BARTOLINI (Bartholino), Giovanni
Nacque negli ultimi decenni del sec. XVI, probabilmente a Bologna, ove dovrebbe aver svolto anche i suoi studi universitari, sebbene i rotuli dei dottori e l'elenco dei laureati non lo annoverino tra gli iscritti dell'ateneo, bolognese. là certo comunque che egli, nel 1611, viveva a Roma presso Antonio Persio di cui era diventato segretario e familiare. Le prime notizie che lo riguardano sono tutte legate alla figura del Persio e all'ambiente della prima Accademia dei Lincei, che, tramite questo, egli aveva preso a frequentare. Il nome del B. compare infatti spesso nel Carteggio Linceo: se ne fa menzione la prima volta in una lettera di Francesco Stelluti a Giovanni Antonio Mazzini del 18 febbr. 1611, ove si dice che quest'ultimo avrebbe ricevuto dal B. una copia di "quel libretto del Porta de quadratura circuli" (Carteggio Linceo, p. 156). L'anno seguente, prima della morte del Persio, in una lettera di Federico Cesi a Giovanni Faber, datata il 23 gennaio, viene fatto il nome del B. come possibile intermediario per l'acquisto delle opere manoscritte del Persio da parte del Cesi, che si diceva disposto a "questa spesa volentieri per beneficio de' Lincei" (ibid., p. 192). Da qualche tempo, su consiglio del Cesi, il Persio, con l'aiuto del B., aveva cominciato ad approntare un indice e un prospetto delle sue opere. Dopo la sua morte, avvenuta nel febbraio del 1612, fu il B. a portare a termine il disegno, pubblicando un Index capitum librorum Abbatis Antomi Persii Lyncei Materani Civ. Rom. I. V. C. philosophi theologi praestantissimi. De ratione recte philosophandi et De natura ignis et caloris (Romae 1613), accompagnato da una prefazione, stesa di suo pugno e datata 13 dic. 1612, in cui egli faceva un elenco completo delle opere inedite del Persio.
In questo periodo il B. scrisse anche alcune notizie riguardanti la vita del Persio, probabilmente su ordinazione del Cesi, che intendeva mettere insieme un volume di biografie di accademici lincei. Queste pagine del B. si trovano raccolte, con altri appunti biografici riguardanti il Persio e provenienti da altre fonti, nel ms. Linceo, IV (cc. 342-355), e una parte di esse venne pubblicata da G. Gabrieli (1933), che non le diede però un'attribuzione precisa. L'Index, edito dal B., doveva precedere la pubblicazione di quelle opere del Persio, di cui si tracciava il prospetto. Di questa eminente pubblicazione, che poi non ebbe alcun seguito, parla il B. in una sua lettera al Galilei, del 24 febbr. 1612; precedentemente gli aveva scritto una lettera di cui non è restata traccia nei mss. galileiani e in cui si annunziava la morte del Persio. Il B. ebbe altri rapporti col Galilei: sappiamo che fu latore a Firenze d'una lettera del Cesi a quest'ultimo, del 14 apr. 1612, e da essa apprendiamo che egli, intorno a quella data, era in viaggio per la nativa Bologna. Ben presto comunque il B. dovette stabilirsi nuovamente a Roma poiché sappiamo che in quel periodo era passato al servizio del card. Bartolomeo Cesi. Il B. continuò infatti a operare nell'ambiente romano dei Lincei, in una posizione di secondo piano, ma legato a una fitta rete di relazioni, di cui spesso era il tramite diretto. Soprattutto interessanti paiono i suoi rapporti col Campanella: probabilmente per effetto della sua consuetudine col Persio, che con il Fabbri era stato uno dei corrispondenti del Campanella nel circolo romano dei primi Lincei, il B. prese a diffondere a Roma libri e lettere di quest'ultimo.
La traccia più interessante di questi suoi rapporti la troviamo proprio nel carteggio galileiano: in una lettera dell'8 marzo 1614 il Campanella prega il Galilei "quando manda qualche cosa fuori, cll'io sia dei primi ad haverle per via... del Sign. Bartolini"; e da una lettera di p. I - Faifla, sempre al Galilei, si apprende che il B., nel 1616, aveva ricevuto dal Campanella l'incarico di trasmettere al card. Bonifacio Caetani e al Galilei stesso l'Apologia pro Galileo.
Nel 1620 il B. si trovava sempre a Roma, in qualità di auditore del card. Scipione Cobelluzzi e di bibliotecario apostolico. L'ultima notizia che lo riguarda (relativa all'anno 1624) la troviamo ancora nel carteggio galileiano (Galilei, Opera, XIII, p. 186); il B. sarebbe vissuto allora presso mons. Ottavio Corsini e sarebbe stato in possesso d'uno scritto dell'anticopemicano Ingoli che interessava il Galilei.
La figura del B. si colloca dunque in questa rete di relazioni creatasi a Roma intorno all'ambiente dei primi Lincei. Egli andava intanto svolgendo una cospicua attività legata a interessi astrologici ed astronomici, e traeva una fitta serie di pronostici. Il B. rappresenta un chiaro esempio della palese inosservanza, perfino nell'ambiente di curia, della bolla di Sisto V (1586) contro le predizioni. Alieno da un totale e rigoroso determinismo astrologico, già nel suo primo Discorso astrologico delle mutationi de' tempi dell'anno 1608 et della nova cometa e altre cose (Venezia, Percacino, 1608) tende a delimitare "quanto di bene e di male ci vien promesso dalle stelle, quali inclinant sed non cogunt, et ciò quanto spetta alle cause seconde: che nel resto Iddio è padrone assoluto, quale pregaremo che ci concedi il bene e liberi dal male" (C. 21). Contro i "bestiali nonché eretici" declamatori sulla vanità delle scienze (Comelio Agrippa), il B. mostra tuttavia di voler difendere nettamente l'utilità e la validità dell'astrologia, che egli vede anzi corrispondere con la teologia naturale, secondo un'argomentazione basata sull'autorità del Timeo, della Meteora e del De generatione et corruptione di Aristotele, di Tolomeo, di Origene, di s. Agostino, di Pierre d'Ally e della Summa contra Gentiles. L'utilità dell'astrologia verrebbe ad essere dimostrata per lui dal carattere indispensabile delle previsioni relative alla navigazione e all'arte del seminare o raccogliere i frumenti, del far riprodurre gli armenti e a quelle relative alla medicina: "la medicina, dice il B., senza questa è cameficina, come provan Galeno, Trismegisto, Giovanni Asfurto (Virdung von Hassfurt)". Le sue argomentazioni, "secondo le regole di S. Tommaso, gran difensore della vera Astrologia", si mantengono inoltre fedeli alla distinzione di un'influenza stellare, "causaliter nei corpi e nell'animo dispositive solamente et indirecte, mentre si mutano alla mutanza de' corpi", e rendono possibile la concezione di un'astrologia che "dunque con ragione soprasta a tutte le scienze naturali, quando però l'uomo non pregiudica alla provvidenza, né al libero arbitrio, cammina secondo la scienza, schiva l'heresia, e la presuntione, non contraddice alla S. Chiesa, ma serve a lei come l'ancella al Signore" (Discorso astrologico... dell'anno 1612, Roma, Faccetto, 1612).
La figura del B. dunque alla luce dei suoi scritti astrologici risulta non priva di contraddizioni, segno questo non ultimo dei suoi limiti. Questo corrispondente di Gaffleo, che loda Copernico per la riforma del calendario, e usa i calcoli di Tyge Brahe perché più esatti di quelli tolemaici, nel Discorso... dell'anno 1613, nel quale si tratta del Giuditio universale dell'anno, dell'ecclissi lunare dell'anno passato (Roma, G. Discepolo, 1614) arriva a far suo il motto che era stato di di Tolomeo: "praecognitio astrologica est usque ad aliquid".
Il B. riconosce d'altra parte con moderazione che "la scientia astrologica è difficile sopra ogn'altra umana professione, sì per la moltitudine delle cagioni, che concorrono alla produttione degli effetti, che si hanno a predire, delle quali anche buona parte non èconosciuta fin hora, come ancora per la varia dispositione e qualità de' soggetti, ne, quali l'attione di queste cagioni si hanno da ricavare; finalmente per la dffficultà chè ha in sé medesima per esser congetturale". Egli vi si sperimentò comunque in tutte le sue opere: in un altro Discorso astrologico di G. B. sopra l'anno 1618 calculato al meridiano di Roma secondo l'osservazioni del Tychone, dedicato al card. Cobelluzzi e conservato alla Bibl. Vaticana (Vat. lat. 6304), nelle Brevi annotazioni ovvero discorsi apologetici nelli due almanacchi di Fabrizio Coconaro delli anni 1608 e 1609 (Bologna, Beragamba, 1610), in Alcuni presagi per conoscere le mutazioni de' tempi (ibid. 1610) e nella Breve raccolta delli giorni insalubri per purgarsi, cavar sangue, metter coppe o dar tagli,... secondo il novello calcolo di Ticone. Et infine un breve trattato per conoscere le stelle erranti dalle fisse (Roma, G. Discepolo, 1614; ded. a V. Alzari Croce, lettore allo Studio e medico del card. Borghese), come infine in due Discorsi, uno del 1611 (Roma, Faciotto, 1612; dedicato a Francesco de' Medici. Nella sua lettera al Gafflei del 24 febbr. 1612 il B. si domandava se il principe "l'ha ricevuti, e se l'ha avuti cari, poi che la Corte tiene che l'habbia havuto a male, non liavendo dato risposta") e un altro del 1614 (Con alcuni avvertimenti utili alla navigazione, ibid. 1614). Unica eccezione (ma contestata dal Narducci, che ne fa autore un omonimo altrimenti sconosciuto) sarebbe un sonetto marinista sulla morte d'una fanciuha, pubblicato in Poesie funebri e latine per Lucrezia Cattania Riminese, raccolte da Lionardo Astolfi (Rimini, per G. Salimbeni, 1602, p. 35). Il B. non va confuso con Giambattista Bertolini, "lanza spezzata della compagnia" del luogotenente mantovano Manfredino Castiglione e autore d'una Relatione del successo seguito nell'assedio di Nizza (s.l. 1613); né col più tardo Giovan Battista, dottor d'arti e medicina, che presentò 31 tesi di filosofia naturale e medicina (Asserta haec philosomedica) da discutersi a Bologna nell'Auditorio magno il 25 sett. 1658.
Fonti e Bibl.: Il carteggio Linceo della vecchia accad. di F. Cesi (1603-1630), a cura di G. Gabrieli, II, 1 (1610-Mis) Roma 1939, pp. IIS, 192 s., 204, 217, 359, 421; 11, 2 (1616-1624), Firenze 1934-1939, pp. 69-70; G. Galilei, Opera, ed. naz., XI, pp. 278, 291; XII, pp. 33, 277; XIII, p. 186; XX, p. 386; G. M. Mazzuchefli, Gli Scrittori d'Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 454; B. Odescalchi, Mern. istorico-crit. dell'Accad. dei Lincei e del Principe F. Cesi..., Modena 1774, pp. 92, 109, 267, 274; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, I, Bologna 1781, p. 367; E. Narducci, Giunte all'opera "Gli Scrittori d'Italia" del conte G. M. Mazzuchelli tratte dalla Biblioteca Alessandrina, Roma 1884, p. 60; L. Amabile, Fra Tommaso Campanella ne' castelli di Napoli, in Roma ed in Parigi, I, Napoli 1887, pp. 170 ss., 178; G. Gabrieli, T. Campanella e iprimi Lincei, in Rend. d. Acc. Linc., classe di scien. mor., s. 6, VI (1928), p. 256; Id., Notizia della vita e degli scritti di A. Persio, ibid., s. 6, IX (1933), pp. 474, 479 ss.; L. Thomdike, History of magic and experimental Science, New York 1951, VI, 1). M; VII, ibid. 1958, p. 11.