gioco politico asburgico-spagnolo), di quella libertà coincidente con l'autonomia esterna.
Delle altre opere dell'A. sono da ricordare innanzi tutto le numerose orazioni pronunciate a commemorazione di illustri personaggi defunti: Oratio habita Florentiae in sacris funeribus Caroli V Caesaris Augusti, Florentiae 1562; Oratio funebris de laudibus Eleonorae Toletanae Cosmi Medicis Florent. et Senen. Ducis uxoris, Florentiae 1563; Oratio habita Florentiae in aede divi Laurentii in funere Ferdinandi Imperatoris Augusti anno 1564 XII kal. septembr., Florentiae 1564; Laudatio Florentiae habita in funere Isabellae Hispaniarum Reginae, in divi Laurentii aedibus nono kal. decembr. MDLXIIX, Florentiae 1568; Oratio habita in funere Cosmi Medicis Magni Etruriae Ducis, Florentiae 1574 (l'orazione fu recitata il 17 maggio 1574 nel pubblico palazzo); Oratio in funere Ioannae Austriacae uxoris Francisci Magni Ducis Etruriae, Florentiae 1578. Nel 1575, dopo la morte di Cosimo, ne scrisse un elogio particolare, la Vita di Cosimo I, edita da A. Bartoli, Scritti varii editi ed inediti di G. B. Adniani e di Marcello, Bologna 1871.
Fu anche rimatore latino e volgare: compose dei Carmina in laudem Michaelis Angeli Bonarotae, Florentiae 1564, e alcuni sonetti; uno, in risposta al Varchi, è conservato tra le Opere di questo (II, Trieste 1859, p. 914).
Nel settembre del 1567, in occasione di una nuova ed accresciuta edizione delle Vite del Vasari, preparò su richiesta di quest'ultimo un lungo saggio sull'arte degli antichi (sua fonte principale è Plinio il Vecchio) indirizzandoglielo in forma di lettera (Lettera di M. Giovambattista di M. Marcello Adniani a M. Giorgio Vasari nella quale brevemente si racconta i nomi e l'opere de' più eccellenti artefici antichi in pittura, in bronzo ed in marmo, qui aggiunti acciò non si desideri cosa alcuna di quelle che appartenghino alla intera notizia di queste nobilissime arti), che venne poi sempre pubblicata nelle diverse edizioni delle Vite.
Bibl.: G.M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 1, Brescia 1753, pp. 150-154; G. Mondaini, L'Istoria de' suoi tempi di G.B.A., Torino 1505; M. Lupo Gentile, Studi sulla storiografia fiorentina alla corte di Cosimo de' Medici, Pisa 1905, pp. 115 ss.; E. Fueter, Storia della storiografia moderna, I, Napoli 1954, pp. 149-151; R. v. Albertini, Das florentinische Staatsbewusstsein im Uebergang von der Republik zum Prinzipat, Bern 1955, pp. 283, 302, 303, 337-341; per la valutazione che l'A. dà del concilio di Trento, cfr. H. Jedin, Das Konzil von Trient - Ein Ueberblick über die Erforschung seiner Geschichte, Roma 1948, pp. 54-56; per la Lettera al Vasari, cfr. J. Schlosser-Magnino, La letter. artistica, Firenze 1935, pp. 166, 286, 609.