GIOVANNI Bandini detto dell'Opera
Scultore, nato a Castello (Firenze) circa il 1540, morto a Firenze nel 1598. Entrato nella bottega del Bandinelli, condusse a termine (1572), dopo la morte di questo, la balaustrata da lui iniziata per il coro del duomo di Firenze. Per i piloni della cupola del duomo scolpì le statue di S. Giacomo (1576) e di S. Filippo (1577). Fece i busti di Cosimo I, collocato sulla porta esterna dell'Opera nel 1572, e di Francesco I (1577), sopra una porta della Zecca Vecchia, nonché il busto idealizzato del Brunelleschi nell'Opera del duomo. Nel 1574 fornì per la tomba di Michelangelo in S. Croce la figura allegorica dell'architettura, commessagli già nel 1564. Contemporanea a queste opere è la statua di S. Pietro nella cappella dei Pittori nel chiostro della SS. Annunziata. Per la cappella Gaddi in S. Maria Novella, costruita dal Dosio tra il 1575 e il 1577, fece due rilievi con la Visita di Maria al Tempio e con lo Sposalizio; e per il granduca nel 1573 una Giunone in bronzo che si conserva nello studiolo di Palazzo Vecchio. Nel 1582 fu chiamato dal duca Francesco Maria II a Urbino, ove fece, nel 1582-83 e '85, alcune sculture, ora perdute. Nel 1587 compì le statue del duca Francesco Maria I per la villa imperiale di Pesaro, poi nel 1624 donata al governo di Venezia, che la collocò nel cortile del Palazzo ducale. Un busto suo di Francesco Maria I (1582-83) si trova al Bargello; un altro di Francesco Maria II (1587) a Poggio Imperiale. Ma il capolavoro della sua attività urbinate è la Pietà nell'Oratorio della Grotta sotto al duomo (1585-86) che fu ascritta al Giambologna. Nel 1595 gli fu commessa la statua di Ferdinando I nella piazza della Darsena vecchia a Livorno.
Tra gli scultori fiorentini manieristici del sec. XVI, dominati dal genio di Michelangelo, G. dell'O. si distingue per il suo temperamento calmo e classicheggiante. Lontano dal virtuosismo del Bandinelli, amò atteggiare le figure con eleganza sobria e raccolta, involgerle entro vesti dall'andamento di pieghe semplice e chiaro. Eccelse soprattutto nel ritratto, cui diede un aspetto spesso un po' troppo uniforme, ma sempre pieno di serena, aristocratica dignità.
Bibl.: Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, II, Lipsia 1908; U. Middeldorf, G.B., detto G. dell'Opera, in Riv. d'arte, XI (1929), pp. 481-518.